Marinai di Terraferma

Forum dei marinai carrellatori
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 Oggetto del messaggio: vivere a bordo
MessaggioInviato: 18/11/2020, 12:45 
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scartabellando nel mio archivio è saltato fuori questo pezzo del diario che qualcuno mi aveva chiesto di scrivere per capire come si vive a bordo di una piccola. Non mi ricordo se l'ho già pubblicato qui. Se è così saltatelo. Se invece non l'avete letto, lo dedico a tutti quelli chiusi nei propri comuni o peggio nelle vostre abitazioni.
Non è un racconto avvincente di una bellissima crociera, ma a me fa piacere ricordare come si trascorrono due mesi a bordo di una zattera con tre bambini. Buona lettura

Un catamarano offre una diversa visione della barca e il nostro catamarano è una barca singolare, pur restando catamarano.
Negli scafi ci si entra solo per dormire e ci si può al limite stare seduti. Solo una cabina è adibita a cambusa con un piccolo fornello da campeggio a tre fuochi, ma si cucina seduti con i piedi in sentina, oppure in piedi con buona parte del busto che esce dallo scafo.
Si vive in coperta la maggior parte della giornata, al riparo di una tenda. In navigazione si trova riparo dal mare e dal vento solo nelle cabine, naturalmente solo per chi non manovra. Il cesso è un buco nelle panche, ci si lava sulla terrazza di prua con uno spruzzino da giardino, si mangia con la ciotola sulle ginocchia, e un tavolino alto 35 cm è grande abbastanza per appoggiare la pentola, il pane e poco altro.
Io dormo sulle panche in pozzetto, perché spazio per me nelle cabine non ce n'è. Dalla scorsa estate anche il maschio più piccolo ha cominciato a farmi compagnia all'esterno, così può chiacchierare esclusivamente con il suo papà. Loro sono in tre ed è una rarità avere un genitore tutto per sé, senza doverlo condividere con i fratelli. Quando tutti dormono, e anch’io non vedo l’ora di chiudere gli occhi, spesso Emir mi racconta le sue storie, mi spiega quello che pensa e nonostante mi pesi sulla schiena l’intera giornata e abbia già gli occhi cosparsi di sabbia, mi sforzo di sentire ancora una volta la sua vocina che mi elenca tutti i dettagli della sua barca futura, soprattutto il motore. Non mi reggo in piedi, ma non so per quanto ancora potrò ascoltare la sua vocina commentare le fiabe che leggo o i suoi pochi ricordi e le sue meravigliose visioni. Mi sforzo di ascoltare e propongo domande anche se ormai crollo dal sonno.
La scorsa estate abbiamo trascorso due mesi in mare e parte di questi li ho trascorsi da solo con i bambini, senza mia moglie Violanda. Lei non ha tutte le ferie che ho a disposizione io e ci siamo organizzati in modo da incontrarci per via. Pendolare della crociera.
All’inizio dell’estate un amico ha portato la barca fino a Zara e fin lì sono sceso solo, con i bambini in furgone, dormendo in tenda per spezzare il viaggio. Abbiamo navigato qualche giorno ad equipaggio ridotto - di età più che di numero - finché la mamma ci ha raggiunto con un traghetto e abbiamo trascorsi 20 giorni insieme. Poi siamo risaliti lentamente verso nord e Violanda faceva su e giù dall’Italia appiccicando permessi al finesettimana per passare insieme qualche giorno in più. Infine, a metà agosto, con la chiusura delle fabbriche, altri 10 giorni di crociera tutti insieme.
Mi capitava di trascorrere 4 - 5 giorni da solo sulla barca insieme ai bambini, i quali sono addestrati, ma bambini restano.
Credo che la mia barca incarni (in...legni?) il prototipo della barca da campeggio nautico; meglio: bivacco nautico. D’altronde non dobbiamo dimenticare che noi proveniamo da una cultura dolomitica, pur essendo piccoli marinai.
Arriviamo in un porto o in una baia e per prima cosa, sistemato l’ormeggio, su la tenda. Anzi per primissima cosa, sistemato l’ormeggio, giù il tender e il SUP così i bambini scendono dalla barca ad esplorare la baia o il porto e si levano dai piedi; e solo allora su la tenda.
