Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: parlando di ancoraggio - la notte del condor
MessaggioInviato: 30/08/2014, 10:49 
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Propongo una serie di considerazioni, prendendo spunto dall'incidente di Joe e dalla discussione sulle ancore:
Joe a causa di un violento neverin finisce a scogli, perché la d'ancora ha ceduto. Proviamo a dividere l'episodio in tre periodi: il prima, il durante, il dopo. Cerchiamo poi di analizzare cause errori ed eventuali rimedi agli errori già commessi. Sia chiaro, che il tutto non ha lo scopo di stigmatizzare il comportamento di Joe, ma anzi, imparare e migliorare la nostra condotta in barca. L'uomo intelligente impara dai propri errori, quello saggia impara dagli errori altrui. Anzi ringrazio Joe, per avere avuto il coraggio di proporre i propri errori a beneficio di tutti. Non è sempre facile e pochi lo fanno. Già questo fa di lui un uomo, prima che un marinaio.


prima: Joe arriva a Klimno dopo due mesi in barca, buona parte dei quali, prevalentemente da solo. La baia offre un ottimo ridosso e anche se la meteo non promette nulla di buono, la serata è piacevole. Gettiamo l'ancora su un fondo eccellente tenitore. Quando chiamiamo il molo comunale per chiedere un posto siamo già in terrazza con una birra in mano. L'ormeggio costa 180 kune (+ o – 25 euri). Per stasera la barca va bene all'ancora, domani ci pensiamo. E intanto mettiamo su un po' di carne sulla griglia.
Quando lo riaccompagno al tender, la notte è calma e piacevole. Tra di me penso: anche stavolta le previsioni erano sbagliate.

“una barchina dovrà essere più attrezzata di una barca grande e il comandante più pronto ad attivare contromisure in caso di bisogno. La contromisura più efficiente è ancora una volta la prevenzione, meglio cioè non correre rischi, visto per di più che in caso di pericolo sfangarla diventa pressoché impossibile. Una volta in rada non rimpiangeremo mai la catena più lunga o l'ancora più grossa; vedere un ormeggio arare è frequentissimo e in tal caso ci si trova spesso – con la spiaggia vicina, gli scogli a fianco, altre barche intorno – a dover compiere una manovra di per sé semplice con l'ansia derivante dai tempi ridotti e dall'ansia di sapere di non poter sbagliare, aumentando così di molto la possibilità di incidenti dovuti alla concitazione; per contro un ormeggio fatto bene garantisce una sosta serena e piacevole, senza richiedere, neanche di notte, grandi attenzioni. Conclusione: i soldi e il tempo spesi per migliorare l'ormeggio sono sempre spesi bene”
La piccola crociera costiera – L. Carnevali, p. 127

Cerchiamo di capire dove possono essere stati compiuti errori che poi si sono rivelati fatali.
La prima e più evidente considerazione, leggendo anche gli interventi sul forum, è che con il cattivo tempo non si deve stare all'ancora, ma a mio parere è una considerazione del tutto errata e fuorviante. Vediamo perché:
- Certo un gavitello è più sicuro e dovendo scegliere credo nessuno avrebbe dubbi se gettare l'ancora o legarsi a qualche quintale di cemento. Fate attenzione però, perché Wayra se n'è andata a spasso non perché l'ancora ha spedato, ma perché si è tranciata una cima. Significa che anche legati ad un gavitello, se la cima è inadeguata, vecchia o lavora male su uno spigolo, salterebbe comunque, e allora siamo daccapo. È stato anche detto che il calumo era inadeguato, ma anche qui, il calumo non c'entra nulla con la tenuta di una cima, quanto con quella dell'ancora, che è ancora al suo posto.
- Ormeggiarsi ad un molo è comodo e dà la sensazione di sicurezza, però il molo è fatto di cemento e se il ridosso non è garantito a prova di uragano, i danni della banchina contro lo scafo possono essere drammatici.

