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 Oggetto del messaggio: Rally velico del Verbano
MessaggioInviato: 05/07/2010, 12:12 
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40 miglia su e giù per il lago Maggiore, da Cerro di Laveno a Brissago e ritorno.

Percorso insidioso per la presenza di termiche montive che sviluppano venti catabatici nella notte, per i numerosi salti del vento dominante e per il passaggio del per noi lacustri mitico "canalone" un tratto di lago che riduce la larghezza da 3 miglia a poco più di uno con fondali che da oltre 300 metri salgono a meno di 50 creando venti incostanti e rafficati e onde ripide e altrettanto incostanti.

Partiti alle 17 con vento da sud sui 10 nodi che subito gira a est infilandosi nel golfo di Laveno e quindi anche a ENE divenendo catabatico nelle valli di Vararo. Navighiamo con tutta randa e spi poggiando meno possibile per mantenere come deciso la costa lombarda fino a Luino. Altri preferiscono fare velocità poggiando verso il Piemonte.
Così con velocità prossime ai 7 nodi e nonostante alcune straorze che l'equipaggio ridotto, corriamo in classe "X2", non riesce a dominare proseguiamo per le prime 5 miglia fino in prossimità di Caldè dove il vento rifiuta ancora costringendoci ad ammainare lo spi e poco dopo le 19 crolla definitivamente lasciandoci fermi.

Approffittiamo del momento per risistemare lo spi malamente ammainato, per rifocillarci e preparare le cerate e i salvagenti per la notte, senza però mai smettere di controllare le altre barche al fine di capire dove tornerà il vento.

Intanto a nord si odono i primi tuoni...

Non è passata nemmeno mezzora quando dal nostro lato le prime raffiche da nord arruffano l'acqua, i primi della flotta, 3 minialtura sono ormai invisibili mentre le altre barche compresi i diretti avversari sono li attorno o poco avanti, siamo in gara e ci lanciamo mure a dritta verso Luino dove contiamo di virare per mantenerci più possibile sottocosta a sfruttare il buono della rotazione del canalone la cui orografia devia il lago verso SE.
Da qui il tempo si fa un po' nebuloso se è passata un'ora o 10 minuti non saprei, fatto sta che ci ritroviamo sulle altre mura con 2 mani alla randa e un fazzoletto a prua, con la barca rimescolata negli interni e il lago che passa più tempo sopra la coperta che sotto lo scafo. Alla nostra destra un Phoenix di 8 metri ormai a secco di tela che torna verso sud, a sinistra più ridossati verso Cannero altre 2 barche tengono ancora tutta tela, a nord il primo del nostro gruppo che sale sulla stessa rotta con velatura ridotta sulle mure opposte alle nostre, magia del lago.
Il vento è troppo forte, i lampi si susseguono, viriamo per ridossare verso i Castelli di Cannero incorciando i 2 che arrivano dal piemonte; il primo passa con un'andatura che sembra ottimale tanto che passato il secondo decidiamo di virare nuovamente e accodarci a loro. Un istante e abbiamo i candelieri in acqua, nemmeno il tempo di rialzare la barca lascando tutto che la seconda barca a 100 metri da noi ha straorzato e scarroccia verso sud con le vele in bando. Viriamo subito e mentre torniamo alla decisione iniziale di ridossarci con un occhio controllo l'altra per essere sicuro che non abbiano bisogno di aiuto; vedo il prodiere lottare con il genoa impazzito, la randa ha la drizza lasca ma ancora non è ammainata, passano almeno 20 minuti prima di vederla a secco di vele che procede verso sud lasciandoci quindi da soli e più tranquilli almeno per quanto riguarda loro. Scarrocciamo moltissimo, quello che sembrava il bordo buono per arrivare a Cannero, dove eventualmente tentare un accosto al porto pubblico diventa un bordo piatto su Oggebbio, altra raffica improvvisa, salto di vento e i candelieri sono di nuovo in acqua; è troppo, la randa scende il fiocco si riduce ancora fino a diventare un fazzoletto e poggiamo.

La regata finisce qui. Scendiamo a questo punto tranquilli con il GPS che senza anche oltre i 7 nodi nelle surfate, le onde non sono alte, ma molto ripide e talvolta frangono sulla poppa. Telefoniamo all'organizzazione per comunicare il ritiro e da loro apprendiamo che: a sud il tempo è se possibile peggiore e a nord sta calando moltissimo e i primi sono quasi arrivati alla boa di metà percorso. Tergiversiamo ancora una decina di minuti giusto il tempo di vedere alla nostra destra una seconda barca ritirata con una piccola tormentina e a sinistra uno dei minialtura che ci supera a secco di vela, poi torniamo all'orza con il fiocco al minimo e la randa con 2 mani torna a salire, avrei voluto avere la terza.

Il vento è ancora tosto, lampi ovunque, un paio attraversano tutto l'orizzonte con ragnatele spettacolari, continuiamo a risalire cercando con tutti i sensi i segnali della diminuzione del vento e in un'altra ora siamo di nuovo nell'inferno dell'imbocco del canalone, o meglio un miglio sotto ad esso dove le onde provengono da ogni dove e dove il vento non sa più dove andare. Mentre il buio inizia ad aumentare ci sfila un altro ritirato.

Siamo di nuovo mure a destra verso il ridosso di Cannero, sempre con la prua sui castelli e la rotta vera su Oggebbio, le onde frangono sulla barca in continuazione, con il fiocco ai minimi termini e la randa tutta scarrellata procediamo se non tranquilli in sicurezza.

