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 Oggetto del messaggio: Grecia per me
MessaggioInviato: 14/10/2020, 14:15 
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Domenica 13 settembre, Venezia Porto di Fusina

Al-check in del porto di Fusina a Venezia decido di cambiare destinazione: porto di arrivo non sarà  più Igomenitza, ma Patrasso, vedo che costa uguale alla biglietteria, leggendo la nuova guida Routard sulla Grecia che mi sono comprato, per qualche giorno intendo perdermi con l’auto in Peloponneso prima di raggiungere Corfù.
Mollati gli ormeggi, la nave parte lungo il canale lagunare di Venezia illuminato da un debole sole che asciuga lentamente la foschia lagunare sempre suggestiva da vedere da una grande nave come Anek Olympic Champion: usciti dalle bocche di Malamocco il pilota ci abbandona sicuro allungando semplicemente il passo sulla barca pilota affiancata in navigazione, sulla nave semivuota siamo massimo 50 persone.

Osservando queste due foto un pò di sana invidia mi sovviene, gli zaini capienti i sentimenti il viaggio, una buona combinazione, questi due giovani han trascorso la notte dormendo per terra sui materassini sul deck sopra il mio, vi si accede solo con una breve scala, ci sarebbe una catenella con lo stop, ma scavalcatala silenziosamente, per quella notte il deck al di sopra è stato tutto per loro due.La discoteca sul mio deck sotto di loro è inattiva, chiusa senza musica, io mi sono disteso sul divano, il pavimento di vetro della discoteca deserta, per la mamma di un piccolo lattante deve essere un posto ai suoi occhi più pulito e igienico della moquette e li lo fa giocare, mi fa sorridere che la mamma dopo un pò si metta la mascherina lasciando il bimbetto felice di gattonare a lungo sul pavimento di vetro tutto solo a piedi e mani nude.


Lunedì 14 settembre, Patrasso
A Patrasso scendo dalla nave verso sera e mi trovo improvvisamente senza credito cel, succhiato sulla nave davanti l'Albania solo per aver cercato la mail con il maledetto cod QR, codice che è indispensabile per entrare in Grecia.
Sono in coda per uscire dal porto con la mia auto quando mi sorteggiano scegliendomi per il tampone Covid insieme ad un altro furgone tedesco.
Due poliziotti con la moto ci indicano perentori una direzione e poi ci scortano fino a una barriera della dogana prima dell’uscita. Qui all’aperto ci sono alcuni giovani con grembiule mascherina e guanti, senza farci scendere, passano rapidamente un Cotton-fioc in gola senza cambiare i guanti tra un prelievo e l’altro, senza gel disinfettante, solo qualche secondo un tocco alle tonsille e all’ugola e poi ficcano il tampone nella provetta, io posso uscire e libero di sparire ovunque, così senza segnale sul cel se sono positivo neppure mi trovano, speriamo: credo sia il posto dove ho rischiato maggiormente il contagio.
Ora sto usando rilassato il wifi della camera albergo che ho trovato per puro caso in centro a Patrasso, prenotato da mia figlia nel pomeriggio. Prima di trovarlo senza GPS ero entrato nel panico, non sapevo dove ero, senza carta geografica, i centri internet per fare una nuova scheda erano tutti già chiusi, comunicazione con i greci … lasciamo perdere.
Come al solito il mio progetto di questo viaggio non esiste, è in itinere, dipende se mi stufo o mi piace, 1 o 2 settimane vanno bene per scendere in Peloponneso con l'auto, poi fare una ricognizione a nord in Epiro verso terra, per trovare sulla costa possibili ormeggi nuovi per la mia barca che è parcheggiata da due anni a Corfù, alternative possibili potrebbero essere Preveza, Aktio o Platarià, davanti a Corfù. Ma da solo è complicato e non so se la trasferirò. Oggi guardando il mare mi sono un pò angosciato, non c’è in giro nessuno che ci naviga.


