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 Oggetto del messaggio: i pigrotti del tiki: crociera 2013 parte I
MessaggioInviato: 25/10/2013, 22:16 
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- la terrazza di Klimno
Ho le mani gonfie e mi fanno male nocche e giunture. Anche la schiena si fa sentire, faccio fatica a stare dritto e probabilmente ho pestato un chiodo, perché la pianta del piede mi duole e lo appoggio solo di lato.
Tomtom è qui davanti a me. L'albero è al suo posto e la randa bene raccolta. Infilo ancora una volta le dita tra le legature appena strette, per saggiarne la resistenza. Ieri le abbiamo cazzate con un paranchino e il lavoro mi sembra rassicurante. Il quadrato centrale è solo parzialmente completato e quattro assi da cantiere sostituiscono i pezzi mancanti. Sarà il lavoro del prossimo inverno. Tocco gli scafi. Il prossimo anno li devo riverniciare e sarebbe meglio dare una ripulita alle cabine, però tutto è in ordine.
Faccio qualche passo indietro e guardo ancora una volta la creatura. Oggi tutto è silenzio, tutto è calma. Solo ieri, attorno al catamarano, fermo al centro del cantiere di Klimno, era un continuo formicaio di gente sudata a torso nudo. Chi stringeva le legature, chi montava i timoni, chi issava l'albero. Solo ieri tutto era ansia, che la barca si rovesci o che la gru la lasci cadere o che i pezzi appena costruiti non combacino perfettamente.
Oggi invece tutto è silenzio.
E stanchezza, che grava sulle spalle, come ogni anno, prima di cominciare la nostra crociera estiva.
La scorsa estate Violanda era in cinta di Emir e il ginecologo ci ha tassativamente proibito di andare in barca. Così abbiamo passato le ferie estive in un ventoso campeggio della costa istriana a seguire col dito le scie delle barchette sul mare. Abbiamo approfittato della lunga pausa di Tomtom per una manutenzione straordinaria della barca e per meglio adattarla alla ciurma che cresceva. Il capannone di Brudy è diventato, quasi in via definitiva, il cantiere navale di Tomtom e nuovamente i contadini e la gente del luogo, alla sera, dopo aver spento le macchine e i trattori, si soffermavano vicino alla bestia, sotto il tunnel tra il fieno e le cataste di legna, a commentare con la birra in mano, la qualità delle vernici nautiche e del primer e il sistema migliore per mettere giù i tessuti. E più di qualcuno si è trovato con un pennello in mano o reclutato a sollevare un pezzo e metterlo in sede, oppure a tenere fermo di qua che io batto di là. Poi piano piano la barca si è sparpagliata in giro per l'Alpago ed è andata a intasare il garage di Maric, per poter lavorare al caldo e verniciare in santa pace senza aver paura che la resina non catalizzi. Qualche volta, il sabato o la domenica, quando Aldo Marmi non lavora, abbiamo usato il suo capannone, per poter assemblare le strutture più voluminose.
Ma è Yanez grande, quello che più di tutti gli altri ha subito l'invasione di Tomtom. Yanez grande si chiama così per distinguerlo da Yanez piccolo, mio figlio, che però lo chiama Zenso, che in dialetto significa "omonimo".
Yanez grande ha un grande pregio e un brutto problema. Sotto la casa di Yanez grande c'è una piccola falegnameria domestica, dove Yanez grande applica le sue grandi doti di manualità. E questo è il pregio. Purtroppo per lui, insieme alla piccola falegnameria e alle grandi doti di manualità, Yanez grande ha anche una straordinaria disponibilità, e questo è il problema.
Molte delle sere di questi ultimi due anni, alcuni pomeriggi e qualche notte, sono trascorsi nella sua falegnameria ad ascoltare tango argentino, mentre incollavamo pezzi della nuova traversa, marcita sotto la neve dello scorso inverno, tagliavamo le doghe delle terrazze di prua, che ospiteranno la ciurma gattonante o verniciavamo il nuovo pozzetto, con il nuovo alloggiamento per il motore. Qualche sera non avevamo voglia di lavorare e allora stavamo seduti con la birra in mano a chiacchierare e a pensare come meglio fare per incollare i pezzi senza sbagliare, ma quando ormai si avvicinava la primavera, capitava di dover lavorare fino a tarda notte, con Yanez grande, che impartiva ordini secchi e precisi gesticolando tra il frastuono della combinata e della pialla. Quando finalmente la barca è salita sul carrello per tornarsene in Croazia, Yanez grande mi ha guardato, mentre saggiavamo le cinghie che tenevano gli scafi: - non la riporti mai più indietro, vero?
Però sono convinto che ancora adesso, un po' Tomtom gli manca. E pensare che Yanez grande non sa neppure nuotare.
Cominciata la nuova estate finalmente siamo venuti a Klimno per montare ancora una volta il nostro Tiki e dopo due anni che mi sono sembrati un'eternità, tutti i pezzi sparsi per l'Alpago, sui quali tanto sudore abbiamo versato, sono al loro posto e il nostro Tiki poggia in mezzo al cantiere, con il suo albero storto e la sua elegante delfiniera a prua.
Ieri sera, quando, ormai al buio abbiamo issato la randa, per vedere se tutto era effettivamente in ordine, mi sono fermato un solo istante a guardare la vela penzolante nel buio del cielo. E in quell'istante è come se tutti questi due anni mi fossero passati davanti agli occhi in un'unica soluzione. Era come riemergere da una lunga apnea e respirare con la bocca spalancata. Tutto mi ha ingorgato la mente in un solo momento. La nascita di Emir, le notti con Yanez grande e il tango argentino e quelle con Yanez piccolo che non vuole dormire, l'aria appestata dall'epossidica del garage di Maric, Maya e Yanez, che mi aiutano a togliere la neve accumulata sulla coperta di Tomtom, l'espressione stanca di Violanda che contempla sconsolata le fatture della vernice e quelle dell'asilo nido, Brudy che solleva la barca col trattore e Eros che spinge sotto il carrello e controlla che gli invasi nuovi si collochino perfettamente, Sergio e Joy che mettono in carico le legature con il paranchino. Tutto questo in quella randa chiara contro il cielo scuro di Klimno e per un soffio, in ginocchio, con la faccia tra le mani, non ne sono stato sopraffatto. Per fortuna Bocca si è avvicinato e mi ha offerto una birra per il brindisi del varo, e tutto è passato.
Tutto questo mi viene in mente mentre guardo Tomtom, solo soletto, con la sua traversa nuova, le sue belle terrazze di prua, fermo in mezzo al cantiere finalmente silenzioso.
Perché Tomtom è ancora a terra in mezzo al cantiere, non è stato varato. Non voglio ripetere l'errore degli scorsi anni, ma voglio fare le cose con calma per non partire per la crociera, già sfiniti prima ancora di cominciare. Soprattutto, quest'anno abbiamo un nuovo membro dell'equipaggio e se già un po' mi preoccupava andare a spasso per il mare con due bambini piccoli, quest'anno, navigare con Emir che ancora non ha compiuto dieci mesi, mi spaventa parecchio.
Abbiamo rimediato un appartamento a Klimno, con una splendida terrazza che domina la baia e prima di partire per la crociera, voglio essere del tutto sicuro che ogni cosa sia ultimata e pronta e che ogni imprevisto sia calcolato.
Soprattutto voglio che io e Violanda ci riposiamo da una stagione particolarmente faticosa.

