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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Croazia: per due, per uno, per tre
MessaggioInviato: 02/08/2010, 19:10 
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Croazia in barca per due ... per uno ... per tre

Lignano, 03/07/2010 – 09/07/10

Vacanze, vacanze, vacanze. Le aspetto da tempo e ora mi accorgo che iniziano già a scorrere senza riuscire a sfruttare bene le giornate. Voglio sistemare ancora alcune cose in barca. Mi serve la veleria per il cedimento di una cucitura sul fiocco all'altezza della crocetta. Per l'autopilota non riesco mai a trovare il tecnico col quale ho parlato al telefono per avere qualche consiglio.
Le nostre “piccole barche” per gli addetti alla nautica non sono piccole, sono invisibili. Per loro esistiamo solo a tempo perso. Tra un lavoro su un ferro da stiro di 20 mt e un'altra con tre ordini di crocette. Ma alla fine il conto certamente arriva.
Finalmente dopo tre giorni trovo il tecnico nel suo ufficio impolverato e intasato di vecchia strumentazione in disuso. Sudato come tutti per il caldo tropicale è incazzato come una vipera con un cliente che gli aveva fatto ordinare un radar per un sacco di euro. Questo ora candido al telefono gli dice: “sono in Grecia non so quando torno, se vuoi montarmi subito il radar per essere pagato vieni qui con il primo volo”. Quale non si sa. Gli mette giù il telefono urlando e mandandolo a ....
Parlandoci mi consiglia di nuovo l'autopilota Simrad, più potente del Raymarine AH 1000, ha 70 kg di spinta contro 50. Ok, chiama al telefono il fornitore e gli risponde che al momento non lo spediscono per la carenza di alcuni componenti.
Passiamo al Raymarine: 1000 o 2000 ? Lo strumento ha lo stesso assorbimento pur avendo una potenza di spinta diversa. Come mai ? Lo scopro da solo dopo aver letto un libretto illustrativo.
Il 1000 lavora a ingranaggi, il 2000 invece su sfere, quindi a parità di assorbimento è più efficiente. Ma il costo lievita da 480 a 700. Ne vale la pena ? Serve per la mia piccola ?
“Braccino corto” , mi dicono, opto per il 1000.
Dobbiamo decidere dove posizionare i 2 supporti. Si presta gentilmente a venire in banchina dalla mia piccola. Solo 5 minuti di cammino. Io mi sono appena letto e riletto il manuale di montaggio e dalle considerazioni che il tecnico fa capisco che non deve avere mai montato un AP a barra.
Ci sono delle precise misure di angolo e di distanza della barra al fulcro di spinta da rispettare e lui mi dimostra d'avere delle idee un po' vaghe e personali.
Spero possa essermi d'aiuto almeno nel fare un collegamento elettrico corretto. Lo ordiniamo al telefono senza acconto, dopo due giorni lo incrocio casualmente in banchina e mi dice che il mio a.p. è già arrivato. Non vedo l'ora di aprirlo e vado subito con lui in ufficio. Per il montaggio gli chiedo un'unica cosa che mi rimane misteriosa: come faccio a sapere quando lo stantuffo è a mezza corsa cioè al centro ? Semplice mi dice, basta farlo scorrere ai due estremi opposti del movimento dividere per 2 e farci un segno. Lo prende in mano e inizia a spingere a tutta forza con le braccia sullo stantuffo che rimane fermo e bloccato. Ogni volta che prova a tirare e spingere io soffro. Anche se non l'ho ancora pagato lo strumento lo sento già mio e quello capisco non sia il sistema corretto di procedere. Gli suggerisco di collegarlo al 12 volt. In questo modo posso anche individuare in quale dei sei microscopici morsetti collegare il +/- . Naturalmente una microscopica vitina scivola nell'erba per fortuna fra le dita dei miei piedi nudi che la percepisce appena, ma fortunatamente ci permette di ritrovarla nonostante il sole se ne stia andando. Collegato al 12 volt lo stantuffo accetta subito di muoversi, prima tutto a dx poi tutto a sx si misura, la max estensione si divide per 2. Ecco un segno, questa è la mezzeria. Nelle istruzioni questa metodica necessaria per capire come montarlo non è descritta. Il tecnico mi è servito solo per questo. Il resto, buchi, epoxy per il fissaggio della boccola è stata opera mia lavorando al buio fin dopo il tramonto del sole. Per la mezzeria del timone ho tirato un cavetto di acciaio da pesca dal centro barra fino all'albero.
Ho segnato anche dove fare il foro da 14,5 mm sul fianco con una mega squadra inox presa a prestito dal mio piastrellista.
Ho stabilito il punto di fulcro, a 90° dalla barra posta al centro, dalla parte opposta del motore come Paddy consigliava in un suo intervento per non avere intralci nelle manovre. Poi al mattino successivo procedo con il foro da 2 cm per la presa elettrica.
Naturalmente prima di fare i grossi fori nella vtr ho sofferto per lunghe riflessioni un po' elucubrative che vi risparmio.
Ci sarebbe da rifare anche la sigillatura dell'oblò di prua. Si, perchè alla prima uscita a Izola con lo zio sabato e domenica o per la temperatura equatoriale o per un piede messo in carico sul tambuccio semiaperto, il plexiglass si è scollato.
Niente di grave, era già in programma l'intervento, ma per pigrizia avevo sempre rimandato. Il tubo con il materiale poliuretanico adatto non ce l'ho con me in camper trasformato temporaneamente in officina con chiavi, pinze, trapano, colle. Chiamo la moglie (La) che mi deve ancora raggiungere da casa, le spiego dove si trova nel mio laboratorio decisamente caotico. Naturalmente me ne porta uno sbagliato di silicone. Provo a rifarlo ugualmente con tutta l'ansia di finire per partire, lo faccio la sera poco prima di un temporale. Ci metto sopra una ventina di kg di marmo recuperato in un cantiere per tenerlo in pressione tutta la notte, ma la giornata successiva alla prova acqua+manichetta entra un po' d'acqua in cabina. Poche gocce e non ho tempo e voglia di rifarlo. Basta lavorare, voglio NAVIGARE ! Un orrendo ma robusto nastro nero risolve l'infiltrazione in via provvisoria.
Domani parto da Lignano con mia moglie in direzione e prima destinazione Trieste, per festeggiare con una cena insieme il ventiduesimo compleanno della figlia studente in quella città.
L'altro figlio (Gm) che ha appena festeggiato i suoi 18 anni e doveva partire con me per qualche giorno in barca insieme alla sua bella, ha rinunciato prima della partenza alla prima incomprensione. Come volesse punirmi (?), con una scusa se ne torna a casa da solo per andare 2 giorni in montagna a cercare rettili, la sua grande passione del momento.

Lignano-Trieste, sabato 10/07

Partiamo verso le 13, sono circa 25 miglia con vento scarso o inesistente, quindi a motore. L'autopilota mi rivela tutta la sua comodità, inutile dire che sono euforico per il lavoro compiuto anche se mi accorgo della differenza di circa 12 /15 gradi con la prua bussola/gps.
Che abbia sbagliato di qualche mm i fori ? Cmq basta tenerne conto e lui lavora al posto mio con sorprendente costante precisione.
Passo davanti a Grado e mi viene da ridere pensando al recente racconto di due miei amici.
Fermi all'ancora a pescare al largo in quella zona, si sono visti puntare insistentemente dalla prua di un grosso veliero in navigazione apparentemente senza equipaggio. Un sospiro per tutti fino quando il veliero fantasma ha accostato passando a dritta lentamente a motore sotto autopilota appena a 20 mt. da loro. Nel pozzetto notano una persona abbronzata completamente nuda. Niente di strano ma sta spingendo qualcosa a chiappe strette contro il tambuccio all'ingresso della cabina. Cosa può fare ? Sotto ci stava una donna, moglie o amante non è dato sapere. I due erano piacevolmente impegnati e solo a quel punto lo skipper accortosi della mancata collisione non ha saputo o potuto fare altro che un veloce e imbarazzato saluto ai miei due amici continuando nella sua frenetica e impegnativa attività.
Spero faccia sorridere anche voi : ) . In fondo è una storia di mare anche questa.
Arriviamo a Trieste in serata tra le navi mercantili in partenza e all'ancora in Marina San Giusto vicino a piazza Unità. Comodissimo, 40 euro a notte per avere nulla, a parte la bitta e un posto dove fare la pipì. La corrente si paga a consumo a parte con una scheda e per capire come attivarla per quei pochi ampere che mi servono devo chiamare un marinaio. In una buona pizzeria di fronte ci aspettano la figlia (Ch) e il rispettivo amico (Al). Ci sono esami a breve e non voglio distrarli troppo a lungo dallo studio. Ceniamo piacevolmente insieme e ci salutiamo sul molo.







Trieste-Cittanova 11/07

Al mattino successivo salpiamo con mare sempre piatto a motore con direzione Pirano (ancora Slovenia). Solo nel primo pomeriggio a Punta Salvore apro il genova, la solita brezza termica si fa sentire da ovest e ci aiuta ad arrivare a Umago, prima tappa obbligata per fare la nuova lista equipaggio per la Croazia.
Nell'ufficio della capitaneria distaccato al molo del marina mi chiedono quanti giorni mi fermo. Non lo so, quindi per la mia barca mi fanno pagare il minimo, una sola settimana 150 kune. Per fortuna accettano euro. Una volta non li volevano.
Quindi mi sposto al distributore INA del marina dove faccio il pieno del serbatoio da 22 litri che dopo circa 8 ore di motore ingoia 16 litri.
Riparto verso Cittanova e per evitare altri 40 euro di marina preferisco dormire nella baia appena a sud in un posto ben protetto ma che a me piace poco per una strada rumorosa che ci passa a fianco e l'acqua poco limpida. Ci sono solo altre due barche che hanno la luce di fonda. Anch'io ce l'ho in testa d'albero ma in una notte mi farebbe fuori la batteria. Il lume a petrolio è rimasto a casa dimenticato insieme ad una luce a led che forse mi poteva essere utile. Non è una zona di transito quindi butto l'ancora e dopo aver mangiato e bevuto non mi faccio strani pensieri di collisioni e dormiamo disturbati solo un po' dalle auto in transito sulla strada a pochi mt dalla nostra barca che con il tettuccio decapottabile ci fa respirare bene nonostante la temperatura elevata.