Martedì 15 settembre, Ponte su Corinto e lago salato Kolpos , Aktio e Preveza

Dopo aver visitato il bel museo archeologico a Patrasso ho cambiato piano, in realtà mi sono perso, non scherzo, mi sono rotto e non ho più voglia di andare fino giù in Peloponneso, appena ho visto il cartello Monevasia la mia meta a 350 km, mi è passata la voglia. Ci resterà per la volta prossima, ho solo carte nautiche e Portolano, non ho trovato neanche un negozio che vendesse carte stradali, il gps del cel lo uso meno possibile per ovvi motivi, il TOMTOM portatile è rimasto a casa.
Mi son trovato sul ponte avveniristico di Corinto "finanziato" dalla CE e che non verrà mai ripagato da nessuno e via verso nord, ho proseguito su una autostrada un pò desolante (100 km ) fino al lago salato in un luogo sperduto nel nulla che nessuno conosce: Vonitza località Parympelà, Rouga, qui chiedo informazioni a un vecchio Greco, per trovare il parcheggio barche trovato per caso in un forum di vela. Devo chiedere diverse volte indicazioni per trovarlo andando avanti e indietro sula strada principale prima di prendere la stradina giusta per raggiungerlo, molte persone del posto nemmeno lo conoscono.
E’ gestito o fa riferimento ad uno studio di architettura tedesco, Heinz Steel-Design è un luogo assurdo per farci un parcheggio di barche, per arrivarci le tirano in quota sui 50 mt su con un trattore lungo una stradina sterrata, ci sono barche enormi sul piazzale le tirano su in salita come nel film di Fitzcarraldo, è un'impresa da brivido.
Ce ne sono un centinaio, alcune sono completamente avvolte sopra e sotto fino alla chiglia da robusti tendalini, è possibile che in qualcuna ci vivano dentro in attesa di partire per chissà dove. Due cani ringhiosi sono rinchiusi dietro ad una rete e gradirebbero in modo esplicito spolparmi le cosce. Il titolare mi raggiunge e mi chiede 300 euro più che a Corfù, è commisurato penso alla fatica che deve fare per tirare su le barche in quota. Per meno soldi il tedesco non si muove. Servizi di accoglienza nella zona non esistono, scartato. Un pò deluso raggiungo Preveza così domani potrò andare a sentire ad Aktio, dove ci sono l’aeroporto e tre marina enormi con migliaia di barche parcheggiate, dove una barca piccola come la mia non esiste, in serata ci passo, ma già verso alle 17 li trovo chiusi. Qui camere non ce ne sono, con 3 euro devo passare il tunnel a pagamento per trovare una camera a Preveza. Nella zona del porto individuo un’altra possibilità  di parcheggio intorno ai 1400 e anche qui devo superare un cane ringhioso legato a catena che sta al centro di un portone aperto, in mancanza delle cosce, questo se la prende con le gomme della mia auto.
Per cena, trovo una buona trattoria che poi scoprirò essere anche segnalata sulla mia guida, mi sono arrivate le triglie (barboni) e la bieta bollita. Qui ne combino una delle mie... solo quando entro nella camera in albergo mi accorgo di aver dimenticato lo zaino sulla sedia alla trattoria, è lontana, cerco di raggiungerla e mi perdo in una zona periferica e buia. Riesco a trovarlo solo dopo una lunga ricerca mostrando lo scontrino della cena a un greco di passaggio che gentilmente mi indica almeno vagamente una direzione per trovarlo, ero completamente fuori zona.

Mercoledì 16 settembre, Aktio-Lefkada
Marina Cleopatra, Marina Ionian, Marina Aktio, dai 1450 ai 1800 euro, la prima è quella apparentemente più ben organizzata, ma tutte sono dotate di uno spaccio nautico molto fornito. Proseguo per Lefkada fra panorami suggestivi su una pianura che si lancia verso il mare aperto.

Lefkada, isola non isola, perché anticamente è stata separata artificialmente scavando a mano un istmo, ora è collegata al continente da un ponte mobile, il mare qui è protetto per una navigazione tranquilla lungo il canale che la separa dal Peloponneso.
Il Marina di Lefkada si vede subito che è di buon livello, la proprietà è di italiani. Mi chiedono 3600 euro per un anno di parcheggio a terra !!! Me lo devo far ripetere, rimango sbalordito e me ne vado.
Un pò più oltre verso Nidri trovo un altro parcheggio a terra in uno spazio angusto e ristretto che è già pieno, mi chiedono 1450 per l’anno prossimo.
Proseguo per una gita sul mare e vedere le scogliere da cartolina che rendono famosa quest’isola, perché non farci anche una bella nuotata: Porto Katsiki è il luogo adatto. Parcheggio l'auto in alto sulla strada evitando i parcheggi esclusivi a pagamento e nascondendo il mio contante seppellendolo nel bagagliaio, scendo al mare attraverso una lunga scalinata. E’ ormai tardo pomeriggio, in acqua non c’è ormai quasi nessuno, numerose invece le persone a prendere l’ultimo sole. L’ acqua è cristallina me la godo ad andare su e giù a nuoto, guardando di tanto in tanto verso l’alto lo spettacolo della natura che mi è concesso.
Sono rilassato, sto bene, non mi manca niente e mi sovvengono i commenti che mi sono piovuti addosso prima e dopo la partenza fino ad ora:

buon relax e sii prudente
 Papà  te la stai spassando
Rilassati e torna riposato
Cosa vai a fare il cretino da solo in Grecia con il clima che c’è, quando torni se torni, ti farai la quarantena in magazzino ( ci sono i topi) o in camper, in casa non entri.
un viaggio il mio alla ricerca di me stesso ?
Potresti darci ogni tanto qualche notizia di te ?
Già  arrivato ?
Dove esattamente ?
 