Ogni mattina, mi sveglio all'alba, quando i bambini ancora dormono e il sole non scalda troppo. Lavoro un paio d'ore finché non arriva Violanda con la ciurma e la colazione. Poi andiamo in spiaggia e la sera, seduto nella terrazza di Klimno, contemplo l'aria tiepida e le barchette che solcano il mare mentre sorseggio una birra ghiacciata.
- quando mettiamo la barca in acqua?
- domani no.
- perché?
- devo ancora completare molte cose.
Butto su primer e antivegetativa, sistemo il carrello della randa, regolo le sartie, organizzo le manovre, do una ritoccatina qua e là e in questo modo passano due settimane di ozio. Violanda comincia ad essere inquieta e la sera, seduta nella terrazza di Klimno sfoglia il 777 e spulcia notizie su Dugi otok, sulle Kornati, sulle grandi isole del sud, ma la barca non è ancora in acqua.
- quando mettiamo la barca in acqua?
- domani no.
- perché?
- devo ancora regolare lo strallo.
Un giovedì suona il cellulare e Maric ci avvisa che vuole venirci a trovare. Le traverse della barca hanno intasato il suo garage per mesi e ora vuole togliersi la soddisfazione di vedere la barca montata, non solo in fotografia. Il venerdì ci raggiunge con la famiglia, ma con suo grande stupore la barca non è ancora in acqua. Si decide che il momento è ormai arrivato e sabato, con qualche difficoltà, variamo Tomtom. Non ne sono ancora molto convinto, e vorrei mettere appunto ancora qualche dettaglio, ma è anche vero che un giretto con Maric bisognerà pur farlo. Vorrà dire che sistemerò ciò che c'è da finire con la barca in acqua. La settimana successiva Violanda comincia davvero ad essere insistente ed insofferente. Ogni sera cerco di ormeggiare la barca in rada in modo da poterla contemplare dalla terrazza di Klimno e ogni sera, mentre bevo la mia birra sulla terrazza di Klimno e mi godo Tomtom che galleggia placido in mezzo alla baia, Violanda mi chiede quando partiamo per la crociera.
- domani no.
- perché?
- devo ancora completare il circuito delle scotte.

- Quando partiamo?
- domani no
- perché?
- devo ancora trovare un alloggiamento per l'ancora.

- Quando partiamo?
- domani no
- perché?
- le previsioni non sono buone

- Quando partiamo?
- domani no
- perché?
- devo ancora montare la bussola

- Quando partiamo?
- domani no
- perché?
- credo di avere scoperto chi ha ucciso Kennedy.
- tu stai facendo la muffa.

