10° giorno:
Sveglia tranquilla, il porto è già in fermento perciò tocca smontare tutto con una certa sollecitudine. La sera precedente stavamo riflettendo sul fatto del rimorchio gratuito e avevamo pensato di lasciare una piccola mancia all’anziano ormeggiatore che sbarca il lunario prendendo cime dalle barche in arrivo e dando volta alle stesse sulle bitte del porto… Prima di metterci in acqua facciamo un giro alla banchina pubblica dove di solito si aggira ma niente.. non c’è traccia di lui. Peccato, ci dispiace veramente di andar via senza nemmeno incontrarlo, ma non possiamo tardare ancora. Ci mettiamo in acqua e, piano piano, fiocco e pagaie, dirigiamo verso l’uscita cercando di toglierci di mezzo dal centro del porto nel minor tempo possibile. Una volta all’esterno ci lasciamo alla deriva in una zona sgombra e issiamo la randa. Con la brezzetta delle 11.00 scivoliamo via mure a sinistra che è un piacere. Mentre ci allontaniamo saluto e ringrazio pubblicamente sul 16 la capitaneria del Giglio per l’assistenza fornita. Prora verso il parco dell’Uccellina, quella striscia di terra che parte da Talamone e termina poco a nord della foce del fiume Ombrone. L’area fa parte del Parco Naturale della Maremma, perciò è nelle nostre intenzioni arrivare fin lì davanti e poi risalire la costa a breve distanza così da potercelo gustare quanto meno dal mare. Poi atterreremo in qualche punto dopo i confini del parco. Procediamo al lasco.. pace e tranquillità dopo le peripezie fortunate/sfortunate del Giglio che pian piano si abbassa diventando sempre più una sagoma scura e lontana alle nostre spalle. L’Argentario è a dritta. Pranzo a bordo a base di scatolette, ce le abbiamo, dovremo pur consumarle e alleggerirci no? Certo la cena di ieri sera è stata tutta un’altra musica. Ma a bordo è bello così, con le mani nell’olio del tonno a raccattare pezzetti e a raschiarne il fondo, poi una sciacquata nell’acqua che scorre sui fianchi e il pranzo è fatto. Ore 14.00, il vento cresce, il mare si fa più increspato, ci si potrebbe rimettere l’orologio. È anche girato notevolmente come è normale che sia: abbiamo la stessa prora ma ora procediamo di bolina, siamo più o meno a 4 miglia dalla costa meridionale del parco. Una mezzoretta e soffia più forte. La superficie del mare dice che siamo sopra i 15 nodi.. lo scafo sopravento comincia a uscire dall’acqua e cominciamo a pensare se sia il caso di prendere una mano di terzaroli… siccome cominciamo a pensarci allora vuol dire che è ora. Prua al vento e diamo il via alla macchinosa manovra. Purtroppo per il momento non c’è altra soluzione che ammainare la randa, agganciare un cavo d’acciaio lungo il necessario alla penna e reissare il tutto così che la penna si trovi quasi due metri più in giù. La randa che avanza in basso viene avvolta su sé stessa e legata con i suoi matafioni. In tutto questo bisogna fare un’attenzione esagerata a perni, grilletti e anellini che una volta smontati ci mettono zero a finire in acqua, perciò durante le operazioni, io li conservo in bocca!! Naturalmente con questo assetto è tutto molto più sicuro, il centro velico si abbassa notevolmente e lo scafo non si alza più. Ovvio che si perde anche in velocità ma almeno si è sicuri di arrivare a terra sani. Ore 15,00 due miglia da terra ma con una tremenda onda cortissima al mascone di sinistra che ci frena ancora di più. Sbattiamo che è una sofferenza e una volta sottocosta dovremmo cominciare a bordeggiare come disgraziati per risalire fino ai confini settentrionali del parco.. Il vento viene proprio da lì.. Saremo mica matti? Di questo passo non arriveremo più. Mumble mumble mumble…. Piano B: andiamo a terra in pieno parco! D'altronde così rischiamo di rompere qualcosa e onestamente credo che finora si sia già rotto a sufficienza. A limite aspettiamo che cali un po’ e ce ne andiamo. Ci mettiamo un’eternità per arrivare a vista. Sulla spiaggia c’è poca gente ma abbiamo un nuovo problema: sulla battigia s’è creato quasi ovunque uno scalino