
LEGGETE QUESTO CHE L'HO RILETTO CON PIU'CALMA
Adesso si è dissolto quello stato d’animo che ti faceva estraneo alla città e abitante della laguna. Riordinati i rapporti con il lavoro ecco che nei momenti di libertà la mente torna ai giorni della settimana scorsa. E’ un ritorno riflessivo: aggiunge alle immagini le emozioni che hanno seguito gli eventi ancor a intatte dentro di me.
Prima che queste si annebbino e si modifichino attraverso le rielaborazioni della mente, tento di trascriverli.
Il 13 giugno pioveva e schiariva, al circolo Casanova gli ospiti gironzolavano sotto le tende delle strutture, tra Gondole Sandoli e Topi. Prato, casette di legno prefabbricate, baretto, sedie di plastica grondanti di pioggia, organizzatori in continuo movimento: presi tra le incombenze dell’imminente nuovo evento e la partenza degli ultimi rematori della Vogalonga. Carrelli dai telai più strani stracolmi di canoe in sosta accanto alle barche del circolo: ordinate su scali a ruote sul ciglio del prato. La struttura di una vecchia colonia marina realizzata nel ventennio: con porticato, tetto a terrazza in disuso, ospita le segreterie delle associazioni di rematori e velisti assieme ad una bella falegnameria, dove sono in via di ultimazione due barche a fondo piatto tipiche della laguna. Alberi e cancello blu delimitano gli spazi verso la strada. Le barche a vela, quasi tutte simili alle nostre, sono rimessate in un recinto adiacente separato dalla strada comunale dal cancello che si attraversa per raggiungere il piazzale di varo.
La prima cosa che salta all’occhio e lascia perplessi è la mancanza di uno scivolo di varo!!! Così i Bisso, i Micropomo, i Cat ,I Microchallenge, i Limit e l’infinità di altre tipologie di barche vecchie e nuove: anche se munite di carrelli di trasporto vanno a mare, assieme a quelle a remi, con le tre gru fissate a terra. Misteri dell’urbanistica Italiana: il porto è struttura pubblica gestita.
Davanti alla banchina la laguna: orizzonte perso nella bruma della poggia imminente, intercalato da macchie di vegetazione piccole e grandi. Di fronte un’isola più grande comprende anche case chiesa e campanile. Bricole di legno segnalano un canale e delimitano una barena (secca di pietrisco e fango) che apparirà con tutta la sua ostilità verso la navigazione la mattina seguente. Orientati verso l’orizzonte sulla destra, corre la ferrovia: spora un ponte voluto già ai della dominazione asburgica di Venezia, adesso rifatto ha perso il fascino dei lavori in pietra. Accanto alla ferrovia un altro canale di transito con le sue bricole, più grande e attivo, dove passa no i motoscafi e le barche da carico. Particolare della navigazione in laguna è l’assegnazione delle precedenze: si naviga a destra e i mezzi a motore hanno diritto di precedenza sulle imbarcazioni a vela.
Una sensazione di legittimo disagio accompagna questi miei primi momenti di conoscenza con quel mare interno che da secoli protegge Venezia, influenzato da maree che salgono e scendono durante la giornata rendendo possibili passaggi e scoprendo argini prima sommersi: nessuna navigazione è possibile in linea retta, lo spostarsi è frutto della conoscenza accurata del territorio e poi succede di sbagliarsi lo stesso………………..
Aggiungo quelle poche foto fatte a terra e mi fermo: questo racconto potrebbe occupare troppo spazio e stancare il lettore. Riprenderò presto perche voglio parlare delle barche e degli equipaggi.