Marinai di Terraferma

Forum dei marinai carrellatori
Oggi è 03/05/2025, 20:00

Tutti gli orari sono UTC +1 ora




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 11 messaggi ]  Vai alla pagina 1, 2  Prossimo
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 30/10/2010, 11:59 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: 16/02/2010, 14:13
Messaggi: 3529
Le spiagge di Lopar, ci hanno assicurato, sono adatte soprattutto ai bambini e a chi come Violanda non sa nuotare. Il mio equipaggio minaccia l'ammutinamento se non facciamo rotta su Lopar, che oltrettutto dista poche miglia. E Lopar sia.
Lopar è un promontorio che come un cavolfiore si apre a nord dell'isola di Rab, celando decine di insenature meravigliose e ampissime baie sabbiose. La particolarità delle numerose spiagge di questa penisola è la poca profondità dell'acqua, fino a diverse centinaia di metri dalla costa. Non bisogna però pensare al brodo primordiale stile Jesolo o Bibione, tutt'altro. In pratica l'isola poggia su un blocco di arenaria, che dona all'acqua poco profonda l'azzurro limpido di una piscina e arrivando dal largo, il brusco cambiamento di colore denuncia chiaramente il fondo che sale rapidamente, fino a un metro di profondità. Si aggiunga che anche la temperatura dell'acqua subisce lo stesso cambiamento, passando da quella normale del mare a un orgasmo caldo e rilassante. Insomma per bimbi e per chi non sa nuotare è un paradiso, ma piacevole anche per tutti gli altri. Tolto San Marino, l'unico affollato porto turistico della penisola, esiste un solo ridosso buono in caso di bora, proprio nell'ampia baia dove ormeggia il traghetto in arrivo da Krk. Tuttavia ogni altra insenatura della penisola merita una visita per la sua straordinaria peculiarità e se la meteo non è favorevole, le altre spiagge sono raggiungibili anche in poche decine di minuti a piedi attraverso una fitta e ombrosa pineta.

