Queta volta mi sarà molto difficile non essere polemico poche cose mi danno più fastidio dei ritardi negli appuntamenti e l'armatore s'è presentato ben 2 ore dopo l'orario convenuto per riarmare la sua barca. Tant'è che poco è mancato per farmi desistere.
Salgo al lago passando da Saronno per caricare l'altro membro dell'equipaggio, 2 ore di viaggio e alle 9,30 siamo su, non piove e c'è un leggero venticello parcheggiamo il camper che ci servirà come appoggio per i 2 giorni che staremo su tra preparazione della barca e regate e ci rechiamo all'AVAV a vedere per la prima volta la barchina su cui dovremo gareggiare. Il Club nautico è conosciutissimo sul lago, uno dei più blasonati, organizzazione impeccabile, tutte le barche sono a terra ben allineate su invasi perfetti, sopra i magazzini la sede con grandi vetrate e annesso bar/ristorante; gironzoliamo cercando di capire quale sia lo scafo, alla fine cerchiamo di capirlo andando per esclusione scartati ovviamente tutti quelli già alberati, via quelli senza antivegetativa, tolti i 5/6 che conosciamo o con adesivi di club nautici dei laghi ne rimangono tre, due sono su invaso e uno su carrello. Per reminiscenza decidiamo che quello su carrello non può essere perché l'armatore ci ha scritto nella mail "la barca arriva mercoledì faccio su un salto per toglierla dal camion", ne rimangono quindi due.
Un Sipla regata e un Comar crociera anche se entrambi a ben vedere sono armati ben miseramente e l'unica differenza è il numero di candelieri e la presenza di 2 gavoni in più in pozzetto. Ci giriamo in torno uno ha le cozze sotto, l'altro sotto perde alcuni pezzi; uno è armato con i winch e strozzatori i bachelite, l'altro ha le macchinette ma i carrelli hanno perso da tempo le sfere, uno non ha il supporto motore l'altro sarebbe meglio toglierlo prima di perderlo, il motore. Pur rimanendo nel dubbio siamo coscenti che l'armatore aveva specificato che non saremo andati per vincere, ma così tanto indietro non pensavo di arrivare per lo meno non nelle intenzioni.
Arrivano le 10,30 e apprendiamo del primo ritardi, per non prendere l'acqua che nel frattempo inizia a cadere ci rintaniamo nel bar del circolo. Dopo un paio di caffè e appreso di un uteriore ritardi torniamo al camper dove rimaniamo fino alle 12,30 quando arrivato l'armatore andiamo a pranzo.
Così nel pomeriggio torniamo al circolo per armare finalmente la barca, ora sappiamo che la nostra è quella con le macchinette bloccare e lo scafo a buccia d'ananas, lo spostiamo in un punto dove possiamo far danni senza coinvolgere altre barche e cominciamo a prepararla, mettiamo l'albero a terra e lo disimballiamo mettendo in chiaro sartie e drizze. Manca un arridatoio e un grillo per il paterazzo, ma il resto sembra esserci l'albero va quindi in coperta, fisso gli arridatoi trovando quello mancante attaccato alla lanca, era stato svitato, lunico visto che gli altri 3 sono grippati; drizza dello spi a terra, un amico molto più esperto di noi che gentilmente si offre di aiutarci e l'albero in un attimo è in posizone, fissiamo lo strallo e con l'unico ausilio dell'unico arridatoio funzionante e di un tesiometro, prestato, regoliamo quanto possibile. Con l'albero in sicurezza passiamo a installare l'attrezzatura, ci metto mezz'ora solo per capire che invenzione è stata fatta per lo stralletto, ma alla fine la barca sembra essere completa con l'inica mancanza del caricabasso del tangone e di un bozzello del circuito spi. Mandiamo l'armatore a comprare il mancante più qualche litro di benzina mentre noi ci rifugiamo in camper per riscaldarci e asciugare le cerate fradice.
Giusto il tempo per un tè veloce e una telefonata ad amici per incontrarci a cena e siamo di nuovo al circolo e ultimare la preparazione con il controllo delle vele che una volta ben piegate sotto coperta non sembrano per nulla male; randa e genoa sono stazzati nel '92 mentre il fiocco in dacron non ha stazza leggibile e lo spi ha un paio di taglietti, ma di poco conto. non ci rimane che iscrivere la barca e rimetterla nella rastrelliera. Cena in un ristorantino li vicino con gli amici Elena e Luca, quelli di Marinai di Terraferma, ottimi il pesce e la pizza così come il frizzantino che li accopagna, due passi in centro per stimolare l'abbiocco, come se ce ne fosse bisogno, salutiamo e siamo a nanna nel tepore del camper.
