Ho pensato di condividere un raccontino del mio vagabondaggio croato dello scorso giugno.. con un po’ di ritardo, per movimentare il forum e far passare queste umide giornate di febbraio. Premessa: navigo con la mia compagna da qualche anno, e anche grazie a questo forum dopo la prima barca (un Piviere 6.14) decidiamo per una carrellabile. Scoviamo l’annuncio del Micropomo di un utente ben attivo su questo forum, che compriamo senza mai averlo provato a settembre 2023. La barca era ben tenuta, ma ovviamente c’era del lavoro da fare per sistemare una serie di dettagli e attrezzature per renderla pronta a qualche settimana di campeggio nautico.. cosi l’inverno lo passa sul carrello, e io imparo a conoscerla perlomeno all’asciutto, cambiando cime, bozzelli, aggiungendo un pannello solare, un frigo, sistemando gli interni e dandole un look nuovo con una verniciata e tante altre piccole cose (e problemini, come sempre).
La primavera tarda ad arrivare, io scalpito per provarla ma non riesco a trovare una buona finestra meteo per il primo varo; la barca si trova vicino al Lago di Garda, dove tra l’altro sembra difficile trovare un ormeggio visto che i porticcioli privati ad aprile chiedono 40 euro a notte, le boe scarseggiano e poi… continua a piovere! Niente da fare…siamo ormai rassegnati: non riusciremo a provare “Melina” prima delle vacanze estive. Grazie al racconto di un altro utente del forum abbiamo deciso come prima esperienza di andare ad esplorare le terre croate. La navigazione non ci spaventa, il campeggio nautico nemmeno visto che un po’ di esperienza ormai l’abbiamo, ma non abbiamo idea di come navighi la barca, di come ci troveremo con i suoi spazi ridotti, non abbiamo mai visto le vele aperte, mai alzato l’albero o tensionato le sartie, non abbiamo mai varato da un carrello, insomma.. veramente tanto ancora da imparare, e la situazione non è ideale. Fortunatamente abbiamo tempo, circa tre settimane, quindi la prendiamo con filosofia: si parte, si prova, se ci fossero problemi si torna a casa prima del previsto. L’idea iniziale era di varare a Monfalcone, dove un amico poteva tenermi il carrello, da lì prendere confidenza con la barca, risolvere eventuali problemi ancora in Italia e poi con calma scendere verso l’Istria, ma al 10 giugno, giorno della partenza, la previsioni danno ancora 3/4 giorni di maltempo assicurato, cosi visto che non sto piu’ nella pelle decido di portarmi avanti, e varare la barca gia’ in Croazia, così da evitare questa bassa pressione.. o almeno cosi speravo. Il viaggio in auto va liscio, con una breve sosta da un noto velaio friulano per ritirare il nuovo genoa, del quale ho preso le misure con la barca in giardino. Pago la vela e non riesco a non pensare all’ipotesi concreta di aver fatto qualche pasticcio con le misure, che vorrebbe dire trovarsi a fare tutta la vacanza con solo il vecchio fiocco autovirante.. incrocio le dita.
Arriviamo a Medolino verso le 14.00h, con una ricerca online trovo un bello scivolo comodo e gratuito, mi posiziono e sotto un bel sole caldo iniziamo le operazioni di spacchettamento e preparazione al varo, e già qualcosa va storto: nel posizionare il fuoribordo sulla sua staffa, la mia compagna inavvertitamente mette un pollice tra il morsetto e la piastra, il motore scende e… niente, il mio primo ufficiale è ormai fuori uso; preso com’ero dal lavoro da fare non mi rendo ben conto della gravità della cosa: le fa male, ma tutto sommato sembrava giusto un brutta botta, quindi mentre lei cerca ghiaccio e riparo dalla calura io continuo la preparazione della barca.. lei mi aiuta come può, alziamo l’albero col verricello, tendo le sartie e iniziamo il varo senza troppi problemi, a parte che dimentico di sganciare la bascula del carrello (fretta, caldo e ansia non aiutano). Melina soffre sotto il suo peso e flette sui rulli posteriori, ma riesco a sganciarla velocemente, e se la cava con solo qualche graffietto alla prua. Poteva andar peggio…ma finalmente galleggia!! Ho un sorriso a 300 denti. Ormeggio all’inglese e decidiamo di passare la notte in questo porticciolo (17 euro), c’e’ ancora tanto da fare, sistemare i bagagli, la cambusa, montare boma e randa, addugliare, provare gli impianti, il motore, parcheggiare auto e carrello etc.. facendo quasi tutto da solo, perché S. ha veramente male al pollice, che si gonfia sempre di più, cosi verso sera decidiamo di andare al Pronto Soccorso di Pola.. entriamo alle 21.00, ma c’è una marea di gente e lei sara visitata solo verso le 3.30 am: ha una frattura, quindi il pollice viene steccato e fasciato, inutilizzabile per 15-20 giorni.. siamo basiti, stanchissimi e scoraggiati, torniamo alla barca con la coda tra le gambe, e sprofondiamo in un sonno riparatore.
