@ jo:
Non posso certo rispondere alle tue domande.
Ma un paio di cosette sulle donne / sulle donne in barca / sui maschietti e su come trampttano le donne in barca (che è poi la tua domanda vera), un paio di cosette dicevo credo di saperle.
Ho già detto che le signore sono ottime boliniere. E' sperimentale (sperimentato mille volte a scuola di vela) e non so spiegare il perché.
In barca - situazione 'insicura' e comunque sempre 'nuova' - torniamo tutti molto ai nostri primordi, quando il maschietto era "forte" e la signora si affidava, pensando solo alla prole o "poco" più. Queste caratteristiche le ritroviamo a bordo, col "ghe pensi mi" del superattivo, che però impone troppo spesso i suoi obiettivi strategici sul dove andare, invece che preoccuparsi del piacere di andare (da cui tutti i motoschifari

). Non per nulla la barca è anche molto uno strumento di acchiappo. E quasi altrettanto spesso non funziona

.
E le signore, che conoscono il prezzo "della pappa e della protezione", che secondo me è il nostro peterpanismo, ci lasciano giocare.
Ma non si divertono poi più che tanto. Come non si divertivano nelle caverne.
C'era l'eroe che tornava con la carne sulle spalle, ma l'eroina l'hanno inventata mooolto dopo, credo.
Insomma la coppia in barca non funziona benissimo, anche questo credo di averlo sperimentato spesso, e proprio e soprattutto in condizioni "iniziali" quali quelle della scuola, con due neofiti o, peggio, con il lui con una minima esperienza pregressa.
Dall'osservazione ho sviluppato una teoria (incerta): ho provato a non imbarcare mai sulla stessa barca, durante i corsi, i componenti di una coppia: marito e moglie, ma anche padre/figlio, zio/nipote, fratello/fratello eccetera.
Soltanto nell'ultima o ultime due uscite (compresa regatina di fine corso) queste 'coppie' imbarcavano insieme. E spesso il ruolo del 'forte', il timoniere, era assegnato inizialmente all'elemento 'debole' della coppia.
A parte la maggior libertà dei singoli componenti di concentrarsi su se stessi e sulle situazioni durante il corso, non dovendo impegnarsi in atteggiamenti (e sentimenti, perché no) di protezione e/o di confronto/scontro, i ritorni di questa scelta sono stati molto spesso eclatanti:
- ogni singolo imparava meglio, di più, e sviluppava il suo proprio senso di autonomia e fiducia; e va bene,
- ma soprattutto avevano tutti (o quasi

) imparato il rispetto dell'altro (dell'equipaggio, non ancora dell'altro di coppia) nel suo ruolo prima di tutto, ma anche nella sua insostituibilità nella squadra, e quindi subito nel suo diritto/ma anche dovere di "star bene" in quella situazione.
Morale forse trampsferibile? Progetti in due, certo, a casa sulla prua del divano, ma attuazione diluita dalla presenza e collaborazione di altri con lo stesso interesse e spirito, in qualità e intensità variabili, cercando di non far prevalere mai il numero delle componenti sedicenti 'forti' a bordo o 'intorno' alla barca.
Ci vuole di più, ma si va più lontano;

e se è di bolina, spesso si va anche meglio