Cittanova/Novigrad -Vrsar/Orsera-Veruda lunedì 12/07

Una frugale colazione in pozzetto con caffè, cremini a lunga conservazione e 2 krapfen, quindi partenza cercando acque più chiare e fresche.
Dirigo verso sud con un vento appena sufficiente a tenere gonfia la vela quindi con motore acceso e tenere quei 4/5 nodi per me indispensabili per avere la percezione del navigare: passiamo Parenzo/Porec e arriviamo a Orsera/Vrsar dove decido di fermarmi per staccare un po' e fare qualche spesa alimentare.
L'ingresso senza gps+eco non è semplicissimo perchè la baia è costellata da isolotti e secche che rendono il paesaggio interessante ma la navigazione richiede molta attenzione. Non a caso con le mie precedenti imbarcazioni non ci sono mai entrato. Anche il traffico complica le cose e rende il mare con un'onda confusa e fastidiosa.
Ormeggio in fondo al marina in testa all'ultimo pontile galleggiante prima del distributore. Solo dopo essermi legato con la cima d'ormeggio guardo sorpreso e intimorito una possente catena di ferro arrugginito, sommersa e legata per la zavorra del pontile ma sporgente un paio di mt a poppavia dell'elica del mio motore. Non l'avevo vista durante il lento avvicinamento. Con un sospiro mi accerto di non finirci sopra ora da fermo e vado alla reception non vedendo alcun marinaio in giro.
La ragazza al banco mi riferisce con un perfetto italiano di non preoccuparmi perchè le prime due ore non si pagano, posso fermarmi fare le mie commissioni e poi ripartire senza problemi.
Saliamo lentamente i piccoli vicoli fino ad un luogo davvero panoramico che mi permette di notare una baia subito a nord ben protetta e frequentata da numerose imbarcazione all'ancora.
E' ora di pranzo ma il caldo non ci stimola l'appetito, soddisfiamo ogni esigenza energetica sedendoci in una gelateria prendendo una splendida “coppa Roma” che è senz'altro il più gran gelato con frutta esotica che abbia mai preso e che sazia ogni nostra esigenza.
Un po' di spesa al market e si riparte puntando decisamente verso Pola, saltando Canal di Leme, Rovigno e baie varie che nonostante la loro bellezza non rappresentano per noi alcuna novità dopo diversi anni di permanenza in questi luoghi.
Il vento è sempre scarso e il motore sia pure a un numero di giri ridotto continua a girare aiutando il nostro avanzare. Lasciamo a sinistra le isole Brioni, l'ingresso di Pola e la scogliera di Stoja. Medulin con il suo faro di Promontore si vede ormai all'orizzonte, ma la voglia di fare un ultimo bagno ristoratore mi induce a fermarci a Veruda nella baia a fianco del marina.
Calo l'ancora nella prima insenatura sulla destra dove noto uno spazio sufficiente fra le numerose barche già ferme. Con pinne e maschera vado a controllare la presa. Il fondale sui 6 mt mi permette di verificarne l'efficacia nonostante il posto sia veramente sfigato per la presenza sul fondo di un complicato rottame, residuo di una vecchia zattera costruita con numerosi bidoni di ferro ormai sfondati. Con quelle condizioni di tempo senza vento si può fare altrimenti nonostante i miei 6 mt di catena rischierei di segare la cima sulle numerose sbarre di ferro sommerse. Me ne accorgo al mattino quando raccogliendo una lenza con una totanara appesa raccolgo con il mulinello solo il filo. Durante la notte ha girato la corrente o la debole brezza notturna facendo sfregare il robusto filo a treccia del mio mulinello da traina sui ferri del fondale l'ha spezzata. Mia moglie vorrebbe dissuadermi dall'andare in acqua appena alzato dopo colazione, ma la mia esca su quel fondale non la voglio lasciare. Dopo qualche minuto di inutili ricerche e supposizioni sui movimenti notturni della barca la trovo e ripartiamo per raggiungere il primo marina a fianco e fare poi un giro a Pola.
Anche qui ci dicono che le prime due ore non si pagano, ma non ci sono sufficienti per andare e tornare. Lasciamo quindi i nostri documenti alla reception per poi incamminarci lungo la profonda baia per raggiungere dopo mezz'ora con un sole inclemente la sospirata fermata dell'autobus per andare in centro. Mi rendo conto che sarebbe stato decisamente più comodo e forse anche più economico andare non nel primo marina a dx dove c'è il distributore, ma dall'altra parte della baia a Verudela, dove c'è un altro piccolo marina gestito da una società sportiva e sopratutto con la fermata dell'autobus 2A per il centro molto più vicina all'ormeggio.
E' martedi 13 luglio e La. già dopo tre giorni dalla partenza comincia a chiedere quando inizieremo il ritorno. Mi sorprende, non capisco se è una scusa, ma mi riferisce di non sentirsi tranquilla per aver lasciato mia suocera a Lignano da sola. Vorrebbe già iniziare il rientro proprio ora che cominceremo dopo Promontore a trovare qualche posto più tranquillo e attraente, fuori dal caos e la bolgia turistica tipica dell'Istria in questa stagione di punta.
Telefono al mio compagno di altri viaggi (Pa) pensionato e solo, offrendogli la mia auto per raggiungerci a Pola e fare lo scambio di equipaggio, ma mi dimostra a sorpresa tutta la sua senilità ostentando scuse e ostacoli, mettendomi paletti temporali insormontabili nel rientro che mi rifiuto di accordare.
Quasi per scherzo e provocatoriamente le dico: “andiamo in stazione e vediamo gli orari delle corriere per Trieste”. Ce ne sono 4 al giorno, la più comoda parte alle 11,30 da Pola e arriva a Ts poco prima delle 14. Poi in treno fino a Latisana, quindi corriera di nuovo per Lignano e arrivo verso le 18. Mia moglie non batte ciglio nemmeno quando le dico che deve togliersi dalla lista equipaggio in capitaneria. La raggiungiamo e ci confermano la necessità di farlo, ma con il documento originale trattenuto e lasciato incautamente nell'ufficio in Marina a Veruda.
Imparo subito che non bisogna mai lasciarlo anche se il personale lo pretende. Si tengano la copia, l'originale in futuro resterà sempre nella mia borsa. Ci attardiamo insieme fra i negozi del centro, io un po' incupito e in pensiero per il mio prossimo e imprevisto viaggio in solitario, lei risollevata per il precoce ed evidentemente voluto anticipato ritorno dalla Sua Mamma.
Mi viene in mente il sito di http://www.marinaiditerraferma.com con la sua sezione imbarchi, potrei inserire l'annuncio da un internet-point a Pola, ma mi sento patetico e poi chi potrebbe improvvisare una partenza con uno sconosciuto ? 25 anni fa io l'ho fatto, ho raggiunto le Bahamas in aereo e ho attraversato fino a Panama con 2 persone mai viste prima, ma io so di essere un po' strano.
Il fatto di rimanere solo, piano piano lo digerisco perchè era un po' che desideravo provare a navigare in solitario. Qualche uscita di prova fino a Trieste e ritorno l'avevo già fatta, ora si fa sul serio e posso verificare cosa sono capace di fare.
Dopo aver ascoltato un simpatico gruppo musicale Montenegrino che con trombe e tamburi ci allietano un po' in una piazzetta del centro con musica balcanica, ceniamo in una piccola trattoria fra gatti affamati. Quindi raggiungiamo in autobus di nuovo il marina dove mi faccio restituire i documenti del permesso di navigazione che ci serviranno il mattino successivo per andare di nuovo in capitaneria prima della partenza per Trieste.