Se ci penso me ne vengono senz’altro altre
queste frasi mi fanno sorridere, non mi piace proprio stare da solo, se lo faccio perché non ho altra scelta e come diceva qualcuno, “tutto il resto è noia”.
Mia figlia dice che una che si adatti come la mamma non la trovo, può essere abbia ragione.
 
Sullo sfondo alla fine della scogliera verso sud svetta un poderoso faro, 75 mt di salto dove la mitologia racconta che Saffo, amante della vita si sia lanciata per l’amore di un uomo (?) mah !!
Mi pare poco credibile.
I sacerdoti invece o chi era soggetto al sacrificio della vita, obbligati per volontà degli Dei a lanciarsi nel vuoto, si dice attaccassero alle proprie vesti moltissime piume nell'illusoria speranza di rallentare l’impatto fatale.

Lefkada: Monastero di Katsiki
In prossimità del faro, poco prima deviando in una stradina a sx trovo un monastero, le visite qui sono gradite, ma è tardi e l’orario esposto al parcheggio deserto lo definisce chiuso. Penso potrei passarci la notte trovandovi una camera, mi incuriosisce trascorrere la notte in un monastero, invece qui ci trovo solo una gran donna, grande perché grossa, vestita di nero, con una quantità  di vestiti inadeguati alla stagione ancora calda e che visibilmente non vengano mai cambiati. Sembra vecchia ma non lo è, è un travestimento o si trascura volutamente, accogliente sorridente di una bellezza ben camuffata, è loquace nel cercar di vendere ogni cibo liquore oggetti prodotti rigorosamente e orgogliosamente da lei in quel luogo, ma prima bisogna entrare nella piccola chiesa, ascoltare la storia dell’altare ligneo scuro e lugubre del settecento, facendo finta di capire e infine accendere un’esile candela devolvendo un’offerta.
Solo dopo le confetture di arance limoni mandarini  pesche albicocche bergamotto liquori olive olio formaggi sono a disposizione per assaggi. Sono prudente per le precauzioni igieniche dubbie e poco attente. Vedendomi diffidente mi chiede del Covid in Italia. A casa ogni barattolo senza etichetta sarà una sorpresa di aromi e sapori deliziosi. Da dormire qui non c’è, ad Athani a 4 km una camera vista mare mi aspetta per una doccia prima della cena sulla scogliera al tramonto, con uno sguardo a Itaca e Cefalonia e un ultimo pensiero all'occhio del ciclone, in arrivo qui durante la notte che farà disastri. Sono previsti venti intorno ai 100 nodi.
Questa notte è decisamente meglio dormire in camera piuttosto che in barca.
 
La natura dell’uomo fra mito e realtà 
Si racconta che in queste isole apparisse di tanto in tanto una Dea e che fosse continuamente cercata dagli uomini anche da luoghi lontani perché unendosi a lei questa aveva la capacità di trasmettere gioia e benessere alle persone più infelici: una condizione di breve durata questa, perchè riuscendovi il pegno era che la Dea stessa, presto o tardi in qualsiasi momento, li potesse scarnificare con le proprie mani, gettando le ossa in mare per distribuire le carni ai suoi seguaci.
Gli uomini infelici che la desideravano fortemente per stare meglio, questo lo sapevano già, ma l’intensità  della gioia e il benessere che avrebbero raggiunto nell’essere anche solo brevemente toccati dalla Dea, compensavano qualsiasi sofferenza che presto o tardi tutti sapevano sarebbe arrivata, pur sapendo che questo era il prezzo la cercavano lo stesso disperatamente.

