Pasadur, Isola di Lastovo 42° 45,24 N - 16° 49,08 E
LA MIA PRIMA MARINA
Eccola, Lastovo, alla fine. Era da tanto, da tutto l'inverno, che la desideravo, che la osservavo dal satellite, che speravo di arrivarci. Eccola, alla fine. La meta agognata della mia crociera.
Siamo in navigazione da due giorni con forte Maestrale ed onda formata; fortunatamente di lasco. Ieri sera ci siamo fermati a Korcula, nel porto di Vela Luka, sulla punta occidentale dell'isola, in porto si, ma sull'ancora (e pagando!!!)
Oggi in due ore di lasco veloce siamo arrivati a Lastovo; ed entrati nel magnifico ridosso di Velji Lago-Pasadur, uno dei due che sono creati dall'isolotto di Prezba, proprio sulla punta occidentale dell'isola di Lastovo, siamo pronti per un bell'approdo sicuro ed un bagno in questo mare invitante. Ma naturalmente le cose si complicano: quando vado per accendere il motore, questo si rifiuta di partire. Tira, strappa, bestemmia e impreca; niente.
Che fare? Sono convinto che sia ingolfato, un po' di tempo e ripartirà, ma intanto? Mica possiamo incrociare avanti e indietro per tutta la giornata. Però le raffiche, forti, turbinando a casaccio nel ridosso, ci rendono impossibile passare ad ovest dell'isolotto posto in mezzo alla baia di Pasadur ed io non riesco a capire se aggirandolo ad est sia possibile avvicinarsi agli approdi. C'è da dire che siamo arrivati qui con il GPS nuovo, ma che questo è del tutto privo di cartografia di base, mentre le carte nautiche e le immagini satellitari le ho tutte sul tablet, il quale a sua volta non funziona da giorni. Della cartografia che ho su carta, mi manca proprio questa zona, e senza carta proprio non capisco la morfologia della baia. Il meteo poi denuncia possibili temporali diurni, neanche a dirlo, anche se la giornata è splendida.
Comunque qualcosa bisogna pur fare, ed io decido stupidamente di accostarmi a vela nella zona vicino al bunker, con l'idea di metterci all'ancora ed aspettare che il motore si decida. Naturalmente, non ho calcolato affatto la via di fuga in caso di manovra mal riuscita, così, pur avendo visto i fondali profondissimi, invece di poggiare ed andare via, comando alla Gio "Fondo! Giù le vele!".
Manovra perfettamente eseguita dal mio fedele secondo, ma, mal concepita com'era, diventa una mezza debacle, con l'ancora che agguanta (un rottame metallico, si scoprirà poi...) a pochissima distanza dalla spiaggia di sassi, ed il vento che, infame, traditore, fetente, prima di prora, adesso ci gira da dietro e ci spinge verso terra con la poppa.
Vabbè, alla fine non ci sono danni, salvo una grattata di timoni sul fondo, ma davvero mi dico del cretino. E mo' come ne usciamo, senza motore? Già, perché passa il tempo ma il motore continua non saperne. Ci viene in soccorso il potente gommone di un potentissimo motoryacht croato, il quale, ancorato vicino a noi e con le cime a terra, evidentemente non ci sopporta più. Guidato da uno dei due marinai dello yacht, il gommone ci consegna con gentilezza al "marina" dell'Hotel Solitudo. Da terra mani precipitose e sollecite ci prendono le cime; una moto d'acqua, comparsa non so da dove, ci assesta la poppa prima che scada, le prue miracolosamente non toccano contro il molo, una trappa viene fissata a poppa, poi un'altra, e l'ormeggio è fatto. Non so neanche chi ringraziare, se il cielo, oppure tutta questa efficienza marinaresca.
E' la prima volta in vita mia che approdo ad una banchina di marina, in transito! Subito mettiamo la passerella, da prora, e giù a terra. Il "marina" del Solitudo non ha avuto il rinnovo della licenza e perciò per quest'anno è gratuito. Quando si dice la fortuna! E ci sono anche le docce dell'hotel, cioè del marina, disponibili e gratuite e per di più pulite! Troppo, per noi. La sosta forzata in attesa di un motorista si annuncia decisamente comoda.
Come ho detto, è la prima volta che mi trovo in una banchina di transito; siamo alla francese, cioè prua verso terra ma stretti fra due barche e con le auto dei turisti parcheggiate a 2 metri. Fa uno strano effetto, essere così fitti, dopo settimane di gavitelli ed àncora, ma la cosa mi diverte, e poi scendere a terra con la passerella invece che con il canotto è davvero un lusso; e le docce calde a due passi, poi!