Veruda-Pola-Unije mercoledì 13 Luglio

Mia moglie è stranamente sorridente, evidentemente è sollevata per la sua decisione.
L'ufficiale della Capitaneria a Pola quando sente che dalla lista di 2 persone ne deve tagliare una mi guarda un po' sorpreso e perplesso, quasi pensasse di non aver capito cosa volevo fare mi chiede una conferma. Ricevutala ci mette pietosamente un segno e con un timbro suggella questa nuova situazione al singolare dell'imbarcazione “Libentè” e mia.
Le concedo alcune Kune, poche, per il giornale e ci salutiamo baciandoci senza alcun rancore, lei per la sua agognata corriera per raggiungere in serata la sua mamma e arrivare certamente in tempo per il lavoro, io per la mia barca. Con il pieno di benzina partiamo in contemporanea: io facendo prua su Pomer con destinazione ignota, lei verso Trieste.
L'addetto alla reception del marina si rivela prima della mia partenza particolarmente loquace e cordiale. Mi riferisce di avere anche lui una piccola barca a vela con un fuoribordo che vorrebbe sostituire con un entrobordo. Mi chiede dove ho in programma di andare e solo allora mi accorgo di non avere delle risposte certe da dargli. E' mia intenzione raggiungere Pomer e risalire fino in Canal d'Arsa. Poi si vedrà. Infatti la traversata fino a Unije con 15 miglia di Quarnero, mare imprevedibile temuto e aperto a tutti i venti mi impensierisce, almeno che le condizioni Meteo non siano perfette.
Mi preoccupo anche della cartografia. Ho lasciato stupidamente a casa buone guide e quant'altro mi è indispensabile per sapere dove andare e approdare. Passo quindi al piccolo negozio nautico ad acquistare la raccolta delle carte nautiche croate al 100.000 che avevo sempre rimandato, perchè sono pratiche per la consultazione vista la dimensione ridotta, ma poco fruibili nel tracciare una rotta dovendo sempre cambiare foglio. Spendo 95 Euro, perchè non posso certo fidarmi del mio gps che alle volte non vede i satelliti che ci ronzano attorno, se si pianta mi sento perduto in queste coste dove ancora non ho mai navigato.
Parto da solo con un pensiero fisso sulla mia famiglia: uniti nella buona e nella cattiva sorte:
La. a Lignano a cercare la mamma, Ch. a Trieste per lo studio (?) , Gm. in montagna a cercare vipere e il sottoscritto perso fra le isole croate. Nessuna richiesta di facile pietismo, in fondo sto finalmente riuscendo a fare quel che più mi piace.
Quando supero il faro di Pomer sono circa le 13. La giornata è buona le previsioni pure, anche se la “ possibilità di tuoni “ in questa zona è sempre ritualmente riportata nel bollettino meteo croato, decido di proseguire perchè oltre al motore ho ora un buon vento da ovest che mi garantisce bel tempo e un facile approdo a Unie dopo circa tre ore a 5 nodi.
Sull'orizzonte sparisce la terra sia da una parte che dall'altra, ma il gps sempre acceso i satelliti li vede e mi conforta che tutto procede per il meglio e il mio W.P.1 si avvicina con randa e fiocco belli pieni. Con il vento poco costante andrei a 3-4 nodi, tengo quindi un minimo di motore per “passare” prima questo temuto e profondo braccio di mare a tratti con autopilota, godendomi l'orizzonte da prua.
Mi dedico alla mia sicurezza, anche se le condizioni del mare non mi danno alcun pensiero basta un attimo di disattenzione o il cedimento del mio ginocchio malfermo, meglio prevenire. Allungo la cima di ormeggio di prua a dx in diagonale sulla bitta a poppa sulla mia sx, indosso il salvagente autogonfiabile e mi lego alla life-line tramite una cintura con dei moschettoni davvero sproporzionati, ma molto agevoli per lo sgancio/aggancio.
Quando inizio a vedere terra scruto l'orizzonte come un Cristoforo Colombo con il mio binocolo per cercare di riconoscere l'unico piccolo paese dell'isola, ma l'unica cosa che mi appare chiara è la scogliera a picco bianca, dove decido di puntare per provare a pescare a traina con il mio nuovo rapala Izuri. Individuo sulla nuova carta anche un ottimo posto con un dislivello del fondale repentino dai 50- 60 mt alla roccia affiorante segnalata sulla carta con una crocetta. Raggiunta la scogliera ci passo a pochi metri dove l'eco mi segnala un fondale costante sui 30 mt. Mi immagino le gorgonie appese alla parete rocciosa ma da solo non me la sento di fermarmi per immergermi lasciando la barca in deriva. Quindi proseguo fino alla crocetta dove il fondale risale repentinamente, tanto che decido di recuperare la lenza per non impigliarla sul fondo che si mostra ormai in tutta la sua bellezza con trasparenze che solo tre ore prima erano impensabili.
Un grosso catamarano è all'ancora proprio dove volevo fermarmi anch'io e mentre recupero velocemente il filo della traina con il mulinello vedo qualcosa sul pelo dell'acqua che non può essere la mia esca. Avvicinandolo scopro di aver catturato un dentice di 1 kg senza nemmeno accorgermene. Tenendo d'occhio gps ed eco mi accorgo di avere ora solo 2 mt di fondo, l'eco ben presto comincia a pigolare segnalandomi la secca quasi affiorante. Metto subito al sicuro in pozzetto il pesce e temendo di toccare il fondo mi allontano subito in retromarcia buttando l'ancora a poppavia del catamarano a bordo del quale non vedo nessuno. Sono ovviamente euforico anche se mi ricordo immediatamente di non avere neanche una padella per cucinarlo oltre la caffettiera. Sudatissimo mi butto in acqua rinfrescandomi ripetutamente. Anche se l'ancora tiene saldamente che verifico incastrata fra le rocce in 4 mt d'acqua, abbandonare la barca da sola a pochi mt da riva non mi piace, ci rimango quindi vicino stando decisamente guardingo. La secca è davvero infida perchè sul pelo dell'acqua le rocce non si vedono, si nota solo una variante di colore del mare, ma neanche poi tanto, poche decine di metri più in là e si sfascia la barca. Non per niente un palo nero la segnala.
Curo la povera bestia che brilla ancora di belle sfumature cobalto e restituisco al mare le sue visceri.
Mi stacco dal mio ormeggio provvisorio e faccio ancora un paio di giri pescando, sperando ci sia ancora qualche predatore in agguato, ma inutilmente. Faccio quindi prua verso sud raggiungendo la baia con il piccolo paese di Unije. Ci arrivo verso le 17 accostando sull'unico molo dove è chiaramente indicato il divieto di ormeggio.
Mi avvicino molto lentamente, mentre una decina di allegri bambini si divertono a tuffarsi continuamente in acqua. Balzo sul molo con entrambi le cime di prua e di poppa in mano già fissate alle rispettive gallocce, dando volta in doppino sulle enormi bitte di ferro predisposte per i traghetti che alle 6 del mattino e alle 19,20 raggiungono quest'isola. Posso quindi fermarmi solo un'ora poi devo obbligatoriamente allontanarmi. Raggiungo una Konoba dove chiedo a un ragazzo se per cena possono cucinare a pagamento il mio pesce che porto nel secchio. Mi guarda un po' sorpreso e mi riferisce che deve chiedere allo “chef”. E' una vecchia donnaccia che di lì a poco arriva e si rifiuta di cucinarlo. Chiedo allora di un negozio del quale mi viene indicata la direzione e l'apertura per le 18. Salgo la ripida stradina di cemento larga circa 2 mt, è la via centrale e unica, la vasca del paese. Nell'unico negozio, aperto anticipatamente, mi riferiscono che padelle ad Unie non ce ne sono. Le alternative per trovarle sono Cherso o Lussino a tre ore di navigazione. Ho ancora due Konoba dove tentare altrimenti decido: me lo mangio crudo sfilettandolo, carpaccio con olio e limone.
Alla prima non fiatano, un anziano capisce e subito mi propone il mio dentice nel piatto ai ferri con contorno per 100 kune, circa 14,00 euro. Accetto posandolo con qualche perplessità dal mio secchio bianco e pulito ad un'altra vaschetta gialla di plastica, antica, lisa e sporca usata chissà per quali altri scopi non alimentari. Meglio non pensarci.
Raggiungo velocemente di nuovo il molo dove trovo un uomo di mezza età che sta guardando curiosamente la prua della mia barca che per la risacca generata da un motoscafo arrivato in baia in quel momento sta sbattendo nervosamente contro la pietra del molo nonostante i parabordi. Mi precipito salvando almeno i candelieri in extremis e lo guardo con odio per non aver alzato nemmeno una mano e detto nulla. Sulla fiancata qualche segno indelebile rimane. Mi slego e mi allontano subito dal molo, buttando l'ancora anche se un prato di posidonie sul fondo mi lasciano poche speranze per una buona presa. A 20 mt c'è una spiaggia sporca ma frequentata. Gonfio faticosamente il mio vecchio canotto per approdarci e raggiungere il konoba e sopratutto il mio dentice che mi aspetta a 100 mt dalla barca. In baia nel frattempo arrivano 4/5 barche, altre aspetteranno l'arrivo e la partenza del traghetto serale delle 19,20 per legarsi al molo sapendo di doverlo poi lasciare libero verso le 6,20 del mattino. L'ancoraggio in questo posto non mi sembra sicuro: è esposto alla bora, abbastanza al maestrale e il fondale di alghe non lascia molta tranquillità e sicurezza. Più sicura per la bora sarebbe la baia poco più a sud, ma per una notte in quelle condizioni meteo penso si possa fare.
Il dentice cotto alla perfezione arriva al tramonto quando la prima birra e un'insalata mista sono già stati serviti e apprezzati. E' un momento magico con poche cose e un silenzio adeguato al luogo. Finita la cena faccio due passi. Con il piccolo tratturo salgo in cima all'isola alta circa 100 mt per vedere le tre baie più sicure e profonde sul versante opposto a est, dove ci sono anche i gavitelli. E' ormai buio e alcuni equipaggi delle circa 50 barche contate all'ancora nella prima baia Meracol, salgono o scendono lungo il sentiero e con le pile fendono il buio per andare a cenare in una delle tre trattorie dell'isola. La luna, le stelle e i piccoli rospi che sembrano pigri e non volersi spostare dal loro sentiero fino all'ultimo mi fanno pensare a mio figlio che apprezzerebbe molto tutto questo. Quanto mi piacerebbe essere qui con lui sotto il sole o con la pila a fare l'inventario degli animali dell'isola e per poi liberarli. Ma Gm come al solito non c'è. Gli invio un sms, ovviamente senza alcuna risposta. Un genitore deve saper aspettare.

Unije, giovedì 15/07

Mi sveglio presto all'arrivo del traghetto che crea parecchio movimento e rumore. Il ponte delle barca è grondante di rugiada. Ne approfitto per lavarlo e sciacquare con qualche secchiata d'acqua di mare. Dopo il caffè lego al triangolo di prua il canotto lungo 2,30, che messo in diagonale ci sta appena e parto iniziando a fare il giro dell'isola per raggiungere una delle baie più sicure a est per la notte successiva. Mi fermo poco oltre la roccia affiorante, mi ancoro dove c'è un piccolo isolotto “Samuncel” che è viola per la dominanza dei fiori di aglio. Padroni dell'isola sono i gabbiani che appena sbarco con il canotto mi dimostrano in tutti i modi il loro disappunto per la mia invadenza. Porto la telecamera in due sacchi di nylon uno dentro l'altro per fermare qualche immagine di quel bel posto mettendoci dentro soldi e documenti. Filmo camminando fra i fiori di aglio, ne raccolgo alcuni e poi ritorno in barca dove mi decido a fare pulizia e mettere un po' d'ordine nei gavoni. Aspirapolvere e una passata con la spugna alle sentine poi tutto deve avere una collocazione certa.
2 salvagenti da una parte 2 dall'altra, cime d'ormeggio a sx, ancora di speranza pronta in pozzetto, materiale da pesca da suddividere successivamente in un sacco, pinne, maschera e calzature a poppa. Lenzuolo in cabina di prua dove decido di trasferire il mio letto per avere maggiore spazio laterale quando riposo anche se le testate sul ponte a 30 cm sono sempre in agguato.
Dopo aver passato la barca da prua a poppa, mi ricordo delle pinne appoggiate incautamente sulla scaletta. Ne ritrovo una sola e sotto la barca non vedo nulla. Hanno un galleggiamento neutro e con il binocolo inizio subito con fervore a scrutare intorno, ma recupero solo un paio di sacchi di nylon fluttuanti a 50 mt dall'ancoraggio. Allungo il mio campo di visione e in lontananza sul mare calmo noto una piccola interruzione scura sul pelo dell'acqua. E' lontano ma mi butto ugualmente con la pinna rimasta e con gioia recupero il mio indispensabile oggetto che stava ormai alla deriva perdutamente da un bel po' sottovento.
Sto appena riprendendo fiato compiacendomi del recupero e dell'ordine raggiunto a bordo, cerco la telecamera per altre riprese ma nel suo stipetto non la trovo. Mi viene in mente di averla certamente riportata dall'isola nel sacchetto. Angosciato penso a quando ho sollevato il tettuccio della mia barca decapottabile. Potrei averla incautamente lasciata sul ponte facendola cadere in mare. Scruto di nuovo con il binocolo l'orizzonte affannosamente a tutto campo individuando diverse “anomalie in superficie. Ma nuotando avanti e indietro non trovo null'altro che immondizie già viste prima. Potrebbe essere affondata, dopo alcuni minuti di galleggiamento. Lo scoramento e l'incazzatura mi tormenta.
Passa qualche ora fino a quando cercando il detersivo per i piatti trovo casualmente fra i sacchetti uno pacchetto stranamente gonfio che avevo messo distrattamente durante il mio riordinare nello stipetto fra i sacchetti vuoti per la spazzatura sotto al lavandino.
La mia mente si illumina e mi rilasso: ho ritrovato telecamera, soldi e documenti.
Voglio girare pagina. Mi allontano da quel luogo proseguendo il giro dell'isola verso nord/est. Mi fermo poco dopo la punta dove trovo un bel fondale di sabbia per l'ancoraggio. Il caldo appena mi fermo è davvero insopportabile, riesco a stare bene solo in acqua. Sotto costa trovo una zona di acqua particolarmente fredda. C'è una sorgente subacquea di acqua dolce che qualcuno deve aver cercato di intrappolare con dei tubi che ora giacciono inutilmente arrugginiti sul fondo.
Ho dimenticato per qualche ora il piccolo frigo portatile acceso e mi accorgo che nonostante il pannello solare ben esposto, i suoi 4/5 A di assorbimento hanno già mandato la mia vecchia batteria da 40 A in rosso. Posso tenerlo acceso solo quando vado a motore e anche così solo ad ore alterne per avere un po' d'acqua e birra fresca, appena fresca.
Per gli strumenti gps ed eco tengo comunque una piccola batteria a secco di scorta da 18 A.
Mi sposto a motore nella prima delle tre profonde insenature di quel versante anche se quelle più protette sarebbero le successive. Mi fermo in fondo tra altre barche già all'ancora senza gavitelli. Un gabbiano sonnolento mi si avvicina e sembra sbadigliare, le occhiate mi fanno compagnia mentre mangio una scatoletta di sgombro e pecorino con del pane ormai croccante. In lontananza da una barca all'ancora proviene il suono debole e insolito di un pianoforte, mimato forse da una pianola che suona magnificamente dei pezzi misti classici e non, fra gli applausi discreti degli equipaggi delle barche ormeggiate intorno, mentre la luna e le stelle sembrano galleggiare specchiate sull'acqua.
Invio un sms al mio amico Carlo ormeggiato e fermo a Cherso per aver fatto un pieno di gasolio sporco: gli chiedo l'orario di apertura del ponte mobile di Osor/Ossero che mi permetterà poi di raggiungere Rab/Arbe il giorno successivo. Ore 9 oppure ore 17.

