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La prima regola da rispettare timonando in poppa è di non forzare mai sul timone.
Ogni sollecitazione sul timone porta ad un rallentamento della barca con conseguente aumento del vento apparente, un buon timone stalla (smette di produrre portanza) intorno a 15 gradi d’angolo d’attacco (angolo tra la bisettrice del timone e la direzione della velocità della barca).
Il vento e l’onda al giardinetto provocano uno sbandamento.
Quando l’onda raggiunge la barca la alza dall’acqua, con quattro effetti:
- sposta il metacentro (il centro della spinta di galleggiamento) in basso diminuendo la stabilità
- alza per primo il lato sopravento sbandando (tanto di più per la diminuita stabilita)
- fa’ vedere alle vele un vento più veloce nel diagramma velocità/altezza del vento che concorre ad aumentare lo sbandamento.
- aumenta la velocità della barca, dopo un tempo che dipende dalla massa della barca.
Non tutte le barche si comportano nello stesso modo.
Le barche molto leggere con poppa molto larga tendono ad allinearsi all’onda, la spinta produce un momento che porta la barca alla poggia, le altre hanno una tendenza orziera dovuta alle forme della carena ed al fatto che la randa prende per prima l’aumento della velocità del vento.
Sul timone si sentirà una forza che tende a farlo ruotare alla poggia, è un errore opporsi, si rallenta la barca e si genera un altro momento sbandante dovuto alla profondità del timone, il risultato è aggiungere sbandamento a quello gia descritto, diminuire la velocità = aumentare quella del vento apparente.
Agevolando la poggiata (una specie di manata al timone… alla se vuoi andare la vacci.. .toh) si genera un momento col timone che raddrizza la barca, in oltre l’onda più in poppa aumenta la velocità, diminuisce l’ apparente e la manovrabilità migliora quasi istantaneamente.
Le prime volte questa manovra genera un senso di smarrimento, sembra di andare a cercarsi la strambata, ma in realtà si tratta di pochissimi gradi di correzione e subito dopo la barca diventa prontissima come risposta al timone.
Questa manovra vale per onde corte (le onde si dividono in corte e lunghe in relazione al fondale, ovvero allo spostamento d’acqua, nelle onde corte c’e’ solo un’oscillazione alto basso, nell’onda lunga c’e anche una velocità dello strato superficiale).
Su laghi con fondali estremamente bassi (Trasimeno per fare un nome) le onde sono tutte lunghe, due metri di fondale interferisce gia su onde di 20 cm.
A vela mi e’ successo raramente (sul Trasimeno ci sono sembra andato in canoa) nella zona della Meloria davanti a Livorno e dalle parti di Cecina.
Ho provato giovamento ad anticipare la poggiata, insomma si cerca di prendere l’ onda in fil di ruota (rispetto all’onda non al vento), una sola volta dalle parti di Terracina con un 26 piedi mi sono trovato con mare formato (oltre due metri d’onda) ed una 20 na di nodi, il timone molto piccolo (era un motorsail) tendeva da un lato apparentemente a caso… in ogni caso agevolavo quella richiesta con quella che ho definito “manata” per poi riprendere la rotta, dopo un po’ di sofferenza sono arrivato a tenere le vele a farfalla…. Mi so divertito un casino , si facevano spesso 8 nodi.
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