Marinai di Terraferma

Forum dei marinai carrellatori
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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 18/04/2018, 11:38 
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margutte ha scritto:
Beh, intanto qualche estratto, giusto per stuzzicare l'appetito?
Pensi di pubblicare in modo "ufficiale"?


Mooooooolto bello! 8-) :roll:


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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 19/04/2018, 7:20 
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i marinai di terraferma qualche pagina l'hanno già letta, visto che ho ripreso cose già raccontate in alcune schede del portolano. Mi sono anche detto, ma non sarà plagio?
Poi mi sono fatto forte dell'esperienza di Rossini ed altri ed ho deciso di considerarle autocitazioni.


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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 19/04/2018, 12:50 
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insomma ci lasci con lacquolina in bocca :evil:

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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 19/04/2018, 15:25 
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ma l'attesa del piacere, non è piacere esso stesso? (marchese De Sade o Campari, non ricordo bene)


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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 19/04/2018, 15:31 
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ti diro' di più. Il libro contiene 22 illustrazioni originali ad acquarello fatte dell'autore di sua propria mano. C'è voluto di più a fare queste che a scrivere l'ambaradan. Primo tentativo a matita, poi a penna, poi ho deciso di provare con pastelli, poi un'amica mi ha detto che esistono i pastelli acquarellabili, sui quali ho profuso una fortuna, infine ho comprato i colori ad acquarello Giotto da 7,80 euro delle elementari. Mi sono molto divertito.


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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 19/04/2018, 16:10 
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Insomma un!opera ďarte.
Speriamo di vederlo presto

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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 03/04/2023, 17:36 
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Località: Entroterra veneziano
Disavventura fresca fresca.
Laguna nord, tra Venezia e Murano. Massimo di marea alle 9.30 +50 cm, minimo alle 16.30 -10 cm, marea ripida con corrente rilevante per l'escursione.
Partiamo da San Giuliano in 4, due "saputi" e due no, ma non ha importanza. C'è un po' di vento, 8 kn circa, ci allontaniamo a motore e controvento issiamo tutta la biancheria, per poi fare bordi verso Murano, passando sopra secca a sud di Campalto. Controcorrente pesca 36 centimetri, siamo a vela, passiamo tranquillamente ovunque. In prossimità di Murano giù le vele ed il fuoribordo, giriamo a nord dell'isola e sosta spritz obbligatoria. Vento ormai calato, quando ripartiamo le vele sono ormai pressochè inutili, dobbiamo rientrare per pranzo, sennò le signore chi le sente?
Motore, e via, tagliando di nuovo sopra secca passando, scoprirò dopo con la traccia GPS, a poche decine di metri a sud del percorso fatto all'andata, ma ora, con il fuoribordo e la marea calata, ci ritroviamo dentro un banco di maledette alghe... il motore spinge, tocchiamo un pochino con la pala del timone, ma tanto è solo sabbia.... usciamo dal banco di alghe dopo circa 30 metri. Si prosegue e... dopo un paio di minuti, il fattaccio. Il motore tossicchia, fuma e si spegne!
Siamo in mezzo a briccole e pali vari della laguna, getto immediatamente l'ancora, così perlomeno staremo fermi. No traffico, nessun pericolo, ma che nervoso.
Apro la copertura del Selva e trovo olio... si sono fuse le alesature del tappo in plastica dell'olio, e la pressione del motore acceso l'ha sparato via!
Controllo se la spia dell'acqua di raffreddamento funzioni, provando a riaccenderlo per un momento, e l'acqua esce! Che stranezza. Non voglio sforzarlo, ci avviamo a vela verso il canale che ci riporta a San Giuliano, facciamo 1 nodo e mezzo, ma ci muoviamo. Un gentile signore di ritorno da Sant'Erasmo con i suoi carciofi ci traina fino alla banchina, dove riapprodiamo riaccendendo il nostro frullino per 1 minuto, là il vento non era sufficiente a muovere il Piviere, pesante com'è.
Morale della favola? Mai dare per scontato che dove passavi due ore prima tu possa ripassare, se sono cambiate le condizioni. Ed ora occorre capire cos'ha visto il Piranha....

