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 Oggetto del messaggio: Constatazioni sulla nautica e la formazione in Italia e Fran
MessaggioInviato: 27/11/2013, 18:41 
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Discussione separata da "Pedote in testa" per libere disquisizioni sulla realtà della nautica in Italia e in Francia.
Nata da un'affermazione di Paddy che qui riporto:

Comunque i francesi cominciano a scrivere che vive in Francia da molti anni e quindi ...



Però è vero.
Lui, come Di Benedetto, e come altri. La vela in Italia non ha luogo, così come tante altre espressioni dell'ingegno umano, dello sport e dell'inventiva, che nel nostro giurassico gerontocomio, pietrificato, imbalsamato e mummificato non hanno proprio luogo.

Era bello e faceva rabbia vedere, nel film che ho citato, la partecipazione popolare e delle scolaresche alla Vendeè Globe; in quel di Les Sables D'Olonne. D'altronde si sa che, oltralpe, le scuole, come fanno la settimana sulla neve, fanno anche quella della deriva o del cat.

Quindi per quanto riguarda la partecipazione e la regia delle regate oceaniche, non c'è da dire nient'altro; ai Francesi faccio "chapeau".

Poi se vince Pedote sono contento, ma l'Italia proprio non c'entra nulla.


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 Oggetto del messaggio: Re: Minitransat Pedote in testa
MessaggioInviato: 27/11/2013, 18:52 
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Hai ragione hanno più scuole di vela che di calcio da noi ogni paesino ha almeno 4 squadre.
Per fare esperienza in uno sport bisogna andare dove ci sono i migliori istruttori, è un fatto.

Mi piacerebbe non fosse così, ma tantè, anzi no tantè un cazzo io voglio fare qualcosa a piccoli passi e con i mezzi che ho a disposizione


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 Oggetto del messaggio: Re: Minitransat Pedote in testa
MessaggioInviato: 27/11/2013, 19:19 
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No, No, fermi tutti.
Almeno sui numeri.

Se solo un terzo delle loro scuole sono come quella pur unica che conosco bene a Roquebrune, vicino Menton, con tanto di guidone FFV che garrisce al vento, mi spiace ma il peso delle nostre scuole, tutte affiliate fiv, divise tra 'di circolo/olimpiche' e 'commerciali/private' diventa doppio rispetto alle loro.

Che tristezza vedere ragazzini che escono con arietta perfetta a rimorchio del gommone e rientrano al lasco a rimorchio del gommone...
Scuola per ragazzi? nada.
Scuola per adulti? nada de nada.

Scuola di vela?

Bah...

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 Oggetto del messaggio: Re: Minitransat Pedote in testa
MessaggioInviato: 27/11/2013, 20:04 
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Vero Tramp ho sbagliato esempio, dovevo specificare "per adulti".
Da noi c'è testo a livello olimpico e niente a bulbo dove la regola è la sboronagine e il chi ce l'ha più grosso.

Aneddoto: sto comprando vari pezzi da Osculati per la barchina si sono interessati al mio gioco al punto da ravanare insieme nei cassetti per trovare pezzi piccoli o che non esistono più. Forse possiamo ancora fare qualcosa e incredibilmente è la crisi ad aiutarci


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 Oggetto del messaggio: Re: Minitransat Pedote in testa
MessaggioInviato: 28/11/2013, 7:42 
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In Francia la gioia di Jocondor: per le giovani generazioni nei circoli i cat superano di gran lunga le derive.............addio 420 performante da insegnamento, chissà se lo usano come fioriera...


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 Oggetto del messaggio: Re: Minitransat Pedote in testa
MessaggioInviato: 28/11/2013, 9:48 
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Beh, io non sono affatto un fanatico del cat da spiaggia o da regata; invece mi piace e trovo comodo il cat da crociera.

Comunque, per rispondere a Tramp: in Bretagna e non solo a Glenans, le scuole di vela ci sono, i bambini escono con 30 nodi (e la costa della Bretagna come sai non scherza) e con 10 metri di marea e correnti mica da ridere; e anche altrove in Francia le scuole medie-superiori fanno la settimana blu con gli Hobiecat 14-16.
Come l'equitazione, che da noi è sport da ricchi, ed in Francia ha una larga base di allevamenti e di praticanti.

In Croazia, per esempio a Rovigno, la domenica in piazza c'è la pallanuoto, ed ogni paese anche piccolo ha il suo campetto, in mare oppure in piscine a bordo mare.
Da noi anche la piscina spesso è una rarità, costa, ha orari scomodi, corsie affollate, spogliatoi sporchi e mal-mantenuti. E i pochi nuotatori vanno ad allenarsi in Australia ed in California.

Tolto il calcio, ed il ciclismo, e quello che ha a che fare con i motori, in Italia la pratica dello sport ha basi ristrette; e molto di più quelle che faccio fatica a qualificare come sport, e cioè le attività all'aria aperta a basso costo individuale (ma che richiedono invece costose strutture pubbliche) perché lo sport è businnes dei privati (palestre, macchine, additivi) e non è educazione alla salute fisica e mentale. E con questo voglio soltanto dire che più si allarga la base dei praticanti e più è facile che fra di loro escano fuori i campioni, ed anche i veri marinai.

