Altra nottataccia. Dalle 11, temporali a nastro. Prevedendolo ero andato in branda presto, appena scuro. Ma verso la una il mare riesce ad entrare nel ridosso, aperto verso ESE, e le onde, non frangenti ma corte e cattive, mi prendono al traverso per via della cima a terra, che i gavitelli hanno in dotazione per tenere parallele le barche, per fortuna abbastanza distanti. Il rumore e lo sbattimento sono infernali, tutto cigola e sbatte e scricchiola, e mi comincio a preoccupare della tenuta delle cime. Ad una lunghezza dalla mia poppa, le onde si frangono sugli svogli, se si rompesse qualcosa, neanche il tempo di dire amen. Oltre a quella di terra, sulla poppa dritta, ho tre cime a doppino che vanno al gavitello, di cui due che lavorano sulle due gallocce di prora, ed una, che normalmente tengo un po'in bando, di riserva, che lavora sulla traversa di prora.
Quella centrale è proprio quella che a Pola si è spezzata secca e decido di sostituirla. Di avvicinare il gavitello neanche a pensarci la barca tira furiosamente, perciò decido di usarla come testimone per passarne una doppia, in buono stato, che vorrei annodare ai 4 capi, così da raddoppiare l'ormeggio. Nsturalmente la frontale non funziona. Felpa, cerata, mutande e piedi scalzi, esco sul ponte, vadi a prua, e al buio, eseguo la manovra. Solo che combino un pasticcio, ed alla fine mi ritrovo un doppino centrale, invece dei due che volevo mettere. Intanto tuona, diluvia ( nel secchio 20 cm di acqua, stamane ), e allora fuggo nel calduccio dello scafo " Appena dà tregua, esco a completare ", penso. Il temporale infuria fino alle 2.30, poi finalmente cala. Mi sono ricordato della lanterna nel gavone di cucina, regalo di una figlia e me la lego al collo con uno stroppino. Poi ripeto la manovra del testimone: tiro via la cima messa alla una, e al suo posto faccio filare due buonecime robuste, una piuttosto frusta, l'altra quasi nuova. Lego con quattro bei nodoni alla traversa di prora, e finalmente rilassato mi guardo intorno. Molte barche sono illuminate, più in là una torcia potente lancia sciabolate di luce. Rientro e mi accorgo di avere fame. Mangio formaggio, pane, bevo. La barca rolla sempre molto, di dormire non se ne parla. Torno fuori mi fumo una sigaretta ora che non piove. Intanto il vento sembra girare da bora, da cui il ridosso è buono, e, le onde si attenuano. Prima di tornare dentro, faccio una ultima operazione, cioe lego una seconda cima a quella di terra, non ricordo il nodo di bozza, ma con una cima morbida eseguo una serie di nodi parlato uno dop l'altro, e porto questa cima alla galloccia di poppa libera, in modo da poter bilanciare il tiro che minaccia di scardinare la scaletta di poppa. Poi vado a letto e dormo.
|