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"Chi legge, avrà vissuto 5.000 anni" [Umberto Eco]


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 Oggetto del messaggio: Re: Quella volta è successo che ...
MessaggioInviato: 20/10/2024, 14:51 
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Iscritto il: 14/11/2009, 10:43
Messaggi: 529
La nostra Barcolana 2015, non solo 4 boe
 
Il meteo a una settimana dalla domenica  11  ottobre non promette niente di buono. Anche il Venerdì quando decido d’iscrivermi alla Barcolana il vento di bora a Barcola si fa sentire. La mia  debole ricerca di un equipaggio preparato si limita all’invito fatto ad una persona del forum che si nega in extremis constatando le pessime previsioni. Non posso che dare ragione anche a Carlo,  quando la vigilia al telefono cerca di allarmarmi negandosi a sua volta. Ma l’iscrizione ormai è fatta,  non resta che aspettare e attendere di vedere “ che tempo che fa”.
Nel frattempo la vigilia mi arriva anche  un sms del Comitato di Regata per  le pessime previsioni mattutine: partenza spostata dalle h 10,00 alle 12,30 con l’invito a rinforzare gli ormeggi e la chiusura di  innumerevoli tende del villaggio Barcolana per raffiche di bora superiori  ai 100 km /h. 
Bene penso, domenica si dorme, ma alle 9,00 mi alzo e non si muove una foglia, chiamo Chiara già in lista equipaggio,  ma non risponde. Chiedo a  mia moglie se  mi accompagna lei poi  decideremo il da farsi sul posto.  Ha qualche tentennamento ma si lascia convincere e partiamo. Borsa con adesivi, cerata e la prima  grave dimenticanza: lo schema con la mappa delle boe e le loro coordinate. Pazienza penso, seguiremo la massa di barche che raggiungiamo e troviamo allineate alla boa di Grignano Miramare, ci arriviamo puntuali alle 12,30  dopo il trasferimento dal Villaggio Pescatore.
La partenza  richiede molte attenzioni,  una barca rossa sui 20 mt  ci supera con irruenza  sfiorandoci e facendosi strada con ordini perentori del comandante dati al suo equipaggio,  ma espliciti anche per i piccini come noi che siamo solo un intralcio alla scelta del loro percorso, ci induce a toglierci dai piedi senza guardare le precedenze.  Il vento è incostante sia per intensità che per direzione approssimativamente un N/E  all’inizio clemente poi a  raffiche più intenso, ad occhio a tratti sui 15 nodi. Per raggiungere la prima boa  non è decisivo sapere dove andare, l’andatura di poppa permette facili deviazioni con vele a farfalla o al giardinetto per schivare barche più lente o più veloci e aggressive.  Noto  che la  concentrazione di barche è maggiore verso Barcola, la mia velocità è molto variabile sui 4/5 nodi ma anche con qualche pausa più lenta per ripetuti buchi di vento.
Le  due mani di randa ridotta  messe prudentemente alla partenza  le  tolgo  subito per sfruttare al meglio quel bordo facile,  che tanto facile non deve poi  esserlo se ancor prima che noi arriviamo in boa 1 alle h 14,10,  Vasco Vascotto con Robertissima  è già arrivato da una mezz’ora  non alla prima come noi, ma al traguardo …  certo altra barca e altro equipaggio. 
Quando ci avviciniamo alla prima boa la tensione aumenta insieme alla concentrazione di barche che si fanno sempre più strette. E’  davvero impressionante sentirsi pressati  a un metro da un mare di barche da dx da sx da dietro con la necessità di cambiare subito rotta e assetto:  ora è bolina stretta, tutta un’altra faccenda con direzione  “ senza meta”  perché la terza boa non la vediamo. Così la competizione s’ingaggia con un Comet 8 che prevale solo a tratti e stringe  di meno il vento, mentre Lisca,  una bella barca  sui 7 mt verde e larga tipo Mini Transat ,   mi semina  e sparisce all’orizzonte.  