Anzi per seconda cosa mettiamo via tutto quello che serviva per la navigazione: infiliamo la randa nel suo sacco e lo chiudiamo bene, sennò resta ad ingombrare ed è sempre in mezzo ai piedi. Anche la vela di prua finisce nel suo sacco sulla delfiniera, raccolgo le scotte e finalmente su la tenda, anche perché a quel punto saremo fermi sotto il sole già da mezz’ora se siamo in due. Almeno tre quarti d’ora da solo.
In base all’ora di arrivo - normalmente la tarda mattinata - si trasforma la barca da modalità navigazione a modalità roulotte. A me piace definirla così la mia barca da bivacco nautico: una zattera, una roulotte che galleggia. Io sistemo le ultime cose in coperta e Violanda organizza la barca per vivere a bordo. Fuori il tavolino, sacchi a pelo e cuscini ad asciugare sopra la tenda e normalmente, se c’è, è l’ora di una birra tiepida, mentre i bambini cominciano ad arrivare per relazionare quello che hanno trovato e visto nel nuovo porto.
Se sono solo, niente birra. Quando sono solo con i bambini preferisco non bere, perché mi fiacca e con loro non me lo posso permettere.
È ora di pranzo, quindi Violanda scende in cucina e organizza la cambusa mentre io trovo qualcosa da sistemare, la cima dell’ancora da allungare o accorciare, un parabordo da legare meglio, uno spring o un tubo copricima da riposizionare, una vite da stringere.
Si pranza e si cerca di trattenere i bambini sotto la tenda il più possibile per evitare le ore più calde, impresa tanto lodevole, quanto vana.
Quest’anno la più piccola ci ha comunicato che essendo all’ultimo anno dell’asilo - è una dinosaura - lei non dorme più al pomeriggio. Normalmente alle 8 di sera non siamo più tanto convinti della sua decisione, ma lei è una bambina emancipata e indietro non si torna. Tratteniamo i bambini il più possibile con la scusa dei compiti, mentre la più piccola gioca in cabina, ma dopo poco, la tentazione delle meraviglie del mare è troppa e guardando anche i bambini autoctoni ci siamo resi conto che il sole è un problema per i genitori più che per i bambini, i quali, spatolati a più mani con la crema solare, sono continuamente refrigerati dall’acqua e non rischiano colpi di sole.
Il pomeriggio prosegue con attività ludiche di varia natura, finché, se c’è un dio, arriva la sera. Quindi piano piano tutti in barca e cominciano le operazioni di preparazione per la serata. Tutti nudi sulla terrazza a prua e rinfrescata generale con lo spruzzino da giardinaggio. Il papà è solitamente addetto all’operazione lavaggio, la mamma asciugaggio.
Se sono da solo, li lavo e poi si arrangiano. I bambini hanno imparato che la mattina quando si spogliano devono mettere i vestiti in uno stipetto della loro cabina, sempre lo stesso. Alla sera vanno a riprenderli. La biancheria al mare dura molto più che a casa, perché viene indossata solo per poche ore al giorno, prevalentemente di notte.
Non sarò mai abbastanza grato all’inventore del tablet, perché a questo punto, i bambini, ma soprattutto i loro genitori hanno diritto ad un’oretta di cartoni animati. Violanda cucina e io bevo la birra preferita di tutta la giornata. Seduto sulla panca, guardo nella cabina sotto di me il groviglio dei nostri figli, la nostra barca che galleggia sull’acqua, mia moglie che cucina e godo, godo come un porco.
Quando c’è Violanda la cena non è mai casuale e cerchiamo di viziarci il più possibile. Perché anche se di bivacco si tratta, che sia un bivacco di lusso. Quella cucinina sacrificata ha sfornato tante prelibatezze, che a volte mi chiedo come sia possibile mettere in tavola, patate arrostite con carne alla piastra, buzera o pesci arrosto, sugo allo scoglio e costolette d’agnello in uno spazio tanto angusto. Se la serata è proprio quella giusta, non siamo deformati dalla stanchezza e l'ormeggio lo concede, accendiamo il fuoco sugli scogli e arrostiamo cevapcici o pannocchie, di cui i bambini sono particolarmente ghiotti.