Stiamo risalendo lungo la costa di Rab da diverse ore sfruttando una debolissima brezza che ci fa guadagnare poco poco alla volta. Ieri sera abbiamo dormito in rada nell'ampio golfo che si apre sotto la città eponima dell'isola. E' la prima volta che non troviamo posto in banchina in un paese, ma Rab è un po' più di un paese. Rab non è solo la "capitale" dell'isola, di più, è una turrita fortezza veneziana elegantissima, bella e modaiola. Già da lontano l'entrata dell'angusto porto, protetto dalle mura della città, assomiglia ad un alveare con sciami di barche che entrano ed escono, interpretando in modo del tutto personale le precedenze e le rotte degli altri. Molti sono i taxiboat, che vanno e vengono dalle spiagge vicine, molti sono i barchini, ma si notano soprattutto barche di un certo livello con eleganti pupe discinte a prendere il sole sul ponte. La banchina è anche lo struscio della città e i posti sono riservati a barche più importanti e più chic della nostra e quando ci avviciniamo a qualche posto libero, ci fanno capire che non è il posto giusto per i "cigani" del mare.
Abbiamo faticato parecchio per arrivare a Rab. Stiamo gironzolando tra le isole da un bel po' di giorni e rispetto agli anni scorsi abbiamo registrato un notevole aumento dei prezzi, soprattutto per quello che riguarda la verdura. Probabilmente la Croazia si sta preparando ad entrare in Europa e comincia ad uniformare i prezzi oppure, senza azzardare inutili analisi economiche, i commercianti, in alta stagione se ne approfittano e raddoppiano i prezzi nei luoghi di villeggiatura. Ecco perché abbiamo deciso di provare a fare un po' di spesa sulla terraferma, tanto più che anche la benzina non è facilmente reperibile sulle isole e già una volta abbiamo dovuto chiedere a un taxi boat che ci vendesse 5 litri di benzina. Esistono due villaggi che si affacciano sul canale tra l'isola di Rab e la terra ferma. Lasciata Goli otok puntiamo decisi a motore verso quello più settentrionale, perché vento non ce n'è e Violanda non mi perdonerebbe un'altra volta a ciondolare su un mare di piombo in attesa del vento. Appena ormeggiati, chiediamo ad un simpatico signore che ci ha preso le cime dove possiamo trovare un benzinaio.
- Nista
allora un market
- Nista
allora un panificio
- Nista
un bar, un cazzo di bar.
- Nista, nista
Non c'è nista nel paese, ma nista nista. Riusciamo a scroccare almeno l'acqua per riempire i serbatoi (taniche e bottiglie di plastica) con una gomma che il simpatico signore ci porta fuori, direttamente da casa.
Nel paese poche miglia più a sud la scena si ripete identica, tranne per l'acqua che sgorga copiosa da una fontana sotto un platano. Nemmeno un bar dove bere un caffè. Le alternative si riducono ad una soltanto.
Issiamo le vele e ci rassegniamo a scendere lungo la costa e cercare fortuna altrove. Contro vento.
Ci è andata bene finora e quindi oggi non ci si può lamentare. Oggi bolina.
Adoro i multiscafi. Non farei mai cambio con una banale barca. Sul nostro Tiki possiamo stare stravaccati in lungo e in largo nel quadrato centrale oppure prendere il sole sui trampolini, a poppa o a prua, addirittura ballare il valzer sotto la randa. Mi piace da matti arrivare in spiaggia, appoggiare la pancia sulla sabbia e scendere a piedi, bagnandosi al massimo i polpacci e posso sfiorare le coste infischiandomene dei bassi fondali. Quando appoggio una birra sulla tuga mentre timono, lì rimane e non mi viene la scogliosi per cercare di stare dritto quando la barca è completamente sbandata. Mi muovo con un filo di vento e non devo portarmi dietro quintali di peso inutile per tenere dritta la barca.
