Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 19/11/2009, 9:54 
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Iscritto il: 05/11/2009, 17:02
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Grazie, certo che lo inserisco, noi siamo tutti qui per aiutarci ed evitare di sbagliare. :wink:


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 24/08/2012, 15:17 
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Iscritto il: 24/07/2011, 15:35
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Siamo alla ricerca di armatori di Limit TCI, si sta per aprire un topic dedicato al Limit e ci piacerebbe trovare un armatore disposto a fare una prova di stabilità. La prova consiste nel mettersi di fianco ad un pontile basso, ad esempio galleggiante, abbassare l'albero fino a coricare la barca di fianco e poi laciare l'albero per vedere come si raddrizza. L'ideale sarebbe usare un dinamometro per tirare giù l'albero. La prova si potrebbe fare con e senza alcuni pacchi di acqua minerale assicurati intorno alla cassa di deriva.


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 03/09/2012, 22:17 
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Iscritto il: 13/11/2009, 19:56
Messaggi: 469
Località: Povegliano (TV)
Il Limit non ce l'ho piu', al massimo posso postare queste e testimoniare che "tira a bestia..." :)

http://sli.so/58889jcDc
http://sli.so/58891Nwgj
http://sli.so/58892ZWIZ

_________________
Matteo


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 04/09/2012, 8:22 
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Iscritto il: 24/07/2011, 15:35
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Perdonami, che significa "tira a bestia" ? Poi le tre foto sono identiche si vede un Limit sbandato, hai di meglio come dimensioni della foto/sbandamento della barca ? a chi hai dato il Limit ?


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 13/09/2012, 11:27 
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Iscritto il: 12/09/2012, 17:38
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Ciao sono Matteo,
da poco armatore di Formichina.
Quest'estate per riprendere confidenza con la navigazione e conoscere la barca (non avevo mai navigato prima su un Limit e l'unica esperienza che avevo su un piccolo cabinato è stata su un micropomo durante un corso con Glenans Italia nella Laguna di Venezia (1988?)) ho deciso di andare con moglie e figlie (6 e 8 anni) al Lago di Bolsena. Speravo di poter fare anche una prima esperienza di PCC ma la signora non era dello stesso parere per cui mi sono dovuto accontetare di fare molto campeggio (ne ho trovato uno abbastanza spartano, economico e con poca gente!) e poca nautica. Insomma poche uscite, a volte in solitario altre con famiglia al seguito. Le prime impressioni sono state molto positive. Anche se ho capito subito che già con un vento sui 7-8 nodi, tenere la barca invelata in solitario non è poi così semplice e si sbanda molto. Già in 2 cambia moltissimo.
La barca dispone di una randa, un genoa, una tormentina ed un gennaker ancora vergine. Solo una volta che navigavo in solitario ho dovuto prendere la mano di terzaroli e sostituire il genoa con la tormentina. Ho da poco fabbricato un bompresso riciclando un albero (Laser?) abbandonato. Domani vado all'Argentario e spero di poterlo montare e finalmente provare anche il gennaker. Farò foto e postero il tutto appena torno.

Problemi tecnici riscontrati:
1) Il timone urta con il perno di destra della scaletta in posizione alzata, quello con la gomma che a scaletta abbassata si appoggia allo scafo e mantiene la stessa in verticale. Nel timone, che evidentemente aveva già avuto problemi ed era stato riparato, il tappo di legno che era stato applicato è entrato dentro la parte cava e faceva entrare acqua. Ho risolto, tirando fuori il tappo, riempendo la cavità con schiuma poliuteranica (come suggerito http://www.velanet.it/users/veliero/owners.htm#IL%20TIMONE%20DEL%20LIMIT da Giuseppe Gozzoli) e sigillando il tappo con silicone...
2) Dopo Bolsena sono andato qualche giorno a Punta Licosa nel Cilento. Finalmente dopo giorni di calma piatta eravamo pronti ad uscire con un bel vento sostenuto. Ancora all'ormeggio lasco leggermente il paranco che abbassa la deriva, sento che non tira e rimane lascato. Ma dopo pochi secondi un rumore sordo mi fa capire che la deriva non solo è scesa, ma lo ha fatto troppo violentemente e si è rotta l'impiombatura dell'attacco del cavo alla deriva mobile... Data la poca profondità del porticciolo la deriva comincia a sbattere sul fondale. Scendo rapidamente in acqua e vedo che la deriva non è in posizione verticale ma è inclinata verso prua! Operazione di emergenza, facciamo passare una scotta sotto la pancia della barca, spingiamo la deriva nella scassa e la teniamo su con la scotta. Però siamo costretti a rinunciare all'uscita e soprattutto ad aspettare che torni il mare calmo per poter fare qualcosa. Dopo un paio di giorni, ci mettiamo al centro del porticciolo (dove la deriva non urtava il fondale), con maschera, boccaglio con estensione (tubo della pompa!) e attrezzi vari e cominciamo a lavorare. L'acqua dopo i due giorni di mareggiata è molto fredda e con mio fratello ci diamo spesso il cambio, ma comunque si soffre. E poi respirare attraverso un tubo anche solo di 1,5 m non è facile e dobbiamo spesso riemergere. Il primo problema di cui ci rendiamo conto è che il cavo di acciaio per riuscire a farlo arrivare fino all'attacco sulla deriva deve entrare completamente nella scassa. Ma l'anello che lo tiene fissato al paranco non passa nel buco sulla scassa che siamo quindi costretti ad allargare. Poi, con non poche difficoltà, utilizzando una delle stecche della randa per guidare il cavo verso l'uscita ed il suo attacco, riusciamo finalmente a passarlo nel perno sulla deriva e a fissarlo con uno strozzacavi. Ma purtroppo lo strozzacavi è troppo grosso per le dimensioni della scassa e la deriva non può risalire... Lasciamo tutto così e andiamo a comprarne uno più piccolo... Si riprende nel pomeriggio e finalmente riusciamo a completare l'operazione. La deriva va su e giù senza difficoltà, ma la verità è che non sono molto tranquillo. Purtroppo il vento non torna più, la vacanza sta finendo e faccio solo una triste uscita davanti al porticciolo sbatacchiato dalle onde dei vari gozzi e motoscafi che passano...