Giovedì 17 settembre, Lefkada Preveza Platarià 
Lasciata Lefkada e le sue spiagge bianche, raggiungo con l'auto Preveza e qui noto lungo la strada principale un altro deposito di barche, il mare dista almeno un paio di km. Per il trasporto ci vuole un carrello stradale e disalberare la barca uscendo lungo uno scivolo in un porticciolo secondario. 
Il prezzo per un anno sarebbe ottimo, 500 euro, il carrello fornito dal gestore è compreso. Da rifletterci, ma il disalbero è un’operazione che mi angoscia senza una gru a disposizione, il commento invece dei greci al riguardo è uno solo: nema problema !!
Invece farsi male e fare danni durante questa operazione è molto facile accada senza un pò di esperienza.
Piove, dal gruppo ADV della Grecia  mi arrivano con whatsapp video e foto di barche sommerse a Itaca e Cefalonia per il ciclone, anche qui oggi il mare è insolitamente grigio e limaccioso e non ci sono barche in navigazione.
Dopo una merenda abbondante a Parga arrivo a Platarià, faccio un giro esplorativo sul lungomare, sono piacevolmente sorpreso dall’adeguatezza del posto per un soggiorno: non è affollato ci sono spazi ampi, parcheggio per auto e per la barca sia in acqua in un porticciolo che a terra per l'inverno, E’ solo un pò aperto al mare da ovest, ma davanti c’è Corfù, la costa è bassa e sprofonda gradatamente permettendo facili ancoraggi, una spiaggia di ghiaia attrezzata per riposare, servizi meccanici sono presenti. E' un buon punto di partenza per giretti diurni. Ormai di posti ne ho visti tanti, ma questo mi sembra proprio insuperabile. Lungo la strada principale all’ingresso del paese prendo una camera per 30 euro “da Giorgia”
Con il parcheggio ora chiuso, Cara Yacht, ho concordato un appuntamento verso le 9,00 del mattino per poter parlare del parcheggio barca fino anno prossimo, scrivendo una mail e mi risponde una figlia:
Good morning. My father should be in the yard later today. The price for 7 meter boat is 1,150 euro includes x 2 Movements 1 x Power wash. All labour costs, Storage up to 12 months.Water and electricity Best wishes.
Cara Yachts
Verso sera quando entro in una trattoria a Platarià, il gestore mi accoglie con un batti 5 e mi obbliga subito a togliere la mascherina sostenendo che Covid non esiste, sfidandomi mi ha chiede se ho mai conosciuto direttamente qualcuno che si è ammalato e rimane perplesso distanziandosi un pò quando gli racconto che si, facendo il farmacista ho portato, con dovute precauzioni, anche qualche farmaco a casa di chi si era ammalato !!
L’uomo serve ai tavoli a suon di danza di Zorba che risuona con insistenza nel locale, quando dopo un’ora di esibizioni poco considerate per carenza di ospiti, gli chiedo complice e sorridendo se il mio pesce lo ha già pescato, mi guarda stranito e dimostrandosi mortificato si precipita in cucina per farlo cucinare. Se ne era scordato e ha solo due tavoli impegnati da servire in tutta la sala. Non oso pensare come faccia quando il suo locale è pieno. Naturalmente poco dopo arriva facendomi il servizio danzante con il fritto in mano e ... altro batti 5.
 
Venerdì 18 settembre, Igomenitza Corfù
Scendo dal traghetto (10 euro) nel porto di Corfù dopo un paio d'ore e con l’auto (40 euro), raggiungo lo Yacht Board di Vangelis dove la mia Libentè è parcheggiata da ben 13 mesi. Raggiungo il suo ufficio e mi riconosce subito salutandomi calorosamente appellandomi sorridendo “Ammiraglio” come al solito mi sembra più una presa per il culo che un saluto rispettoso, anche qui di barche microscopiche come la mia non ce ne sono, è tanto piccola che entrando ci sono passato a fianco senza notarla.
Salgo subito con la scala e noto che la bitta incrinata questa volta l’anno sostituita come eravamo d’accordo. A parte lo sporco e la sabbia in coperta da lavare, è tutto in ordine, Chiara e Alessandro quando l’anno lasciata hanno fatto proprio un buon lavoro. Dentro è asciutto non ci sono odori strani, faccio solo una gran fatica a trovare gli strumenti autopilota, gps, eco che nessuno si ricorda dove siano, mi sto quasi convincendo che qualcuno li abbia rubati: per montare la bitta nuova gli operai hanno dovuto tagliare la chiusura a corda dei gavoni, potrebbe essere stata una tentazione vederli così facilmente asportabili. Invece no, dopo aver tolto i parabordi che ingombrano la cabina a prua li trovo ben nascosti e non facilmente raggiungibili dove Chiara non si ricordava, ma li aveva giustamente riposti.
Ho qualche difficoltà nel riempire il circuito dell’acqua con la pompa che gira a vuoto. Ci metto almeno 4 ore per lavarla e renderla minimamente accogliente, verso sera sono ancora indaffarato quando noto un’auto italiana che si avvicina alla recinzione, è Andrea che sapendo del mio arrivo mi ha raggiunto per uscire a mangiare per cena qualcosa da Spiros, un greco amico suo che ci somministrerà un terribile vino bianco con un polpo molto arrostito al forno e patate.  Prima di infilarmi nella mia tana ci diamo un altro appuntamento per l’indomani in serata, perché voglio prendermi ancora un giorno per sistemare tutto con calma, provare il motore, acquistare una nuova batteria perché la vecchia scalda e non tiene la tensione, controllare le drizze cercando di ricordare e familiarizzare di nuovo con tutte le manovre che mi servono per navigare.
 
