Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 13:08 
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La cima a poppa è utilissima e raccomandata in certe circostanze.

Prima di tutto lo spazio: se non hai una baia sufficientemente grande, e tutta o quasi con fondali accettabili, rischieresti grosso se l'ancora arasse verso fondali più profondi; e inoltre, stando alla ruota con calumo lungo rischieresti di trovarti comunque a terra o addosso ad un'altra barca se il vento girasse da mare.
Questo era precisamente il caso ad Itaca nel 2010, ma è un caso assai comune anche in Croazia dove i fondali sprofondano in fretta.

Secondo, nel caso sopra citato (cioè in una baia piccola, a ferro di cavallo), la cima a terra o magari due cime a terra ti permettono di stare fermo dove il pescaggio è più ridotto, e ti proteggono dal vento dominante, esattamente come fa un molo sopravento con le cime di ormeggio. Sei in gran parte protetto anche sui due lati, e in ogni caso l'onda non ha spazio per alzarsi e frangere.
Le due ancore verso mare intanto ti proteggono da quella parte, e se arassero, comunque si muoverebbero verso fondali più ridotti, migliorando, se sei fortunato, la loro presa.

In una baia grande e con fondale uniforme è certo preferibile stare alla ruota. Ma se la baia è grande ed il vento è furioso, e ruota di continuo, come nei temporali, c'è caso che si alzi l'onda. Appunto.

Per finire penso una volta di più che navigare con vento e mare formato ma lontano da terra sia di gran lunga meno pericoloso che stare alla fonda di notte in un posto che non conosci, e di cui, sbagliando, ti sei fidato.

"La barca si perde nello stretto" dicono i veneziani. Per cui una buona linea di ancoraggio ed un buon motore aiutano molto di più che una barca eccellente come tenuta di mare. Come appunto è Wayra, che viceversa, ormai ne sono persuaso, è in grave deficit come potenza del motore.


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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 14:52 
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Tema motore ecco un approfondimento che vorrei....anch'io questa estate ho avuto modo di domandarmelo. Quando con il Cocò salivo scendevo sulle onde ben formate, la poppa "scodando" verso l'alto potava l'elica a pelo d'acqua rendendo il motore incapace di spingere efficacemente la barca.........che poggiava di quà e di là a seconda della direzione del vento........immaginatevi la situazione; prendere una mano sventando solo la randa, con un pilota aut. che governa male, il rollio e 13nodi di vento.... devo capire bene la soluzione da adottare...... pensando poi un arrivo sotto costa come è capitato più volte a Jo quest'anno...


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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 15:33 
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Su questo concordo, il motore di wayra più che sottodimensionato è messo male.
Fondamentale il pescaggio, come si è accorto Franco sulla sua, ma anche la capacità di spinta soprattutto su un Cat, come nota Margutte nel suo libro, che ha meno manovrabilità bisognerebbe pensare a due motori fra loro collegati.

Nel caso specifico però non so quale differenza avrebbe fatto a meno di non essere pronti e con il motore acceso


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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 15:34 
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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 15:36 
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questa è la più eloquente

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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 16:26 
ma io ho un motore 4cv gambo lungo nello scafo destro
cammino a 6nodi al minimo manovro benissimo
margutte dalle foto non si vedono i danni se sono tutti lì
non è il caso di fare una malattia


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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 16:53 
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Si vede che galleggia meno male. Timoni e derive sono poca cosa.

Ivano il problema non è la potenza, ma la collocazione


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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 16:59 
ti ripeto il mio è su uno scafo peggio di così
joe ce l'ha centrale meglio di così sarà un problema di elica
o più probabile non ha la profondità giusta o probabilmente
come dici tu troppo avanti ma penso che si risolva con la profondità
comunque resti fra noi :lol: lo avrei messo sul fianco


Ultima modifica di N/A5 il 26/08/2014, 17:04, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 17:04 
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Paddy ha scritto:
Su questo concordo, il motore di wayra più che sottodimensionato è messo male.
Fondamentale il pescaggio, come si è accorto Franco sulla sua, ma anche la capacità di spinta soprattutto su un Cat, come nota Margutte nel suo libro, che ha meno manovrabilità bisognerebbe pensare a due motori fra loro collegati.

Nel caso specifico però non so quale differenza avrebbe fatto a meno di non essere pronti e con il motore acceso



Il motore era acceso.