“Il porto, la vicinanza con un molo e l’idea di essere legati alla terraferma, induce il terrestre a sentirsi più vicino a casa e al proprio mondo. Invece è proprio qui, che un’onda violenta, una raffica imprevista può sbattere la nostra barchetta contro il cemento, con esiti poco allegri. Al contrario, una volta che l’ancora ha agguantato saldamente e senza incertezze un buon fondo, non ci sono più fastidi, se non il rumore del vento e delle onde contro la chiglia. Se addirittura abbiamo la fortuna di approfittare di un solido corpo morto, possiamo lasciare che fuori si scatenino gli elementi, mentre leggiamo sereni, accoccolati e protetti nella nostra cuccetta. La barca starà alla ruota intorno alla catena, ma nulla di più potrà disturbare il sonno del suo equipaggio, se non il fastidio del rollio o il rumore della pioggia e del vento tra le sartie.
Una sera Maruzza era ormeggiata all’inglese alla banchina del porto di Kapsali, nell’isola di Kithira. Quella sera, come spesso accade in quel porto, violente raffiche di caduta cominciarono a scendere dalla chora, rendendo instabile l’ormeggio. Uno yacht francese, ormeggiato vicino a noi, cominciò a scadere di prua, a causa dell’ancora che arava e ci prodigammo per aiutare l’equipaggio ad assecondare la manovra e ormeggiare il pesante sloop appoggiato di lato, all’inglese, alla banchina. Giuseppe, visto che le condizioni sembravano peggiorare, decise di abbandonare l’ormeggio e in qualche minuto gettare l’ancora in centro alla baia. Non appena fu certo della tenuta dell’ancora si rifugiò a leggere nella sua cuccetta, al riparo dal vento. Francamente io non mi sentivo così sereno, soprattutto dopo aver visto cosa era successo all’ancora dei francesi, tuttavia mi raggomitolai nel mio cantuccio ad ascoltare il vento tra le sartie. All’alba, nella luce limpidissima, purificata dal vento, Maruzza era al suo posto, mentre i francesi avevano trascorso la notte insonne, nel tentativo di impedire alla barca di urtare contro il molo di cemento, trattenendola con le braccia e con le gambe.
A meno che la protezione del molo non sia assolutamente garantita, in caso di burrasca passare la notte appesi all’ancora è decisamente più sicuro. Se poi, come capita spesso, esiste anche la possibilità di ormeggiare”
Di pance lisce, gusci di noce e piccoli marinai – L. Da Damos p. 156