Le barche si allargano,  c’è chi  fa un bordo verso terra, attraversando  con qualche brivido  la massa che come me dirige verso nord con mure a dritta, attraversare credo sia una  scelta vantaggiosa, ma io non me la sento di fare lo slalom fra le barche . Mi  accorgo tardivamente che la mia lunga bolina è insufficiente a raggiungere la sconosciuta  boa 3 di Grignano/Miramare,  ci spostiamo  troppo al largo e lontano dalla meta. Fatichiamo non poco per avvicinarci di nuovo a terra con una serie interminabile di bordi che ci sfianca, litigo con mia moglie che si ostina a dirmi di andare verso dove semplicemente non posso  perchè la direzione del vento me lo impedisce. Riduco ancora  il fiocco e dovrei ridurre anche la randa, ma non me la sento proprio di farlo  lasciandola al timone che non riuscirebbe senz’altro a tenere,  così  preferisco scarrellare e tenere la scotta sempre in mano cedendone un po’ continuamente sotto raffica. Lo strozzascotte del trasto è usurato e insufficiente, continuamente cede.  Dopo la boa di Grignano spero di aver terminato con i bordi e invece ci ritroviamo di nuovo troppo sottovento alla quarta boa vicino Barcola.  Sottocosta i  venti sono variabilissimi e i buchi di vento continui. Qui ho il primo sfioramento da brivido con una barca in gara che naviga  lentissima ma in direzione opposta alla mia  con mure a dritta. Devo assolutamente levarmi di torno e lasciargli acqua libera alla rotta che chiede decisa, ma un buco di vento e la corrente contraria mi fa trovare impreparato in completo stallo, il timone non risponde. Piuttosto che tentare di virare da fermo nei pochi metri che ci separano preferisco mantenere una rotta esattamente opposta e il più possibile parallela  per evitare di prestare  la fiancata o il mio  FB  scodando. Una  collisione sembra inevitabile, ma  una persona del suo numeroso equipaggio intuisce la mia “paralisi” e si lancia coraggiosamente  a prua spingendo di lato il mio pulpito  con le mani di quel poco che ci fa sfilare e riesce ad evitare qualsiasi contatto. Un sospiro di sollievo con le mie  scuse  sono dovute,  mentre anche la quarta boa passa finalmente sulla dx. 
Sono ormai le 18,00 e poco dopo sento una sirena che mi fa dubitare di aver forato il tempo massimo.  L’ultimo tratto verso il molo Audace è  un traverso più veloce  anche  se la variabilità del vento con raffiche continua ad  inchiodarmi alla scotta.
Passiamo con soddisfazione il traguardo alle 18,19 con  un pizzico d’amarezza per non trovare nessuno ad accoglierci, ce lo saremmo meritato, ma siamo arrivati e non siamo nemmeno ultimi, un bacio al mio unico fedele secondo è dovuto e un po’ di soddisfazione la leggo anche nei suoi occhi. Il Villaggio del Pescatore e il  mio ormeggio  sono  ancora lontani e la luce presto se ne andrà riservandoci un ritorno tutto nelle tenebre. Mi accorgo che le luci di via non funzionano, lascio solo la luce bianca a 360 ° e mi preparo al rientro sbagliando di nuovo: per evitare gli ultimi arrivi rimango al largo ma in questo modo siamo più esposti alle raffiche di bora che continua inclemente. Era più facile virare verso sx  al traguardo e  costeggiare Barcola sottocosta più al riparo dal vento. Faccio il contrario e ben presto me ne dovrò pentire, devo rassegnarmi  a togliere la randa, per farlo devo lasciare un attimo la barra a Laura che nonostante il motore sia acceso non regge lo sforzo di tenerla nel vento o non se ne accorge facendo fare alla barca un giro  completo di rotta di  360° proprio mentre sto calando la vela, il risultato finale dopo uno sbattimento di vela interminabile, è uno strappo a  sette di una 30 di cm in corrispondenza di una stecca che credo abbia forato il tessuto della vela senza rimedio.
Lo sapevo,  era  ormai vecchia, la ammucchio  alla rinfusa in cabina senza drammi. Proseguiamo con solo fiocco ridotto  in direzione canale di Monfalcone,  unica  rotta certa che ritengo  libera da ostacoli di terra e di mare, tipo allevamenti di molluschi  sottocosta che non ricordo se sono tutti segnati sul GPS che stranamente e improvvisamente  per tre volte si spegne. Prima della partenza avevo cancellato tutte le tracce memorizzate  per fare pulizia, il risultato è che ora devo fidarmi solo della cartografia riportata,  tutte le mie vecchie e preziose tracce sottocosta che ora mi potrebbero essere un utile riferimento di percorso libero da ostacoli non li ho. Per questo mantengo la direzione dei fanali rosso e verde del canale che si mescolano però con una miriade d’altri fari  che con la navigazione non centrano nulla.  La velocità con motore acceso e fiocco parzialmente aperto è buona,  dai 5 ai 7 nodi. Provo ripetutamente a lasciare l’auto pilota  per riposare,  ma lo sforzo sul timone sotto raffica è forte, e AP non lo riesce a tenere. Quando mi trovo davanti a Sistiana penso di portarmi sottocosta per rimanere più protetto dal vento, poi cambio idea e mi viene in mente di accendere anche l’eco per tenere sotto controllo anche il fondale. 
