Sfortuna, certo. E nella sfortuna, molta fortuna cioè molto aiuto da Margutte e da Jody e da Violanda. Peraltro, senza Margutte e la curiosità di vederlo su Tom Tom (non sapevo dell'appartamento), non ci sarei di certo andato, a Klimno.
Ma la sfortuna non esiste. Si sbaglia e si paga. Dice un tale che conosco, ottimo scialpinista: "non esistono nevi cattive, esistono solo sciatori mediocri".
La leggerezza, la noncuranza, l'inesperienza si pagano, prima o poi. E sbagliando si impara. Almeno, lo speriamo.
Quindi, Marco: errori? molti.
Il primo: partire da Kolorat, la mattina, con previsioni buone ma ancora non convincenti, con il proposito di arrivare entro sera per stare in compagnia. Il giorno prima ero rimasto fermo, con tempo tutto sommato buono, per aspettare che si chiarisse la situazione meteo e mi ero tremendamente annoiato. Avevo voglia di compagnia e di bisboccia.
Il secondo: Mentre schivavo il temporale del pomeriggio, avevo guardato frettolosamente il meteo ed avevo visto il grosso temporale per l'indomani. Ho pensato di avere tempo e poi non ho ricontrollato in serata. Mi ero completamente rilassato e me ne sono dimenticato.
Il terzo: Prima di ancorare mi ero appoggiato ad un gavitello, credo privato, per aspettare Margutte. Con lui mi sono consultato sulla possibilità di rimanerci, e lui si è fatto un giretto per cercare qualcuno a cui chiedere, senza trovarlo. Pensavo proprio al temporale "di domani". Avrei dovuto insistere nella ricerca e rimanere attaccato al canapone.
Il quarto: Nel dare àncora, all'arrivo, pur con l'aiuto di Margutte, salito a bordo, non ho dato molto calumo. Ho filato tutti i miei 16 metri di catena (in quello che si considera un buon ridosso, e su un fondale buon tenitore di 4,5 metri) e in più soltanto 5 metri di cima. Avrei dovuto darne almeno 15. Previsioni o non.
Il quinto: Una volta arrivato ed ancorato, avrei dovuto guardarmi bene intorno, studiare il terreno, valutare distanze, ostacoli e ridossi e memorizzare tutto.
Il sesto: La notte, al cominciare del temporale, dovevo filare calumo e poi restare fuori di guardia, semmai a motore acceso. Con la cerata e le scarpe e semmai con la muta. Avrei potuto reagire subito, con prontezza e con efficienza. A mia parziale discolpa posso solo tornare al punto precedente: mi ero rilassato, non ero pronto all'iradiddio. Non ero carico a molla. Dormivo al calduccio dopo una bella serata in compagnia, e mi sono svegliato mezzo rinco.....to, ai lampi ed ai tuoni, di certo in quello che è il più violento e brutale "atto di dio" in cui mi sia trovato, in mare
E poi avanti di questo passo. Fatti accumulare, in serie, questi errori tattici e strategici, il resto ne è venuto come conseguenza. Ai guai bisogna pensarci prima; dopo, per rimediare, in genere è tardi. Purtroppo questo implica un perenne "stare sul chi vive", e pensarle tutte; una mentalità da militare in servizio che poco mi si addice, e che avevo forzatamente sviluppato già in luglio, ma che in agosto avevo poi momentaneamente accantonato, complice il bel tempo delle due settimane precedenti. Ormai mi sentivo "a casa", nonostante il postaccio che oggettivamente è Klimno, e prossimo alla fine del viaggio. E si sa bene che molti incidenti di macchina si verificano alla fine di un lungo viaggio, proprio quando si è vicino a casa.
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