17 luglio Corfù in moto da solo sul Pantokrator
Le ferramenta sono la mia passione e ora le devo passare tutte per la bombola del gas che è ormai un chiodo fisso: pensavo di averla lasciata in barca lo scorso anno e invece non la trovo, alimenta un fornello a due fuochi che non uso quasi mai, ma all’occorrenza so che c’è per un caffè, un tè o come probabile che sia per cucinare un pesce che abbocca. So che mio figlio ci tiene ad avere questa autonomia alla Robinson, lo apprezza. Fra le varie soluzioni di fornelli e cartucce usa e getta, preferisco prenderne un’altra piena ricaricabile, ma senza il vuoto non è facile da trovare. Dopo averne girate tante la troverò proprio vicino al mio ormeggio. Percorro verso nord la strada costiera osservando bene i vari ridossi possibili per un ancoraggio, conosco bene la strada e so che dopo Ipsos devo salire dalla costa verso la montagna percorrendo tutta una serie di tornanti che piano piano mi porterà in quota sui 900 mt, al convento di San Nicola. E’ un posto incantevole davvero panoramico a 360 gradi, finalmente il canale di Butrinto lo vedo chiaro sotto di me nella sua interezza: l’ ingresso lagunare e l’uscita del lago Vivari, una posizione davvero privilegiata per questa città, sulla quale hanno proliferato nel tempo diverse civiltà: Illirica greco antica, Ellenica, Romana, Bizantina, Veneziana, scavate e messe in luce dall’ archeologo Luigi Maria Ugolini, un Italiano di Forlì che negli anni trenta ne ha definito la storia e i contorni. Sul Pantokrator c’è un piccolo monastero con una chiesa ricca di affreschi, l’unico bar è gestito da una accogliente famiglia africana che ha trovato qui il suo inaspettato, felice e forse definitivo approdo. Lungo la discesa un branco di capre curiose mi osserva dall’alto, all’ombra di un albero. Una povera vipera Ammodytes con il corno ben evidente giace schiacciata sulla strada, è una delle poche forme di vita che può resistere fra queste pietre arse dal sole, ma non certo al peso dei pneumatici di un auto inattesa in transito. La zona nord di Corfù è sotto di me, gli accessi al mare lungo la bassa linea di costa sono numerosi, scendo e ne approfitto per ristorarmi con un bagno e anche lavarmi in mare prima di arrivare a Kassiopi, Glyfa, Gouvia dove in un negozio di alimentari trovo finalmente l’acqua in taniche da 5 litri che cercavo, ne prendo ben 4 sistemandole davanti e in un cartone fra la schiena e il bauletto. Mi accordo per la moto: invece di restituirla stasera mi concedono di riportarla domattina alle 9 , in questo modo posso recarmi al porto alle 5 del mattino, quando mio figlio arriverà con la nave da Ancona, così gli risparmio un paio di km a piedi col bagaglio per raggiungere la barca.
19 Luglio, Corfù - Lakka su Paxos
Quando mi alzo alle 5 del mattino è ancora buio, il porto delle grandi navi è poco presidiato e ancor meno dotato delle indicazioni necessarie per conoscere il punto di attracco dei traghetti, la nave non è annunciata e le banchine d’attracco internazionali sono desolatamente vuote, la dogana è chiusa. Incrocio le dita e aspetto fiducioso solo per l’indizio dei taxi in attesa, che come me aspettano qualcuno in arrivo. Display qui non esistono, del resto le banchine sono senza nome e il traghetto potrebbe arrivare ovunque lungo almeno 1 km di banchine. La nave arriva con circa un’ora di ritardo, accolgo Gian ciondolante con lo zaino, un mega caffè shakerato e una buona colazione ci attende dopo aver portato il bagaglio in barca. Restituita la moto facciamo un giro al mercato del pesce, ma compriamo solo un po’ d’uva e albicocche prima di partire lasciando l’ormeggio per Paxos. Il volo di ritorno per entrambi è già stato prenotato da lui su Venezia da Preveza per il 4 agosto, quindi la barca quest’anno resterà ancora in Grecia. Il nostro programma è di scendere di nuovo oltre il canale di Leffkas, pianifichiamo un primo approdo su Paxos a Lakka e partiamo verso sud con pressoché assenza di vento fino alla fine di Corfù, verso la punta dell’isola un debole maestrale ci permette di tenere aperto il fiocco, la superficie del mare ci indica qualche presenza di pesce e infatti qualcosa abbocca. E’ un tombarello di circa 1kg o forse più che che subito eviscerato ci assicura la cena. Superiamo la punta sud costellata da secche non tutte previste ed evitate per un pelo. Raggiunta la punta nord di Paxos, concordiamo un ancoraggio su una secca in prossimità di uno scoglio, per un bagno in una zona d’acqua molto limpida intorno ai 9 metri. Liberando l’ancora Gian svita inavvertitamente completamente il bullone che la trattiene e pluff: rimane sorpreso vedendolo scomparire in profondità. Mi tutto subito in acqua ma n quel punto ci sono a tratti dei grossi massi e ancora un pò di poseidonia, è impossibile vederlo e ripescarlo ma lo posso sostituire con un golfare da 10 mm in dotazione che ha lo stesso passo. Verso le 18 entriamo nella profonda insenatura di Lakka che come lo scorso anno è molto frequentata, avendo cibo per cena non gonfiamo il canotto, né ci danniamo per un ormeggio a terra, ancoriamo di fianco a un isola di barche a noleggio fissate a un corpo morto. Gian si dà da fare per cucinare il pesce facendo il sugo con dei pomodori, mangiamo a sazietà, non riusciremo nemmeno a finire tutta la pasta preparata.
