Olib- Ulbo 44° 22.765'N 14° 46.554'E
Nelle nostre crociere in Dalmazia difficilmente ci capita di non passare nel canale tra Olib e Silva o nel viaggio verso sud, o nel ritorno verso Nord. Ci sono varie buone ragioni per questo, ma non ultima è che uno dei migliori posti in Dalmazia per fare bagni in acqua super trasparente, bassa, di color acquamarina purissimo è appena a sud dell'isoletta che segna la punta NO di Ulbo. Io non sono un grande amante dei bagni: trovo che l'acqua sia sempre un po' fredda: va bene per lavarsi ma per fare un vero bagno io ho bisogno di posti veramente speciali. Quel posto a Ulbo è uno di questi.
Dunque stavamo risalendo da sud già sulla via del ritorno ed avevamo deciso di passare la notte ad uno dei gavitelli di Ulbo, a patto di trovarne uno libero. Un discreto Sud Est ci stava spingendo su ed appena ho cominciato a stringere un poco per arrotondare la punta Ovest di Ulbo, per poi avviarci verso l'insenatura dove sta il paese, il vento apparente ha cominciato ad aumentare moltissimo. Viaggiavamo a 13-14 nodi: decisamente molti per avvicinarsi ad un ormeggio. Avvolgo il fiocco ma anche di sola randa eravamo attorno ad 11 nodi. Meditavo di dover ammainare nel giro di un minuto. La fila dei gavitelli era davanti a noi e non vedevo nessun posto libero. Giusto alla fine della fila vedo ormeggiata una barca molto diversa delle altre, dipinta di un tenue azzurro. Era ancora molto lontana, e quindi non ero del tutto sicuro, ma dico a Graziella: andiamo laggiù , se è quella che penso ti mostro una barca che ho sognato per tutta la vita
Ed era proprio l'Aglaja, il progetto numero 2 di Sciarrelli che a metà degli anni 80 avevo cercato di comprare , quando non era in vendita, e quando il proprietario infine si è deciso e mi ha chiamato 3-4 anni dopo, non potevo più io. Un tempo era bianca, ora era azzurrina, evidentemente una replica, ma aveva quella linea bellissima che mi ha ammaliato per sempre. Resta e resterà la barca dei miei sogni e se la avessi potuta avere forse avrebbe forse cambiato completamente il corso della mia esperienza di velista. Ammaino, ci facciamo un paio di giri intorno per apprezzare l'eleganza dell'insieme. Non c'era il tender, segno che l'equipaggio era a terra, e che per noi lì non c'era altro da fare se non cercare attivamente un ormeggio.
Passiamo lentamente a motore a fianco di tutte le barche e chiediamo se per caso hanno in mente di lasciare l'ormeggio. Facciamo così quasi tutta la fila e finalmente quando siamo ormai arrivati in prossimità del molo un ragazzo , che ci stava osservando da tempo ci dice:
-noi staremo qui stanotte, ma se ti va, ti filo una cima a poppa, starete attaccati a noi, a patto che tu mi fai fare un giro sulla tua barca.
Affare fatto all'istante. Accosto e dopo un minuto salgono questo ragazzo di forse venticinque anni ed una bellissima ragazza di venti-ventidue. Su Magna Sionere il posto è davvero poco. In quattro in pozzetto non ci si sta . Così Graziella invita la ragazza a sedere in cabina con lei, mentre io sto fuori con il compagno.
Facciamo vela e chiacchieriamo. Andiamo su fino alla punta NO di Ulbo, poi andiamo verso la punta N di Selve ed infine torniamo indietro facendo bordi di bolina. La storia che ci raccontano è questa : nella barca dove sono alloggiati, di proprietà di amici , hanno lasciato il figlio di 3-4 mesi e non potremo stare via troppo tempo perché lei deve tornare indietro ad allattarlo. Il figlio manco a dirlo è stato concepito in barca durante una crociera. E quando , lei incinta, hanno deciso di sposarsi il loro viaggio di nozze è stato 1000 miglia su un Mini 6,5 in giro per il mediterraneo. Una coppia speciale, non c'è che dire. Due vite segnate dalla vela.
Ritorniamo dunque verso la loro barca e le nostre donne riemergono dalla cabina e così si uniscono alle nostre chiacchere. Quando stiamo per arrivare la ragazza chiede al marito: -beh, allora, che ne dici di questo giro? - guarda, io penso che dobbiamo assolutamente avere un trimarano!
Lei ha solo sospirato ed ha fatto un sorriso un po' tirato in direzione di Graziella. Mi è parso che si fosse un tantino pentita della domanda.
Ulbo nella piazzetta vicino allo scivolo delle barche ha un grande albero frondoso con una panchina che lo circonda tutto. Si può sedere in molti all'ombra senza obbligarsi ad alcuna intimità. Un piccolo monumento ricorda che il paese si è liberato di una servitù feudale nel tardo 800, per ultima tra tutte le comunità isolane. Ancora adesso il paese ha un'aria strana, un po' sciatta, come se non fosse un vero paese ed è caratteristico per delle moto a quattro ruote che qui sono molto diffuse ma dalle altre parti non sono così popolari. Io mi ci trovo benissimo. Ci sono un ristorante, un paio di konobe, ed un negozio vicino alla chiesa.
Il porto è ben riparato in caso di bora e discreto in caso di maestrale a patto di stare ben dentro il molo. Al molo del porticciolo attracca il traghetto dei rifornimenti. Non so se faccia ancora così, ma in passato arrivava la sera, si fermava la notte e partiva presto la mattina. Costituiva un ottimo riparo per il vento ed un paio di volte mi sono accostato al traghetto per la notte e sono stato bene e al sicuro. Nessuna obiezione o rimostranza da parte dei marinai, fatto salvo che mi sono dovuto alzare presto la mattina quando loro dovevano salpare. Una piccola barca a deriva mobile, in caso che il molo sia occupato può spingersi all'interno del porto dove stanno le barche locali. Nella zona dello scivolo il riparo è molto buono e sono sicuro che in caso di vento non ci saranno obiezioni da parte dei locali.
La zona dei gavitelli è sì al riparo da venti del primo quadrante, ma esposta a maestrale: negli anni 80 ho preso un neverin fortissimo da Nord Ovest proprio quando ero in baia , fuori dal porto che era pieno, nell'area dove appunto adesso ci sono gavitelli. Mi ero riparato lì perchè nella risalita da Dugi Otok con scirocco forte e con avvisi di burrasca , avevamo avuto un temporale preso senza problemi in navigazione, poi era girato a bora, come succede. E quindi eravamo andati ad ancorarci lì perchè al riparo da bora.(non conoscevo ancora Sveti Ante a Silba). Durante la cena di colpo cade il vento. Avevo allora un alpa 11,50 ed eravamo 2 uomini e 4 donne. Accendo il motore, metto la cerata ed aspetto fuori. Quando è partito il neverin nel giro di due minuti l'onda era già altissima anche se veniva solo da Silba. Abbiamo salpato (due persone all'ancora ed io al timone dosando l'entrobordo per risalire lungo la cima dell'ancora) e poi sono rimasto in navigazione solo con la bussola, perchè nella pioggia non vedevo niente ,fino a che è finito. Non una cosa piacevole. Oggi i gavitelli danno molta sicurezza in più: in caso di maltempo si ballerà, non si dormirà, ma almeno non ci sono pericoli per la barca.
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