Rinunciare all'ancora, significa rinunciare a una importante parte della nostra crociera, non solo, ma ci rende schiavi di un porto, o peggio di un marina.
L'ancoraggio deve essere fatto correttamente e in esso dobbiamo nutrire cieca fiducia. Io sono stato all'ancora sotto il meltemi, sotto la bora e sotto il neverin. Mi è sempre stato insegnato, che se l'ancora ha agguantato un buon fondo, i pensieri sono finiti.
Certo tutto ciò deve obbedire a condizioni precise: quando ho chiesto a Joe, come fosse collegata la catena alla cima, lui mi ha risposto “non ricordo”. Significa che da tempo non guardava e non controllava la linea di ormeggio. Forse il grillo non era ribattuto, come suggerisce di fare Carnevali (idem), forse si stava allentando; forse il nodo non era stato eseguito correttamente, anche se tendo ad escluderlo, considerando l'esperienza di Joe; oppure più probabilmente la cima era sottodimensionata, inadeguata o logorata da due mesi di mare.
Per quanto mi riguarda, l'ancora della mia barca è dentro una vasca. Quando la uso, la lego - ogni volta – ad una corda da roccia con un nodo delle guide con frizione infilato (nodo a otto). La corda non soffre un nodo sullo stesso identico punto per un tempo prolungato; sono certo della tenuta del nodo, la corda mi passa per le mani ogni sera e ho la possibilità di accorgermi di un'eventuale abrasione o segno di cedimento.
Uso catena solo in caso di sosta prolungata o se devo allontanarmi dalla barca, perché il ferro mi rovina il legno delle terrazze e perché francamente credo che i dieci kg della mia Delta siano sufficienti.
In quel caso, lego uno spezzone tra ancora e catena e poi la cima dell'ancora direttamente alla catena. In questo modo evito di usare grilli, ulteriori punti deboli potenziali.
Leggiamo spesso utili interventi su quale sia la migliore ancora. Ma le ancore moderne hanno tutte prestazioni tra il buono, l'ottimo, l'eccellente. Se il fondo è buono, lo ripeto, e l'ancora ha agguantato bene, non molla più.
Ricordiamo che basta un anello debole della catena perché tutto salti e molto spesso l'anello debole non è l'ancora. Quindi non fasciamoci la testa con ancora afforcate a X, a Y o a W o su quale ancora tenga 25 tonnellate invece che 25 e mezza, ma è importante che la linea di ancoraggio sia ben congegnata.
L'ancora e la catena di Joe sono ancora sul fondo. Loro non si sono mosse. È la cima che è saltata e un eventuale problema è da ricercarsi proprio lì.
Sempre Carnevali, suggerisce di pensare l'ancoraggio per la burrasca, non per la piacevole serata in pozzetto.
Dopo una giornata in mare, non si vede l'ora di mettere via tutto e bersi una birra. È comprensibile. Invece, prima di aprirsi la birra e fare il bagno, bisogna controllare ogni cosa, prevedere imprevisti, accertarsi che ogni cosa sia stata fatta come si deve, essere certi dell'efficienza del materiale, accertarsi che le cime lavorino bene, sullo spigolo della barca, sull'anello del gavitello, sullo spigolo del molo. Prima del buio, prima di un eventuale problema, prima della birra.

Il ridosso era buono, il fondo eccellente, l'ancora aveva agguantato. Di tutte le barche all'ancora, l'unica che è andata a spasso è stata Wayra.
stanchezza dovuta a due mesi in barca da solo, e di una giornata a girare attorno ai temporali.
cima sottodimensionata, logora o grillo non ribattuto

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 Oggetto del messaggio: Re: parlando di ancoraggio - la notte del condor
MessaggioInviato: 30/08/2014, 12:08 
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durante:

oramai è andata. La notte serena a dondolare sull'ancora è svanita e dobbiamo fare i conti con un repentino salto di vento che entra proprio dentro la baia oppure con un forte temporale.
Oppure l'ancora ha mollato.
Bene ora bisogna reagire. Se abbiamo previsto tutto, anche l'imprevisto, come suggerisce Carnevali, siamo già a metà dell'opera.
Come ripeto, un conto è pensare le cose quando tutto è calmo, c'è luce, abbiamo tempo per riflettere. Un altro è di notte, al buio, al freddo, con poco tempo per reagire, con la paura.
Esperimento: provate a fare un nodo ad occhi chiusi. Diciamo una semplice gassa.
Credo nessuno avrà difficoltà a farlo, ci si impiega di più, ma ci si riesce.
Ora proviamo a fare lo stesso nodo, bendati, mentre qualcuno ci pone delle domande alle quali dobbiamo rispondere; ad esempio un calcolo mentale anche semplice: quanto fa 114 diviso 3? forse ancora ci riusciamo, ma il tempo impiegato è sicuramente maggiore
Adesso proviamo a fare una gassa bendati, rispondendo a semplici calcoli mentali, mentre qualcuno ci tira addosso una secchiata d'acqua.
Sicuri di riuscirci?
Giuseppe, il Comandante di Maruzza, dopo aver controllato che l'ormeggio fosse perfetto e che le cime non sfregassero da nessuna parte, prima di fare il bagno e godersi la sera, rilevava con la bussola a torcia, la via di fuga e poi segnava su un foglietto appeso sotto il tambuccio i gradi. Anche quando la notte era un idillio.
In caso di fuga notturna, al buio, sotto la pioggia, è importante sapere dove sta la costa e dove il mare aperto senza pensarci e non serve il buio per perdere l'orientamento. Basta un temporale e una pioggia fitta che nasconda l'orizzonte.
Tutte le cime devono poter essere abbandonate velocemente e l'ormeggio deve essere in chiaro. Dimenticare una piccola cima messa lì alla sera per tenere la barca un po' più lontana da una briccola e partire con condizioni difficili, può compromettere la manovra.
Cosa fare se molla l'ancora?
Ce ne siamo accorti subito:
primo accendere il motore, secondo tenere la barca lontana dagli scogli, o quanto meno ferma contro il vento, terzo, recuperare l'ancora e gettarla nuovamente, oppure,nel caso di Joe armare un'ancora di rispetto e gettarla nuovamente.
Facile.
Ora provate a farlo al buio, calcolando con la bussola dov'è il mare aperto e dove gli scogli e con secchiate di acqua in faccia. Prima eravate riusciti a fare la gassa?
Nei decolli parapendio, durante le gare venivano delineate le corsie di partenza, con nastri di plastica, che però sbattuti dal vento facevano rumore. Gli incidenti in decollo sono aumentati sensibilmente. Chi lavora con gli elicotteri, sa che a terra, quando hai le pale sopra la testa che fanno un rumore infernale, con il flusso del rotore che ti schiaccia per terra, mantenere la calma non è banale.
Cosa ha sbagliato Joe? Beh, seduti davanti al computer non è difficile rispondere.
Una volta accertato che l'ancora non c'era più, avrebbe dovuto accendere il motore, guardare il plotter, fare rotta verso la parte settentrionale della baia, sicuramente più ridossata, armare un'ancora di rispetto, dare fondo nuovamente e aspettare che finisse la burianata.
Il problema sta appunto qui. Sono le 3 di mattina ed è ragionevole essere un po' rincoglioniti dal sonno. Per accendere il motore bisogna alzare il cofano e mettere in moto. Bastano 30 secondi? Poi bisogna accendere gli strumenti e calare le pale dei timoni. Tutto intorno è buio sul mare e luce nel cielo, il vento ti urla addosso, la pioggia ti schiaffeggia e le onde ti obbligano a muoverti quasi carponi.
Improvvisamente boom. Un colpo sotto la chiglia e il motore che si solleva perché ha toccato il fondo. Dov'è il mare, dove la terra? La barca ha piroettato un paio di volte su se stessa. Mentre torni al motore, boom di nuovo. Un timone si spezza.
Cosa fai. Cerchi l'ancora di rispetto o corri a prendere il mezzomarinaio per evitare la barca contro la quale stai puntando? Ancora boom e la barca contro il frangiflutti.
È indubbio che Joe non sia riuscito a fare tutto in maniera corretta, per portare la barca al sicuro. Noi intanto siamo riusciti a fare quella famosa gassa?

Credo che il punto stia tutto qui e ancora una volta, bisogna pensare alla situazione peggiore e non a quella ideale. Quindi avere la certezza di sapere da che parte scappare, ormeggiare in modo abituale e quasi rituale, in modo da sapere mollare tutto anche al buio, essere sicuri che l'accesso e l'accensione al motore siano veloci e certi, per poter tenere la barca - anche ferma - contro il vento e contro il mare.

Lascio a voi ulteriori osservazioni

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 Oggetto del messaggio: Re: parlando di ancoraggio - la notte del condor
MessaggioInviato: 30/08/2014, 12:16 
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Caro Luca,
concordo al 100% su quando dici.
Io riporto qualche spunto che spero possa essere utile per diventare tutti saggi ... imparando dagli errori altrui.