La mattina di domenica è bigia ma al contrario delle previsioni non piove. Luino è luogo ventoso, non gode solo delle termiche caratteristiche del lago, ma non deve piovere per poter sperare di avere vento. L'appuntamento è alle 10 e poco dopo siamo tutti li ben vestiti con cerate complete stivaloni e sotto multistrati tecnici per proteggerci dal freddo che nonostante si sia solo ad ottobre in mezzo alle montagne dell'alto lago è già pungente. Si attende che il primo si allinei sotto la gru, sembra porti sfortuna aprire le danze e in meno di mezz'ora le 16 barche presenti sono in acqua grazie ad un'organizzazione impeccabile. Il gommone e il battello giuria si sono già avviati verso il centro del lago e noi, ultimi alla gru, li seguiamo a motore e nel frattempo predisponiamo le vele. Purtroppo la nuvolosità impedisce la termica e bisogna andare a cercare il vento, per noi poco cambia, ma per gli spettatori rimasti a terra significa non poter assistere da vicino.
Alle 11 finalmente la barca giuria si allinea alla boa del cancello dopo aver triangolato la boa che il gommone è andato a piazzare perfettamente al vento. Passano 5 minuti e un segnale annuncia la discesa dell'intelligenza, un minuto ancora e parte il primo segnale, 5/6 nodi da sud, siamo a circa un miglio dai castelli di Cannero, campo molto tecnico, un lato con ottimi salti da est, ma al contempo piatte rischiosissime e il lato opposto dove il vento è più sicuro ma le onde ripide del lago fanno faticare i Meteor bassi e leggeri. 3 minuti siamo sottovento a tutti, decido di partire in boa ben smarcato dalla massa, inutile andare ad infastidire chi è li per vincere, 2 minuti viro e inizio l'ultimo bordo verso la barca giuria, 1 minuto sono 50 metri sotto la barca, comando le vele e vengo all'orza lanciandomi, il resto della flotta è tutto ammassato in barca giuria si sentono urla e si vendono spintoni, noi partiamo con pochi secondi di ritardo un po' sottovento, ma ben liberi. Ora potremo vedere cosa possiamo fare nella realtà.
Le vele vanno a segno, il genoa con fatica per colpa della macchinetta spanata, dispero già pensando all'altro bordo dove il carrello più che spanato è prossimo al collasso, la randa invece ha una vecchia torretta harken che fa ancora fantasticamene il suo lavoro e Lorenzo grazie alla sua esperienza ha regolato la vela che meglio non si può. Mi siedo sottovento e mi concentro sui filetti.
Stringiamo un cazzo! C'è qualcosa che non va, non si dovrebbe, ma ci condediamo il lusso di provare delle regolazioni, facciamo qualche supposizione, proviamo allora a cambiare le regolazioni sull'altro bordo e viriamo mentre tutto il resto della flotta ha ormai chiaramente deciso essere migliore il lato aperto noi puntiamo sulla zona delle piatte rischiose.
Carrello leggermente avanzato, qualche cm di scotta in meno, trasto sopravento e randa un filo lasca, forse sono anche le onde che diminuiscono e il vento che da buono, ma sembra che l'angolo migliori un po'. Tiriamo il bordo fino alla layline, meglio virare il meno possibile. Giunti ad un rilevamento ben sopra i 100° viro e mi ritrovo ben sopra la linea della boa mure a dritta sperando almeno di avere il vantaggio su qualche incrocio. A 100 metri dalla boa una barca ci sfila di poppa prossimi alla boa una seconda ci vira sopravento, ma noi, lanciati, la sopravanziamo. Magra consolazione il resto della flotta è a metà della discesa. Comunque a bordo non c'è sconforto o rassegnazione, il nostro obiettivo è essere li per divertirci e per onorare fino in fondo la partecipazione.
Lo spi sale con una manovra perfetta, sembriamo un equipaggio affiatato da anni di regate, mentre sistemo il braccio parlo "pacatamente" all'armatore che fa da tailer dicendogli talvolta cosa fare e talaltra dove sbaglia, nel frattempo timono e Lorenzo mi indica la posizione dei nostri inseguitori. Poggio più che posso per smarcarmi rimanendo però fra loro e la boa e sperando al contempo di arrivarci strambando solo all'ultimo. Così è stambiamo a 100 metri dalla boa ancora terzultimi e ci prepariamo ad orzare ripassando o meglio enunciando per la prima volta la manovra. Il fiocco sale e lo spi scende in modo impeccabile e siamo di nuovo di bolina diretti ancora una volta sul lato "pericoloso".
Primo bordo lunghissimo, un avversario spaia, l'altro ci segue fino alla layline, viriamo quindi una sola volta. Appena effettuata la manovra guardo verso la linea di arrivo e vedo il primo tagliare il traguardo, il conto è presto fatto 15 minuti a bordo siamo a 3/4 del pen'ultimo, DNF sicuro. Nonostante ciò continuiamo. Ancora una volta alla boa di bolina siamo impeccabili e scendiamo bene fino all'arrivo, Arrivo teorico perché nel frattempo il vento è girato e calato e la barca giuria si è mossa per predisporre un nuovo allineamento.
Sono le 12,30 rimaniamo a ciondolare con una bava di vento che in realtà nel sud Verbano sarebbe considerata utile per regatare, ma qui è poco più che niente così verso le 13 il gommone fa cenno a tutti di iniziare a risalire il lago verso il Canalone (scritto maiuscolo) dove speriamo di trovare vento, in realtà noi speriamo di trovarlo, ma senza esagerazione.
[continua]
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