Unije-Cherso-Rab, Venerdì 16 luglio

Mi alzo presto ai primi chiarori e alle 6,30 sono già in navigazione verso lo stretto passaggio tra l'isola di Cherso e Lussino. Procedo a motore lento sui 4 nodi con mare piatto e una leggera foschia mattutina. E' meglio non arrivare tanto in anticipo perchè so che non è agevole ancorarsi nei pressi. Ci arriverò un'ora prima dell'apertura e andando a curiosare lo stretto passaggio ancora chiuso rischio di venir catturato dalla forte corrente dell'imboccatura già a 30 metri. Attenzione, come in una nassa è facile entrarci ma non uscire! Faccio una retromarcia a tutto gas allontanandomi dalla trappola, spostandomi appena di 100 mt verso nord, dove sulla riva di un campeggio trovo un fondale umano sotto i 10 mt. Buttare l'ancora a 20/30 mt al buio in prossimità dello stretto senza sapere cosa c'è sotto non mi va proprio. Faccio a tempo a fare colazione e 2 minuti prima dell'apertura mi avvicino comodamente, mentre vedo già un'altra decina di barche in attesa di passare.
Con qualche minuto di ritardo il ponte gira, interrompendo sulla strada il flusso delle auto. Prima passano le barche in direzione nord poi tocca a noi. Ho un po' di tensione per il ricordo del primo passaggio di alcuni anni fa. Bisogna mantenere sempre abbrivio per tenere la prua dove necessario calcolando la corrente che nel mio caso è favorevole. Meglio sarebbe averla contraria e dare motore sufficiente lasciando sempre qualche decina di mt tra una barca e l'altra e avere spazio e tempo di manovra in caso di qualche problema. Un grosso motoscafo fra gli ultimi arrivati con un guizzo passa per primo davanti a tutti ricevendo l'applauso polemico dei presenti.
Passo lo stretto filmando e proseguo lungo il canale segnato dai pali prima rosso/verdi poi solo verdi. Il vento appena scendo un paio di miglia si fa sentire, è un borino teso che avanzando rinforza. Per arrivare a Rab dopo punta Kriza devo risalire e sarò tutto esposto a nord. Guardo il porto di Neresine a Lussino sulla dx. Li registro mentalmente come possibili approdi sottovento se non dovessi riuscire a procedere verso nord dopo la punta. Anche sopravento sotto costa ci sono degli ottimi ripari al bisogno. Apro le vele con un buon traverso, ma ben presto mi accorgo di dover ridurre sia fiocco che randa. Rollo un po' il fiocco ripasso mentalmente le manovre da fare. Mi accorgo di non trovare gli stroppi per completare la borosa in varea del boma. Per tenere giù la base della randa non ho sul boma nè un rinvio né una galloccia. Taglio una cima da 8 mm di scarsa qualità di una lunghezza che ritengo sufficiente mi lego alla cintura e inizio il lavoro. In forza l'amantiglio, molla la drizza, punto di mura con 2 mani, in forza la borosa cazzando una delle due cime nere a piè d'albero, ritenuta con lo stroppo a ferro in varea sul boma con una gassetta e a chiudere due mezzi colli. Soddisfatto sento lo sciabordio dell'acqua a poppa finalmente senza motore. Il mio ennesimo berretto con frontino è volato e galleggia perdutamente allontanandosi sulla scia di poppa. Doppiando punta Kriza devo accendere il motore per poter risalire meglio di bolina fino a Rab. Se non ci fossi riuscito, avrei potuto raggiungere Simuni a Pago andando al traverso o Lussin grande o Trasorka, una piccola baia a Lussino, più a sud sottovento.
Trasorka alla sua imboccatura ha un isolotto che forma un tappo di protezione naturale per il piccolo molo che si trova al suo interno. Anni fa ci ho preso un forte temporale con bora senza avere alcun problema. Attraversando mi fermo prima di Rab per un bagnetto su un isolotto con un faro dove sembra ci sia una piccola insenatura. La prima più a sud è occupata da diverse barche ferme, la seconda raggiunta risulta inaccessibile per un cordone di scogli con pochi cm d'acqua. Dopo l'ancoraggio in 10 mt d'acqua, nuoto dentro l'insenatura con acqua stagnante praticamente tiepida. Quando decido di ripartire mi accorgo che la catena dell'ancora si è incattivita sotto una roccia 3 mt prima dell'ancora. Sono una decina di mt di fondo, ma già scendendo a 6 mt tirandola riesco facilmente a sfilarla.
Navigo a vela fino alle prime insenature di Rab dove arrivo nel primo pomeriggio con il borino in attenuazione. A Rab nelle baie ricordavo che 20 anni fa c'erano delle fastidiose vespe che tormentavano mia figlia che allora aveva 2 anni, mentre faceva il bagnetto nella sua piscinetta in pozzetto. Ci sono ancora, fastidiose e incazzose se disturbate. Appena è ora di pappa arrivano.
Verso le 18 con delle nubi in arrivo e un borino rinforzato entro nel marina di Rab con una schiera di altre imbarcazioni ormeggiando da solo senza alcun aiuto dei marinai. Avrei potuto ormeggiare all'ancora nell'ampia baia appena più a nord, ma la voglia di vedere la città, di una doccia e una vera cena mi fa preferire il porto.
Il centro storico visto dal mare è davvero suggestivo e particolare. Le costruzioni tutte di pietra bianca si sviluppano longitudinalmente sul dorso di una collina con 4 bei campanili di epoca veneziana e varie chiese. Appena arrivato consegno alla direzione solo le fotocopie del permesso di navigazione e vado nei bagni per togliermi un po' di sale. Faccio il pieno di benzina e inizio a pensare alla lunghezza della via del ritorno. Faccio delle simulazioni di rotte sul gps e rimango sorpreso: sono a circa 136 miglia da casa, se non avessi questa ansia del ritorno mi piacerebbe scadere ancora verso sud fra le numerose isole e scogli, ma il tempo non è infinito e la settimana che mi rimane fa presto a passare. Vorrei indugiare il più possibile in questa zona e lasciare per il ritorno solo 2 giorni di prolungata navigazione. Ma devo avere la certezza di due giorni buoni con vento favorevole che nessuno mi può dare. Contro voglia devo iniziare a risalire verso casa.
Quante volte mi vien da pensare di non riportarla a casa questa barca. Avevo iniziato già con la precedente a scadere ogni anno più a sud portandola da Rovigno a Sukosan, il prossimo ormeggio annuale sarebbe stato Primosten, poi quando i miei soci hanno capito che le chiacchere che avevamo sempre fatto condivise seduti a tavola davanti un bicchiere e mai attuate io le realizzavo, hanno deciso di venderla.
In questo modo potrei utilizzarla un paio di volte forse tre all'anno. Da qualche parte ricordo di aver letto di una coppia che piano piano l'ha portata in Grecia. Un obbiettivo credo non impossibile potrebbero essere le Tremiti. Poi su di nuovo via mare, anno dopo anno o combinando un trasporto o rivendendola.
Questo sarebbe il mio navigare preferito. http://www.youposition.it/mappaviaggio.aspx?id=176
E' ormai buio quando mi incammino in centro in un folto flusso di gente fra le vie che mi infastidisce. Ho nostalgia della bella musica nella baia solitaria a Unie e rifletto su come si può stare bene anche con poche cose, quasi nulla, una fetta di formaggio, del pane vecchio, una o due birre appena fresche. Anche qui è bello ma la ressa non mi piace. Mi concedo una cena con un antipasto di polpo e una fetta di carne definita nel menù “a Grotta “. E' una fetta di carne tenera tagliata grossa e cucinata ai ferri, ripiegata su se stessa e farcita di prosciutto crudo e formaggio appena fuso. Davvero buona. Ritorno barcollando alla mia cabriolet che mi accoglie, faccio scendere il sipario con le tendine laterali e nonostante dal centro storico arrivi una vivace musica ritmica, trovo rapidamente un sonno ristoratore.





Rab-Punat sabato 17/07

Bollettino meteo emesso alle 6,00 del 17/07/10 da Spalato

AVVERTIMENTO: su Adriatico Settentrionale nella seconda parte della giornata rischio di qualche temporale, ma durante la notte si aspettano temporali più forti e colpi di vento da N/E in intensificazione a 30/45 nodi
Situazione meteo: sopra Adriatico si mantiene campo di pressione media e livellata mentre il fronte freddo indebolito si avvicina lentamente da N/O
Previsioni per prossime 24 h: nella mattinata prevalentamente calmo, nel corso della giornata il vento da N/O, Ovest 4-10 nodi, localmente fino a 16, mare 1-2 a metà giornata 2-3 visibilità 10-20 localmente foschie. Prevalente sereno , ma su Ad. Sett. Nella seconda parte della giornata aumento nuvolosità e rischio breve rovescio. In serata addensamenti + compatti, durante la notte piogge,tuoni e temporali. Temperature senza notevoli variazioni
TENDENZA fino 21/07 : 18/07 nuvoloso variabile instabile, locali piogge e temporali .....

