Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Re: Croazia 2015 - l'estate perfetta
MessaggioInviato: 29/05/2016, 9:49 
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Iscritto il: 16/02/2010, 15:13
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Ho imparato a riconoscere l'intensità del vento volando in parapendio.
Quando i vestiti ti sbatacchiano addosso, ci sono più o meno 15 nodi. Forse qualcuno di più forse qualcuno di meno. In decollo tutto fa molta più paura che in volo. Tu sei fermo e il vento ti fischia nelle orecchie. I rami si piegano rumorosamente, investiti dalle termiche, la manichetta svolazza disordinata, la vela sbatte impaziente e davanti al decollo incrociano draghi volanti. La bocca è asciutta e lo sguardo interroga incessante le nubi e il cielo, in cerca di segnali, conferme o pericoli.
Una volta in volo, si entra nel letto del vento e anche se le condizioni sono forti, con un po' di pratica si riesce ad imparare a diventare aria nell'aria, muoversi con essa e trovare armonia.

Stasera in terrazza è molto più fresco. La bora degli ultimi giorni ha pulito il cielo dalla caligine lasciata dall'alta pressione. La pelle non si appiccica più alla sedia e il sudore non cola più lungo la schiena, nelle notti insonni. È strano, ma anche le zanzare ci lasciano in pace, i bambini dormono e io me ne sto in terrazza in attesa di Violanda che finisce di rassettare la cucina.
Tomtom mi strizza l'occhio in mezzo alla baia e la sua lucetta si muove appena, quando un refolo di brezza lo rimette in riga con la linea d'ancora. Anche lui è comprensibilmente stanco, dopo la giornata di oggi. La sua coperta è ancora umida per gli spruzzi delle onde che lo hanno investito durante la cavalcata al lasco, fino al fondo della baia.
Oggi pomeriggio la bora soffiava il mare dentro la baia di Soline e i windsurf saltavano sulle creste bianche delle onde.
Io me ne stavo pacifico sul divano indeciso se concludere il pranzo con un digestivo o passare direttamente al sonnellino postprandiale.
Violanda mi si è avvicinata con cautela, prendendola alla larga, senza affondare direttamente il colpo. Ha cominciato con commenti e domande che come una spirale mi hanno stretto in una morsa dalla quale non ho saputo liberarmi.
Certo che oggi non si può proprio dire che non ci sia vento, non credi?
Già!
Perché i giorni precedenti non soffiava per nulla e non siamo neppure riusciti a issare le vele.
Proprio così!
I bambini dormono e Yanez gioca tranquillo con Maya.
Che bello!
Mi sono sempre chiesta se quella modifica alle sartie che hai fatto, alla lunga tiene.
Mi cambio. Ci vediamo dopo in spiaggia

Solo sul catamarano, questa volta non ho scuse. Siamo io, la mia barca e il mare, che il vento fa increspare. La maglietta mi sbatacchia addosso, le vele ammainate si gonfiano violente e impazienti, la prua, ancora legata all'ancora, punta proprio verso l'uscita della baia, nel canale del Velebit, dove si intravedono le creste bianche delle onde. Preparo bene ogni cosa, metto le scotte in ordine, stivo nei gavoni ogni cosa che potrebbe volare via. Quando mi sembra che tutto sia pronto, isso randa e fiocco che sbattono violentemente, appena trattenute dalle scotte lascate del tutto. La bocca è secca, vado a prua, sciolgo la cima dell'ancora, poi corro al mio posto al timone, cazzo randa e fiocco e Tomtom decolla.