C'è solo un motivo che mi fa invidiare e desiderare una barca monocarena. Ed è oggi.
Scendiamo come una palla di biliardo a sponde tra Rab e la terraferma, ma ad ogni bordo considero con malinconia i pochi metri guadagnati. Solo più tardi avrei imparato ad usare il carrello della randa e a bilanciare le vele per rendere la bolina più efficiente. Oggi l'unica consolazione è che il vento contrario rinfresca l'ambiente e il genoa proietta una bella ombra sul quadrato, tanto da permettere a Violanda, solitamente boccheggiante a quest'ora, di scendere nello scafo della cucina e preparare un'ottima zuppa di fagioli e Kobasica. Abbiamo raggiunto Pag al limite dell'effemeridi. Rab è a poche miglia e ce la prendiamo comoda poi finalmente su verso Lopar, prestissimo alla mattina, in un mare che sembra un lago, e le isole lontane che si specchiano sul miraggio dell'acqua tremolante, mi ricordano le montagne di casa.

Sfoglio le pagine del 777, ormai ridotto a uno straccio. Non esiste una logica precisa seguendo la rotta che abbiamo tracciato tra le isole come la pallina di un flipper. Solo quella del girovagare, spinti dalla necessità della meteo e dalla volubilità del desiderio. Sfoglio le pagine del 777 e traccio rotte con gli occhi verso sud, verso Olib, verso le Kornati, Dugi Otok, Dubrovnik, le bocche di Cataro, le coste dell'Albania che immagino meravigliose e vergini. Poi giù, fino alla Grecia e alle isole che abbiamo conosciuto con la Waka, ancora Creta, il nord Africa. Navigo più con la testa che con la barca. Guardo a sud, la rotta logica per seguire col timone la scia dei miei pensieri. Poggia comandante, poggia, lasciati portare dal vento. Tutto ciò che ti serve, stavolta è con te. Poggia. E' più di un mese che giriamo. Stanchi certo, ma non ancora sazi e quella rotta a sud ci attira come un gorgo dentro il suo vortice. Pochi giorni, solo pochi giorni e potremmo riposarci sulle coste della Siria.
Maya è sotto e dorme ancora, la scia dietro di noi si allontana piano, piano. Tutto è silenzio. Il sole minaccia di rovinare questo incanto tra pochi minuti. Guardo la pancia di Violanda e penso alla casa da ristrutturare per il nuovo arrivato, alla barca che bisognerà smontare e sistemare, a settembre che chissà se lavorerò e alle bolle che lasciamo pigre dietro di noi e alla mi mano sulla barra, così vicina alla rotta che ho appena disegnato con la mente. Intanto si avvicina il capo più orientale di Rab. Lo lascio scadere sopravento. Solo qualche peschereccio si muove, lontano, nell'acqua che sembra piombo. I primi raggi di sole ormai rompono quel momento irripetibile che non è né notte né giorno. Dove viviamo noi, si raccontano tante leggende che spiegano i colori magici delle montagne, all'alba e al tramonto, l'"enrosadira". Aspetto ancora qualche istante poi di scatto dò il comando per Violanda, che mi guarda stupita per quel gesto improvviso:
- viro.
Orzo deciso e la prua lenta, lenta si allontana dall'orizzonte pulito e scade verso nord. Il fiocco un po' al collo, giusto per essere sicuri di aver virato, lascio poggiare un pelo, solo per prendere l'abbrivio, poi correggo e sistemo la rotta. Su verso Lopar e poi verso casa, tutto il resto è rimasto nella pigra scia delle bolle, dietro la poppa.