Lo cerco al buio nel gavone e attacco la spina a tentoni, non riesco nemmeno ad accenderlo che la barca si ferma improvvisamente contro un ostacolo, alzo la testa e mi accorgo di aver preso due  boe  lunghe  circa 1,5  mt ,  ci sono  già sopra con la fiancata. Il  motore FB continua a girare,  mi precipito per inserire la folle mentre la barca sussulta e sento colpi  sinistri che spero non siano mortali per il cambio e per l’elica.  Osservo il gps cercando una spiegazione  all’urto, ho beccato il vertice estremo dell’allevamento di cozze in prossimità dell’inizio canale Monfalcone. Non ne sono certo  ma luci  in quel punto  non c’erano oppure non le ho viste accecato dai numerosi fari più intensi sullo sfondo verso la zona industriale. La barca  ora è  ferma,  ancorata a milioni di prolifiche cozze, sono incerto se sbrigliarmi subito,  mi scorrono pensieri angosciosi rapidi e fugaci:  se il motore non riparte e mi libero cn la bora atterro alla secca di punta Sdobba in circa 15 minuti,  le foci dell’Isonzo le conosco bene, ma atterrrare di notte non è come andare a vongole, i sacchi a pelo in cabina  ci sono,  aspetto mattina  e poi chi chiamo ?  Risalire la bora verso nord con solo fiocco è impossibile.   Calma ! Rispondo a Laura che mi chiede insistentemente “ e adesso cosa facciamo ? “ 
Prima provo il motore,  l’elica  sembra ancora funzionare, lo spengo e lo sollevo, poi alzo la deriva e lo scarroccio sotto raffica subito si fa sentire, siamo liberi di  nuovo.  Procedo  lento a motore  senza più il fiocco che ho rollato completamente costeggiando lasciamo a dx le boe che illumino e sfilano sinistramente  nel buio. Non devo allontanarmi troppo, voglio continuare a vederle per capire quando finiscono, dove  alla fine posso passare sulla dx per riprendere finalmente  il canale che da Duino porta al mio ormeggio,. Qualche luce  o solo una pittura rifrangente sulle boe nere aiuterebbe ad orientarsi. Mentre illumino con la torcia mia moglie mi aiuta ad individuarle,  lei che mi dice sempre che di notte non ci vede,  invece ora improvvisamente ci vede meglio di me e me le anticipa. L’adrenalina fa miracoli…  Se perdo il passaggio arrivo in secca  e poi sugli scogli.   Trovo un varco,  penso di esserci ma è solo un corridoio nell’allevamento di cozze  che con quelle condizioni di vento contrario è una trappola per topi. Ci fermiamo subito di nuovo   su una boa,   questa volta più dolcemente.  Ripeto la manovra, di sbrigliamento e realizzo  che il mio ricordo della coltura parallela alla costa e al canale è sbagliata,  sul gps è chiaro  che il vivaio è un quadrilatero con un vertice verso il canale.  Al buio è tutto più complesso e incerto, la tensione e la paura m’induce a interpretare la miriade di luci in modo strano e sbagliato, alla fine mi fido di più della profondità che  l’eco mi dà,   comincia a calare 6-5-4 mt  con questo  dato oggettivo che conosco meglio riesco  a venirne fuori.  Cambio rotta e punto  deciso  contro vento  verso il castello di Duino  guardando  la profondità riprendere quota  sui 6 mt , lascio sfilare le ultime file di boe più nere che mai  sulla dx  raggiungendo finalmente  il rosso e il verde del canale che porta al mio ormeggio. Arriviamo silenziosi davvero stremati, niente tendalini, le vele in cabina messe alla rinfusa in attesa del velaio  è ora di cambiarle, lo scafo da verificare e da due anni senza antivegetativa, segnavento in testa d’albero bloccato, luci di via da verificare.
Credo che per quest’anno possa bastare.    

Una sola considerazione, son passati 9 anni, ora a 68 non so se ci riuscirei    :roll:                                                      


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