Ore 8,00 colazione con il bollettino meteo in mano che leggo e rileggo con fastidio perchè mi annuncia in serata bora a 30/45 nodi e temporali. L'incantesimo del bel tempo è finito ora devo programmarmi le giornate cercando più la sicurezza che il piacere di vedere posti nuovi.
Punat sull'isola di Krk è una meta possibile: baia ben protetta, al bisogno pernottamento in marina, Rotta verso nord, devo quindi raggiungerla prima che arrivi la bora annunciata.
Acquisto nel market qualche yogurt, acqua, birra, qualche succo ananas, ciliege, krapfen, pane e pelinkovac per digerire le mie cene caloriche e concentrate.
Il mio canotto a prua si è afflosciato. Il rollafiocco ieri l'ha mortalmente ferito producendo nella camera principale un taglio di 10 cm. La sua età circa 30 anni. Mi dispiace perchè rimango senza il mio unico mezzo da sbarco.
Riparto e ripercorro costeggiando il versante sud e ovest di Rab. Dopo un paio d'ore inizio a lasciare a poppa l'isola con il suo ultimo marina verso nord a Supertraska draga che in caso di bora anticipata mi rimane come possibile riparo. Vado a motore perchè il vento è debole e non mi è favorevole. Arrivo a Krk nel primo pomeriggio e poco prima di entrare a Punat mi fermo sotto costa per un bagno ristoratore. Poi entro in baia guardandomi in giro in quel Marina che avevo più volte considerato come possibile ormeggio per la mia precedente barca. Il paesino si trova immediatamente sulla dx subito dopo l'ingresso ben segnalato con un fondo di circa tre metri che poi di poco aumenta in baia. Dopo il paese, sempre a dx, il Marina che è piuttosto esteso. A sin. verso nord l'isolotto con il convento Benedettino. Mi ancoro in un'acqua lagunare su un fondo di 4 mt , 100 mt dopo il marina.
Rimango a circa 200 mt da riva e sarà un errore. La bora arriverà da est da quella direzione, con vento forte meno acqua si lascia a prua meglio è.
Affosso l'ancora a mano con pinne e maschera, verificando con la retro la sua buona tenuta, allungo la mia vecchia cima che solo ora la vedo proprio vecchia. Sono ben 50 mt, in origine credo fosse da 12 mm, ma ora stirata e consumata ha ceduto molto del suo pelo e misurata credo sia ora da 10 mm. Lascio in pozzetto la seconda ancora ad ombrello ma anche quella cima ...Ascolto piacevolmente musica con la vecchia autoradio montata per mio figlio che quando l'ha vista è rimasto deluso. La sua musica è tutta si epod, quella per lui è roba inutile da museo, per me va più che bene. Tutte le 5/6 barche rimangono immobili, cerco il lume a petrolio che ho comprato a Pola prima di partire, costa poco, ma montandolo capisco che è l'ennesimo oggetto cinese da buttare. E' esattamente la copia di quello recuperato nel scovasson di Rovigno anni fa, ma quello era cecoslovacco più piccolo e tutte le parti combaciavano, durava con la sua fiammella accesa tutta la notte. Questo ha diverse aperture sbagliate o eccessive, costruito con un lamierino troppo sottile, solo con la leggera brezza di sud/ovest serale dopo un paio d'ore è già spento. Ci sono degli altocumuli che si fanno già vedere, alti verso est ma per ora tutta la buriana annunciata dal bollettino non arriva.
Punat, 18/07
La notte trascorre tranquilla, a parte due formiche giganti che hanno fatto il loro ultimo pasto tormentandomi fino all'alba quando sono state scoperte. Solo ai primi raggi di sole il tempo lentamente cambia con nuvole e vento che inizia improvvisamente a fischiare fastidiosamente mettendo in tiro tutte le cime. E' la prima volta che prendo vento all'ancora con questa mia piccola, ma si comporta in modo molto simile alle altre che ho avuto. Naviga, prende il vento di prua sulla dx, avanza lentamente qualche mt accosta , cede di prua al vento e scade mettendo esasperatamente in tiro la cima tenendo il musone sottovento. Poi la danza riprende. Tutto questo movimento continuo mette a dura prova l'ancoraggio per non parlare del sottoscritto che deve sopportare la preoccupazione della tenuta. Provo a mettere faticosamente una protezione di cuoio alla cima in tiro sul musone che però non funziona perchè fa scattare continuamente la cima sulla carrucola durante il continuo brandeggio, facendola uscire dal suo canalino. Recuperando faticosamente il tiro per 20 cm applico sulla cima del buon nastro robusto che cmq qualcosa protegge.
Dopo qualche ora controllo ancora e verifico che il musone fissato con tre bulloni continuamente sollecitato si muove. Devo serrare le viti, anche la carrucola trattenuta da due bulloni si è svitata. Cambio anche la lunghezza della cima per modificare i punti di usura. Ma quello sott'acqua, penso preoccupato, rimane tale. E i grilli, forse criccati e cinesi, terranno il tiro a corda di violino ?
Fino a quando ?
Il brandeggio è davvero ampio, provo a contrastarlo fissando la barra del timone di lato.
Le raffiche che per qualche minuto sembrano aver dato tregua, riprendono rabbiose e inclementi in questa danza che sembra non avere fine. Sottovento se l'ancora molla ho almeno un miglio di mare prima di arrivare in costa, uno spazio sufficiente per reagire buttare la seconda ancora e accendere il motore. Sono tentato a buttare la seconda ancora subito. Raggiungo un compromesso. La calo di prua dritta dal musone con i suoi 4 mt di catena e i suoi 7/8kg di peso appoggiata in verticale sul fondo limita e ammortizza un po' il brandeggio. E' un sistema poco ortodosso, lo so. Ma ognuno si difende come può.
Alcuni giovani temerari si divertono a girarmi intorno con il windsurf a velocità impressionante.
Ho la tentazione di lasciare l'ancoraggio e rifugiarmi in marina ma con le raffiche sempre rabbiose non me la sento di mollare l'ancora perchè non so se il motore mi permette di manovrare. E forse anche un po' per orgoglio. Altre barche si sono spostate saggiamente più sottocosta e sembrano essere meno in sofferenza delle nostre più lontane. Mentre ieri gli equipaggi si ignoravano oggi ci salutiamo. Guardo con il binocolo con invidia una in particolare che ha una piccola vela stabilizzatrice triangolare sul paterazzo con il vertice di circa 100/120 ° verso l'albero che la mantiene ferma nel letto del vento. Credo funzionerebbe anche per la mia.
Nel pomeriggio comincio a fidarmi di tutte le precauzioni prese, cerco di distrarmi da tutti questi pensieri tossici riprendendo a riordinare i gavoni, ristabilendo una posizione per ogni cosa. Libero la cabina di prua dal canotto bucato, sacchi delle vele e sacchi a pelo rendendo più comodo il mio nuovo posto dove dormire, più largo e con l'oblo a 30 cm che come un periscopio mi permette anche di notte con poco sforzo di controllare periodicamente la cima dell'ancora sul musone.
Il mio vicino di barca dopo una giornata di sole sferzato dal vento, aspetta il tramonto per buttarsi in acqua e insaponarsi nudo, mentre la moglie prepara la cena. Ci salutiamo senza conoscerci uniti dal pensiero comune dell'ancora che DEVE TENERE !
Mi addormento pensando all'ultimo grillo sulla cima e alla piombatura ormai vellutata dall'uso e dal tempo.