di sabbia decisamente troppo alto per poter alare Africa in due. Ci serve aiuto perciò puntiamo un gruppetto di una decina di ragazzi che chiacchierano sul bagnasciuga. Più siamo e prima siamo all’asciutto. Così sia. Rallentiamo, chiudiamo il fiocco e ci mettiamo prua al vento. Con la randa issata dovremo salire in spiaggia in diagonale e poi disporci paralleli all’acqua. Salto giù a tenerla ferma in un metro di fondale mentre Domenico libera il carrello e lo butta giù. Ovviamente gli occhi di tutti sono già su di noi quindi ci vuole poco a chiedere l’aiuto dei 10 giovanotti che si precipitano ad aiutarci… bhe… ne avrei preferito uno solo ma buono… questi erano 10 gay!!! Con tutto il rispetto, ciascuno di loro avrà messo la forza di mia nonna. Sorridendo apprezziamo comunque la buona volontà e la disponibilità anche se seriamente abbiamo rischiato l’ernia!! Siamo a terra e c’è pochissima gente. Alle nostre spalle una distesa di macchia mediterranea tra dune di sabbia, senza case, senza chioschi, senza ombrelloni, senza strade.. che paradiso! Non abbiamo tanta spiaggia tra l’acqua e la vegetazione nel caso dovesse arrivare una mareggiata ma il meteomar promette bene quindi siamo tranquilli. Talmente tranquilli che abbiamo una voglia irrefrenabile di trascorrere lì la notte. Da alcuni presenti curiosi abbiamo saputo che due chilometri più a nord c’è un sentiero che conduce ad un’area ristoro e poi al parcheggio. Là c’è un cancello che alle 21.00 viene chiuso e riapre alle 07.00, quindi i bagnanti devono uscire entro quell’ora. Questo vuol dire che la spiaggia dopo il tramonto è nostra!! Unico problema, è pattugliata dalla forestale a cavallo e già stare lì con un cat di 6 metri è vitatissimo, figuriamoci l’accampamento. Ora vagli a spiegare che non lasceremo la minima traccia del nostro passaggio, non accenderemo fuochi né altereremo minimamente l’area… ci vuole una soluzione! Mi armo di tanta buona volontà e mi avvio a piedi verso l’uscita nella speranza di incontrare qualcuno a cui spiegare la situazione segnalando preventivamente la nostra presenza. Lungo i due chilometri di sabbia non incontro nessuno che possa somigliare vagamente a un autorità a cui chiedere ma una volta fuori al cancello d’ingresso vedo una pattuglia dei Carabinieri ferma non so per quale motivo, probabilmente per un caffè al chiosco. Mi avvicino e spiego che ci troviamo sulla spiaggia all’interno del parco e che siamo arrivati con un catamarano, costretti a spiaggiare dal peggioramento delle condizioni di vento e mare (esagero un po’). Specifico anche che non abbiamo bisogno di nulla, nel senso che stiamo bene, abbiamo viveri e siamo attrezzati per la notte, però sappiamo del divieto ma non possiamo al momento spostarci e volevamo diligentemente comunicare della nostra presenza dovuta a cause di forza maggiore (allo scopo di evitare multe salate!). I due Carabinieri, forse non proprio gente di mare, capiscono ascoltandomi attentamente, poi uno dei due prende il telefono e chiama, dice, uno dei responsabili dei guardiaparco raccontandogli la storia. Dal tono amichevole capisco che devono essere in confidenza. Quando riaggancia ci dice che se passeranno faranno finta di non vederci però domattina via! Torno felice e non vedo l’ora che spariscano tutti. Nel percorso di rientro il sole è già basso sull’orizzonte e la gente si sta dirigendo tutta man mano verso l’uscita. Sulla spiaggia prima una volpe poi un gruppetto di 4/5 cinghialetti che razzolano al confine della vegetazione, completamente incuranti della gente, evidentemente abituati alla presenza umana… Comunico a Domenico che non dobbiamo pensare a niente, possiamo accamparci. Cosa c’è di meglio di un buon bicchiere di Porto al tramonto come aperitivo? Riempiamo i bicchieri
- segue -
Allegati: |
Commento file: Parco dell'Uccellina

CIMG0579.JPG [ 1.89 MiB | Osservato 2679 volte ]
|
Commento file: Il parco è nostro!

CIMG0589.JPG [ 1.9 MiB | Osservato 2679 volte ]
|
_________________ Il mare non vuole bravi!!
|