Maya si è alzata ed è decisamente una mattina no. Lo si capisce sempre dalla faccia che fa appena mette il muso fuori dalla sua cabina e oggi è decisamente no. Giochiamo un po', legge, ma la mattina è decisamente no. Che sia metereopatica? Anche la mattina sembra non partire, il vento non si alza, il mare non si muove e nei prossimi giorni è prevista bora. Violanda legge e nessuno parla. Improvvisamente sento un soffio e scruto il mare tutto uguale, certo di aver sentito ciò che ho sentito e finalmente lontano, ma non abbastanza per non farsi vedere, la pinna di un delfino. Chiamo Maya, le indico la direzione dove ho visto l'animale, ma niente, quando la pinna esce, lei guarda sempre da un'altra parte. Provo anche ad accendere il motore. Mi è stato detto che i delfini vengono attirati dalle vibrazioni del motore, ma niente, il bastardo mammifero marino che dovrebbe essere amico degli uomini si perde nel mare lontano dalla barca e questo non fa che peggiorare la situazione. Spero lo scambino per un tonno. Tutti nervosi stamattina, tanto più che col passare delle ore, il mare si riempie sempre di più di schifosi motoschifi e motoschifini. Sembrano vespe che tutte insieme si alzano in volo, uscendo da ogni buco della costa. Si aggiunga che la nostra barca assomiglia ad un catamarano dell'Ikea, tutto disegnato con polpi giganti, cicogne e balene e in molti si avvicinano per vedere se non sia una barca del circo. Risultato, la brezza rimane debolissima, ma il mare tutto attorno sembra in burrasca e le vele sbatacchiano di qua e di là facendo perdere la rotta. Ecco un altro buon motivo per cui partiamo prestissimo la mattina. Dopo le nove il mare è inquinato da centinaia di teppisti a bordo di qualunque cosa galleggi e più è rumorosa e più è veloce e meglio è. Tutto questo non migliora certo il nostro umore e i gestacci rivolti sgarbatamente agli acquascooter o ai bayliner che passano troppo vicini, sono al contrario spesso interpretati come gesti di saluto. Si avvicina agosto non è più un buon periodo per andare a spasso. Forse è davvero venuto il momento di tornare a casa. Alla malora. Scaravento giù la randa, e la piego male, quando ammaino il genoa dimentico di togliere le scotte e questo mi fa incazzare ancora di più. Violanda mi fa notare che secondo lei, le manovre andrebbero sempre effettuate con il massimo della calma e mi manda in bestia. Urlo male parole al gommone tedesco che ci sfiora sottovento, mentre sradico il cordino di avviamento del FB. A motore le cose non migliorano di molto, perché il moto ondoso causato dalle numerose barche, manda in gavitazione l'elica e rispondo male anche a Maya che si rifugia sottocoperta. Ci avviciniamo lenti alla meta e capita spesso di dover abbassare i giri del motore per evitare che si bruci, uscendo dalle creste delle onde. Nessuno parla più e l'espressione di Violanda è come una maschera di cera. Finalmente entriamo nella baia di Lopar e riconosco la netta differenza di fondo, da una linea che demarca precisamente il blu dell'acqua profonda dal celeste della sabbia, già a qualche centinaia di metri dalla costa. Solo che come tagliamo la linea di demarcazione, il fondo è decisamente vicino. Porcoporco, tanto vicino, sarebbe proprio la mattina giusta per far danni sotto. Spengo il motore già al minimo e sollevo il piede, controllando con un po' di ansia il poco abbrivio della barca finché non si ferma. Poi scendo nell'acqua calda che mi arriva sì e no alla vita. Prendo la cima a prua e sorpreso, tanto quanto la gente a riva che ci guarda, trascino la barca come fosse un asino, pardon, un cavallo da corsa, fin sotto la passeggiata, che all'ombra dei pini, costeggia la piccola baia vicino al molo del traghetto. Quando sono sufficientemente vicino a costa, mi faccio passare l'ancora da Violanda e la porto, passeggiando, lontano quanto la prudenza marinara consiglia: almeno 5 volte il fondo. Voglio stare tranquillo ed esagero. La porto a dieci metri di distanza. E' la prima volta in vita mia che mi capita una cosa simile e tutti i fastidi e gli affanni di qualche minuto prima sono magicamente annegati nell'acqua turchese e limpida di Lopar. In un