Violanda armeggia nel frigo. Si sta preparando la pelinkovac con ghiaccio e uno spicchio di limone. Mi chiede se voglio bere una birra in terrazza. Annuisco.
Oggi è stata come una prova generale. Ho portato il catamarano a tutte le andature, forzandolo con vento forte, finché nella lunga cavalcata finale, al lasco per tornare alla boa, ho lasciato tutta tela a riva mentre lo scafo sottovento sollevava spruzzi sulla coperta. Quando il gps ha segnato 14 nodi ho smesso di guardarlo.
Sono molto soddisfatto della mia barca e entusiasta della prova di oggi. Sono molto più tranquillo, perché so che la mia barca è sicura, anche se con i bambini dovrò comunque usare sempre tutta la prudenza del caso. Nel parapendio la troppa esperienza è pericolosa. Si tende a sopravvalutare le proprie capacità e a sottostimare le condizioni atmosferiche. E nessuno lo sa meglio di me. Nella vela il principio è identico, con l'aggiunta dei bambini a bordo.
Violanda esce in terrazza, appoggia il bicchiere sul tavolo e mi porge la bottiglia di birra sudata. Tomtom è sempre al suo posto e ogni tanto la brezza fa rabbrividire. Le stelle sono quasi un pulviscolo di luce nella notte buia e senza luna.
Anche Violanda si siede. Faccio finta di nulla, ma mi viene da sorridere.
perché ridi?
No, niente. Così.
Le luci dei paesi e delle strade, sulle pendici del Velebit, disegnano figure e forme diverse. Con i bambini mi diverto a cercare gli occhi del drago, il cavalluccio marino. La biscia d'acqua. Una luce, quasi in fondo alla baia, si muove lenta e mi pare di vedere, nel buio, il movimento lento e cadenzato del pescatore di calamari, con il braccio fuori bordo, la lenza stretta tra il pollice e le altre dita, mentre simula il movimento di un pesce imprimendo al rapala, strattoni lunghi e precisi. Come un cieco cerca di indovinare la realtà sommersa con sensi diversi dalla vista. E intanto anche lui gode della notte e dell'onda che accarezza la sua prua. Chissà se avrà avuto fortuna.
Dall'altro lato della baia, qualche luce di barche alla fonda. Immagino il pozzetto illuminato da una luce fioca e una coppia a bordo che si fa cullare dalle onde. Forse siamo proprio
Violanda ed io quella coppia in pozzetto, tra venti o trent'anni quando nella luce soffusa sul pozzetto ci ricorderemo di quella sera in terrazza di tanti anni fa, quando i bambini ormai diventati grandi dormivano nel loro lettino e Tomtom galleggiava placido sul mare calmo davanti a noi e le stelle erano polvere di luce spruzzata sul mare buio, quasi come il cielo.
Violanda stringe tra le ginocchia il 777, beve un sorso di pelinkovac e così, senza darci troppo peso mi chiede: - ma quanto ci vuole per arrivare alle Kornati?
Il vento fa riverberare le stelle, sorrido e tiro un sorso di birra fredda. Chissà quando sarà la prossima volta che potrò bere birra fredda, appena presa dal frigo.