Di qui la fatica della vela, e particolarmente di quella piccola, che è il passaggio necessario per la vela oceanica: niente scivoli pubblici, poche barche in acqua, marina affollatissimi e carissimi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Constatazioni sulla nautica e la formazione in Italia e Fran
MessaggioInviato: 28/11/2013, 14:48 
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Località: Como
e pensare che abbiamo più km. di coste che di autostrade.... :shock:


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 Oggetto del messaggio: Re: Minitransat Pedote in testa
MessaggioInviato: 28/11/2013, 20:34 
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Località: un romano tornato al mare!
Qualche puntualizzazione ad una risposta rivolta a me.
Che ho solo detto che conosco "una unica" scuola francese, nominata e intesa come punto specifico di formazione/addestramento e non come filosofia.
Jocondor ha scritto:
Comunque, per rispondere a Tramp: in Bretagna e non solo a Glenans, le scuole di vela ci sono, i bambini escono con 30 nodi (e la costa della Bretagna come sai non scherza) e con 10 metri di marea e correnti mica da ridere; e anche altrove in Francia le scuole medie-superiori fanno la settimana blu con gli Hobiecat 14-16.
Tutto vero? Le hai viste queste cose? Benissimo. Io ho visto il contrario, in un solo posto, come detto.
Ma ho anche avuto allievi, tanti, reduci da scuole come Glenans e CVC; bada: Francia e Italia. Un solo corso, ciascuno di loro, che ricordo a memoria. E' bastato per farne degli ottimi pelapatate e puliscicessi, che però "erano andati a..." ed erano guardati con rispetto, anche da me, nella presunzione di... vederli operare al meglio? O anche solo benino? Tuttavia incapaci di:
- indossare scarpe e salvagente in barca, sempre e con ogni tempo/barca/equipaggio;
- far da lepre per condurre a terra altre 6 barche (avvertite della novità), al lasco con solo fiocco su una rotta rettilinea, niente frangenti né altre difficoltà;
- in diversi casi, che non sto a raccontare, dimostrare umiltà e collaborazione ("erano stati a...", loro...)
Caro Jo, l'unica cosa che volevo esprimere, in sostanza, e l'ho detto chiaro, è che forse bisognerebbe far la cresta a numeri anche importanti, se questi contengono casi (ma quanti??) come quello citato (Roquebrune, vicino a Menton).
Jocondor ha scritto:
Come l'equitazione, che da noi è sport da ricchi, ed in Francia ha una larga base di allevamenti e di praticanti.
In Croazia, per esempio a Rovigno, la domenica in piazza c'è la pallanuoto, ed ogni paese anche piccolo ha il suo campetto, in mare oppure in piscine a bordo mare.
Da noi anche la piscina spesso è una rarità, costa, ha orari scomodi, corsie affollate, spogliatoi sporchi e mal-mantenuti. E i pochi nuotatori vanno ad allenarsi in Australia ed in California.
Da noi...
E altrove? Sei sicuro che altrove sia tutto e soltanto come lo disegni?
Jocondor ha scritto:
Tolto il calcio, ed il ciclismo, e quello che ha a che fare con i motori, in Italia la pratica dello sport ha basi ristrette; e molto di più quelle che faccio fatica a qualificare come sport, e cioè le attività all'aria aperta a basso costo individuale (ma che richiedono invece costose strutture pubbliche) perché lo sport è businnes dei privati (palestre, macchine, additivi) e non è educazione alla salute fisica e mentale. E con questo voglio soltanto dire che più si allarga la base dei praticanti e più è facile che fra di loro escano fuori i campioni, ed anche i veri marinai.
In Italia:
- non ci sono più le mezze stagioni (altrove si?)
- è tutta colpa dei politici (altrove no?)
- etc..
Lasciamo stare. Quanto alla vela, secondo me, in Italia sbagliano forte (e non tutti, ma quei pochi non bastano) in una sola cosa: considerare due cose diverse la vela agonistica e la vela da diporto. E qui se vuoi/volete ho tutta un'aneddotica per la quale un regatante si comporta né più né meno che come un pilota di F1: deve/vuole soltanto arrivare prima (primo, è un'altra storia...)
Jocondor ha scritto:
Di qui la fatica della vela, e particolarmente di quella piccola, che è il passaggio necessario per la vela oceanica: niente scivoli pubblici, poche barche in acqua, marina affollatissimi e carissimi.
Qui posso essere d'accordo. Ma dovresti, come detto sopra, segmentare la 'piccola vela' nelle due componenti di cui, appunto, sopra.
Per combattere il nemico, meglio conoscerlo.
Altrimenti, si finisce con l' allearcisivicisivi...