attimo anche Maya è in acqua e con Violanda, all'inizio titubante, andiamo a passeggio intorno alla baia con l'acqua calda che sfiora il pancione. Siamo rimasti 5 giorni a Lopar, tappati lì dalla bora. Unico disturbo, la bassa marea, che alle 4 di mattina qualche volta ci appoggiava sul fondo sabbioso, svegliando l'equipaggio. Non l'unico in realtà, ma di questo sgradevole incontro parlerò più avanti nelle considerazioni sulla Croazia per non rovinare il ricordo di queste righe. Alla mattina andavamo sotto gli alberi del lungomare usando Fufi, il tenderino di Maya, per non bagnare asciugamani e vestiti e le ore calde della giornata trascorrevano all'ombra dei pini, in compagnia di vecchi e famigliole. Qualche birra fredda al bar del porto e poi passeggiate nell'acqua tiepida. Il terzo giorno mi pare di stare in una gabbia e quando sento il colpo leggero della chiglia sul fondo, esco che non è ancora giorno e mi siedo sulla mia tuga a contemplare la cima dell'ancora. Come una biscia arrotolata sul fondo, raggiunge inutilmente l'ancora bianca, appoggiata poco distante. Mi guardo ancora un po' attorno e poi la raccolgo. La barca rimane immobile in equilibrio sull'acqua ferma, nell'aria calma. Mi secca un po' infrangere la magia della notte, ma tiro deciso l'avviamento del FB , che dopo qualche indecisione si risolve a partire. Il nostro Yamaha è classe 1972 e provo qualche brivido ogni volta che lo metto in moto, soprattutto quando penso a chi lo ha messo apposto all'inizio della vacanza, ma finora in realtà, le preoccupazioni sono sempre state smentite da un funzionamento ineccepibile. Ci avviamo a bassi giri verso un'altra spiaggia della penisola. Nessuno sembra essersi accorto della nostra partenza, neppure l'equipaggio che continua a dormire negli scafi. Usciti dalla baia di Lopar il moto ondoso in realtà si fa sentire e l'aria è strana, cupa, inquieta. L'alba fatica ad arrivare dalle alture coperte del Velebit, ma probabilmente sono io che ho sonno. Smotoriamo per mezzora, forse 45 minuti, e qualche ampia baia si apre a dritta, sono tutte molto belle, ma per pigrizia non ho voglia di fermare il nostro fatale andare. Il motore fa un confine, noi siamo dentro, tutto il resto è fuori e non me la sento di spezzare questo equilibrio. Costeggiamo ancora un po', ma presto dovrò prendere una decisione. Tra non molto concluderemo il periplo di Lopar e arriveremo a San Marino, chiassosa e affollata località turistica e non è certo quella la nostra meta. La prossima baia che si apre, sarà la nostra, accosto ed entro nella grande rada della spiaggia chiamata Sahara. Abbasso i giri del motore ed entro lento. Superiamo qualche barca, confusamente all'ancora all'ingresso e ci addentriamo nell'acqua, tornata ad essere calma come uno stagno, ma trasparente come una piscina. I giochi del mare, sulla sabbia del fondo , sono perfettamente visibili e lascio scivolare la barca, indeciso sul da farsi. Spengo il motore e tutto è di nuovo silenzioso, quieto. L'acqua mi arriva al ginocchio e trascino la barca fino a quando lo skeg non si incastra nella sabbia, ad una decina di metri dal fondo della baia e lì la lascio. A bordo nessun segno di vita, allora tutto nudo, vado ad esplorare la lunghissima spiaggia, alle spalle della quale, una sorta di macchia di cespugli e alberi crea un ambiente strano e affascinante, tra piccole dune e pozze di acqua dolce. Qualche uccello fa l'equilibrista specchiandosi nell'acqua ferma del bagnasciuga. C'è una specie di roccia che si bagna appena e lì gioco con granchi e pesciolini incastrati nelle pozze dalla bassa marea. Ungaretti diceva che era in pace solo quando si sentiva fibra dell'universo. D'annunzio raccontava il suo corpo che diventava meriggio assolato. Eccola la poesia, questo è il senso di quelle parole. Dalla parte opposta della baia il catamarano appollaiato sulle chiglie nude fuori dall'acqua, sembra prendere parte a quello specchio di paradiso, unica presenza umana nel Sahara.
A bordo c'è finalmente movimento e mi incammino verso la barca.
Noto movimento anche sulla spiaggia, nella risacca, prima del tutto assente. E un'onda. Piccola. Ma nervosa. Strana.