Ero uscito fuori in coperta sentendo rumori sospetti e preoccupanti. La barca in quel momento era ruotata di 180 gradi, rispetto all'ancoraggio del pomeriggio. La poppa era verso terra, verso sud, diciamo, e verso scogli affioranti. Alla mia sinistra una barca a motore, anch'essa all'ancora, ma deserta, era già scarrocciata ancora di più e con la poppa praticamente a terra.

Allora ho acceso il motore. Il rumore della pioggia e dei tuoni era tale che non riuscivo a capire se era andato in moto. Poi ho messo la marcia e mi sono allontanato da terra. Ero convinto che l'ancora avesse arato di un 20-30 metri ma tenesse. Il vento è girato di colpo di 90 gradi, e veniva adesso da est, allontanando la poppa dagli scogli, ma era fortissimo ed in un attimo si è alzata l'onda.

Ero fradicio e intirizzito ma pensavo di avere tempo, la poppa rivolta verso ovest, e da quella parte la terra era lontana. Ed era la spiaggia, non sapevo nulla del molo. Credevo di stare tirando sull' àncora, anzi di certo stavo tirando sull'àncora.

Sono sceso in cabina per cambiare la maglietta e mettere la cerata. Ho rifiatato un attimo. Quanto? Non so. Non molto. Un minuto, due.

Poi di colpo mi sono trovato con il fianco sinistro sugli scogli. La barca sbatteva. Non ho nemmeno provato ad allontanarmi a motore. La visibilità era nulla, i lampi erano continui, anche più di uno al secondo, riporta un sito meteo. Ero confuso e sotto choc.

C'era acqua nello scafo di dritta, ma ancora oggi non ricordo di aver sbattuto da quella parte. Ho spento il motore per timore di rompere l'elica sugli scogli. Non l'ho tirato su, ma quando poi è arrivato margutte invece il motore era sollevato, di certo aveva sbattuto e si era alzato. Ero convinto che fosse rotto. Ero completamente assente, pensavo che ormai non potevo fare nulla per Wayra, solo aspettare che finisse.

Ho messo il portafogli ed uno dei due telefoni nella sacca impermeabile, (l'altro mi è scivolato nell'acqua) ed ho preso anche una felpa, un paio di pantaloncini asciutti, le scarpe e la cerata e sono sceso a terra. Dallo scafo di sinistra sono sceso direttamente sui massi di protezione di un molo in cemento, non mi sono nemmeno accorto che dietro, a ridosso, c'erano delle barche. E c'era anche un po' di posto.
Alle 4 meno un quarto ho acceso il gps del telefono; ero convinto di essere stato scaraventato sulla costa nord della baia, cioè dal lato opposto, ma invece no. Ho chiamato Margutte, non sapevo a che distanza fossi, ma ho provato a dire "segui la costa con il mare verso destra".

Poi mi ero messo la roba asciutta, e aveva smesso di piovere. Margutte ed il suo amico Jodi sono arrivati in un attimo. Si sono gettati in acqua per provare ad allontanare lo scafo dagli scogli. Non li aiutavo, gridavo solo di lasciar perdere e di non farsi male. Sono venuti altri due scrosci violenti, brevi. Poi il vento è scomparso. Mi ero ripreso un poco, mi sono gettato in acqua anche io, vestito, ed ho aiutato i loro sforzi. L'acqua era calda, quasi confortevole. Alla fine siamo riusciti, più grazie a loro che per me, a scapolare dietro il molo. Non c'era più vento.

Credo che sia stato allora quando mi sono accorto che l'ancora e la catena non c'erano più. Prima ero certo di essermela tirata dietro e che fossero da qualche parte sotto la barca. Invece non c'erano più. Abbiamo legato la barca al molo, passando sopra altre due barche ormeggiate. La scotta di randa, tutta filata, si era impigliata nel timone di una delle due, e ci ostacolava. Era ancora buio.

Ho preso spugna e secchio, ho acceso la luce in cabina ed ho provato ad asciugare l'acqua nello scafo. Cinque secchiate, le ho contate, ed era quasi asciutto. Poi ho visto la crepa nello scafo, sul fondo, un metro avanti alla deriva. Era piccola, dieci centimetri, e i labbri quasi chiusi del tutto. Sfondato da sotto, dal basso verso l'alto.