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 Oggetto del messaggio: Re: Constatazioni sulla nautica e la formazione in Italia e Fran
MessaggioInviato: 29/11/2013, 14:04 
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Iscritto il: 11/05/2012, 8:22
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Località: Cremona
Concordo con Tramp sul fatto che non necessariamente la capacità tecnica di un velista va di conserva con la nazionalità, né con la provenienza da certe scuole e non altre. Concordo totalmente.

Però vorrei anche aggiungere che, forse per la presenza di migliaia di appassionati bretoni, in Francia esiste una propensione alla vacanza nautica spartana che qui da noi è quasi totalmente persa.
Provate, per esempio, a proporre a vostra moglie - che comunque ha sposato uno dei più matti tra i matti ed è già abituata alle barche - di passare una settimana di ferie nel maggio 2014 su una barca di nove metri (maggio, non dicembre; una settimana, non tre; nove metri, non cinque). Poi mi dite com'è andata. Poi proiettiamo il risultato sull'Italia intera e avremo la migliore prospettiva possibile per la nautica nel nostro Paese. Da qui non si scappa ed è qui, a mio parere, che la Francia è diversa da noi.

Sono 40 anni che a parole ci lamentiamo dell'assenza di strutture, dei costi, di normative balorde e il risultato, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti.
Non credo sia solo colpa del legislatore. Se provate a contare gli alberi in un porto italiano e in uno francese vi accorgerete della diversa natura di un popolo.

Come cambiare la mentalità degli italiani senza svitargli il cranio? Io non lo so. Certamente se i posti barca costassero la metà o se gli scivoli fossero il triplo certe barriere all'ingresso non ci sarebbero. Però è anche vero che di gommonauti ce ne sono milioni e affrontano le nostre stesse difficoltà con molta più serenità. Quindi è proprio la vela che non piace, la lentezza, la necessità di imparare una disciplina. Insomma, siamo fatti così.

L'argomento, comunque, è importante e andrebbe approfondito. Io è da tanto che vorrei scrivere una lettera al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti...


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 Oggetto del messaggio: Re: Constatazioni sulla nautica e la formazione in Italia e Fran
MessaggioInviato: 29/11/2013, 15:27 
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Iscritto il: 15/11/2009, 15:44
Messaggi: 2843
Beh, il dato certo è che nelle regate oceaniche, Mini o Vendeè Globe, il 60-70% dei partecipanti sono francesi; gli italiani forse il 5%. Non parliamo poi dei multiscafi, per i quali i cantieri, i progettisti, gli studi avanzati e le novità (l'Hidroptère) i saloni, e poi la diffusione di base, in Francia è enormemente superiore all'Italia; ed a tutti gli altri, forse eccettuati USA Nuova Zelanda ed Australia (dove, nelle derive avanzate, nascono il 18"skiff e poi il 49er ed il Moth). Dai numeri di base nascono poi i campioni; ma anche viceversa, e non c'è cresta da fare.

Sulle piscine in Italia ho una esperienza personale circa cinquantennale, giacché nella mia vita ho sempre nuotato, in tutte le località dove ho vissuto; idem dicasi per le arti marziali, (karate, judo, aikido) di solito confinate in spazi impossibili, su tatami "a scomparsa" ad ogni fine lezione, magari in palestre sporche e negli spogliatoi fatiscenti degli edifici "scuole dell'obbligo"; con insegnanti "volontari", a rimborso spese, per vera passione; e con un primo lavoro da magazziniere o da infermiere o che so io.

E si badi che non mi interessano i campioni, ed i campionati, ma lo sport di base, come pratica di vita, quindi a lunga durata e non necessariamente agonistico; e per questo il mio riferimento è la Francia o magari l'Oriente e non certo gli USA.

Molti anni fa ero certo che i miei figli avrebbero avuto a disposizione, come naturale evoluzione, anzi progresso, del nostro paese, impianti sportivi pubblici moderni: piscine, campi di atletica, palestre, ben fatti e belli come quelli che vedi, che so, in Germania od in Francia od in USA; ma anche in Croazia.
Invece sono sotto gli occhi di tutti: giovani obesi o comunque con i rodelli intorno alla vita, in numero sempre maggiore; altri ammalati di computer e di shopping, oppure davanti alla TV a vedere ed a discutere di calcio e formula uno; e culi di ballerine. Non diversamente dai nostri coetanei-coetanee cinquantenni.

Tolti quelli, e sono tanti, che li vedi a correre la sera, da soli, lungo le strade con il gilet fosforescente ed la fascia paraorecchie, oppure li incontri la mattina presto, sempre sulle strade, con casco-tuta-bici (però quella in carbonio, da 4.000 euro), in gruppi di venti, e che poi scopri che si prendono la bomba pur di stare davanti "agli amici della domenica".

L'amarezza nasce invece dal vedere che non ci sono stati dei passi avanti, e che l'educazione sportiva dei giovani è un fatto privato, anzi di famiglia, e non a carico della società nel suo insieme. Le famiglie che ci tengono, come le nostre, ci investono; lo stato invece spende solo per nuovi stadi di calcio, e scommesse sportive, oltre che per la Celere davanti agli stadi; ad esempio anche nella finanziaria, pardon, la legge di stabilità appena votata.


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