Sono un idiota. Sono un vero idiota. Il mare confuso stamattina, il Velebit coperto, l'aria strana. Sono un idiota.
Corro alla barca che le piccole onde cominciano a far battere sul fondo. Le altre barche alla fonda sono ora ordinate verso est, verso l'entrata della baia, verso la bora. Tutta la poesia e la calma di prima sono finite, ora tutto è concitato e ansioso. Allora dai, ormai l'hai fatta e ti sei andato a infilare in una baia completamente esposta alla bora, complimenti marinaio, però ora ragioniamo, come cavarsela, conviene alare la barca in spiaggia o allontanarsi e filare l'ancora lunga lunga? Ho i rulli d'alaggio gonfiabili e costruire un paranco con l'ancora, per tonneggiare la barca sulla spiaggia è un attimo, però non conosco la baia e sebbene non possa esserci fetch ho paura che i frangenti arrivino a intrappolarci definitivamente. No, meglio conservare una via di fuga. Dal fondo del gavone recupero la lunga corda da roccia che uso come cima per l'ancora, a mio parere molto migliore delle cime nautiche, perché molto più dinamica e soprattutto economica. Porto l'ancora lontano quanto la metà della corda lo consente, poi sfruttando la leva favorevole della carrucola mobile, tonneggio la barca lontano dalla spiaggia, contro il vento che ormai si è alzato in tutta la sua forza. Ripeto l'operazione un paio di volte fino ad ottenere almeno un metro e mezzo di fondo, quindi filo tutti i sessanta metri di corda, mi accerto della presa dell'ancora nella sabbia, salgo a bordo con Violanda e con il caffè caldo in mano, aspetto a vedere ciò che accade. Il metodo sicuramente non è consono, ma io non sono un marinaio e comunque sembra funzionare. Le altre barche hanno raccolto i loro stracci e hanno fatto rotta verso lidi più sicuri. Rimaniamo soli al centro della baia. Noi e la bora, che spazza l'acqua sollevando spruzzi e increspando la superficie, prima piatta come uno specchio. Non posso certo tirare su il tendalino, ma il sole non scotta e il vento anzi consiglia di vestirsi. I minuti passano e la corda viene messa in tensione sempre di più, "rimbalzando" sull'ancora, ma noi non ci spostiamo di un metro e anche Violanda si rasserena. Anche se molto forte, questa non è la vera bora, ma la "mala bura", come la chiamano qui, il "borino". E' in pratica un episodio di vento locale ristretto a poche ore, normalmente alla sera o alla mattina presto, causata dalla caduta catabatica dal Velebit. Nel Quarnaro ciononostante, tutto è molto forte, gli episodi di mal tempo, la bora, il neverin, i paesaggi, i colori, le sensazioni. Alle undici tutto è passato, ma per poco. Cessata la burianata, la baia comincia a riempirsi di barche di ogni tipo provenienti dalla vicina San Marino. Prima uno yacht a motore getta l'ancora sopra la nostra, rischiando di venirci addosso, allora per non litigare recupero la cima e mi sposto, ma dove? Appena troviamo posto, tre piccoli semicabinati tedeschi si uniscono uno all'altro, accendono la radio e, lo giuro, mettono il salvagente al cane per fargli fare il bagno. Troppo. Scendo e tiro la barca verso un'estremità della spiaggia dove un nudista, mi si para davanti, con le mani alzate e l'uccello al vento, parlandomi in tedesco, come se fosse scontato che noi dobbiamo capire il tedesco, intimandoci di allontanarci perché occupiamo lo spazio dove i suoi bambini devono giocare. Non ho voglia di questionare, tanto più che il caldo comincia ad essere insopportabile e noi dobbiamo trovare ombra. Il livello massimo di sopportazione lo raggiungiamo quando, da una barca francese scendono due bambini a bordo di un micro gommone con un micro motore. Incredibile come un motore così piccolo possa fare tanto chiasso e tanta puzza. Non senza brivido accendo il motore anch'io e faccio rotta su Lopar e sull'ombra dei suoi pini. Il viaggio sembra eterno. Violanda boccheggia, siamo circondati da barche a motore di ogni tipo, perfino da lance che trainano paracadute e il nostro vecchio due tempi per qualche minuto si rifiuta di pisciare acqua, ma alla fine riesco a ormeggiare al molo del traghetto di Lopar e scaricare il mio equipaggio all'ombra, chi di un gelato, chi di una birra.