Saranno state le 21,30 non lo so, ma una "manata" ci ha preso e sdraiato, nonostante la dominante della randa la barca si è piantata su un'ultima onda ed è partita alla poggia con tutta la parte sottovento immersa nella spuma, riusciamo a riprendere il fiocco e a lascarlo con le mani nell'acqua a cercare il winch e finalmente ci raddrizziamo. È buio ormai, sottocoperta c'è odore di gasolio, il tavolo è divelto per un mio incidente durante una sbandata, la sentina mostra la sofferenza della baderna della linea d'asse con una trentina di centimetri d'acqua che a barca sbandata non viene raggiunta dalla pompa, sul fiocco si notano 2 piccoli strappi nella banda UV, le nostre cose nonostante fossero state assicurate bene bene galleggiano in parte nel gasolio e nell'acqua del lago entrata dal tambuccio che non può rimanere sempre chiuso. Ultimo una delle sartie si è sganciata perdendo la coppiglia.

Un'ultima orzata decisa e la randa scende per l'ultima volta, poggiamo con solo la banda UV del genoa esposta al vento e ripartiamo verso sud. Mentre scendiamo cerchiamo perfino di giustificare la nostra decisione, siamo stanchi e provati la barca, vecchietta, mostra segni di logorio, uno dei winch primari è perfino bloccato, ultima accortezza non chiamiamo l'organizzazione per evitare che ci convincano di nuovo a ripartire, comunque vedranno il ritiro sul trasponder. Nemmeno 10 minuti e nel buio spunta un faro alogeno attaccato ad un gommone da altura arancione con lampeggianti che nemmeno a baywatch s'è mai visto, ci abbagliano ci affiancano ci chiedono se tutto va bene e dove siamo diretti, li per li non lo sappiamo in quel momento vorremmo solo pace e tranquillità godendoci le surfate non abbiamo pensato al "dopo". Rispondiamo Laveno. Passano altri 10 minuti e di nuovo si fanno sotto, con mia ansia perché andiamo dritti ma loro si affiancano sopra vento sporcandoci ulteriormente le raffiche e se non vedo le onde potrei sempre straorzargli addosso, e ci chiedono quanti siamo. Infine con nostra gioia ripartono verso nord alla "caccia" degli altri regatanti. Ovviamente dopo ragionando per quanto invasivi sono stato contento della loro presenza.

La discesa continua il vento non accenna a calmarsi e si mette pure a piovere, incredibilmente fino a quel momento non aveva ancora piovuto, orziamo man mano per portarci a est con i sensi che man mano percepiscono l'avvicinarsi del tranquillo e conosciuto ridosso di Laveno.

Vi entriamo verso le 23.00 il vento non cala, ma le onde spariscono immediatamente come già mi era successo quando la tramontana mi aveva sorpreso a pasqua dello scorso anno. Mettiamo la prua ridicolmente al vento per avvolgere i 4 giri rimanenti di fiocco e prepariamo i parabordi e tutte le cime che abbiamo per l'ormeggio che so già sarà difficile con il pontile esposto al vento di caduta della valletta di Brenna.
Avviciniamo il pontile in transito, ma questo è sferzato da un vento tale che con un fetch di 300 metri riesce a sollevare onde improponibili, risalgo quindi verso il muto di cemento del porto Labieno e li mi accosto un po' rudemente secondo l'armatore, stendiamo velocemente la nostra ragnatela di cime e finalmente possiamo spogliarci e dedicarci alla barca.

Togliamo tutto quello che è bagnato appoggiandolo in pozzetto, con spugna e secchio aspiriamo l'acqua che la pompa di sentina non riesce a pescare, asciughiamo tavolati, cucina, carteggio. Troviamo la forza di cercare un bar per un caffè di mezzanotte non prima di aver telefonato alle signore che ci rispondono tranquille ben sapendo la posizione controllata sul sito. Infine a nanna.


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 Oggetto del messaggio: Re: Rally velico del Verbano
MessaggioInviato: 05/07/2010, 12:32 
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Località: un romano tornato al mare!
MMiii...!!
(Bravi!!)

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Buon Vento!
Alberto
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Il più bello dei mari è quello che non navigammo (N. Hikmet)


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 Oggetto del messaggio: Re: Rally velico del Verbano
MessaggioInviato: 05/07/2010, 13:05 
STI C...I! :shock:


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 Oggetto del messaggio: Re: Rally velico del Verbano
MessaggioInviato: 05/07/2010, 13:14 
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Iscritto il: 04/11/2009, 17:08
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Purtroppo nei frangenti con i frangenti non si trovano momenti per fare delle foto.
Oltre alla mia postata prima con sommo rischio per il cellulare Ignazio è riuscito a farne 4 mentre tornavamo in poppa.

Allegato:
rally del verbano 001.jpg
rally del verbano 001.jpg [ 1.1 MiB | Osservato 2200 volte ]


La percezione del tempo è molto strana, nella prima "fuga" in poppa avrei giurato fossero almeno le 9 di sera e invece si vede il sole ancora alto.

Allegato:
rally del verbano 004.jpg
rally del verbano 004.jpg [ 1.6 MiB | Osservato 2200 volte ]


Allegati:
rally del verbano 004.jpg
rally del verbano 004.jpg [ 1.15 MiB | Osservato 2200 volte ]
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 Oggetto del messaggio: Re: Rally velico del Verbano
MessaggioInviato: 05/07/2010, 14:49 
Però...non proprio una giornatina tranquilla! Vabbè che 6 abituato ai vikobrividi...certo però...
Racconto bellissimo...immagini eloquenti...


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