Siamo andati a casa ad asciugarci, ormai schiariva. Margutte aveva le gambe graffiate e zoppicava. Anche Jodi era contuso. Io ero gonfio di adrenalina ma come assente, disfatto, e non riuscivo a ricordare la successione dei fatti. Non ho dormito nulla, alle 6 ho scritto a mia moglie, al lavoro, una mail che cominciava così: "sono incolume e non ho perso le mie cose..." Poi sono sceso a piedi fino alla barca, a recuperare alcune cose; quasi speravo di trovarla sommersa, la odiavo con tutte le mie forze. L'acqua nello scafo era risalita come prima, ma non di più, era stazionaria.



E' stato dopo, nelle prime due notti seguenti ed agitate, che un po' alla volta ho messo ordine nella successione degli avvenimenti.

Che brutti momenti.


Ultima modifica di n/a3 il 26/08/2014, 18:20, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: La ballata del condor
MessaggioInviato: 26/08/2014, 17:06 
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Alle 3 e 57 arriva l'sms di Joe, ma io sono già sveglio, in piedi a braccia conserte davanti alla porta a vetri. A svegliarmi è stato un braccio della tenda della terrazza, sradicato dal temporale, che ha battuto contro la finestra. Sono uscito per recuperare i brandelli penzolanti delle tenda, poi ho messo degli asciugamano davanti alla porta, perché la pioggia si infila sotto e arriva a bagnare il pavimento della cucina, poi me ne sono stato in piedi a guardare gli elementi che si scatenano. Il cielo illuminato a giorno sopra. Il mare nero che mugghia e i frangenti bianchi sotto i lampi.
Mi sono addormentato solo un paio di ore fa. Stanotte abbiamo fatto bisboccia perché alcuni amici sono venuti a trovarci per il compleanno di Yanez e insieme a Joe, abbiamo festeggiato e, come da tempo non succede, abbiamo tirato tardi a bere e chiacchierare in terrazza. Joe è andato a dormire e verso mezzanotte ha cominciato a piovigginare, allora ho tirato la tenda per proteggere i conviviali, che poi è rimasta aperta una volta che ci siamo ritirati.
Alle 3 e 57 leggo l'sms di Joe. “sono spiaggiato”. Jody ha sentito movimento in cucina ed è uscito a vedere cosa succede.
- potevi almeno metterti un paio di mutande
e l'espressione di sua morosa mi conferma che il temporale ha interrotto qualcosa di importante. Ci mettiamo addosso una maglietta, Jody infila le crocs si Maya, 3 numeri più piccole, perché nella confusione, non trovale sue scarpe, poi di corsa in macchina e Joe mi chiama per dirmi dov'è di preciso.
Quando arriviamo a Soline, i lampioni del molo illuminano uno spettacolo devastato. Wayra è appoggiata sopravento contro i massi frangiflutti del molo di cemento e una cima penzola appesa ad uno dei massi. Il mare è come caffellatte e onde del tutto insolite in questa baia, squassano gli scafi contro i frangiflutti, provocando un rumore e uno scricchiolio che ti rovescia lo stomaco. Joe, col cappuccio sulla testa ha le braccia che pendono lungo i fianchi e le mani sembrano possano toccare il cemento del molo.
- Joe, ma che caz..
- l'ancora.
Ci precipitiamo sul frangiflutti, l'acqua alle ginocchia e tentiamo di allontanare lo scafo di dritta dai massi, ma il vento e le onde spingono la barca contro di noi. Più volte vedo lo scafo sollevato da un'onda, battere violentemente il fondo contro la roccia. Il vento non dà tregua e le onde ci spingono. Ho i crampi alle gambe e non riesco più a spingere la barca, allora mi giro, appoggiando la schiena contro lo scafo, per potere usare le gambe e i piedi per allontanarmi dai massi, ma quando la barca si sposta di qualche decina di cm, io perdo l'equilibrio e devo risalire sul frangiflutti per riprendere la posizione. Qualche volta finisco sotto e la barca mi schiaccia le gambe contro un masso. Jody a prua fa la stessa identica operazione e qualche volta lo vedo sparire sotto acqua
- oh Jody, duro
- duro!
- oh Jody, duro
- duro!
E intanto bestemmia come un camalo.
La situazione sta diventando insostenibile e non so per quanto riusciremo a reggere. Nell'incrocio dei coni delle nostre lampade frontali, la pioggia passa orizzontale tra i nostri volti flagellati dalla tempesta. L'acqua è calda e piacevole, ma fuori il vento spara la pioggia ghiacciata contro le membra nude.
La barca è trattenuta da una cima proteggi bagnanti e Joe salta in barca per cercare un coltello e tagliare quella cima che trattiene Wayra.
- Joe i timoni.....
- sono già andati
Prima che Joe riesca a tagliare la cima, la barca sembra essersi liberata.
Probabilmente è proprio qui che una delle derive è saltate.
- Joe il motore...
- è andato
Né il vento né le onde sembrano dare tregua e i colpi contro i frangiflutti mi arrivano al cervello. Da qui dobbiamo muoverci. Jody rimane appeso alla prua come una scimmia, Joe è in barca. Io balzo sul molo, e corro a prendere la cima a prua. Non so se riusciremo a tonneggiare la barca. Con Tomtom ci riesco, ma questa pesa il doppio e soprattutto il vento al mascone e le onde la spingono indietro. Però noi siamo in tre!
Con mia sorpresa, la barca si muove. Faccio fatica, diciamo che è come tirare una macchina in leggera salita, però si muove, piano, ma si muove, finché riusciamo a tirarla fuori da quei maledetti scogli. Joy ormai è inutile, in un lampo è a terra e di lì salta in barca.