1) l'effetto stanchezza.
L'ultima lunga navigazione l'ho fatta del 2013 tra Venezia e Premantura in Agosto.
Sarà per il periodo iper affollato, sarà perchè la barca è piccola, sarà perchè sono solo a portare la barca, sarà il pensiero per moglie e figli, sarà perchè soffro di bassa pressione e dopo 12 ore sotto il sole sono uno straccio ...
Sarà per queste o altri mille fattori, fatto stà che mi sono ritrovato molte volte (troppe) a dover affrontare ormeggi e ancoraggi senza la necessaria lucidità ... e vivendo questo con l'ansia che mal si sposa con la vacanza.

2) Dare fondo all'ancora
questa manovra così basilare è sempre stata per me frustrante.
Ricordo in vacanza con Carlo a dare fondo all'ancora tra Uvala Cintinera e Otok Frasker .. qualche miglio a sud di Veruda e Pola.
Era mezzogiorno ... un casino di barche grandi e piccole, un vento fresco, poca onda ... ho fatto moltissimi tentativi con scarso successo. una volta ancorati mi sono tuffato a vedere perchè la mia ancora prima arava in continuazione mentre le altre barche erano tutte apposto.
Carlo lo ricorda ancora ... sotto acqua abbiamo visto che nel 90% dei casi non erano le ancore a fare presa ... ma le loro catene incastrate sul fondo roccioso!
Solo qualche barchino (non a vela) aveva sottili ancore a rampino con tutta cima tessile fissate a qualche grosso masso.
Ma loro, senza albero e altre strutture verticali, becceggiavano molto meno della mia e quindi avevano pochi strattoni.

3) The Others (gli altri).
Nella stessa "rada" dell'esempio di prima ... un gommone è passato col fb sopra la cima di ancoraggio di Carlo! Mentre noi eravamo a terra, sull'isoletta, per sgranchirci le gambe. Il gommonauta tedesco è stato anche "onesto" a fermarsi mentre uno in barca con lui si è tuffato è ha fatto un nodo tra i due capi della cima spezzata!
Pertanto non è solo questione della bontà della tecnica di ancoraggio ... ma anche di quale è meno sensibile a fattori esterni difficilmente controllabili.

4) profondità
La mia barca "pesca" 30 cm ... pertanto mi illudevo di poter dare fondo all'ancora in 1 metro d'acqua magari vicino alla riva così da tirare una cima a terra. In moltissimi casi in Istria ho visto che il fondo delle baie è buon tenitore al centro della baia stessa ... o comunque a molti metri dalla riva, dove la risacca ha accumulato sabbia o ghiaino ricoprendo la roccia sottostante.
Avvicinandomi a riva trovavo spesso massi semisommersi ed un fondo molto irregolare ... nonostante sulla spiaggia ci fossero ciottoli sottili. Pertanto bisogna essere preparati a dare fondo anche in 6-8 metri di fondale .... il che significa dover avere 60-80 metri di cima o catena. Questo può essere un grosso limite per una barca di 5,5 metri con 4 persone a bordo (con relativi bagagli).
Diversamente sulla sponda italiana dell'adriatico quando hai 2 metri di fondale di sabbia (melmosa) i miei 5 metri di catena + 20 metri di cima erano sufficienti.

5) cime logore
Lo ammetto ... ho sempre usato le peggiori cime per l'ormeggio e l'ancoraggio ... ovvero quelle che erano state già usate come scotte o drizze in passato. Quando ad Uvala Polje la cima che mi collegava al corpo morto si è rotta di notte ... ho capito la puttanata che avevo fatto.

6) il brandeggio
a causa del grosso fiocco rollato a prua fino in testa d'albero ... il mio guscio brandeggia in modo incredibile sia con vento forte che con una scoreggia. Tirare su o giù la deriva ... su o giù il timone ... allungare il calumo ... hanno scarso effetto.
Con vento fresco ed onda questo è causa di forti strattoni.
Una volta in una baia in Istria di cui non ricordo il nome ... ho provato a legare la cima d'ancoraggio a poppa, dando volta sulle bitte di entrambi i fianchi con una sorta di ritenuta.
La barca che fino ad un attimo prima un cavallo impazzino ora era immobile !!!