Violanda all'alba è andata al supermercato a fare la cambusa. Io carico in furgone le borse che Violanda ha preparato prima dell'alba, poi chiudo l'appartamento e faccio una selezione di tutto ciò che stimo mi potrà servire in barca. Guardo nella cassetta degli attrezzi cercando di immaginare di cosa potrei fare a meno, ma mi serve tutto e come al solito quello che mi servirà non c'è. I bambini possono scegliere un gioco ciascuno. D'accordo due, ma non più di tre. No, quattro è eccessivo. Maya può portare 5 libri e sceglie quelli più corposi. Maschere e pinne sono già a bordo, devo sgonfiare il tender e trovargli un posto dove non intralci durante la navigazione. Intanto Violanda è tornata con 4 borse cariche e numerose altre cose che rotolano per il furgone. Io provo a obbiettare che non ho in programma la traversata dell'oceano, ma Violanda non sente ragioni. Non vuole essere schiava di scali imprevisti o indesiderati perché siamo a secco di viveri. In realtà non posso darle torto, e ripensandoci forse è meglio raddoppiare le scorte di carburante. Purtroppo non potrò permettermi lunghe veleggiate, ma come al solito mi alzerò all'alba confidando in qualche brezza notturna, poi una volta che i bambini saranno svegli dovrò affidarmi al motore per raggiungere una spiaggia o un approdo dove montare la tenda prima che il sole sia alto. Quando normalmente il maestrale rinforza, gli altri alzano le vele e noi ce ne staremo in spiaggia a giocare o a fare i tuffi dal molo. Al pomeriggio avanza anche tempo per una passeggiata in paese, per un gelato o una birra fredda.
Questa condotta di crociera, se da una parte è deleteria per quello che riguarda la navigazione a vela, dall'altra permette non solo di far godere anche i bambini della barca e della vacanza, ma consente di trovare posto in porto o in rada molto più agevolmente, perché noi ormeggiamo, mentre le altre barche salpano. Sacrifico volentieri veleggiate meravigliose in cambio della compagnia della mia famiglia. Avremo di tempo di andare a vela quando i bambini saranno più grandi e soprattutto, se avranno conservato la passione per la barca, piuttosto che imporre, sotto il sole impietoso, giornate di mare e mare e mare per accontentare i genitori.
Allora siamo d'accordo, porto tutti e tutto col furgone giù al porto. Ingombro il molo con tutte le masserizie, poi riporto il furgone in parcheggio sotto casa. Quindi mi tuffo e vado a prendere il catamarano a nuoto. Raggiungo il molo e comincia l'operazione di stivaggio merci, mercanzie e ciurma. Violanda se la prende con Maya, che non è abbastanza veloce a prendere le borse che lei lancia a bordo. I bambini rischiano di cadere in acqua, perché hanno scoperto la tana di un pesce proprio sotto lo scalino che scende in mare, verde e scivoloso di alghe. Forse è meglio indossare i giubbotti di salvataggio da subito. Il carrozzino trova spazio nella mia cabina, che io non userò mai più. In fondo si dorme meglio fuori. C'è roba fresca: frutta, acqua verdura, quella è meglio stivarla subito in sentina, al fresco e al buio, così si conserva di più. Il resto mettiamolo in cucina, poi con calma durante la navigazione ogni cosa troverà il suo posto. Il sole comincia già ad essere alto, e io sono già stravolto. Siamo sicuri di non voler rimandare la partenza a domani? Violanda è perentoria. Si parte oggi. Bisogna distribuire per bene le taniche e le bottiglie di acqua tra i due scafi, tra la poppa e la prua, ma bisogna anche ricordare dove è stato stivato tutto, sennò si diventa matti a cercare il caffè, lo zucchero, la lampada frontale o la chiave della candela. Demetra ha il body pieno di cioccolata. Non è stata una mossa intelligente fare i panini con la cioccolata con 30 gradi all'ombra. Anche nel suo pannolino c'è qualcosa che sembra cioccolata, ma che ha un odore decisamente diverso. Chi la cambia? I bambini posso finalmente salire a bordo, ognuno al proprio posto e guai a chi si muove. Yanez e Emir stanno già litigando per chi dormirà in cabina, Maya rimane sul molo, e tiene la prua di Tomtom, mentre io metto in moto il fuoribordo e sciolgo le cime. Un gentile signore austriaco ci augura buon viaggio in italiano. Allontano col piede il molo e do gas. Violanda tiene in braccio Demetra, col suo bel giubottino arancione. Sta sgridando i bambini che si sporgono fuori bordo a guardare la schiuma, chiedo a Maya di tenere il timone, mentre raccolgo parabordi, cime e sistemo la coperta, ogni tanto alzo gli occhi per controllare la rotta che ci porta fuori dalla baia, nel canale del Velebit. Dopo poco i bambini trovano posto stesi sulla terrazza di prua e Demetra si addormenta nel suo ovetto, all'ombra della tuga. Manca un ultimo dettaglio. Cerco nel gavone la canna che ci ha regalato Maric, la lego ad un candeliere e filo il rapala sulla nostra scia. Non abbiamo mai pescato nulla in vita nostra, se non l'elica di un tedesco idiota, ma quella canna con la lenza filata a poppa e le prue bianche che si intravedono sotto l'acqua celeste mi danno tanto l'idea di crociera e viaggio.
Risaliamo come di consueto il Tihi Kanal, quasi come una cerimonia aspettiamo la fugace ombra del ponte di Krk, proiettata per qualche istante sulla coperta di Tomtom e guardo la testa dell'albero slanciarsi contro le sue alte arcate. Poi come di consueto, viriamo la prua a sud, issiamo le vele e nel silenzio, le gocce del piede del motore alzato, si perdono nella scia di un'altra avventura. Chi l'avrebbe mai detto. E pensare che quest'anno in crociera non ci dovevamo neanche andare.

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