Domenica 20 settembre, Corfù, Glyfa e gita a Ormos Ftelias
Il varo si svolge in modo molto più sereno delle volte scorse, raggiungo Glyfa a motore per assenza di vento e imbarcare Andrea per fare un giro di prova attraversando fino al continente greco in una insenatura sul confine Albanese, presumo di conoscere bene a vista la costa e con leggerezza sto quasi per entrare per errore a Butrinto in Albania. Me ne accorgo solo quando vedo un agglomerato di case sulla costa che ricordavo di non aver visto quando c’ero stato con Piero alcuni anni fa. Evidentemente anche gli “Ammiragli” possono sbagliare. E' un pò deludente fare il bagno, perché ci trovo solo una ventina di dondoli in un posto dove alcuni anni fa erano davvero numerosi.
Verso sera torniamo a Glyfa ormeggiando per la notte a un pontile malfermo della omonima trattoria dove mangeremo un'ottima aragosta, è un ormeggio esposto a est e sud ovest ma per una notte con tempo stabile si può fare.

Lunedì 21 settembre, Glyfa Ormos Paganias
Dopo una buona colazione tante chiacchiere e i calorosi saluti ad Andrea e Giovanni un suo amico di Trieste, raggiungo Ormos Paganias in un paio d'ore di navigazione, sul portolano e anche vedendo la carta si vede che la baia è protetta bene a 360°, per entrarci bisogna fare lo slalom fra vasche di pesci che ingombrano l'imboccatura, penetro all'interno e mi ancoro su un fondo di fango di 3/4 mt . Poi vado in acqua a cercar molluschi fino a sera.
 