Intanto ci sono da conoscere i vicini di barca: di fianco a noi un “medio” motoryacht di Bari, con due coppie a bordo, ospitalissimi, che ci danno il benvenuto con del prosecco fresco; dall'altra parte una barca a vela di anconetani, con a bordo una famiglia ed i loro ospiti, direi.
Come mai l'ho sempre snobbata, la banchina? Semplice, da un lato la mia abituale tirchieria, che si maschera da francescana frugalità, dall'altro la scarsa fiducia nelle mie capacità di manovrare a motore per l'approdo e di fissare una trappa; il tutto unito anzi contrapposto alla libertà della rada alla fonda, alla riservatezza del gavitello, che confinano però con l'isolamento.
Insomma per forza di cose siamo in banchina e mo' ce la godiamo. Hic manebimus optime. La prima sera, dopocena, si passeggia sul lungomare, ad osservare la baia riparatissima (Luka Mali Lago) che si apre sul lato opposto dello stretto di Pasadur, cioè quella con entrata da NW. Banchine sommarie sul lato settentrionale di questa baia, ma con molti posti liberi. Spazio alla ruota, in mezzo alla baia, e di sicuro su buoni fondali. Macchia mista, e rare case, sul lato meridionale.
Dove Lastovo sfiora Prezba, e le due isole sono unite da un ponticello basso, (creando così un istmo artificiale) sorge l'Hotel Solitudo: strano nome, chi mai lo sceglierebbe per le sue vacanze? Eppure ha i suoi bravi ospiti, gente elegante, e la sera dopo, per cena, avrà anche noi, a gustare il maialino cotto alla brace.
Dalla parte a sud dell'istmo, cioè nella baia in cui siamo noi, Velji Lago, quella con ingresso da SW, in cui si trova appunto Pasadur, c'è parecchio da esplorare a piedi lungocosta. Il sentiero tra gli alberi si dirige verso un'altra baietta che si affaccia da Ovest sull'insenatura principale, e che ospitava una base della Marina Militare Yugoslava. Ne restano alcuni moletti su bassi fondali, uno scivolo largo, edifici diroccati, qualche boa sicuramente abusiva. Intorno alla baia ombra fitta di pini profumati ed angoletti deliziosi dove fare il bagno. Alla fine del sentiero poi si arriva al bunker da sommergibili vicino al quale abbiamo spiaggiato ieri.
Sicuramente una barchetta con bassissimo pescaggio qui ha di che divertirsi, e trova ancoraggio od ormeggio a costo zero. La ex base militare infatti offre un ridosso totale dal mare, anche se le raffiche forti del Maestrale, scendendo dalle colline circostanti, scorrazzano a casaccio sull'acqua, alternando increspature dell'acqua a momenti di caldo torrido. L'odore della vegetazione ed il colore dell'acqua ricordano Caprera. Solo un affollamento di barche varie, per lo più in sosta balneare, ci ricorda che è Ferragosto.
Già, l'affollamento: complice il Ferragosto ed anche la previsione di temporali, sono molte le barche grandi che si affacciano al Solitudo alla ricerca di ormeggio, ma per fortuna ai nostri lati ormai la situazione è stabilizzata e vanno oltre. Non ho pratica di vicini di ormeggio e non vorrei trovarmi con barche pesanti che mi si appoggiano contro alle prime raffiche di vento.
Intanto il motorista, chiamato al telefono dagli ormeggiatori del Solitudo, si è fatto finalmente vivo. E' il classico ometto che non spiccica né italiano né inglese, ed a fatica riesco a capire che intende cambiare le candele del motore; le mie secondo lui sono sporche. E' vero, sono sporche, ma io sono certissimo che non è quello il problema, e con pazienza cerco di spiegare che invece secondo me si è bagnato qualcosa di elettrico, con il mare grosso dei giorni scorsi. Niente da fare, lui è persuaso di essere nel giusto e comunque tentare non nuoce, e così al calar della sera lui arriva con le candele giunte in traghetto da Spalato, in poche ore. Le monta e.... niente, il motore non parte. Allora sarà la bobina? All'indomani l'ardua sentenza.
Noi stasera andiamo a cena al Solitudo, con la scusa che non paghiamo l'ormeggio, "qualche kuna bisognerà pur che ce la lasciamo”, e domani si vedrà. Il maialino alla brace è irresistibile, la birra è buona, l'ambiente è alquanto figo, la musica di piano bar “internazionale” è suonata da un vero pianista. E dopo, la serata è incantevole, tiepida, calma, l'aria è profumata, si sta bene anche sul ponte a guardare le stelle; l'unica sera davvero bella di tutta l'estate...
Alla fine ce ne andremo, salpando a vela e con il motore ancora inservibile e finalmente a Korcula si troverà il guasto: un banale interruttore da sostituire. Ma Lastovo mi resterà davvero nel cuore
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