Se sono solo, l’ho già detto, niente birra e una cena molto più sobria. Chiacchiero al telefono con Violanda mentre l’acqua bolle e vicino ad un sugo molto semplice, apro qualche scatoletta di fagioli o ceci e condisco un’insalata di pomodoro, peperoni e cetrioli con un filo d’olio.
Dopo cena, peschiamo un po’, sfoglio il portolano pianificando la rotta del giorno dopo, una partita a dama o a carte, chiacchierando con Violanda accollata sulla panca con le gambe raccolte, che beve una tisana o un pelinkovac con una fetta di limone.
- No, non c'è ghiaccio.
Se dormiamo al molo di un paese. Nel dopo cena ci scappa un gelato e una passeggiata alla spiaggia per tirare sassi in acqua.
A questo punto preparazione barca modalità notte. Lavare i piatti, perché se si lasciano sporchi attirano mosche, vespe e qualunque altra schifezza. Prima si sciacquano con acqua di mare e poi si spruzzano con acqua dolce, almeno le pentole perché non arruginiscano. Il mare non conosce inox che tenga. Fuori i materassini dalla cabina della mamma. I bambini entrano nelle loro cucce e si aprono i sacchi a pelo, mentre nel quadrato distendo il mio materassino e mi apparecchio il letto. Tutti a nanna. Ancora qualche minuto di lettura, disegno o gioco in cabina, ma normalmente la natura ha la meglio sui bambini prima delle nove e mezza, che a quel punto sono svegli da 14 ore in attività pneumatica, rimbalzando ovunque.
La mattina successiva, se decidiamo di fermarci in quella baia che ci ha particolarmente stregato, ci alziamo, riordiniamo la barca, pieghiamo sacchi a pelo e materassini e prepariamo la colazione, solitamente piuttosto abbondante. Si decide allora di andare per una passeggiata a remi, con il sup, oppure una battuta di pesca subacquea con i bambini che mi seguono con il tender e con successi conseguenti. Tuffi, giochi, manutenzione della barca.
Se invece si naviga bisogna cominciare a ritrasformare la zattera in barca a vela. Quindi allontanati i bambini, giù la tenda, chiuderla bene, pulire la coperta e la terrazza da pinne, maschere, retini per la pesca, secchielli, palette, remi del canotto, palle e poi con calma organizzare vele, circuiti delle scotte e rimettere in moto tutto il sistema di navigazione.
Se partiamo per un trasferimento alla mattina molto presto, sposto il bambino che dorme sulla panca, in cabina. Metto via i sacchi a pelo e abbasso la tenda senza chiuderla bene. Ci penserò più tardi quando Violanda sarà sveglia. Metto in moto, sciolgo gli ormeggi e salpo. Normalmente però la sera prima di addormentarmi ho l’accortezza di organizzare la barca in modo che la mattina successiva i preparativi siano minimi.
Se navigo da solo, intendo dire senza Violanda, il regime è severissimo. Ognuno ha il proprio posto di combattimento. Movimenti controllati e vigili, turni al timone regimentati, massima attenzione e nessuna distrazione. Chi si annoia scende in cabina. I trasferimenti in questo caso sono sempre molto brevi. Mi impongo di norma due ore al massimo di navigazione.
Chi va per mare con la propria famiglia si deve rassegnare. È impensabile credere di poter godere della barca come se si fosse in crociera con degli adulti. La famiglia gode della barca se tutti trovano la propria dimensione, ognuno si diverte a navigare se riesce a vivere il mare a proprio modo. La navigazione deve coinvolgere tutti, nel limite del possibile e non deve occupare tutta la giornata, fatte salve le dovute eccezioni, che però devono essere preventivamente motivate e successivamente premiate con un gelato, soprattutto quando il frigo dei gelati è un miraggio da qualche giorno. E la birra fredda anche.
La sera precedente a lunghi trasferimenti quindi, briefing in famiglia in cui si spiega il motivo della lunga tappa. Si impartiscono compiti e si promette, se possibile, una sorpresa alla fine della lunga giornata. La ciurma motivata naviga meglio.

