Marinai di Terraferma

Grafite ha fatto una proposta perfettamente comprensibile e che condivido.

Nell'attuarla secondo me ci sono due problemi.

Il primo è tecnico: la barca deve essere grande e, se non addirittura costruita, almeno modificata attorno alle esigenze del disabile, spesso radicalmente: spazi di movimento, manovre, sicurezza passiva, ecc... Inoltre, per inciso, occorre che chi la porta abbia definito chiaramente le routine operative per le manovre, al fine di condividerle con il disabile. Occorre professionalità ed esperienza, entrambe non solo veliche.
Quindi, non su tutte le barche può salire il disabile. Quella dell'amico di Franco sembra ok per la dimensione, un po' meno per le modifiche.

Il secondo problema è umano: lo skipper deve abbandonare egoismo e avidità. Il disabile, lieve o grave, vive tutta la vita in una dimensione diversa dalla nostra, fatta di gratuità, di fiducia, di ascolto e comprensione, di sussidio, e deve essere circondato da persone che gli garantiscano tutto questo con naturalezza e spontaneità. Lo skipper dovrebbe farsi carico di queste esigenze con umiltà. Se professionista anche in cambio di un equo compenso, ma non basta saper andare a vela per chiederlo.

Siamo pronti per la sfida?
Ognuno di noi si guardi allo specchio e risponda per sé.

Proprio per questo bisognerebbe far riferimento ad una figura di skipper 'professionale' che
dovrebbe essere tutelata ed apprezzata per quello che fa.

Boh !! qua state parlando di cose che volete intrecciate ma devono essere separate ...
mi spiego meglio .
uno skipper per quanto tale deve badare ad una barca che se va alla deriva naufraga , Punto . ( e se è grossa deve avere anche una mano ) .
Il disabile , specie se sente la pulsione di sbattere la testa , deve essere accompagnato da una persona qualificata , con una preparazione adeguata ! Quindi : ben vengano le iniziative per portare in mare la disabilità ma si deve tener conto che lo skipper non può abbandonare la barra !!!
E allora , se si vuole intraprendere una strada del genere , una barca dev'essere : grande (magari un catamarano*); attrezzata ; con skipper ; cambusiere e operatore/i , addetto/i a seguire i disabili !! (ed in base alla gravità del disabile ed alla pericolosità che comporta la navigazione .... uno ogni uno !?
Altra considerazione è disabile motorio o psichiatrico che hanno esigenze diverse !! i primi possono non essere accompagnati ma devono avere una barca attrezzata a misura loro !
*) Ho messo catamarano (http://www.lospiritodistella.it/catamarano.html) perchè ho in mente il Figlio del mio ex datore di lavoro finito sui giornali anni fa perchè a NewYork si è preso una pallottola che lo ha reso paraplegico e che porta avanti una cosa del genere su un cat chiamato "Lo Spirito di Stella"
http://www.lospiritodistella.it/associazione.html
Ne parlo così schiettamente di queste cose poichè in casa : tra volontari della protezione civile , soccorritori e operatori socio sanitari conosco bene gli argomenti .

PS: Per quanto riguarda il Volontariato che ho fatto da giovane e che giuro e spergiuro non farò mai più , il vero Volontariato lo fa veramente solo chi è alla base dell'organizzazione , poichè dallo scalino superiore ci cominciano ad essere gli interessi personali ..... mi fermo altrimenti ....

Usciamo da questo ginepraio, da salotto buono, quando c'è da passare un pò di tempo................Disabili è un tema serio, occorrono motivazioni e competenze, parlarne così tanto perchè l'estate è finita e siamo a corto di argomenti, ha poco senso.
In mare per esercitare correttamente la professione occorre seguire delle linee di riferimento che rendono quasi impraticabile la cosa per le barche che conosciamo..
Improvvisarsi anche con una sola persona è difficile. Noi con un'altra barca Un Sen-kiss 16 mt in otto a bordo ed un ragazzo apparentemente normale, ma con disfunzioni psichiche che si manifestano solo in alcuni istanti ( forse l'affaticamento, il sole, la presenza di estranei che eccita la personalità), ci siamo trovati sparsi, tutti, per un paesino della Sicilia a cercarlo, scongiurando la paura che si fosse consumata anche una disgrazia...Tutto finito bene: in rada, lui si era gettato a nuoto verso riva senza avvertire, la sera l'abbiamo ritrovato in una gelateria seduto a gustarsi una granita........ancora qualche attimo e avremo allertato la protezione civile e avvisato la famiglia. Bò, abbiamo avuto fortuna? dovevamo allertare subito tutti? e poi dopo che si fa , lo rinchiudiamo in bagno?..........Per favore non rispondete, ma meditate..

per questo ho detto che il disabile psichiatrico deve essere accompagnato da una persona abilitata a seguirlo !! non certo da uno skipper

Io ci do un taglio , e vilascio alla visione di questo video :

io suggerivo solo al disabile un'altra maniera di porgersi
rispetto a noi
mi spiego con un esempio
come si comporterebbe una persona diciamo normale se vuole
stringere rapporti con chi ama il mare?
si iscrive a un circolo cerca persone che possano aiutarlo
magari comprandolo o offrendo le sue capacità la sua simpatia
in cambio di una uscita in barca dopo se si incontrano nasce
una amicizia
perchè dovrebbe essere differente se è un disabile
guardate che parlo per esperienza diretta
le difficoltà iniziali sono le stesse di tutti i rapporti
dopo se il rapporto è sincero,insomma uno scambio tra amici
diventa fruttuoso per entrambi
se qualcuno di queste persone ci legge potrebbe fare un esperimento
iscrivetevi al blob e contattate privatamente le persone
(suggerisco eee)avrei voglia di fare una uscita a pesca
o in mare o una lezione sono disposto a darti 100euro o
un kg di banane o a insegnarti l'inglese
insomma fai l'elenco di quello che vuoi offrire e vedrai
che a qualcuno interessa
questo è un sistema che vale per tutti
bisogna investire anche sui rapporti ogni tanti tentativi
riesce uno che ripaga tutti