Si può fare 850km in un week end per uscire in barca? Certo che si, e a questo proposito una breve divagazione in cui vi esorto a fare il raduno

, siamo partiti da Milano all'imbrunire di venerdì e ci siamo velocemente diretti a Viareggio, dove un SO40 dal nome caotico ci aspettava all'ormeggio; fatto incredibile pur partendo dai 4 angoli delle province varesotte e prendendo strade completamente diverse siamo giunti tutti con un distacco di 10 minuti.
La barca era prontissima, la meteo purtroppo incerta. La meta Capraia con il passare dei minuti è diventata sempre meno plausibile e alla fine si è deciso di non uscire in notturna e di partire l'indomani per il più semplice golfo dei poeti.
Ottima scelta perché il previsto NE che ci avrebbe spinto allegramente per poi però impedirci di tornare si è tramutato in una lieve termica da est che ci avrebbe costretto a 50 miglia di frestornante motore.
Così alle 9 del sabato fatti i controlli prevolo ci disponiamo ad uscire dall'ormeggio con il sottoscritto eletto suo malgrado a responsabile del timone con delega alle fiancate. Condizione quella dello skipper che finche non ti capita non è descrivibile.
Come detto usciamo, sono io al timone, ma l'equipaggio non è certo neofita, anzi potremmo dire che sono proprio io quello con meno miglia all'attivo, così le vele si dispiegano immediatamente senza nemmeno una parola e la barca inizia a muoversi paciosa verso la meta prefissata. Purtroppo o per fortuna il vento di lascia che non siamo nemmeno a metà strada, purtroppo, ma per fortuna non c'è nemmeno un'ondina e così si può dispiegare un altro genere di ali: le ante del tavolo del pozzetto atte a contenere quelle poche e povere cose che si sa il velista porta sempre con se. Prima compaiono dei timidi taralli e dei semplici pistacchi poi come se richiamati si aggiungono mozzarelle di bufala, prosciutto di montagna, cotto alla brace, pane di altamura, caciottine, bianco frizzante e acqua gassata.
La concentrazione è comunque massima e l'equipaggio è lesto a far sparire tutto al primo segnale di aumento della termica, così verso le 12 a meno di 5 miglia dal golfo ecco che il rinomato e caratteristico vento delle montagne spezzine si fa sentire, solo nei primi istanti è timido e quasi subito si dimostra gagliardo e adatto alle capacità dell'equipaggio che con al massima tranquillità contiuando a chiacchierare del più e del meno inizia le operazioni di riduzione prima del fiocco e quindi della randa alternandosi a tutte le manovre e naturalmente anche al timone. Bhe al timone quasi visto che alla fine ce lo litigheremo solo in due.
Così a forza di bordi fantastici anche grazie alla randa più che nuova alla sua prima uscita entriamo nel golfo e qui dopo aver messo un paio di volte la falchetta in acqua prendiamo anche la seconda mano e ci dirigiamo prima verso Portovenere e quindi entriamo nel vero e proprio porto per un veloce passaggio a Le Grazie cercando di vedere qualche bel veliero.
Solo verso le 16 ci rendiamo conto che il vento ci ha stancato, non siamo più dei ragazzini, ed è l'ora di trovare un comodo approdo. Le soluzioni del golfo sono molte, ma solo una ci pare adatta al nostro spirito un porto vacanziero degno del nostro spirito di marinai dèlite, Portovenere.
Ci avviciniamo con il vento in poppa spinti da un apparente fisso sopra i 20 nodi, chiamiamo e ci indicano il molo dove un addetto è già pronto a ricerverci; prua velocemente al vento per ammainare e quindi molto lentamente entriamo nella darsena che agli occhi del timoniere appare più stretta del solito. Con la poppa al vento riesco a malapena a trannere le 10 tonnellate della barca e di girarsi per accostare di poppa non se ne parla per l'esiguo spazio in caso di un brandeggio incontrollabile, faccio quindo marcia indietro alcune volte provando mentalmente l'accosto fiducioso soprattutto dell'equipaggio che è già tutto ai propri posti di controllo senza che nessuno di noi abbia proferito parola. Eccoci quindi: con la prua a 3 metri da pontile mantengo la poppa al vento con poco motore e giocando di timone mentre le cime vengono passate al pontile e la trappa portata a poppa. In men che non si dica siamo fermi e in sicurezza, spengo il motore e solo in quel momento mi rendo conto di avere la salivazione azzerata.
Non ci rimane che una visita al caratteristico paesello per poi goderci finalmente una meritata pasta al pesto.