Una mattina, Violanda, Maya ed Emir, si recano in città per delle commesse e ci troviamo Yanez ed io, soli sulla spiaggia. Montiamo tutti e due sulla tavola da surf che ci serve da tender e raggiungiamo il catamarano, ormeggiato in rada, poco distante dalla spiaggia. L'intento è quello di fare ancora un paio di lavoretti e preparare la barca alla crociera, ma Yanez insiste per fare un giretto con Tomtom. C'è una brezzolina leggera e il mare è piatto. È la prima volta che ci troviamo a bordo soli io e Yanez. Ora non c'è Maya a correre a prenderlo se troppo si sporge fuoribordo, né Violanda lo può tenere in braccio durante le manovre di ormeggio. Siamo soli io e lui. E Tomtom.
Yanez indossa il suo costumino galleggiante Pimpa e in bilico sulla pancia, appoggiato sulla traversa di prua, si dondola sopra le terrazze, bilanciandosi con i piedi. Comincio piano a sbrogliare la randa, poi ingarroccio il fiocco piccolo e preparo il circuito delle scotte. Un po' in trance salpo ancora e catena e prima che la barca scarrocci troppo indietro, isso velocemente le vele. Yanez giocherella con una drizza e io organizzo le scotte in modo da non dovermi muovere dal mio posto al timone. Poi Tomtom, lentamente poggia, le vele prendono il vento e le poppe cominciano a lasciare le scie dietro di noi.
Non si può dire che Yanez sia propriamente un bambino tranquillo. Salta, comanda, sbraita, smonta ogni cosa, vuole fare tutto lui e urla se non lo si lascia fare. Eppure stamattina è sereno e silenzioso. Lo invito a sedersi vicino a me e lui appoggia la testolina sulle mie ginocchia e guarda le vele candide contro il cielo. Io provo a virare. Il vento non è sostenuto e non c'è onda. Viro una, due cinque, dieci volte, fino a quando abbiamo guadagnato abbastanza acqua per uscire dalla baia nel canale del Velebit. Yanez è rimasto tutto il tempo accoccolato contro di me, mentre governo Tomtom. Allora poggio e mi lascio andare ad un lungo lasco, fino alla fine della baia e Yanez sembra quasi stregato dal cullare delle onde, tanto che per un attimo ho la sensazione che si stia per addormentare. Sono molo colpito dal comportamento di Yanez.
Cerco come al solito di buttare l'ancora in modo da poter controllare la barca dalla nostra terrazza e poi salgo sul surf e sistemo il bambino davanti a me, come al solito. Quando mi sto spingendo con la pagaia per allontanarmi, Yanez mi guarda con l'indice alzato:
- hai detto ciao a barchetta?
- ciao barchetta.
- ciao barchetta.
Yanez è molto legato a Tomtom. In fondo fa parte del suo paesaggio naturale. Ancora in grembo è stato cullato dal suo dondolare asimmetrico e durante i primi tre anni di vita è stato abituato a saltarci sopra per giocare, alla marina di Garna, tra i trattori di Brudy, oppure in acqua, durante le sue poche estati. Anche con l'acqua Yanez ha un ottimo rapporto. Non sa ancora nuotare, però si tuffa dal molo di legno di Klimno e bisogna essere veloci a ripescarlo prima che sprofondi. Sua sorella gli ha insegnato a nuotare con gli occhi aperti e lui cerca i pesciolini con la testa immersa nel bagnasciuga davanti alla spiaggia. Mai però mi sarei aspettato un comportamento così sereno in barca. Sembra davvero che il ritmo lento del beccheggio di Tomtom lo culli e annienti il suo spirito guerriero.
Ma Emir come si comporterà in barca?
Emir gattona solo da poche settimane, è più riflessivo del fratello e sorride sempre. Come si comporterà in barca? Riusciremo ad addormentarlo? Le terrazze saranno sufficientemente ampie e sicure per lui? Non soffrirà troppo il caldo e il vento? E se succede qualcosa?
Mentre salgo verso casa con Yanez per manina mille dubbi mi affollano la testa. Violanda ci ha visti rientrare in rada con le vele spiegate e ci aspetta radiosa in terrazza.
La sera, quando il giorno comincia a intiepidire, mi siedo e guardo Tomtom che galleggia in mezzo alla baia di Klimno. Violanda mi raggiunge con il 777 e con la birra come ogni sera.
- domani partiamo?
- domani partiamo.
- dove andiamo?
- Non lo so, ma facciamo solo una prova. Stiamo fuori un paio di notti, al massimo tre, solo per vedere come si comportano i bambini.
- D'accordo. Quanto ci vuole per arrivare alle Kornati? Bastano due notti? Al massimo tre?
E chilossà perché ma quella sera capii che sarebbe cominciata un'altra avventura.

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Piccolo è meglio


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 Oggetto del messaggio: Re: i pigrotti del tiki: crociera 2013 parte I
MessaggioInviato: 29/10/2013, 19:31 
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Iscritto il: 02/09/2010, 11:06
Messaggi: 3211
Località: Reggio Emilia
Come al solito.....bello!!!

...mi leggo il resto :)

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https://www.youtube.com/user/TheLimo74


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