Temo di essermi spiegato male.
Le prolunghe del carrello sostengono in marcia la barra delle luci, la quale, naturalmente, è staccabile; le prolunghe stesse sono zincate, e si estraggono dai due longheroni principali, "strutturali "del carrello, sporgendo verso "poppa" al massimo di circa 2,5 metri (ma naturalmente si potrebbero allungare di 1,5 metri circa, con una semplice aggiunta saldata).
Su queste prolunghe, quindi, io appoggerei una barra, ad esse trasversale, e munita di rulli,(
) posti naturalmente alla giusta distanza: quella del baglio massimo, meno le due semilarghezze degli scafi (cioè ad un interasse di m. 4,34-40-40 = 3,54 m.).
E' naturale che le selle posteriori (ma ovviamente anche quelle anteriori) al momento dell'alaggio, si debbano venire a trovare in corrispondenza alle "aggiunte", e cioè sul medesimo asse longitudinale, cosa facile, grazie alle loro geometria variabile (vedi foto 1); poi, non appena gli scafi appoggiano sulle 4 selle "da viaggio" si smonta la traversa "aggiuntiva"; poi si smonta il cat.
E il gioco è fatto.
In pratica quello che vedi nelle foto sopra, ma con in più una rulliera che possa scendere in acqua senza bagnare le ruote stradali, e cioè sporgendo ben oltre il carrello, ed andando a pescare sotto gli scafi al momento dell'alaggio.
Il mio dubbio, infatti, è sempre stato non tanto il varo, ma, al ritorno, la difficoltà di "avviare" e sollevare le prue verso le selle "da viaggio", dal momento che queste, anche a carrello basculato, risultano alte almeno 35-40 cm dal pelo dell'acqua; chi solleva gli scafi?
Di qui la necessità di immergere il "di dietro" del carrello
oppure di "prolungarlo" verso l'acqua
.