Punat, Lunedì 19/07

Sono le sei del mattino, il sibilo fastidioso è improvvisamente scomparso. Spero sia finita, già assaporo una colazione al bar del marina, ma dura poco meno di un'ora. Poi riprende con violenza come per recuperare quel breve periodo di tregua. Si preannuncia un'altra giornata confinato a bordo. Mi dedicherò alla lettura di un vecchio Bolina e le istruzioni autopilota.
Il gps fa di nuovo le bizze, non vede i satelliti, lo spengo e addirittura non vuole riaccendersi. Lo collego con il mio vecchio cavo accantonato perchè sospetto e magicamente riprende a funzionare.
Anche l'autopilota ha alcuni misteri da svelare. Alle volte all'accensione spacca il grado in modo preciso con la bussola altre presenta e mantiene quei 12/15° in più . Forse perchè non ho ancora effettuato alcuna calibrazione ?
Le raffiche sembrano non dare tregua. Intorno a mezzogiorno ci sono delle attenuazioni di alcuni minuti ma poi riprendono con violenza. La cima dell'ancora sempre sotto tensione continua a preoccuparmi, comincio a pensare di spostarmi oppure raggiungere il marina durante una di queste brevi pause. Mi preparo: levo la seconda ancora riponendola in pozzetto, preparo le cime d'ormeggio, accendo per prova il motore, posiziono l'autopilota regolandolo esattamente lungo l'asse di tiro dell'ancora, mi sarà utile per tenere la prua al vento tenendo il motore al minimo mentre recupero lentamente la cima. L'ancora è sotto di me e non vuole mollare, solo quando con l'abbrivio la supero riesco a spedarla sollevando, appiccicata assieme, un'enorme zolla di fango compatto. La fisso senza perdere tempo a pulirla e mi precipito a poppa per tenere la barra del timone saggiando quanto motore devo dare per avvicinarmi al Marina. Con il vhf sul canale 17 riesco a comunicare dopo diversi tentativi con la reception, riferisco di essere solo e chiedo assistenza per l'ormeggio in marina. Indico il numero del pontile che vedo davanti a me, B7, quello per il Transito. Passano lunghi minuti girando in tondo. Un equipaggio che ha fatto la stessa manovra prima di me ed è già legato, mi osserva e a gesti mi fa capire di avere pazienza allargando le braccia. Sollecito più volte via radio il marina inutilmente. Passa una mezz'ora e finalmente due giovani si fanno notare sulla testa del pontile indicandomi il punto d'approdo. E' facile perchè le raffiche arrivano proprio di prua non sul fianco. Consegno le 2 cime di prua e di poppa e mi accorgo che il ragazzo a prua non sa cosa farsene. La guarda inebetito mentre inizio a prendere di fianco il vento. Salgo io sul pontile gliela tolgo di mano e do volta alla bitta fissandola a doppino. Mi accorgo subito che il pontile è troppo alto per il mio bordo. I candelieri rischiano continuamente di battere nonostante i 4 parabordi. Riferisco al ragazzo più sveglio l'impossibilità per me di fermarmi in quel posto.
Lui comunica via radio con la direzione e dopo un pò mi indica un altro ormeggio più all'interno.
Non mi piace perchè lo spazio di manovra dentro fra gli ormeggi è scarso e devo fare manovra con il vento sul fianco. Non mi da scelta. Gli faccio capire che mi aspettino al nuovo posto assegnato. Attendo alcuni minuti affinchè facciano il giro e poi mi stacco dal pontile. Mi inoltro con prudenza fra le barche ormeggiate con le cime dei corpi morti incombenti cerco di stare il più possibile con il mio abbrivio sopravento, ma le raffiche mi fanno inevitabilmente scadere e scarrocciare. Quando poi arrivato in prossimità della zona di approdo non trovo nessun marinaio sono incazzato nero. Chiamo di nuovo via radio sul 17. Mentre faccio un primo giro all'interno dello stretto canale di barche riuscendo a passare per un pelo, al terzo mi accorgo di non farcela, sono scaduto scarrocciando sottovento in fondo al pontile, do la retro scontrando il timone cercando di recuperare la prua sulla dritta. Ma la raffica ha più forza, la mia barca a destra non gira, non ha mai girato con il motore sullo specchio a dx, ma non me lo ricordo mai, la raffica mi trascina ancora più a sx sotto vento. Appena vedo avvicinarsi sotto la mia poppa le cime delle barche ormeggiate metto la folle e prego. Passano sotto la barca senza danni mentre le grosse prue con le ancore sporgenti delle barche ormeggiate mi sfiorano e passano a fianco senza toccarmi. Un altro giro in quello spazio ristretto mi rifiuto di farlo. Ho 2 possibilità uscire: da quella trappola oppure ormeggiare nel primo posto raggiungibile: avrei dovuto farlo subito senza esitare e aspettare. Una persona sul molo che ha visto la scena, capisce la mia difficoltà e si fa vedere indicandomi un punto. Do motore e lo raggiungo passandogli la cima, nel frattempo arriva un marinaio che velocemente mette la barca in sicurezza. Mi passa i corpi morti per la poppa do volta in silenzio con un sospiro di sollievo. Prendo in cabina i documenti e porgendoli al marinaio con uno sguardo di fuoco, gli chiedo dov'era prima quando mi serviva aiuto, l'assistenza in quelle condizioni è dovuta, gli intimo, si vergognino. Il giovane è sorpreso e imbarazzato per la mia focosa reazione, si scusa e mi riferisce di aver appena appreso della chiamata. Non mi interessa far polemica con lui e chiudo la discussione, ma così non ci si comporta.
Dopo due giorni scendo molto volentieri sul pontile e vado a informarmi sui servizi e autobus per Krk che si trova pochi km più a nord oltre questa baia.
La fermata me la indicano nel centro storico di Punat, una mezz'ora di cammino che faccio volentieri anche se sento il mio tendine rotuleo malandato e grippato funzionare davvero male.
Arrivo alle 15,05 alla fermata, transito bus ore 15,00 il prossimo 17,30.
Vado all'ufficio Informazioni turistiche e faccio chiamare un taxi. 120 kune per 5 km di strada e raggiungere il centro di Krk.
Entro in farmacia perchè mi serve il cerotto a nastro elastico da applicare a tape sul ginocchio per correggere e aiutare il mio tendine rotuleo che continua a funzionare poco e male. La farmacista mi consegna un cerotto a strip normale per ferite non corrispondente affatto a quanto richiesto e si scoccia dicendomi brevemente che non hanno altro quando le ripeto cosa mi serve. Uscendo senza cerotto penso tra me. Ecco una collega che non sa fare il suo lavoro: o è una titolare stufa di farlo o è una dipendente seduta e demotivata. Al suo posto un semplice cerotto a nastro, anche non elastico, io l'avrei tirato fuori e certamente venduto con reciproca soddisfazione.
Verso sera mi concedo una cena con bucatini fatti in casa agli scampi, 3 scampetti, poco sapore e tantissimo peperoncino. Per l'autobus del ritorno me la cavo con 21 kune con un autista che mentre guida gioca a batti 5 con un bimbo seduto dietro a lui. La temperatura gelida dell'aria condizionata rispetto all'esterno mi procura dei crampi alla pancia per un bel po' fino al primo sonno.

Bollettino meteo ore 6 di Spalato del 19/07/2010
Avvertimento: i colpi da NE localmente 30-40 nodi nel Velebit fino 50 nodi in attenuazione nella metà della giornata , ma in intensificazione di nuovo in serata su Adriatico Sett. E merid. Temporali sparsi nella mattinata.
Situazione: il promontorio anticiclonico si estende dal nord verso Adriatico, mentre saccatura di bassa pressione sopra adriatico merid. Si riempie lentamente.
Previsione prossime 24 h : il vento da NE 8-18 localmente fino 22 nodi in rotazione a metà giornata a NW 6-12 nodi mare 2-3 in mattinata 3-4 in serata ...


Punat- Krk- ula Torkul, martedì 20/07

Colazione con il bollettino in mano. Ascolto i commenti di un altro equipaggio che chiede consigli su questa bora che sembra non voler mollare. La signora della direzione a chi vuol per forza partire consiglia di andare via subito perchè nel pomeriggio rinforza. In realtà questa mattina le raffiche sono meno forti, durerà poco, sto ancora sorseggiando il caffè che rabbiosamente rinforzano di nuovo. Quindi non parto e aspetto. Ne approfitto per risolvere il problema cima/ancora. Ne compro una nuova da 14 mm. Nel gavone di prua a occhio credo non possano starci più di 35 mt con quello spessore, ma il commesso capisce male e me ne taglia 25 mt . Sono troppo pochi ma ormai è tagliata e me la devo tenere. 400 kune/57 euro. Non capisco perchè non ho provveduto a questo prima di partire. La sostituisco volentieri cambiando anche i grilli che acquisto di dimensioni maggiorate e fisso con del filo inox la vite dopo averla serrata con le pinze. Un segno con il nastro rosso a metà della cima e via. Sono le 13 e la bora sta visibilmente cedendo. Pago il marina, ancora un'ora e avrei dovuto pagare altri 40 euro per il secondo giorno. Ma con la cima nuova sarei tornato in baia confinato all'ancora senza alcun patema. Chiedo al marinaio più esperto notizie sui possibili punti di rifornimento carburante e marina in direzione nord. Mi domanda la misura della mia barca e scuote la testa. Se voglio proprio partire mi consiglia le baie immediatamente a nord su Krk oppure Plavnik, l'isola tra Krk e Cherso che ha qualche ridosso per la bora e meta dei traghetti con turisti per le scogliere e le grotte. Mollo gli ormeggi e mi dirigo verso Krk per fare il pieno di benzina. Anche se me ne sta poca, se poi non mi fermo a Cherso, fino a Pola non avrò più distributori disponibili.
A Krk trovo alla pompa due motoscafi che si attardano in banchina senza capirne il motivo. L'acqua del porto è lurida, ci si potrebbe distillare un po' di nafta. Quando ho lo spazio mi infilo senza che nessuno in banchina si premuri di prendermi la cima. Alla pompa non si fa vedere nessuno. Azzero da solo la macchina e inizio a riempire il serbatoio, ci stanno solo 4/5 litri poi devo fermare per riempire la tanica da 10. Ma la pompa si blocca. Solo dopo alcuni minuti mi accorgo che il prezioso liquido sgorga di nuovo. Ripongo la pistola e attraverso la strada per raggiungere la cassa. L'addetto mi chiede quasi 400 kune. E' impossibile so di aver fatto al massimo 15 litri. Mi rifiuto di pagare. Gli riferisco del mio serbatoio 10 litri di tanica + qualche litro, ma lui insiste e sicuro mi fa il gesto di guardare il suo terminale. Sono poco meno di 90 kune. Voleva fregarmi o si è sbagliato ? Non me ne importa niente. Lui non si scusa, pago e me ne vado senza salutarlo.
Lascio volentieri quel posto puzzolente e faccio prua verso nord indeciso ancora sulla meta. Il tempo è migliorato dirigo di bolina larga verso ovest a Plavnik. I turisti portati dai barconi la raggiungono con gite da Krk. Appena arrivo sulla punta mi accorgo di tre motoscafi che stanno risalendo lentamente in senso inverso a passo lento. Nello stretto tra Cherso e Plavnik sta passando anche un grosso mercantile. In questa caotica situazione vedo di prua un ribollire nell'acqua blu appena sotto la parete rocciosa. Sono due delfini che giocano, saltando in coppia escono dall'acqua con tutto il corpo, lasciandosi lentamente cadere di pancia con gran fragore. I motoscafi procedono piano perchè li stanno filmando. Dando un occhio anche al mercantile che mi sta passando a dx. prendo la mia telecamera velocemente senza accorgermi che è impostata con lo zoom. Ovviamente con una mano sola non riesco a centrare le sagome dei delfini subito. Perdo tempo e dispiaciuto riprendo praticamente solo il ribollire successivo ai loro tuffi a circa 30 metri sulla sx verso la parete rocciosa. Percorro tutta la costa fino in fondo dove in un paio di insenature trovo il piccolo ridosso in caso di bora ma già occupato da altre barche. Le pareti rocciose lasciano intuire anche profonde caverne subacquee frequentate da una comitiva di sub che si stanno tuffando. L'eco a pochi mt segna 50 mt di fondo, loro scenderanno senz'altro lungo la parete fino dove il loro brevetto lo permette.
Decido di tornare verso nord e pernottare alle ultime baie di Krk prima di Malinska e Glavotok, piccoli approdi senz'altro già occupati dalle barche locali.
Quella più vicina è Torkul ma ce ne sono anche altre Ula Ripanj, sveti Fuska. Chiamo mia figlia Ch chiedendole se vuole raggiungermi con il suo Al da qualche parte ora che sono liberi da esami: potrebbero venire a Brestova alla partenza del traghetto per Cherso se qualcuno li porta in auto oppure a Pola con la corriera. Lei mi manifesta un positivo interesse, ma come al solito è indecisa perchè aveva in programma di raggiungere la nonna a Lignano... : la nonna può aspettare, le rispondo.
La bora sembra cessata. Dovrebbe essere possibile risalire Cherso per poi scendere verso Plomino, Canal D'Arsa e Medulin. Se Ch mi raggiunge a Pola posso dirigere direttamente su quella località con 60 miglia e 10 ore di navigazione, altrimenti posso prendermela più comoda facendo delle soste lungo costa nei giorni che mi rimangono.
Ancoro in baia con cima a terra e dopo cena vado a dormire aspettando sue notizie che non arrivano.

fine prima parte, continua ...