L'ufficiale del traghetto ci ha comunicato le previsioni: bora per tre giorni, forte abbastanza da far saltare qualche corsa del ferry e soprattutto "too much for you" reputando il nostro Tiki poco più che una deriva. Capita spesso che commenti sprezzanti sulle dimensioni della nostra barca o sulla potenza del nostro motore, lascino intendere ciò che la gente reputa la sicurezza in mare.
Ci nascondiamo buoni buoni dietro il molo del traghetto, protetti, sicuri e contenti. Tiro un paio di lunghi spring e a quel punto può arrivare anche un uragano per quel che ci riguarda. Ho sempre la sensazione di esagerare quando organizzo l'ormeggio, ma tengo a sottolinearlo, non sono un marinaio vero e così sono sicuro di dormire sonni tranquilli, tanto che alla sera, possiamo permetterci di allontanarci e prendere il trenino (un trattore che trascina carri colorati) che ci porta a San Marino, dove possiamo fare un po' di spesa e portare Maya alle giostre. In capitaneria, l'ufficiale mi caccia in malo modo, perché entro nell'ufficio a chiedere informazioni sul tempo, in pantaloncini corti e maglietta - assolutamente puliti -. Secondo lui nell'ufficio bisogna entrare vestiti bene, come quei signori degli yacht ormeggiati al vicino marina, probabilmente gli stessi che hanno buttato l'ancora sopra la nostra o che girano per il mare su barchini troppo simili ad automobili, sia per struttura che per mentalità. Non sono solo io a non essere un vero marinaio. Ci rimango molto male, tanto più che sono sempre molto attento, perché conosco l'atteggiamento odioso dei barbari che invadono una località turistica dimenticando che una località turistica è un paese e non un giro in giostra. Conosco il fastidio dovuto ai vacanzieri vocianti che entrano nei bar a torso nudo e lasciano immondizie dappertutto, dimenticando in ferie ogni forma di buona educazione, trattando gli autoctoni come merce della giostra e mi viene da pensare alla cultura marina, tanto simile a quella della montagna e tanto lontana dalla mia geografia. Penso al megayacht, che ci ha sollevato onda mentre issavamo le vele fuori dal porto di Baska, l'unico ad aver compreso di averci creato disagio e l'unico ad aver alzato una mano in segno di scusa, anche se diversamente non avrebbe potuto fare. Penso anche a Violanda a prua con il mezzomarinaio in evidente stato interessante e nessuno degli equipaggi in banchina che si offre per prendere le cime. Penso anche agli acquascooter che sfrecciano davanti alla spiaggia, ai motoscafi che entrano in porto in planata, facendo battere le barche ormeggiate sul molo e a quelli che ti passano a dieci metri di distanza alzando uno tsunami. Pazienza, io torno alla nostra barca, lui rimane nel suo ufficio ordinato.
La bora si alza e noi restiamo tranquilli a guardare i cavalloni bianchi fuori dalla baia di Lopar. Al terzo giorno non resistiamo più. Come gli zingari veri soffriamo di dromomania e un posto per quanto bello ci diventa stretto dopo pochi giorni. Anche se le previsioni non promettono nulla di buono, il vento sembra mollare e all'alba salpiamo le cime. Appena mettiamo il naso fuori dalla baia il vento ci investe, non violento in realtà, ma il mare al traverso è formato. Riduco una mano, poi due, ma Violanda è tesa e non si sta divertendo. Ci separano poche miglia da Krk e avanziamo a fatica di bolina contro un mare spumeggiante. Perché soffrire e lottare quando domani, con condizioni favorevoli, potrebbe essere una passeggiata di salute? Poggio, mi metto al lasco e rientro a cuccia dentro la baia, però stavolta ci lasciamo spingere fino alla fine, dentro il culdesac, fin dove la profondità lo consente. Sbarchiamo e ci rifugiamo sotto i salici nel prato a lato della spiaggia. Lì ne approfittiamo per fare il bucato. Portiamo Fufi fuori dai bagni pubblici, svito il tubo di carico dello sciacquone per innondare il canotto, con la gomma dell'acqua della barca e lì laviamo gli indumenti. Dopo il risciacquo, rimetto tutto apposto come l'avevamo trovato e a noi non resta che stendere la roba. In fondo zingari lo siamo veramente
il giorno dopo è finalmente giunto il momento di lasciare definitivamente Rab. Saliamo fino a Krk, in buona parte anche a motore perché oramai non è più tempo di stare a spasso. Bisogna tornare, ma questa è un'altra storia.

