io personalmente debbo dire che, dopo qualche anno passato sulle derive (FJ, FUSILLA, STRALE), nella necessità di voler cambiare deriva con una più nuova (TRIDENTE 16), grazie (o per colpa

) dei vostri racconti lacustri ho visto nel viko la possibilità di fare il "saltino" in avanti, l'unico possibile nelle mie condizioni, vista la totale assenza di posti barca e l'economia di gestione. tutti a dire "il tegame in mare non va, lascia perdere e fatti un tridente, quelle vanno bene si e no per i laghi" e così via. un tormentato anno passato a girovagare per i forum, a pensare alla suo varo da spiaggia, a guardare il mare per capire se, durante la bella stagione, avrei potuto godermelo alla stregua di una deriva. l'adriatico non è l'oceano, l'onda non è mai preoccupante ed il vento è tendenzialmente a regime di brezza, sotto i 15 nodi salvo rare eccezioni (in corrispondenza delle quali il viko sta comodamente parcheggiato in spiaggia).
"si va bene, ma quella barca lì è lenta, non va, che ci fai con un catenaccio simile!"
ecco, posso assolutamente smentire quest'affermazione, nonostante il mio livello elementare di conoscenza della mia barca la cosa sorprendente è stata proprio questa; al mattino, quando spesso da noi il mare è una tavola ed il vento è rafficato da SW e di direzione variabile (ma debole) il viko letteralmente vola sull'acqua, o quantomeno viaggia al pari delle più blasonate (e lunghe) barche (comet, bavaria, etc.); la deriva mobile consente non solo l'alaggio in spiaggia ma lo spostamento del centro di deriva e la sua totale scomparsa alla andature portanti sotto gennaker (che ho rollato). sottolineo come, in queste condizioni, con la deriva normalmente non potevo uscire in quanto la zavorrina non sa nuotare e la deriva non mi permetteva di stare tranquillo.
"tu non sei abituato ai cabinati, sono barche complicate, la deriva è più semplice"
vero, secondo me è un altro modo di vivere la barca, qui le regolazioni seppure semplici sono determinanti, e richiedono uno studio approfondito della dinamica del moto, un'attenzione continua al vento ed ai suoi capricci, e questo un po mi intimoriva; ma anche qui il viko si è dimostrato, con il suo armo essenziale, assolutamente azzeccato per un principiante prudente come me.
in sintesi mi sono accorto che la marinità del viko è al pari delle altre imbarcazioni, e le condizioni tipiche dell'adriatico sono assolutamente adatte a lui; non conosco il lago ma dai vostri racconti vedo che il problema più serio è l'incostanza del vento, i cambi repentini di direzione (in mare questo succede al mattino quando il vento gira da SW a NNE, ma l'arrivo del vento da mare è percettibilissimo, si sente sulla pelle, non da problemi.
infine (purtroppo) il "contatto fisico" a castelnuovo da perina e la sua vista in porto a lazise... e come fai a non innamorartene?
eccolo il mio al suo varo di collaudo a peschiera, vi dico solo che il mio socio (assolutamente digiuno di barche a vela) si è commosso...
e poi il suo arrivo in adriatico... per me, un sogno
l'unico vero problema che ho riscontrato è l'alaggio su carrello in condizioni di brezza tesa (12 - 15 nodi); l'opera morta del viko, unita alla presenza di onda frangente (piccola ma fastidiosa a terra) diventa una vela notevole e servono due persone per domarlo, ma probabilmente perfezionando il carrello riuscirò anche a semplificare tale procedura.
B.V.
luciano