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 Oggetto del messaggio: Re: Croazia: per due, per uno, per tre
MessaggioInviato: 05/08/2010, 19:15 
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Che tipo di barca è: a mio parere è una barca coraggiosa disegnata da Sciomachen. Lunga 7,10 pesa a vuoto 1100 kg deriva zavorrata a scomparsa comandata da un paranco in coperta. La sollevo a fatica solo con le mie braccia. La tendina da alzare in baia per un utilizzo estivo è geniale e si fa presto ad alzarla. Dà un quadrato vivibile a tutta altezza, ma le dimensioni dopo aver provato tutti i numeri credo sia l'ideale per uno perchè non hai spazio per il bagaglio, nei gavoni ci sta poca roba. Nel mio profilo credo di aver scritto qualcosa. Concede davvero poco in comodità. Ma naviga e questo a me basta. Quando mi stufo me la faccio portare a casa un telo e non ci penso più. Teoricamente è carrellabile, ma mi mancano il carrello la macchina e forse la patente AB perchè caricando tutto non ci stai nei 3500 kg
Mi chiedi della noia. La temevo anch'io. Devo dirti che devo ricredermi anche se in compagnia i momenti belli è sempre più bello condividerli. Ma la mia non è una scelta è un ripiego come avrai capito leggendomi. Alla fine del viaggio poi qualcuno arriva, vedrai.
Il tempo cmq passa inesorabilmente senza pesare. E' semplice basta trovare sempre qualcosa da fare. Né più né meno come a casa. Il fatto poi di non dover sopportare i musi lunghi di nessuno non mi ha fatto rimpiangere niente in particolare nei momenti difficili le cose riesco ad affrontarle meglio. Ma ognuno è fatto a modo suo.
Aiuta molto a passare il tempo: la lettura, la musica, la radiolina, la curiosità che ho ancora per la
natura di scoprire l'ambiente, animali e vegetali.
KRK E RAB: come hai visto il mio è stato un viaggio molto itinerante, mi sono fermato poco. Molto a motore per necessità . Lo so che a te non piace, quando hai scritto in un tuo intervento quel “il motore io lo odio” volevo scrivere subito una strenua difesa del mio che mi aveva permesso di fare tutto il mio giro. Il giorno dopo è affondato :(
Cmq tutti i porti sono dei cul de sac puzzolenti. I centri storici di contro sono delle perle da ammirare.
Gente ormai la trovi ovunque. Queste baie sono cmq molto frequentate, anche se rispetto all'Istria lo sono senz'altro di meno.
Alle Tremiti non ci sono mai andato e forse solo per questo mi rimane la voglia di andarci.
Tu ci sei andato ?
Lastovo/Lagosta fa parte delle isole più esterne, che sono le più interessanti e rimaste le più autentiche e vivibili.
I traghetti di turisti arrivano però ovunque, pensiamo ad isole lontane e deserte e poi in baia ci arriva la sera un barcone di persone urlanti


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 Oggetto del messaggio: Re: Croazia: per due, per uno, per tre
MessaggioInviato: 12/08/2010, 19:09 
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.... Seconda parte

Bollettino meteo di Spalato ore 6,00 del 20/07

Avvertimento: rischio di qualche temporale nel pomeriggio prevalentemente lungo la costa. Nel Canale Velebit all'inizio i colpi di vento da NE 30/40 nodi, in attenuazione.
Situazione meteo : il promontorio anticiclonico si mantiene sopra Adriatico
Previsioni prox 24 h : calmo o vento da NE nel corso della giornata NW e SW 6-17, localmente su adriatico settentrionale da NE 18-24 nodi, prevalentemente canale Velebit, in rapida attenuazione
Tendenza Adriatico settentrionale nuvoloso variabile con locali piogge, rovesci e tuoni ...




Krk-Torkul- Cherso- Canal D'Arsa- Medulin-Veruda, Mercoledi 21 /07

Vivere da soli porta qualche vantaggio che individuo sopratutto nel dover rendere conto a nessuno di ostacoli, disagi, errori che possono capitare durante qualsiasi attività. Questo confronto esclusivo solo solo con se stessi mi dà serenità e sicurezza, mi toglie l'ansia di dover sempre gratificare qualcuno. Non riuscendovi spesso con il prossimo, sono sovente di malumore e infastidito. Per contro da viaggiatore solitario mi manca la possibilità di condividere situazioni beatamente positive che pur ce ne sono state anche durante questo mio viaggio. Il dritto e il rovescio della medaglia.
Sono le sei del mattino, l'umidità e la temperatura non mi stimolano certo al bagno, ma la cima a terra qualcuno la deve sciogliere. Dopo un caffè caldo mi decido e in due minuti sgradevolmente mi immergo con l'umidità mattutina per liberarmi da quell'ancoraggio. Anche fossi stato in compagnia, ne sono sicuro, questo l'avrei dovuto fare io.
Dirigo convinto verso Nord con un borino giusto di prua che man mano mi scopro dalle ultime propaggini di Krk, rinforza con un mare vecchio, solo un residuo delle raffiche di bora di ieri. Lungo il percorso non trovo nessuno, sarà per l'ora penso, ma un po' alla volta realizzo che in queste acque non ci vuole passare proprio nessuno. La bora quando arriva qui deve essere implacabile e le possibilità di riparo sono davvero poche.
Su Cherso, un centinaio di mt sopra il livello del mare osservo con il binocolo Beli, unico paesino visibile senza alcun approdo. Poco prima in costa un agglomerato di case, dove un'amica durante una vacanza trascorsa alcuni anni fa, aveva faticato nel trovare la via del ritorno rischiando di perdersi lungo la scogliera, che dal mare si vede davvero impervia. Ancora più in alto c'è un altopiano percorso nei tratturi in bicicletta alcuni anni fa in una mattina di maggio uggiosa, con una nebbia davvero suggestiva. Tutti questi ricordi mi accompagnano mentre riesco a tenere solo a tratti un po' di fiocco e mantengo il motore su di giri più del solito perchè voglio andarmene in fretta da questo imbuto boroso. La randa la lascio chiusa perchè dovrei terzarolare e non ne ho voglia di farlo.
La barca batte di prua sull'onda e a ogni colpo penso alla mia vecchia zeppa di legno a piè d'albero che si sbriciola, speriamo, lentamente. Fino a quando non doppio il promontorio più a nord di Cherso, so di non esserne fuori. Basterebbero 10 minuti di bora improvvisa per farmi scadere di nuovo tutto a sud. La costa di Cherso mi dà qualche pensiero. Per accorciare il percorso nel doppiarla mi viene spontaneo stringerla il più possibile, ma mi rendo conto di sbagliare, navigare non è come guidare su strada un qualsiasi mezzo terrestre. Se arrivano delle raffiche da nord come ieri, in quel tratto di costa a est sottovento non c'è alcun punto di approdo, solo scogli affilati. Meglio starci alla larga anche allungando un po' la rotta. Invece la costa Ovest di Krk alla mia dx è davvero più ospitale con diverse baie dove riparare in caso di bora. La preferisco e fin che posso non la lascio.
Quando verso le 9,00 riesco a doppiare il promontorio di Cherso e finalmente appoggio verso sud-ovest il mio stato d'animo si rasserena. Anche se il percorso è ancora lungo il peggio è passato e ora posso puntare su Brestova. Anche se il mare non è mai in salita ora la mia strada la sento ormai in discesa.
Chiamo Ch chiedendo delle sue decisioni. Mi sembra ancora svanita, senza alcun orario in mano mi riferisce che mi raggiungeranno domani a Pola in corriera, ma candida mi dice vaga di non conoscere l'orario delle partenze perchè, mi riferisce, non ha Internet (???) Ci dovrebbe pensare il suo Al. Quando non si sa. Mi sembra davvero sprovveduta. Mentre io ho una prua che non so dove dirigere, lei me la vedo beatamente stesa sul divano a casa a fare inutilmente parole crociate.
Procedo verso sud infastidito da questi pensieri e indeciso se fermarmi come vorrei in Canal d'Arsa o Plomino dove non sono mai andato o scendere subito verso Promontore e Pola. Avrei preferito raccoglierla subito a Brestova sul molo del traghetto per fare un rientro con meno ansie sui tempi di rientro e vedere con calma anche con lei questi luoghi per me nuovi e fuori dai percorsi del turismo di massa.
Con i bollettini vedo che il tempo sta cambiando lentamente in peggio e questa giornata di bel sole mi sembra proprio sprecata. Finalmente sul mare deserto un grosso motoscafo si fa vedere e mi supera in planata, poco dopo incrocio un bialbero a secco di vele. Sono le uniche due imbarcazioni che vedo in navigazione in questo tratto di mare in 10 ore di navigazione. Vedo scorrere sulla dx le profonde insenature di Plomino e di Canal d'Arsa con il suo faro che mi rimarranno ancora ignote. Sarà per la prossima volta, dopo varie riflessioni mi decido a proseguire fino a Veruda per non correre il rischio di perdere l'incontro con mia figlia a Pola previsto per il giorno successivo, non so ancora a quale ora.