Che altro? Varo e alaggio da carrello abbastanza semplice, si può fare tranquillamente in 2 senza troppi sforzi. Anche se la seconda volta, con un leggero moto ondoso e soprattutto uno scivolo non regolare e carrello inclinato lateralmente abbiamo tirato la barca su per 3 volte prima di riuscire a farla mettere nella posizione corretta.

Per il momento è tutto, presto vi aggiornerò sull'uscita all'Argentario e la prova del gennaker.

Tramp se un giorno vuoi rivivere l'emozione del Limit batti un colpo, mi sembra che anche tu sei a Roma.

Buon vento a tutti,
Matteo


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 13/09/2012, 16:00 
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Iscritto il: 24/07/2011, 15:35
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A sapere che eri a Punta licosa venivo a vedere il Limit. Io sto cercando un armatore disposto ad abbassare l'albero su un pontile galleggiante per provare se è autoraddrizzante.
Stando alle misure che lo squisito Abrami fece a suo tempo dovrebbe esserlo.

eccoli qui:

Trascrivo :

15° 19.4 kgm

25° 37.2 kgm

37° 53.2 kgm

43° 46.6 kgm

62° 43.9 kgm

72° 40.3 kgm

90° 37.4 kgm


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 15/09/2012, 14:52 
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Iscritto il: 14/09/2012, 10:09
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Come fatto notare da Alberto, ci sono anche io tra i nuovi armatori di Limit.

Non ho capito bene cosa si vuole provare a fare inclinando lo scafo tirando l'albero... se può aiutare a rassicurare sulla stabilità io avevo letto questo passaggio sul sito http://www.inkssdesign.it/limitclub/, ma sono sicuro che lo avrete visto più volte anche voi.

Cita:
Immagine

La scuffia del Limit avviene a 70 gradi. Considerando la perpendicolare all’acqua zero gradi, occorre una barca per raddrizzarlo… ma è difficilissimo scuffiare.


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 15/09/2012, 14:58 
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Iscritto il: 14/09/2012, 10:09
Messaggi: 94
Località: Amburgo
Bella la Formichina Matteo, ero stato a vederla anche io a Castelfranco.


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 17/09/2012, 16:02 
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Iscritto il: 24/07/2011, 15:35
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Allora, i dati che ho pubblicato mi sono stati dati da Abrami, con tutto il rispetto e la simpatia per Gozzoli, ubi maior...per me è destituita di fondamento questa storia dei 70° anche perchè ripeto secondo il progettista il ribaltamento avveniva a 110°. Per cui senza un mare grosso(che spero di non incontrare mai) senza una conduzione scellerata, in caso di maleugurata scuffia con alcuni accorgimenti (galleggiante anche autogonfiabile, anche da 40 litri, in testa d'albero,)etc. la barca dovrebbe essere raddizzabile da due persone. Questa è una prova che si potrebbe fare in estate.
La prova che invece chiedevo di filmare, per you tube, avviene in porto: si ormeggia parallelamente alla banchina o ad un molo galleggiante, una o due persone dal molo tirano una cima legata in testa d'albero, sbandando la barca fino a coricarla di lato e fino a far toccare l'albero a terra, simulando una scuffia a 90°. A quel punto la barca se si lascia la cima dovrebbe raddrizzarsi da sola, e se si usa un dinamometro si dovrebbero ottenere i numeri già misurati da Abrami. Ma un filmato vale più di mille numeri. Una prova di questo tipo si trova su you tube per il Deltania.
Se poi gli armatori di Limit sono dei gran signori la cosa si potrebbe ripetere in estate con una barca di appoggio fuori dal porto.


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 Oggetto del messaggio: Re: Esistono ancora possessori del Limit TCI di Cadei?
MessaggioInviato: 17/09/2012, 16:08 
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Solo una precisazione, coricata a 90° l'albero sarà ancora a più di un metro dall'acqua per arrivare ad appoggiarlo in acqua probabile si arrivi oltre ai fatidici 110°.

Ma poi perché tutta sta "paura" della scuffia?


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