Martedì notte 22 settembre, Epiro, Ormos Paganias
Il vento da Sud verso sera ha girato completamente e improvvisamente, ora arriva da nord, sono circondato da colline alte almeno 50 mt. prendo solo "ONE AL" dichiaratamente albanese e non mi fido ad aprire il traffico dati sul mio telefono, anzi lo tengo spento e quindi non ho previsioni precise, ma mi sento al sicuro tanto da non aver afforcato nemmeno la seconda ancora che comunque la lascio pronta nel pozzetto.  Ho verificato che le vele siano ben chiuse, ormai è buio pesto quando entro in cabina con il windex in mano che misura raffiche a 30 nodi, mi chiudo dentro aspettando fiducioso che la perturbazione passi.
I colpi secchi in coperta sono sempre più insistenti, uscendo ci metto solo qualche secondo a capire che è grandine, palle come grosse ciliegie che con la forza del vento diventano proiettili, quando mi colpiscono al viso fanno male, impossibile rimanere fuori, per un'ultima occhiata in pozzetto ci resisto pochi secondi. Rientrando in cabina mi porto dentro acqua e palle di ghiaccio.
Dopo pochi minuti sento il vento rinforzare la barca si corica a 30 gradi come navigasse a tratti di bolina, lo fa sempre, all’ancora, ma dopo una mezz'ora sento una serie di rumori secchi come se si spaccasse qualcosa in coperta, devo per forza uscire di nuovo a controllare, indosso velocemente l’intera cerata che nello spazio ristretto in cabina senza poter aprire il tambuccio è un’impresa da contorsionista.
La mia è una piccola barca, è diversa da tutte le vostre barche ...
Sono le 2 -3 di notte, nubi basse e si vede poco intorno, il buio è rischiarato sinistramente solo da una gran quantità di fulmini in cui la perturbazione manifesta chiaramente tutta la sua potenza. Mi sono infilato all’interno di questa doppia insenatura segnalata sul portolano come protetta su tutti i quadranti, con il mio pescaggio inferiore al metro ancora più all’interno delle altre due barche presenti di 10 /12 mt e ben distanziate, mi sentivo ben protetto in 3 mt d’ acqua a una ventina di metri da riva. Non vedo un gran che e rientro in cabina, resto vestito bagnando tutti i cuscini.
Gli scossoni della barca sono sempre più forti, mi decido ad uscire di nuovo e il mio sconforto aumenta quando vedo che sono a soli 2 mt dagli scogli. Il vento deve avermi fatto arare sull'ancora e spostato, è evidente che ora sono troppo vicino a riva , anche se sono convinto che il fango mi fermi prima di arrivarci sopra decido di andare a prua e accorciare il mio calumo dell’ancora di almeno 5 mt sulla seconda bitta per allontanarmi dalla costa.
Torno dentro a prendere il faro alogeno e illuminando capisco finalmente cosa è accaduto: una serie di gabbie galleggianti con il loro prezioso carico di pesce che avevo visto ieri all’ingresso dell’insenatura a circa 1 km da qui si sono staccate e arando sono state trascinate fino lì dal vento, investendomi e spostandomi. Forse stanno ancora derivando molto lentamente con le raffiche e si stanno dirigendo ora sulla barca greca all'ancora che ignari di quel che sta accadendo pure a loro, sono ben chiusi all’interno. Urlo più che posso e faccio a lungo dei giri di luce con il faro sulla loro barca, ma non ottengo risposta.
Non mi viene in mente di usare finalmente la tromba ad aria compressa che mi trascino inutilmente dietro da dieci anni e mi capita spesso di far suonare inavvertitamente quando sposto qualcosa nello stipetto.
Decido di afforcare al buio la seconda ancora da 4 kg con 7 mt di catena e 20 mt di cima che lego velocemente a prua su una delle due bitte già impegnate sovrapponendo le due cime. Torno dentro e mi assopisco in una pausa fino a che rinforza di nuovo. L’acqua del mare è ora sempre più polverizzata dal vento, non si formano onde alte per il fetch ridotto all’interno dell’insenatura, le creste sono basse ma frequenti, prodotte da un vento che si materializza polverizzando la pioggia e sembra rotoli giù a precipizio dalle colline che mi circondano, illuminate a tratti dai fulmini e producendo sul mare una corrente impetuosa, come in un torrente di montagna arrivano veloci e mi investono di prua.
Non capisco come ora la barca greca sia sempre più vicina alla mia. La coppia a bordo è finalmente uscita in pozzetto e hanno acceso il motore, vedo che con la loro ancora sempre calata stanno cercando disperatamente di spostarsi dalla parte opposta, ci riescono ad allontanarsi dalla mia, ma arano e scadono sempre più impietosamente verso il fondo del fiordo. L’agonia dei loro tentativi sotto la pioggia e il vento durerà circa 30 minuti, è visibilmente una lotta impari che può finire in un solo modo, arenandosi silenziosamente sul fondo dell’insenatura, dove per fortuna non ci sono rocce ma solo morbido fango. E’ triste assistere alla scena nel buio rischiarato solo dai fulmini, ho un senso di impotenza doloroso e non posso fare nulla per evitarlo, posso solo rischiarare con il mio faro il loro presunto punto di approdo obbligato.
Impaurito, tengo anch’io per circa il motore in folle al minimo per cercare di contrastare subito o almeno dirigere la prua, dovessi subire anch’io un eventuale spostamento nel caso di cedimento anche della mia linea di ancoraggio.
Ma ciò non accadrà, non può accadere, il perché lo scoprirò solo alle prime luci del giorno quando mi accorgo di aver perso la mia seconda ancora che si semplicemente sfilata dalla bitta affondando. Ma tirando forte sull’altra mi accorgo di essere ancora saldamente fissato a qualcosa che nonostante ogni sforzo non riesco a sollevare. Dispiaciuto e molto incazzato con me stesso per il nodo certamente mal fatto sulla bitta con la conseguente perdita di una linea di ancoraggio, mi consolo pensando che sono ora legato a qualcosa di molto molto solido che mi trattiene, anche dopo che un grosso gommone nero alle prime luci del giorno viene a recuperare le preziose gabbie con i pesci, lasciando sul posto per il momento tre boe con le zavorre alle quali probabilmente io sono impigliato. Non riusciranno ad arrivare a destinazione con il loro carico perché un altro forte temporale li sorprende dopo pochi minuti, li investe facendoli sparire subito alla mia vista. Non so dove siano stati trascinati, ma rasserenato dalla fortunosa zavorra acquisita, rientro in cabina sfinito ma sereno, mi spoglio e mi asciugo cercando di recuperare le forze e sciogliere la tensione facendomi un te caldo che mi ristora.

