Ormai siamo tutti ben in sintonia con la crociera, il vento comincia a diminuire giorno per giorno e ce la godiamo pienamente;


Ma è già ora di pensare al ritorno, tra l'altro si attende un'altra burrasca per sabato-domenica, ma prima dobbiamo smontare la barca e fare visita al parco naturale di KRKA, dalle parti di Sebenico; così a malincuore (io), ben contente (moglie e figlie) facciamo rotta verso il campeggio (zona di Sukosan).
Ed ecco la giornata di sabato, che comincia a Krka:


Poi a sera arriviamo a Zara per presentarci all'imbarco sul traghetto; ma prima, ci tocca l'ultimo il bagno sul bellissimo lungomare, al suono dell'organo marino (azionato dalle onde!!!)

Il bello è finito; adesso viene il brutto del viaggio.
L'orario di partenza del traghetto è alle 11,45 di sera, ed io mi presento al traghetto alle 18,30: la fila delle auto già non ha più posto per il mio rimorchio (8,5 metri), ed i ragazzotti della Jadrolinia mi mandano avanti, sulla strada lungomare, in piena città.
Arrivo alla sbarra e mi fermo; chiedo conferma, per loro va tutto bene.
Per la polizia invece no: una bionda dura come il marmo mi vuole mandare via.
Discuto (in Italiano), molto gentilmente, spiego che fin li mi ci hanno mandato loro; lei insiste.
Vado alla Jadrolinia, espongo il caso (in Italiano); mi darebbero anche retta, ma per fortuna in quel momento mi raggiunge mia moglie (che è cuoco ed ufficiale di macchina, quando siamo a bordo) per dire che la poliziotta ha finalmente dato il suo benestare.
Bene, finalmente! ed andiamo a cena.
Vicino a noi 4 ufficiali di dogana (due uomini e due donne) mangiano la pizza; una di essi la ritoveremo poi, alla sbarra di entrata; ma lei e la poliziotta (non la bionda , un'altra) non vogliono lasciarci passare tra i primi, come invece di solito si fa con i rimorchi lunghetti, dicendo che dobbiamo metterci in fila dopo gli altri, che secondo lei sarebbero arrivati prima di noi!
Le facciamo vedere il timbro con l'orario sul biglietto, (che sancisce l'arrivo alle 18.40); niente, non si persuade.
Intanto la fila dei pedoni assalta letteralmente, correndo, il traghetto: sono rumorosi ragazzotti napoletani, e corrono a conquistare i posti ponte.
E noi, che non abbiamo nè poltrone nè cabine siamo costretti ad aspettare, rosicando.
Alla fine un tale della Jadrolinia fa segno alla doganiera di farci entrare; miracolo! Questo sant'uomo ci conduce al di fuori della tortuosa fila di auto, e ci fa salire a bordo tra i primi veicoli, insieme ad un francese con il motoscafo che avevo già conosciuto sull'isola di Sit; e così finalmente saliamo sul ponte e conqusitiamo lo spazio per stendere i sacchi a pelo sul ponte di poppa.
La notte passa, bene o male; ed al mattino sbarchiamo ad Ancona, pronti per la coda sulla A14, che invece non ci sarà.
Torneremo in Croazia? Pensiamo di si. Ma sennò l'anno prossimo si va in Grecia