Qui francamente, ho dei vuoti di memoria, mi sfuggono alcuni passaggi.
Non è stato facile. Per parlarsi bisognava urlare, le onde ci sbattevano contro i massi del frangiflutti, intorno era tutto buio e il freddo cominciava a farmi battere i denti, mentre l'acqua frustava le braccia nude e le gambe che sanguinavano. Non voglio sembrare né drammatico, né retorico, ma non provavo pena per Joe, quanto per la barca. Mi sembrava che ogni colpo la sfregiasse, e ogni colpo mi sembrava di sentirlo su di me. Eravamo carichi molto carichi, ma ogni tanto pensavo, che se la barca saltava su una gamba, poteva spezzarla, oppure quando vedevo Jody scomparire sotto acqua, pensavo che se si fosse impigliato in una cima, tirarlo fuori sarebbe stato difficile.
Ho legato la cima ad una bitta del molo, di questo sono sicuro, poi sono corso verso la barca, che intanto, ha cominciato a sbandierare. Non ricordo perché poi ho mollato quella cima, forse volevo spostarla, forse, vedevo la prua che faceva compasso contro il molo e volevo evitare che battesse col musone. Fatto sta che ho mollato la cima, sono corso verso la barca per prenderne un'altra che mi lanciava Jody, ma intanto la barca se n'è andata di nuovo. Sono corso di nuovo verso la bitta, giusto in tempo per vedere la cima che filava in acqua.
Se mi butto, non riuscirò mai a trascinarla a nuoto, e allora addio.
Mi metto le mani sulla bocca e con tutto il fiato urlo a Jody
- a nuoto, portami la cima a nuoto.
Jody si butta, con la cima tra i denti e nuota, ma proprio prima che tocchi il molo, vedo la cima scivolare dalla barca. E Jody che bestemmia come una bestia.
Con sgomento, vedo la barca allontanarsi nel mare buio senza governo, ma invece che andare alla deriva, probabilmente un vortice di corrente sottovento al molo, fa piroettare la barca e la fa scadere ad incastrarsi sulle trappe delle altre barche ormeggiate. E qui credo che qualcuno ci abbia messo lo zampino, in tanta sfortuna, almeno questo.
Da qui praticamente è fatta. Saltiamo sulle barche, ci facciamo lanciare due cime da Joe e con un po' di incastri, riusciamo a tirare Wayra fino al molo, sottovento e al riparo dalle onde.
Ci troviamo a gocciolare sul molo, guardandoci nei coni delle frontali, mentre anche gli elementi sembrano essersi finalmente calmati. Joe entra nello scafo, dove l'acqua gli arriva alle caviglie. Per stanotte, non c'è più nulla da fare. Andiamo a casa e dopo una doccia bollente, festeggiamo con pane e salame.
Tutto è durato un'ora e mezza e la cosa divertente è che la sera prima, a tavola, stavamo discutendo sulla differenza tra un temporale e un neverin.
Questa è la differenza.

È andata proprio così.

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