Mercoledì 23 settembre
Appena il sole si fa vedere, esco indolenzito dalla mia tana galleggiante quando quando ormai è tutto immobile. Il putiferio generato da Poseidone nelle due notti trascorse ha lasciato spazio al silenzio e ha fatto accumulare nell’insenatura ogni cosa che galleggia. Osservando bene a circa 20 mt. da me mi accorgo che non sono solo, noto un movimento insolito sull’acqua, non è un oggetto alghe o uno dei tanti rifiuti, è qualcosa di vivo che si muove appena per rimanere fermo nella debole corrente, è un animale che mi guarda incuriosito e fa tranquillamente colazione mangiandosi alghe o quant’altro trova in superficie davanti al suo muso, potrebbe essere una nutria, ma sono più portato a pensare sia una lontra.
Se ci siano lontre qui nelle paludi dell’Epiro non lo so...
Quando poco dopo da un catamarano all’ancora si stacca un pram per raggiungere e recuperare un enorme sacco di vela perso durante la notte e trascinato in fondo alla baia nella melma, il piccolo animale baffuto e senza nome sparisce e non si farà più vedere.

Giovedì 24 settembre, verso Platarià
Qui al confine greco albanese l’unica rete cel disponibile è sempre “One Al”: è chiaramente albanese e memore dei 50 euro succhiati in pochi minuti sul traghetto poco prima dell’arrivo in Grecia ne diffido e cerco di lasciare spento il cel ed usare la rete dati al minimo, ma per partire al terzo giorno e raggiungere dopo 13 miglia il parcheggio a Platarià mi serve una finestra di tregua di almeno tre ore di navigazione con vento clemente o favorevole, il tempo è in continua evoluzione e di sventagliate ne ho già prese abbastanza.
Chiamo sia Alessandro che Paolo che gentilmente mi danno delle previsioni buone per farlo. Non capisco perché il meteo di Alessandro mi indica la destinazione del vento e non la provenienza, quello di Paolo dell'aeroporto di Corfù in km/h, ma va bene ugualmente la finestra buona coincide, solo in serata è previsto qualche rinforzo da sud ovest.
Per liberarmi dall'ancoraggio devo sollevare il peso sommerso che mi trattiene, di prima mattina entro sgradevolmente in acqua con pinne maschera, guanti e un coltello e vedo subito che la mia catena è completamente attorcigliata con 5/6 giri al gambo di un grosso grappino di ferro arrugginito legato a sua volta ad un’altra catena molto spessa di circa di 1 cm pesantissima, ci sono tre boe con tre zavorre forse simili, ogni boa ha due gambe di corda e ulteriori piombi di circa 2 kg che le stabilizza, pendolano ampiamente in acqua e rischio di restare pure io impigliato immergendomi ripetutamente cercando di capire cosa fare.
A mano in acqua è impossibile sbrigliare la catena oltre che pericoloso, devo risalire in barca e con la drizza spin e il winch ne porto in superficie una completamente arrugginita stabilizzandola alla barca con una seconda cima, facendo attenzione a non farmi troppo male. Qualsiasi cosa tocchi è una escoriazione garantita, nonostante le cautele in coperta c’è sangue ovunque.
Prima di mollare tutto perdendo la posizione esatta in cui mi trovo, anche se sono stanco voglio fare ancora qualche tentativo nel cercare l’ancora e la mia catena perduta la notte scorsa, nuoto verso il punto da dove sono stato trascinato. Riconosco un piccolo alberello e da li inizio ad immergermi facendo diverse puntate sul fondo di 4 mt . L’acqua è molto torbida, la visibilità di circa 1 mt mi dà poche speranze di trovarla, vado a tentoni, devo proprio finirci sopra per vederla e ben presto mi stanco andando in affanno.
Decido di fare qualche ultimo tentativo immergendomi tornando verso la barca e finalmente a sorpresa intravedo la cima bianca adagiata sul fondo già parzialmente coperta dal fango. Esulto da solo, ma faccio fatica a raggiungere la scaletta perché la lunghezza della cima è ovviamente esattamente di quella stessa distanza quando la cima si era sfilata dalla bitta e l’ancora è cosi ben piantata che stando in acqua non riesco a smuoverla. Dopo qualche tentativo di tira e molla raggiungo finalmente la barca e risalgo cercando di riprendere un pò di fiato.
Mi resta da svolgere la mia catena dalle marre arrugginite dal rottame ferroso. Dopo averlo fatto credo di essermi liberato e recupero la mia prima ancora Bruce. Mi prende lo scoramento quando la sento bloccata di nuovo sul fondo, cede solo lentamente ma è inspiegabilmente pesantissima e non può essere solo una zolla di argilla. Di nuovo con l’aiuto della drizza e il winch riesco a sollevarla e farla emergere, solo allora posso capirne il motivo e quando la vedo non ci posso credere !!!
Anche la mia ancora si era presa, con le marre era entrata negli occhielli di due grosse corde di giunzione della zavorra delle gabbie, entrambe le marre laterali si sono infilate nelle due corde unite da due gasse, per bene una per parte perfettamente bilanciata, un caso davvero unico, a volerlo fare di nuovo non ci si può riuscire, è come voler infilare due fili in due aghi, a occhi bendati.
Esco lentamente a motore salutando ogni persona che vedo, la buriana che ci ha uniti per due notti è ormai passata e tutto sembra insolitamente immobile, il segnale albanese continua ad essere l'unica rete disponibile, ma confermo il mio arrivo a Platarià  con un sms dopo tre ore, dove un carrello mi accoglierà per parcheggiarla fino l'anno prossimo. Fila tutto  liscio, con un debole vento da sud-ovest approfitto finalmente del sole per asciugare barca, cuscini e indumenti bagnati, i bassi fondali si protendono verso il largo e mi costringono a deviare in mare aperto, la rete albanese continua ad essere l'unica disponibile, passo Igomenitza e solo quando arrivo dentro a Platarià e avverto brevemente Alessandro del mio arrivo a destinazione si inserisce la rete greca, ma contemporaneamente mi arriva anche il messaggio di Posta Mobile del mio credito residuo di nuovo a zero: gli albanesi mi han fregato di nuovo.... L'uscita dalla acqua a Platarià è più facile del previsto, basta puntare piano e al centro il loro carrello parzialmente immerso nello scivolo dare un'ultima spinta col motore e attendere che la poppa venga sollevata un pò dal loro telecomando, la barca non più galleggiante ma appoggiata solidamente al carrello con inclinazione giusta non viene neppure legata quando il trattore la trascina piano piano al parcheggio che dista circa 100 mt .
Tre ore di lavoro ancora per togliere le vele le scotte e i parabordi, sfilare il timone e riporre tutto all'interno fino al prossimo anno, per recuperare i due tendalini seppelliti a prua rimango incastrato nella cabina e ci metto un pò ad uscire strisciando perché i parabordi e le vele ingombrano completamente lo spazio a prua. Dò disposizione per i lavori da fare sul motore che lascio qui e vado in trattoria a cercare il wifi che qui non ho e a farmi cucinare i dondoli ancora vivi, ormai perfettamente spurgati.
 