Davanti ad un caffè faccio il punto della situazione: la barca è pronta, tutto sembra funzionare dalla banchina, dobbiamo solo mollare gli ormeggi ed alzare ste vele, ma il morale è basso, inoltre la perturbazione sembra essersi spostata verso di noi, ovviamente. Oggi però il sole splende, nella baia ci sono circa 10 nodi di scirocco, e S. imbottita di antidolorifico sopporta il dolore.. quindi mi sembra il momento giusto per la prima veleggiata, che come il primo bacio sappiamo non si scorda mai! Finalmente giù il motore, giù la deriva, usciamo dal porto e timidi ci portiamo al vento, alziamo la randa, il nuovo genoa (perfetto) e ci lasciamo cullare da una bella bolina, prendendo dimestichezza con le manovre, il timone, la gestione dei pesi, le andature e in un attimo siamo innamorati del nostro barchino, ci sembra agile, pratico da manovrare, reattivo, e ovviamente bellissimo(a). Dopo tanti mesi di attesa, lavori e preoccupazioni ci voleva proprio, ora si che ci sentiamo pronti a partire. Decidiamo però di fermarci in porto ancora una notte o due, ci sono temporali in arrivo e vento forte a seguire, in più devo passare dalla Capitaneria per l’obolo della vignetta ed altre faccende. Nel frattempo ci godiamo l’atmosfera vacanziera di Medolino, tra qualche passeggiata, un gelato e una nuotata (io, S. ovviamente non può bagnare il ‘pollicione’). La notte seguente veniamo svegliati di soprassalto verso le h5.00 dal frastuono di un fortunale: il vento fischia fortissimo, le barche sbattono tra loro, si sentono i parabordi gemere e le cime d’ormeggio stridere; piovono gocce pesanti, che si infilano nella feritoia del tambuccio e bagnano un po’ ovunque. Aprendo ‘Windy’ mi rendo conto che l’occhio del ciclone sta passando proprio sopra di noi, con venti di intensità superiore ai 35 nodi. Vedo dal radar che dovrebbe durare poco, ma onestamente sono un po’ preoccupato: spero solo che l’ormeggio tenga! E se saltasse una galloccia?? Questi 20 minuti ci sono serviti per ricordarci bene quanto siamo piccoli ed impotenti rispetto alla forza natura, che può benissimo decidere di scatenarsi senza preavviso: avevo passato il pomeriggio controllando i modelli meteo, e per quanto fosse prevista un po’ di pioggia, non avrei mai potuto immaginare una perturbazione così violenta spuntare dal niente.
L’indomani il barometro e’ in risalita, il mare e’ tranquillo, ed un maestralino inizia a soffiare dalle prime ore del giorno: ci siamo, finalmente si parte. Usciamo dalla protezione della baia di Medolino con un vento oltre il traverso, stabile sui 7 nodi…rotta 110 gradi, vediamo Unije davanti alla nostra prua. Melina fila che è un piacere e la navigazione sarà piacevolissima. Il vento diminuirà nel pomeriggio, ma ci permetterà comunque di raggiungere la rada sotto vela, passeggiando a 2 o 3 nodi e godendoci ogni momento.. daremo fondo a Uvala Vognisca verso le h18.00, su 2 metri d’acqua, avendo fatto una ventina di miglia, circondati dalla tipica vegetazione mediterranea con i suoi profumi e colori, ed il belato di alcune caprette che ci facevano compagnia. Non ci resta che stappare la birretta gelata ed aprire le patatine! Da qui in poi saranno 23 giorni bellissimi, fatti di ancoraggi selvaggi, qualche bonaccia, qualche sventolata, tanti bagni, e circa 200 miglia fatte, di cui pochissime a motore. Abbiamo navigato con calma e sempre in sicurezza, controllando costantemente l’evoluzione del meteo, approfittando dei corpi morti abbandonati per l’ormeggio quando possibile, e rifugiandosi in porto solo una notte, per l’ennesimo passaggio di una brutta perturbazione.
In barca non si è rotto niente, tutti i miei lavoretti si son rivelati ben fatti ed ero veramente contento della nostra organizzazione logistica, che ci ha permesso di godere appieno della vacanza e degli spazi del Micropomo senza mai sentire mancanze. Melina è proprio la barca che fa per noi, si muove con una bava di vento, ha spazio per tutto quel che serve ed è divertente da portare, e nonostante la nostra randa sia ormai un po’ sformata regala buone prestazioni a vela in tutte le andature. Una mattina, durante un trasferimento ci siamo trovati con uno scirocco inaspettato che montava velocemente, e seppur sotto costa abbiamo visto l’anemometro segnare 26-28 nodi per una buona mezz’ora (si, abbiamo anche l’anemometro in testa d’albero): la barca comunque ci dava sicurezza, e fino a 20-22 nodi siamo riusciti a navigare a vela senza problemi, senza fiocco e con due mani alla randa. Eravamo però costretti ad andare di bolina per raggiungere l’ancoraggio più vicino, ed oltre i 20 nodi di apparente sentivamo di aver troppa tela, ma con solo il fiocco non riuscivamo a risalire il vento, quindi abbiamo deciso di accendere il motore e a secco di vele ci siamo fatti le ultime 2 miglia..
Gli ultimi 5 giorni sono rimasto solo, in quanti S. doveva tornare in Italia prendendo un volo da Spalato. Questo cambio di equipaggio era pianificato, ed ho approfittato dell’occasione per fare esperienza della navigazione in solitario, con le relative gioie e dolori, dovendo riportare la barca a Medolino da Lussino. Dopo una traversata del Quarnaro decisamente sportiva, con i delfini venuti a salutarmi, ho ormeggiato un po’ goffamente in banchina al porto di partenza, con raffiche di vento al traverso e il rimpianto per la mancanza di aiuto a bordo.. L’indomani ho recuperato auto e carrello, alato la barca e con l’aiuto di un passante abbassato l’albero. Dopo due ore tutto era impacchettato, e dopo altre 5 arrivavo a casa, sognando già la prossima avventura.
Ora Melina riposa sorniona in un porticciolo toscano, sgranchendosi le vele di tanto in tanto.. ora è tempo di lavoretti, ma sto già pianificando la crociera estiva! Non vedo l’ora.. vi lascio qualche foto!
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