Francesco ha scritto:
........... Poi mi sono domandato, ma tutti questi disperati cosa sognano? Cosa vengono a fare? I nostri nonni o zappavano la terra o giravano per il mondo a guadagnare il pane per le loro famiglie, a loro chi gli zappa la loro terra, chi gli costruisce la società? Vicino a casa mia ne hanno messi una cinquantina che non fanno niente dalla mattina alla sera. Perché non gli insegnano a lavorare, a coltivare i campi, ad aggiustare le auto, a fare i falegnami e i muratori? Basterebbe molto poco, se non con il volontariato sicuramente costerebbe meno di tutti i depliant propagandistici che comune e provincia mandano in giro per autoreferenziarsi.
E vero, i nostri vecchi hanno costruito la nostra civiltà con il sudore e la fatica, con le braccia che non usa più nessuno per inseguire il mito della ricchezza.
E' vero quello che dici, innervosisce anche me questo continuo sentirsi chiedere di acquistare qualcosa; ma è vero anche che il mondo è cambiato, e tanto, dai tempi dei nonni.
Se allora la terra rendeva poco, adesso non rende proprio nulla, almeno in Italia; i prezzi di vendita della frutta sono fermi da 25 anni e la grande distribuzione se ne serve per strozzare i piccoli produttori; alla peggio poi importerà da Cile o Cina, e la qualità nessuno la vuole pagare...
La speranza di riscatto sociale era allora la miniera in Belgio, o il negozietto a Broccolino, (magari taglieggiati dai connazionali più intraprendenti..) o la canna da zucchero in l'Australia, o l'allevamento in Argentina.
Adesso queste cose non ci sono più o sono molto più difficili: non resta a questi poveracci senza arte né parte che il lavaggio delle auto alla stazione di servizio, o (ma solo prima della crisi) il lavoro da muratore in nero, o la delinquenza da quartiere, al soldo delle nostre mafie e camorre, o il lavoro di badante in nero o quasi, o
last but not least la prostituzione-schiavitù per le donne e le ragazze nigeriane o slave...
Se dovessi, io, tirare su il nostro paese dal
fango in cui si trova, comincerei proprio da un programma di manutenzione straordinaria e, subito dopo, ordinaria, delle opere di difesa del territorio: la pulizia degli alvei fluviali e delle briglie, il ripristino dei fossi di guardia sui muri di contenimento e delle cunette sulle strade, lo sgombero dei rifiuti, la mappatura delle costruzioni più o meno abusive, i piani di disboscamento e rimboschimento selettivo in Appennino, (e la vendita della legna di ceduo), la segnaletica dei sentieri, il rilevamento geologico e dell'uso reale del suolo, e via di questo passo.
E certo ognuno di noi, nella sua sfera di competenza potrebbe dare tanta idee.
Ma nessuno ci ascolterebbe, temo..