Tucano, qui sotto ho incollato un pezzo del libro di Zerbinati (ALPA 1956-1998 - da me regolarmente acquistato, ma non so se posso... Paddy, se mai cancellami) dal quale si evince che l'Alpa 7 è una gran barca, magari bisognosa di qualche cura, ma della quale ci si può innamorare.
Il progettista è importante: John Illingworth. Il cantiere è quanto di meglio l'Italia sia stata capace di esprimere. Se non devi carrellare è uno sballo. Io l'ho provata tanti anni fa e ne ho un ricordo molto vivo: si muoveva con una rassicurante calma ed era veloce. Veloce non vuole dire scattante, vuole solo dire che quando prende il passo viaggia che è un piacere e che se c'è poco vento le regali un genoa grande.
Certo, è un po' più grossa del Tucano, ma questo già lo sapevi... Buona lettura. L.
Alpa 7 (1963) La storia dell’Alpa 7, una barca che si è affermata con sicurezza sul mercato italiano, così poco aperto in passato alla mentalità prettamente sportive della vela, rispecchia la storia dell’azienda che lo produce, la quale, con ammirevole tenacia, ha continuato ad espandersi in questo settore difficile. I suoi modelli l’Alpa li ha creati, li ha lanciati, li ha imposti, sia in Italia che all’estero e ha potuto ottenere tanto successo per la qualità della sua produzione e per l’intelligenza con cui, precorrendo i tempi, ha saputo individuare le nuove tendenze venute ad affacciarsi nel mercato italiano, prima fra tutte quella dei piccoli cabinati da crociera a vela. Creò con questa filosofia l’Alpa 7 che rappresenta il modello più diffuso nel nostro paese (-“dopo il 120° non li ho più contati”- dice Cattadori), quello che ha veramente fatto conoscere agli italiani il piacere ed il gusto della navigazione da crociera. Oggi, a distanza d’anni, si può facilmente discutere sulle caratteristiche di questa barca e non è difficile sollevare critiche, specie se la si paragona ai modelli più recenti, ma non si possono negare le sue indubbie qualità e le sue prerogative d’iniziatrice, o meglio, capostipite di una folta stirpe di barche per la crociera. L’Alpa 7, nella sua ultima versione, si presentava come un armonioso sloop dalle linee tradizionali. E’ stata corretta l’insellatura rovescia del cavallino, si è profilata meglio la tuga, l’opera morta è stata snellita dalla nuova colorazione (quando era tutta bianca sembrava più tozza). La costruzione è in vetroresina; le finiture dello scafo sono davvero impeccabili. Il piano di deriva, nel quale è incorporato il serbatoio per l’acqua, cosa questa che facilita la concentrazione dei pesi in basso e al centro, risente dell’epoca in cui è nato il progetto dello yacht. Oggi le tendenze sono diverse, ma ciò non toglie che esso sia su questa barca molto efficace e gradito a chi ricerca una stabilità di rotta. Il dislocamento è piuttosto elevato: 2,1 tonnellate, che vanno a scapito della velocità con i venti leggeri, ma non appena il vento cresce d’intensità la barca prende forza e vigore. Il piano velico è detto “francese” perché caratterizza l’impronta croceristica della barca: è concepito cioè per equipaggi poco numerosi o poco esperti, che preferiscono navigare con la sola randa quando il vento rinfresca… L’attrezzatura è assai semplice, armata in testa d’albero, con una sola crocetta e tre sartie per lato. Il motore fuoribordo a gambo lungo è situato nel gavone di poppa, sistemazione questa cara ai paesi nordici, dove il vento non manca mai e l’elica non si presenta come una gran resistenza al trascinamento. Il motore consigliato è di 15 Hp, ma in ogni modo non troppo pesante e cioè non oltre i 35 Kg, questo per non affondare la poppa quando tutto l’equipaggio è riunito a poppa durante la navigazione. 29 Gli interni presentano quattro comode cuccette, lavello e fornello, wc in locale separato. L’altezza in cabina è di metri 1,60, poiché la larghezza della barca è di 2,25, ne risulta che l’abitabilità sia piuttosto sacrificata: sottocoperta si circola abbastanza agilmente ed è impossibile stare in piedi quando il tavolo è installato. Sotto ogni cuccetta sono ricavati stipi molto utili; c’è anche un armadio per cerate ed abiti particolarmente comodo. I sacchi delle vele possono essere stipati nel pozzetto, con accesso dalla cabina. Il gavone di prua è separato da una paratia. Ottima l’illuminazione sia naturale che elettrica, quest’ultima molto razionale. Questa barca ha differenza delle sue aspettative più croceristiche, ha vinto diverse regate a prezzo d’alleggerimenti interni ottenuti, levando l’acqua dai serbatoi ed il fuoribordo. In assetto da crociera è un onesta e sicura barca da diporto che garantisce una notevole tranquillità a chi ne fa uso. Con venti deboli chiede di navigare leggermente sbandata, con il grande genoa alzato e soprattutto di restare nelle sue linee d’ acqua; bisogna prestare attenzione alla distribuzione dei pesi. Tra gli 15 e i 25 nodi è meglio issare il fiocco uno ed oltre i 30 nodi è bene drizzare la Tormentina. Si procede bene con andatura a mezza nave o andature larghe, restando l’Alpa 7 assai docile. La sua bolina resta comunque docile e degna di un levriero del mare. Con lo spi la barca tocca i 5 nodi con 8 – 10 nodi. L’ Alpa 7 è uno yacht essenzialmente adatto alla crociera anche impegnativa. L’equipaggio ideale è costituito da due persone, ma vi potranno stare anche quattro persone con un po’ di spirito sportivo e ferrea amicizia. Il suo limitato pescaggio la rende agevole in ogni porto. Ha un ottimo mercato dell’ usato.
Costruttore ALPA L.f.t. 7,00 m L. al galleggiamento 5.75 m Larghezza 2.25 m Immersione 1.15 m Bordo libero 0.50 m Dislocamento (D) 2000 Kg Zavorra 950 Kg Superficie Velica 20.80 m2 Materiale di costruzione VTR Altezza interna 1.60 m Motore 15 hp Randa 14.30 m2 Fiocco 8 m2 Genoa 16.40 m2 Spinnaker 30 m2 Tormentina 3.9 m2 Misure piano velico VELA BASE m/m INFER. m/m BALUM. m/m RANDA 3.100 7.520 8.00 FIOCCO 2.100 6.520 5.920 GENOA 4.200 8.200 7.840 SPI 4.200 4.500 3.920 TORMENTINA 2.000 4.500 3.920 RANDA DI FORTUNA 2.400 4.820 5.200
|