Questa che ho prospettato è la versione edulcorata, purificata da ogni elemento di impurità.
Non abbiamo accennato a imprevisti che possono rovinare la notte parzialmente o completamente. Non parlo di traversie, ormeggi ballerini o mal progettati, ma di episodi molto più comuni, meno pericolosi, ma altrettanto fastidiosi. Baie infestate da zanzare che non danno tregua nemmeno dopo essersi immersi nel repellente per insetti. La schiena che dopo due settimane sulla dannata panca del pozzetto ti ricorda quell’incidente avuto anni fa, che credevi di avere brillantemente superato. La mattina la sveglia rimane sempre alla stessa ora, poco dopo il sorgere del sole e i bambini non dormono più al pomeriggio già da qualche anno. Ti tocca tirare la sera anche oggi e quando sei stanco, non è sempre facile restare calmi se i bambini rovesciano il piatto sulla maglietta ed è inutile spiegare che in barca la lavatrice non c’è. Anche gli spazi rimangono sempre molto ridotti, si vive a contatto di gomito ed è fondamentale dare fondo a tutta la propria riserva di tolleranza, facendo sbollire i propri malumori in acqua, meglio se sotto acqua. Anche i bambini si stancano e non dimentichiamo che nonostante l'entusiasmo anche per loro non è facile dormire nelle cuccette, stare all'aperto tutto il giorno e rispettare regole molto più rigide che a casa. Anche loro soffrono gli stessi nervosi degli adulti e dopo un po' di vita selvaggia, come gli adulti hanno gli stessi bisogni di riposo.
E quando piove? Perché in due mesi bisogna mettere in conto che possa piovere, almeno qualche giorno.
In agosto, forse fine luglio, siamo rimasti intrappolati sul catamarano per 36 ore. Una notte, l’intera giornata e un’altra notte. Credo sia stato il test più duro sopportato dal mio equipaggio.
La prima sera ha cominciato a piovere in modo molto violento. Da principio credevo fosse un temporale, perché episodi così forti di pioggia e vento sono normalmente associati a fenomeni convettivi o perturbazioni di stampo invernale. Invece con il passare delle ore la pioggia continuava, battente e fredda, tipico della bora scura.
Il quadrato del catamarano è coperto da una tenda, solida e ben fatta, ma pensata per coprire un catamarano durante le crociere estive. Non è un cagnaro invernale, né tanto meno una tenda di un campo base sull’Annapurna. Dopo qualche ora la tenda ha cominciato a pisciare in particolare lungo la cerniera che cuce insieme le due falde all’apice. Ricordo che io dormo sulla panca in pozzetto, ma per fortuna, la cascatella cadeva al centro, verso poppa, dove la tenda scarica. Considerato che il mio sacco a pelo restava asciutto, non mi sono preoccupato più di tanto e ho sistemato un asciugamano sul fondo del pozzetto, vicino al motore, per evitare che l’acqua spruzzasse troppo in alto cadendo. La mattina i bambini erano svegli alla solita ora, quando si alza il sole, anche se questa mattina il sole non si è alzato. Colazione, toilette e la pioggia che non accenna a diminuire. Allora cartoni sul tablet.
- Ma sono sempre gli stessi….
- Pazientate un po’, solo per oggi.
Partita a carte prima di pranzo, lettura di storia e Violanda che decide che siccome è un giorno speciale ci si dedica alla cucina: wurtsel e patate arrosto con il ketchup per i piccoli e braciole per i grandi.
- Evviva.
Vado in tender a fare la spesa nel mini-market del porto completamente nudo, per non bagnare i vestiti. Mi vesto solo quando è ora di scendere sul molo e mi rispoglio appena fuori dalla porta, sotto la tenda del negozio. Aperitivo con olive e salatini e infine pranzo, in una nuvola di fumo che si confonde al vapore, mentre la pioggia non accenna a smettere. Dopo pranzo altro cartone?
- ma papà….
Ok, urge piano di emergenza. Ho notato che buttando delle briciole nel cesso, alcuni pesciolini vengono a brucare proprio sotto l’ovale della tazza, spalancata sul mare. Organizziamo delle lenze e ci mettiamo a pescare nel cesso, e un’altra ora è andata. Verso le 4 sembra che il tempo ci lasci tregua e appena la pioggia accenna a diminuire siamo tutti sul tender per fare una passeggiata, tanto il catamarano è saldamente ancorato al gavitello.
Siamo esausti.
Riusciamo a raggiungere il molo, ci avviamo a piedi per curiosare i danni del mal tempo, ma dopo pochissimo la pioggia riprende, più forte e più fredda di prima. Ci rifugiamo sotto la tenda del negozio. Compro dei gelati per i bambini per ingannare l’attesa, ma sembra che ci si debba rassegnare. Piove, piove e pioverà, non accenna a smettere. Passa una mezz’ora e finalmente ci decidiamo. Tutti sul tender e via verso il catamarano, ancorato in centro al porto. Se fossimo tornati a nuoto il risultato sarebbe stato lo stesso. Ci spogliamo tutti sulla terrazza e poi ci infiliamo dentro la tenda fradici come topi. Ormai manca poco alla cena. Qualche altro disegno e una partita a carte, poi finalmente si cena e piano piano arriva l’ora di infilarsi nelle cuccette e finisce la giornata più lunga della crociera, tra lampi e tuoni mentre la pioggia sferza violentemente la tenda.
Soltanto alla mattina successiva, il cielo mostrerà qualche squarcio di sereno e il sole permetterà di asciugare la barca, dentro e fuori, i cuscini, i materassi, i vestiti, i passeggeri.