Venerdì 24 settembre, traghetto Igomenitza Corfù, cena con Andrea e Giovanni 
Sabato  mattina 25 settembre Traghetto Anek Corfù-VeneziaDomenica
26 settembre Venezia, Isolamento in casa per quarantena fino a tampone negativo


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 15/10/2020, 12:04 
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wow che avventura, e come scrivi bene..

me lo sono riletto 3 volte

ci voleva anche una foto della barca però


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 15/10/2020, 21:54 
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Iscritto il: 14/11/2009, 10:43
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posso rimediare ?


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 16/10/2020, 8:03 
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Iscritto il: 13/02/2020, 17:33
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bella barca e belle foto!

non è mica cosi piccola però... 6.50 m?


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 17/10/2020, 22:42 
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Iscritto il: 02/09/2018, 22:31
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è un "pantalone" schiomachen https://www.bolina.it/schede-di-barche/pantalone. 7 metri e spicci di lunghezza . bella barca e bel racconto !


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 18/10/2020, 20:03 
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Iscritto il: 13/02/2020, 17:33
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ah ecco! non l'avevo riconosciuto...

un paio di anni fa ce n'era uno in vendita a Rimini se non ricordo male, l'ho perso per un soffio


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 18/10/2020, 22:40 
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Iscritto il: 02/09/2018, 22:31
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mi pare fosse a cesenatico.... il prezzo era estremamente basso e alla fine era disposto a regalarlo , ma era in condizioni disastrose.... non sò se valesse la pena recuperarlo....


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 Oggetto del messaggio: Re: Grecia per me
MessaggioInviato: 19/10/2020, 11:09 
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Iscritto il: 13/02/2020, 17:33
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beh, allora buona così.

mi aveva colpito questa furbata della tuga alzabile, e il prezzo che, come dici tu era appetibile


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