Erano gli anni settanta lo IYRU (international yacht racing union) si era da poco trasformato in ISAF (international sailing federation) e l'ORC (offoshore rating council) aveva emanato il primo regolamento di stazza internazionale adottato unanimamente dalle federazioni nazionali e sopratutto dagli armatori, nasceva così lo IOR, non quello fammigerato di mons. marcinkus, ma I'International Offshore Rating) suddiviso in 7 classi.
Quando allo IOR si fuse un'altro sistema di compenso il (CHS Channell Handicap Sistem) vennero introdotti i cosidetti tonner, one tonner, half tonner, mini tonner.
I minitonner, insieme agli halftonner sono state le due categorie di grande successo della formula, un miriade di progetti che hanno visto coinvolti architetti navali prestigiosi e importanti cantieri, che investirono nei circa 20 anni di durata del regolamento, o meglio dei regolamenti perchè come tradizione nello sport della vela questo venne modificato ciclicamnente, risorse intellettuali e tecnologiche rilevanti.
Tutto questo pistolotto introduttivo per parlarvi della mia barca? Mandatemi pure a cagare se volete o pigiate il tasto back se credete, ma in qualche modo devo giustificare, sopratutto a me stesso, l'incredibile cazzata che ho fatto 4 anni fa.
Mi sono innamorato.
Ho sempre detto cabinati mai. Percarità, diversi surf a vela, qualche deriva, ma cabinati mai, poi la migliore barca è quella nolegiata all'occorrenza, nel luogo dove voglio fare una regata, la vacanza o anche solo l'uscita nel we. Poi ho un casino di amici che hanno la barca e o non la sanno portare o non riescono a mettere insieme l'equipaggo. E appunto a bordo di una narca nolegiata per una lunga Giraglia che uno dei ragazzi (si fa per dire) dell'equipaggio mi ha detto: "un mio amico ha un rimessaggio sul maggiore è in un capannone ha una barca che sono sicuro ti piacerebbe".
Ci sono cascato come una pera, finita quella maledetta regata (ritiro per assenza di vento e minaccia di ammutinamento dopo 20 ore di bonaccia) mi sono recato a vedere quel "fondo di magazino". PIRLA PIRLA PIRLA.
Malinconica sul suo invaso, con quell'albero lunghissimo sdraiato sulla sua coperta di teak, in fondo ad un polveroso capannone se ne stava lei, con quelle linee sinuose che solo lo IOR ha saputo conferire fianchi larghi ma non esagerati, poppa rastremata e slanciata prua affusolata, bordo libero bassissimo.... mamma mia che meraviglia.
"quanto?"
"2500, però occorre farci un po' di lavori, ma non subito, la puoi usare per un paio di stagioni poi decidi tu”.
"... BASTARDO... affare fatto però me la porti sul lario"
"d'accordo, la metto sul carrello tanto sta in sagoma, è "stranamente" larga al baglio massimo giusto 240 cm.
Ecco questa e la storia di un innamoramento con tutte le conseguenze che questo porterà.
Vi presento la mia creatura
Si chiama ARGO no non come la nave di Giasone, neanche come il fedele cane di Ulisse, ma sì, proprio come le caldaie a muro, quelle delle fonderie Filiberti, perché il suo primo amante, la zoccola, era proprio lui l'ing. Filiberti che la commissionò all'architetto Besozzi per affidarla in regata all'allora astro nascente Carlo Negri e a marinai come i Viganò (sì quelli della veleria) la barca nasce come one off, anche se poi verrà costruita una gemella "bricco del drago" (ottimo vino) la costruzione è in kevlar e resina epossidica, nel 78/79 una verrà innovazione, coperta in compensato di teak portante, albero passante Canclini (di ben 11. metri) e talmente rastremato da incutere timore che la penna possa rompersi alla sola drizzata, naturalmente armata a 3/4 con volanti strutturali un ordine di crocette leggermente aquartierate pennaccini e diamante alto, deriva in fusione di ghisa (circa 400 kg) pescaggio 1,60 metri attrezzatura lewmar.
Le immagini questa sera da casa, per il momento un piccolo assaggio
prima

dopo