Non abbiamo mai fatto cenno a problemi che i bambini possono incontrare, piccoli per carità, innocui se considerati nella loro complessità. Ma problemi ciononostante.
Un bambino che scivola sugli scogli mentre fa i tuffi e si scortica la schiena. Un altro che infila un dito dove non dovrebbe e si schiaccia il polpastrello in modo tale da chiedersi se serva un punto di sutura. La puntura di una medusa, di una tracina, lo spino di un riccio. Sono mai stati punti dalle vespe? Saranno allergici? Oppure un virus che li colpisce a turno e che per tre giorni, uno a testa, riempie le cabine di vomito. Non ne ho mai parlato finora, ma ogni anno butto via tra i cento e i duecento euro nella cassetta prontosoccorso e finora, incrociamo le dita, sono i soldi meglio sprecati in vita mia.
Dopo due mesi di vita in barca, sarò onesto, eravamo tutti molto stanchi e il miraggio di una doccia calda e di un letto normale, cominciava a diventare allettante persino per i bambini. Insomma, provate a pensare di vivere due mesi in tenda, anche se la tenda è montata sul posto più bello del mondo, rimane una tenda. Il prossimo anno bisogna che riproviamo.

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 Oggetto del messaggio: Re: vivere a bordo
MessaggioInviato: 18/11/2020, 14:19 
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bello ! noi col nostro barchino , al massimo abbiamo fatto piccole gitarelle di 2-3 giorni ....speriamo , la prossima estate di migliorarci !


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 Oggetto del messaggio: Re: vivere a bordo
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Quanto mi manca.


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 Oggetto del messaggio: Re: vivere a bordo
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Paddy ma quali sono i tuoi piani per il futuro? Tu vivi quel meraviglioso momento in cui i figli sono abbastanza vecchi per starsene da sole e tu abbastanza giovane per goderti una vacanza con la moglie.
Davvero resti senza barca?
è anche vero che l'occasione di rubare barche non ti manca... neanche in Croazia, ma senza barca non ti ci vedo

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 Oggetto del messaggio: Re: vivere a bordo
MessaggioInviato: 18/11/2020, 19:00 
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Non faccio programmi, ogni volta devo aggiornarli al ribasso.


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