_________________
Piccolo è meglio


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 30/10/2010, 12:12 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: 16/02/2010, 14:13
Messaggi: 3529
alcune foto


Allegati:
cicogna.JPG
cicogna.JPG [ 2.4 MiB | Osservato 4047 volte ]
cena a voz.JPG
cena a voz.JPG [ 2.19 MiB | Osservato 4047 volte ]
maya e violanda inq.JPG
maya e violanda inq.JPG [ 1.62 MiB | Osservato 4047 volte ]
bucato cigani.JPG
bucato cigani.JPG [ 2.76 MiB | Osservato 4047 volte ]
maya a lopar.JPG
maya a lopar.JPG [ 2.1 MiB | Osservato 4047 volte ]
Commento file: l'acqua trasparente di lopar e la cima dell'ancora in un metro d'acqua
ancora e maya.JPG
ancora e maya.JPG [ 2.15 MiB | Osservato 4047 volte ]

_________________
Piccolo è meglio
Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 31/10/2010, 17:50 
Non connesso

Iscritto il: 15/11/2009, 15:44
Messaggi: 2843
Magnifico.

Mi immedesimo completamente con il tuo racconto, con le tue sensazioni, con la tua dromomania, con il sentirsi e l'essere zingari in mare, alla faccia dei "signori e dottori dei 40 piedi".
Con il tuo non pretendere di essere un marinaio, ma invece una sorta di campeggiatore che viaggia su una barca.
Con la tua corda da roccia che anche io, con gusto, adopero per ancorare; (è la mia prima vecchia corda da 11 mm che un tempo era da 50 metri ma ormai è ridotta a 20 metri a forza di tagliarne per ogni uso).

Mi unisco soprattutto a questa sperticata dichiarazione d'amore:
"Adoro i multiscafi. Non farei mai cambio con una banale barca. Sul nostro Tiki possiamo stare stravaccati in lungo e in largo nel quadrato centrale oppure prendere il sole sui trampolini, a poppa o a prua, addirittura ballare il valzer sotto la randa. Mi piace da matti arrivare in spiaggia, appoggiare la pancia sulla sabbia e scendere a piedi, bagnandosi al massimo i polpacci e posso sfiorare le coste infischiandomene dei bassi fondali."
(Salvo che in Croazia di sabbia ne ho vista pari a zero, solo spiagge di sassi, ma io ero più a sud.)

Raccontaci il resto, Margutte; ma senza fretta. Scrivilo bene, come le prime puntate, mettici ancora di Ungaretti ed anche di Dannunzio. Facci masticare piano piano ed assaporare quel gusto.
Un saluto
Jo


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 31/10/2010, 17:59 
Non connesso

Iscritto il: 04/11/2009, 17:57
Messaggi: 832
Ragazzi, io vi guardo, a tutti e due, e rimango in silenzio, ammirando la bellezza delle vostre foto e dei vostri racconti, godendo e assaporando tutto ciò che condividete con noi.
Grazie di cuore (profondo e sincero)....spero di conoscervi di persona, un giorno.
A presto
Giovanni

_________________
"Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene"


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 01/11/2010, 9:27 
Non connesso

Iscritto il: 14/11/2009, 9:43
Messaggi: 532
... che bello leggerti ! Capiti proprio a fagiolo. Ieri leggevo una vecchia guida di Giacomo Scotti del 1980 più portata a descrivere le origini storiche di queste isole. Mi mancava un pezzo. Tu sei riuscito a completarmi il quadro dando il giusto sapore a quei luoghi descrivendo le tue emozioni nel navigarci. Mi manca una mappa, ma già così non è un'emozione da poco
continua nontifermare grazie


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 01/11/2010, 16:19 
Bellissimo, emozionante... posso solo provare ad immaginare le sensazioni provate...


Top
  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 01/11/2010, 16:26 
Non connesso

Iscritto il: 05/11/2009, 17:02
Messaggi: 3741
Bellissimo racconto, anche come ce lo hai narrato, bravo. 8-) E io? Nista! :cry: Solo per consolarmi devo dire che nel mio amato lago nista onde per i motoschifi, nista casino, nista maleducati, nista mega-yacht, nista sboroni, nista str.... etc.


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 01/11/2010, 17:13 
Cita:
Solo per consolarmi devo dire che nel mio amato lago nista onde per i motoschifi, nista casino, nista maleducati, nista mega-yacht, nista sboroni, nista str.... etc.


Purtroppo, invece, il Garda ne è invaso... :twisted: :twisted: :twisted:


Top
  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 05/11/2010, 17:28 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: 16/02/2010, 14:13
Messaggi: 3529
ringrazio di cuore per l'incoraggiamento e avvisatemi quando vi ho seccato

_________________
Piccolo è meglio


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: croazia: capitolo 3
MessaggioInviato: 05/11/2010, 17:38 
Non connesso

Iscritto il: 02/09/2010, 10:06
Messaggi: 3211
Località: Reggio Emilia
Veramente io aspettavo il 4°....

_________________
https://www.youtube.com/user/TheLimo74


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 11 messaggi ]  Vai alla pagina 1, 2  Prossimo

Tutti gli orari sono UTC +1 ora


Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
cron
Powered by phpBB © 2000, 2002, 2005, 2007 phpBB Group
Traduzione Italiana phpBB.it