SALMERINO ALLA GRGLIA. Ecco potrei intitolare così questo fine settimana. La barca è in acqua, la prima uscita è andata, oggi (sabato 12/4) guido nella campagna verso il lago. Da solo, come sempre, come quando con la deriva partivo da casa diretto a Colico, non è una vocazione, è lo stato delle cose, non sono mai riuscito ad accomunare veramente gli altri alla mia passione e così se voglio navigare, e lo voglio, parto da solo………. Il lago si perde dietro una cappa opale che copre le montagne, sagome indistinte arrivano sino all’acqua solida nella sua immobilità. Mollo le cime, il posto dove sono ormeggiato è sul pontile più esterno senza diga, basta una spinta e sono fuori da ogni impedimento. Non accendo neppure il motore, lascio che lo scafo dondoli e si allontani adagio inizio ad alzare la randa, la barca resta sorniona poco distante dall’imbarcadero, poi ingarrroccio il fiocco, attacco le scotte, torno nel pozzetto e isso. Qualcosa stende le vele, non le fa sbattere, la randa ha le stecche un poco flesse da un lato, e un poco flesse dall’altro. Mi faccio uccello e guardo questa strana mattina dall’alto, solo il rumore del treno che scorre sulla costa ed io che inizio questo pellegrinaggio nel mondo. Adagio come è lo scorrere del tempo questa mattina, anche le tensioni e le ricerche dei perché si sciolgono. Un refolo……” dammi vento ti darò miglia”. La botta secca della randa che porta tutte le stecche dallo stesso lato apre i giri di giostra. Inutile tesare il fiocco a mano, non è più il Micro, maniglia, osservare i filetti sul bordo di attacco, lo scafo si piega, torno su, mollo l’elastico che tiene al centro il timone e veleggio oltre Montisola. L’aria è fresca e umida, sul lago siamo soli. Più tardi decido di provare a prendere una mano alla randa, senza amantiglio. Timone con l’elastico scotta libera, winc di mano, borosa e via a tirare la tela verso l’alto sino a portare la bugna sul boma, strozzo e poi mentre tutto sbatte, allento la drizza della randa e con l’altro winc abbasso il punto di mura, sino alla trozza, torno issare la randa rimasta, blocco gli stopper e mi siedo a poppa accanto al timone. Quanto tempo ci ho nesso? Non lo so……………La sera mentre giro per Iseo tra la gente che osserva le vetrine entro in un vicolo che termina con la cucina del Circolo dei Lavoratori. Di la voratori come vogliamo ricordarli nei quadri di Pellizza non mi pare essercene ma l’ambiente è accogliente, mi siedo ad un tavolo di legno lucido. Quando arriva l’oste ordino un salmerino alla griglia………- Per lei solo?- Si con vino e insalata- La giornata è ormai finita. Torno sul pontile, resto in barca a dormire…. Il giorno successivo sposto la barca in un atro ormeggio: essere ospite comporta anche queste incombenze..
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