Qualche puntualizzazione ad una risposta rivolta a me.
Che ho solo detto che conosco "una unica" scuola francese, nominata e intesa come punto specifico di formazione/addestramento e non come filosofia.
Jocondor ha scritto:
Comunque, per rispondere a Tramp: in Bretagna e non solo a Glenans, le scuole di vela ci sono, i bambini escono con 30 nodi (e la costa della Bretagna come sai non scherza) e con 10 metri di marea e correnti mica da ridere; e anche altrove in Francia le scuole medie-superiori fanno la settimana blu con gli Hobiecat 14-16.
Tutto vero? Le hai viste queste cose? Benissimo. Io ho visto il contrario, in un solo posto, come detto.
Ma ho anche avuto allievi, tanti, reduci da scuole come Glenans e CVC; bada: Francia
e Italia. Un solo corso, ciascuno di loro, che ricordo a memoria. E' bastato per farne degli ottimi pelapatate e puliscicessi, che però "erano andati a..." ed erano guardati con rispetto, anche da me, nella presunzione di... vederli operare al meglio? O anche solo benino? Tuttavia incapaci di:
- indossare scarpe e salvagente in barca, sempre e con ogni tempo/barca/equipaggio;
- far da lepre per condurre a terra altre 6 barche (avvertite della novità), al lasco con solo fiocco su una rotta rettilinea, niente frangenti né altre difficoltà;
- in diversi casi, che non sto a raccontare, dimostrare umiltà e collaborazione ("erano stati a...", loro...)
Caro Jo, l'unica cosa che volevo esprimere, in sostanza, e l'ho detto chiaro, è che forse bisognerebbe far la cresta a numeri anche importanti, se questi contengono casi (ma quanti??) come quello citato (Roquebrune, vicino a Menton).
Jocondor ha scritto:
Come l'equitazione, che da noi è sport da ricchi, ed in Francia ha una larga base di allevamenti e di praticanti.
In Croazia, per esempio a Rovigno, la domenica in piazza c'è la pallanuoto, ed ogni paese anche piccolo ha il suo campetto, in mare oppure in piscine a bordo mare.
Da noi anche la piscina spesso è una rarità, costa, ha orari scomodi, corsie affollate, spogliatoi sporchi e mal-mantenuti. E i pochi nuotatori vanno ad allenarsi in Australia ed in California.
Da noi...
E altrove? Sei sicuro che altrove sia tutto e soltanto come lo disegni?
Jocondor ha scritto:
Tolto il calcio, ed il ciclismo, e quello che ha a che fare con i motori, in Italia la pratica dello sport ha basi ristrette; e molto di più quelle che faccio fatica a qualificare come sport, e cioè le attività all'aria aperta a basso costo individuale (ma che richiedono invece costose strutture pubbliche) perché lo sport è businnes dei privati (palestre, macchine, additivi) e non è educazione alla salute fisica e mentale. E con questo voglio soltanto dire che più si allarga la base dei praticanti e più è facile che fra di loro escano fuori i campioni, ed anche i veri marinai.
In Italia:
- non ci sono più le mezze stagioni (altrove si?)
- è tutta colpa dei politici (altrove no?)
- etc..
Lasciamo stare. Quanto alla vela, secondo me, in Italia sbagliano forte (e non tutti, ma quei pochi non bastano) in una sola cosa: considerare due cose diverse la vela agonistica e la vela da diporto. E qui se vuoi/volete ho tutta un'aneddotica per la quale un regatante si comporta né più né meno che come un pilota di F1: deve/vuole soltanto arrivare prima (primo, è un'altra storia...)
Jocondor ha scritto:
Di qui la fatica della vela, e particolarmente di quella piccola, che è il passaggio necessario per la vela oceanica: niente scivoli pubblici, poche barche in acqua, marina affollatissimi e carissimi.
Qui posso essere d'accordo. Ma dovresti, come detto sopra, segmentare la 'piccola vela' nelle due componenti di cui, appunto, sopra.
Per combattere il nemico, meglio conoscerlo.
Altrimenti, si finisce con l' allearcisivicisivi...