20 Luglio Paxos. Ligias
Per fare la pipì ci arrangiamo in barca con il pappagallo unisex in dotazione, ma per il resto c’è bisogno d’altro, il WC chimico pur presente a bordo per abitudine lo evito, non resta altro che il servizio di un bar. Individuo un barcone da tempo saldamente ormeggiato che sicuramente non si muoverà e ci accostiamo per scendere a terra. Da lì possiamo passare su un’altra piccola barca e raggiungere la banchina. Facciamo una colazione abbondante e qualche acquisto prima di ripartire, le previsioni di Wind sono buone, il maestrale la mattina è sempre clemente e ci permette di costeggiare il versante ovest di Paxos dove la scogliera presenta numerosi archi e anfratti spettacolari. Evito accuratamente di tornare a Porto Gaios, meta molto ambita e per questo motivo impraticabile per un ormeggio. Verso metà isola individuo una spiaggia che ci permette di scendere facilmente a terra e pinneggiare lungo costa. Trovarne una senza barche è impossibile, ma almeno non ci si pesta i piedi, ci divertiamo a pinneggiare lungo costa, l’acqua è limpida e ricca di pesci. Proseguiamo verso sud fino alla punta sud dell’isola e nel pomeriggio puntiamo sul continente sfruttando quel pò di vento al traverso che ci permette di fare quei 5 nodi per attraversare fino a Lygias, dove arriviamo in serata . Il portolano qui ci segnala una secca rocciosa proprio all’ingresso e per entrarci bisogna stare proprio rasenti la costa evitando di passare vicino al frangiflutti esterno come verrebbe naturale di fare. Per ormeggiare individuo un unico posto al fianco di un Bavaria 38, al molo c’è il proprietario, ci accorgiamo tardivamente che è un italiano che si rende subito disponibile a prenderci gentilmente le cime di prua, al solito poi mi allungo in retro per buttare l’ancora a poppa tornando alla banchina di prua. Ci dilunghiamo in chiacchiere col vicino di ormeggio che conosce bene la zona, sono marito e moglie tengono la barca alla Lega Navale di Otranto, essendo pensionati passano l’estate regolarmente in Grecia. Hanno acquistato qualche anno fa la barca a San Giorgio di Nogaro. I miei candelieri arrivano alla sua falchetta, al solito il divario nelle dimensioni della barca è argomento di dialogo, dove mio figlio non perde occasione di sottolineare la nostra scomodità. Conosco la dinamica e sto al gioco senza polemizzare. In realtà mi rendo ben conto che questa barca per le sue dimensioni non è adatta alle lunghe navigazioni che faccio, richiede un forte spirito di adattamento alle scomodità, per gli spazi ristretti e la carenza di servizi, ma proprio la sua povertà mi solleva da molte manutenzioni che una barca più grande comporta. So di non essere compreso,è sempre così, ma non me ne importa più di tanto. Proprio davanti a noi c’è una buona taverna che sceglieremo per la cena a base di pesce.
21 Luglio Lygias - Mytica Durante la notte c’è stata un pò di baldoria sul molo e il riposo ne ha risentito. Usciamo dal porticciolo sfiorando inavvertitamente gli scogli e navighiamo lungo costa sapendo che troveremo diversi ostacoli sommersi, ma che con lo scarso pescaggio di Libentè non rappresentano un problema. Ancoriamo per un bagno su una di queste secche sui 5 /6 mt nei pressi di un relitto, ma non lo troviamo e nel pomeriggio entriamo a Mytica, dove è stata appena rinforzata e ampliata la barriera frangiflutti. La banchina decisamente ampia, è deserta e semivuota perchè è ancora aperto il cantiere. Ormeggiamo comodamente all’inglese, oltre a noi c’è solo un motoscafo e un ETAP 23i . Al riparo dal vento il nostro piccolo tendalino si rivela del tutto insufficiente, il caldo è insopportabile decidiamo quindi di ripararci all’ombra di un chiosco dove ordiniamo acqua e spremuta di arance a volontà, ci staremo ad oziare fino a sera per poi spostarci per una passeggiata al paese sovrastante, dove troviamo un’ottima trattoria consigliataci dalla coppia greca che avevamo incrociato all’ormeggio. Loro qui ci abitano.
RIEPILOGO ANDATA
Vlicho - Aktio 18 miglia h 4.00
Aktio - Koronisia 9 miglia h 2,00
Koronisia - Vonitsa 6 miglia h 1.30
Vonitsa - Fanari - Ammoudia - Akeronte 32 miglia h 6
Fanari - Sivota 16 miglia h 3.00
Sivota - Petriti 12 miglia h 2,30
Petriti - Messonghi - Benites 5 miglia h 2,30
Benites-Corfù 5 miglia h 1,00
Andata circa 110 miglia h 21
RIEPILOGO RITORNO
Corfù - Lakka 27 miglia h 5,30
Lakka - Ligias. 21 miglia h 4,00
Ligias - Mytica 18 miglia h 4.00
Mytica -Canale Lefkas Vrako 20 miglia h 5.00
Vrako - Paleros 4 miglia h 1,00
Paleros - Kalamos - Astakos 24 miglia h 6.00
Astakos - Atheni 21 miglia. h 5,00
Atheni - Nidri - Vlicho 7 miglia h 2,00
Totale 140 miglia h 32
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