Veruda-Pola-Parenzo/Porec Giovedì 22 luglio

Per passare la notte nella baia piena di barche ho dovuto cercarmi a fatica un angolo dove dove buttare l'ancora.
L'arrivo a Pola di Ch e Al con la corriera è previsto per le 13,45 partendo da Trieste 4 ore prima.
Senza una vera colazione da Veruda arrivo in fondo al porto commerciale di Pola senza capire bene il percorso giusto da fare per entrare in marina. Credo di aver sbagliato. Dovevo tenere l'isolotto a dx e passare in una stretta porta di 3 (?) pali rossi/verdi che vedevo lontani a sin. nella parte nord. Tenendomi invece sulla dx della profonda insenatura di Pola, sono entrato nella zona del cantiere navale. Me ne accorgo solo quando da una grossa gru 30 mt alla mia dritta arriva un suono di avvertimento assordante che mi stende. La pensavo fissa sul molo, invece è galleggiante. Si trova non sul molo ma' su una piattaforma e staccatasi lentamente mi avverte che sta navigando nella mia direzione con la prua di una nave sospesa grande quanto un condominio. Piccino piccino, mi defilo velocemente togliendomi dall'impiccio, dirigendo la mia prua verso il nord della baia. Il luogo sarebbe anche bello, ma è rovinato da ruderi indistruttibili testimoni indelebili delle varie guerre e dai rottami sparsi della nostra inciviltà industriale. Mi accosto al distributore INA dove faccio di nuovo il pieno con solo 16 litri di benzina dopo aver usato quasi sempre il motore per almeno 10 ore.
Chiedo se posso accostare qualche ora in banchina a fianco ma non me lo concedono. Accosto al marina prendendo la cima lurida e puzzolente di un corpo morto imbrattando tutta la fiancata della mia barca. Avverto la direzione che devo andare in capitaneria per la nuova lista equipaggio e mi chiedono subito il permesso di navigazione che ovviamente invece trattengo per fare la pratica del mia nuova crew-list. Dopo circa 2 ore ritorno e consegno alla reception solo le fotocopie del mio permesso di navigazione avvertendo che per un imprevisto devo aspettare ancora un'ora. Non c'è problema mi dice trattenendolo e riponendolo distrattamente nello scaffale. Solo dopo mi precisa incidentalmente : ”sel parte questa sera il paga metà, doman il pagherà intero”. Mi sento raggirato nella tempistica di questa breve comunicazione.
“No pago proprio niente e il me restituisi i documenti perchè vado via subito: le prime due ore no se paga “, riferisco sicuro. Lui insiste che appena si entra in marina si paga la metà poi dopo le 14 giornata intera. Capisce che mi sono incavolato e determinato nel volermene andare subito. Insisto per la restituzione dei miei documenti peraltro cautamente consegnati solo in fotocopia e me ne vado ad aspettare all'ancora sperando di non doverci tornare per un repentino cambiamento meteo. Ch con Al arrivano puntuali, ma nonostante i precisi messaggi con le dovute spiegazioni per risparmiare telefonate, mi martellano al cel per sapere dove sono.
Li raccolgo volentieri e facilmente individuandoli al molo del distributore e nonostante il mio consiglio ( non portate da casa niente), hanno tre borse che non so dove mettere e resteranno in cabina fra le sedute.
Non posso fare a meno di considerare la semplicità del loro imbarco: vorrei partire sempre anch'io in quel modo, sorridenti, un passo più lungo dal pontile e via per nuovi approdi.
Sono le 15,00 e usciamo subito dal porto cercando di guadagnare tempo, abbiamo ancora solo domani tempo buono, poi arrivano temporali. Sono 60 miglia circa per tornare a casa. Metà oggi senza vento e metà domani. Avrei voluto prendermi ancora qualche giornata, ma il rischio di rimanere inchiodato con pioggia e vento in questi affollati marina mi induce ad un precoce ritorno a casa.
Le continue richieste di Al sulle manovre in barca alla sua prima uscita a vela mi compiacciono perchè si dimostra interessato e attivo.
In serata ci fermiamo, prima davanti a Rovigno per un bagno, poi a Parenzo/Porec nel piccolo e stretto marina vicino al centro storico dove troviamo fortunosamente un posto per dormire sonni tranquilli. Ci concediamo una cenetta a base di pesce in una piccola trattoria defilata dalla ressa del paese.




Porec/Parenzo-Pirano-Grado-Lignano, venerdì 23/07

Sveglia, il bollettino meteo conferma il peggioramento in serata. Pago il marina e dopo colazione andiamo a piedi alla Capitaneria in centro per il visto d'uscita e qualche spesa, anche se in marina mi avvertono che la procedura corretta sarebbe di andarci con la barca al molo. Il personale benevolmente non ci fa problemi (siamo in Istria) e accettano l'uscita senza accorgersi che il mio permesso di soggiorno è scaduto da quasi una settimana. Si perdono a chiedermi solo con precisione quale fosse la destinazione dopo Porec: Pirano o Lignano? Non lo so nemmeno io. Scrivono Pirano.
Quando a Pola avevo compilato la nuova lista equipaggio si erano accorti invece del permesso scaduto e volevano farmi pagare facendo uno strano ragionamento non un'altra settimana come dovuto, ma 15 giorni, 300 kune invece di 150. Naturalmente mi ero opposto e l'addetto complice o indeciso mi aveva condonato temporaneamente tutta la tassa. Ora aspetto me la chiedano di nuovo e invece non se ne accorgono. Meglio, passiamo anche il controllo di Polizia sul molo e quindi possiamo partire. Il vento da sud ovest ci è favorevole ma progressivamente aumenta. Per Al è la prima uscita a vela e dopo i primi entusiasmi con richieste di spiegazioni per tutte le manovre che gli do molto volentieri, risente del continuo rollio che ci accompagna risalendo verso Cittanova, Umago, Pirano. Doppiando Punta Salvore iniziamo ad attraversare le 12 miglia che ci separano da Grado mentre le nuvole e il vento aumentano essendo sempre più esposti perchè meno ridossati dalla costa.
La navigazione è impegnativa, la barca tiene bene, ma Al. fino a quando non reagisce alla paura alla vista dei temporali attivando, come dice lui fresco dello studio della Fisiologia, il suo sistema nervoso simpatico e non vince il parasimpatico, rimane steso colpito dal mal di mare. Ch tiene il timone egregiamente, raggiungiamo punte di velocità oltre i 6 nodi in parziale planata per le onde che ci colgono al giardinetto. Applico anche una ritenuta al boma per un tratto in cui procediamo con le vele a farfalla per evitare danni in caso di strambata. Quando siamo a metà della traversata sento il tempo peggiorare, il vento rinforza e l'onda si fa più lunga e profonda, preferisco prevenire e ridurre subito oltre il fiocco anche la randa con due mani di terzaroli. Per la manovra preferisco indossare il giubbotto autogonfiabile e legarmi alla life-line. Ma quando chiedo al timoniere di stringere e tenere la prua un po' al vento per completare la legatura della borosa sul boma non capisce o forse per un'ondata più lunga e profonda solo non ci riesce. Per poco non finisco con il boma fuoribordo. Basta davvero poco una manovra sbagliata o un attimo di distrazione.
Bisogna legarsi, legarsi sempre.
Per abbreviare i tempi e raggiungere rapidamente Grado accendo anche il motore stabilizzando la barca e mantenendo una velocità costante di 6 nodi. Al. rinviene alla vista dei temporali che si intravedono in pianura sull'orizzonte prima di infilarmi in laguna a Grado. Fra i canali lagunari per raggiungere Lignano mi disoriento. Il gps non li riporta tutti, solo quello per Aquileia. La Litoranea Veneta che si dirama da questo e attraverso i canali arriva a Venezia per Navionics non esiste, sono solo barene. Mi vergogno davvero quando con carte, eco e gps devo avvicinarmi ad un barchino di pescatori per chiedere conferma della correttezza della direzione intrapresa. Volevamo fermarci ancora una serata a Grado sull'isola Ravaina in un casone per cena. Ma non troviamo il molo. Il tempo è inoltre inclemente. Teniamo su la randa terzarolata per aiutare il motore anche lungo il canale che in alcuni punti è stretto e ha un fondale inferiore al metro costringendo Al a tirare su parzialmente e faticosamente la deriva. Le sue mani delicate ne soffrono.
Guardando la telecamera mi sorprendo di trovare ancora pellicola dopo che avevo visto ripetutamente Al e Ch impegnati in lunghe inquadrature durante la navigazione. Ridiamo insieme quando innocentemente mi confessano di averla sempre solo accesa, senza usare il tasto record per dare inizio alla ripresa, pensando non fosse necessario per farla partire !
Con un debole sole che a tratti filtra fra groppi e temporali incombenti sulla pianura, arriviamo dalla laguna di Grado a Lignano al tramonto verso le 20,30, prendendo solo due gocce di pioggia, consapevoli di essere stati assistiti da una buona stella.
All'arrivo un marinaio sul pontile ci accoglie prendendoci le cime. Non posso fare a meno di comunicargli il mio compiacimento per le premure del servizio che mi offrono sempre e oltre confine è solo un miraggio.

P.S. Sette giorni dopo

Alla prima uscita in mare dopo il mio giro in Croazia, a due miglia dalla costa il mio amato motore honda 6 hp 4 t è finito tristemente in acqua. Appena ho sentito il colpo sullo specchio di poppa e ho visto la chiavetta staccata che lo faceva spegnere, l'ho guardato con sguardo perso e incredulo.
La mia coscienza per qualche secondo si è rifiutata di accettare quella scomoda situazione.
In uscita nel canale c'era il solito mare confuso dovuto ai ferri da stiro in planata, niente di impossibile, contro vento quel mare lo doveva tenere, ma le fatiche dell'acciaio evidentemente prima o poi si fanno vedere.
Aveva improvvisamente ceduto il primo dei due perni del supporto, quello in alto che ne consente il movimento basculante. La piastra inox si era spaccata in corrispondenza del perno dove c'è un'elettrosaldatura ( vedi foto). Ora li fanno uguali, ma con perno passante in un buco e bulloni autobloccanti e lo danno a seconda dei negozi per motori di 15 o 20 HP.
Mentre disperatamente cercavo di mantenerlo in galleggiamento aiutato dalla riserva d'aria della sua calandra e ancora inchiavardato con morsetti e 2 bulloni al legno del suo supporto, ho urlato a mio figlio presente al suo primo giro in barca, di aiutarmi a tenerlo e poi di passarmi una cima per legarlo facendogli capire l'urgenza dell'intervento. Di solito lo lego sempre o con catena o con corda, quel giorno non lo era.
Il modo brusco e perentorio del mio tono l'ha offeso: mi ha chiesto ingenuamente di scendere subito a terra (!?) Mia moglie ha ricevuto l'ordine di buttare l'ancora mentre i ferri da stiro continuavano a passare incuranti a 10 mt in planata, Con Gm abbiamo cercato di legarlo controventandolo con le corde.
Dopo averlo messo in sicurezza mi sono reso conto che in quel modo non era possibile nemmeno tentare di rimetterlo in moto ammesso potesse funzionare perchè poteva aver preso acqua.
Il supporto di acciaio inoltre feriva continuamente muovendosi lo specchio di poppa.
Ho pensato alle vele e al vento abbastanza favorevole per un precipitoso rientro all'ormeggio, ma il traffico in uscita e la mancanza del freno a mano per manovrare in canale mi ha fatto preferire chiamare al cel il mio amico C. che in quel momento stava in zona disponibile con il suo ferro da stiro.
Mentre mi raggiungeva mi sono calato in acqua e con due chiavi da 13 l'ho sbullonato dal supporto. Con l'aiuto di mio figlio che ovviamente non era sceso (dove?) ho portato in pozzetto,il motore che credo pesi 34 kg.
Lieto fine con traino in marina, ricerca di un meccanico per un immediato lavaggio, che in particolare di sabato sera è una rarità, sostituzione olio (non annacquato) e il giorno dopo sostituzione supporto purtroppo identico a quello rotto.
L'unico lato positivo e per me importante di questa disavventura è che l'attiva collaborazione di mio figlio Gm dopo le prime esitazioni mi è stata davvero utile, necessaria e mi ha positivamente sorpreso.

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 Oggetto del messaggio: Re: Croazia: per due, per uno, per tre
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Jocondor mi chiedeva una cartina, dopo svariati tentativi spero si veda qualcosa.
Il totale del giro sembra essere 330 miglia percorse in gran parte a vela+motore, circa un 20 % solo vela


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 Oggetto del messaggio: Re: Croazia: per due, per uno, per tre
MessaggioInviato: 14/09/2010, 11:28 
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ricordi di un marinaio di terraferma a Cherso 01/05/2004 che rimane tale anche in bici


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