Non voglio tediarvi oltre ... penso che siano esperienza banali capitate a molti.
Le mie personali conclusioni sono/saranno:
- cime apposite e non logorate per l'ancoraggio e l'ormeggio (già fatto).
- un'ancora sufficiente (Delta da 6kg originale ... fatto)
- una catena da almeno 25 metri da 6 mm (circa 20kg di catena ... da fare).
- un'ancora ed una catena di rispetto (adesso una bruce da 5 kg e 5 metri di catena ... vorrei fare di meglio).
- aspettare che i bimbi siano più grandi per avere una mano ... o non averli proprio in barca :roll:

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Luca
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 Oggetto del messaggio: Re: parlando di ancoraggio - la notte del condor
MessaggioInviato: 30/08/2014, 13:48 
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LazyLady ha scritto:
2) Dare fondo all'ancora
questa manovra così basilare è sempre stata per me frustrante.
Ricordo in vacanza con Carlo a dare fondo all'ancora tra Uvala Cintinera e Otok Frasker .. qualche miglio a sud di Veruda e Pola.
Era mezzogiorno ... un casino di barche grandi e piccole, un vento fresco, poca onda ... ho fatto moltissimi tentativi con scarso successo. una volta ancorati mi sono tuffato a vedere perchè la mia ancora prima arava in continuazione mentre le altre barche erano tutte apposto.
Carlo lo ricorda ancora ... sotto acqua abbiamo visto che nel 90% dei casi non erano le ancore a fare presa ... ma le loro catene incastrate sul fondo roccioso!
Solo qualche barchino (non a vela) aveva sottili ancore a rampino con tutta cima tessile fissate a qualche grosso masso.
Ma loro, senza albero e altre strutture verticali, becceggiavano molto meno della mia e quindi avevano pochi strattoni.

3



io parlavo di fondali ottimi tenitori. su roccia la cosa cambia. come scritto altrove se possibile, su roccia o massi, cerco di ancorarmi sul fondo legando spezzoni a buchi della roccia o a massi incastrati

LazyLady ha scritto:

3) The Others (gli altri).
Nella stessa "rada" dell'esempio di prima ... un gommone è passato col fb sopra la cima di ancoraggio di Carlo! Mentre noi eravamo a terra, sull'isoletta, per sgranchirci le gambe. Il gommonauta tedesco è stato anche "onesto" a fermarsi mentre uno in barca con lui si è tuffato è ha fatto un nodo tra i due capi della cima spezzata!
Pertanto non è solo questione della bontà della tecnica di ancoraggio ... ma anche di quale è meno sensibile a fattori esterni difficilmente controllabili.


e qui purtroppo, non ci fai niente

LazyLady ha scritto:

4) profondità
La mia barca "pesca" 30 cm ... pertanto mi illudevo di poter dare fondo all'ancora in 1 metro d'acqua magari vicino alla riva così da tirare una cima a terra. In moltissimi casi in Istria ho visto che il fondo delle baie è buon tenitore al centro della baia stessa ... o comunque a molti metri dalla riva, dove la risacca ha accumulato sabbia o ghiaino ricoprendo la roccia sottostante.
Avvicinandomi a riva trovavo spesso massi semisommersi ed un fondo molto irregolare ... nonostante sulla spiaggia ci fossero ciottoli sottili. Pertanto bisogna essere preparati a dare fondo anche in 6-8 metri di fondale .... il che significa dover avere 60-80 metri di cima o catena. Questo può essere un grosso limite per una barca di 5,5 metri con 4 persone a bordo (con relativi bagagli).
Diversamente sulla sponda italiana dell'adriatico quando hai 2 metri di fondale di sabbia (melmosa) i miei 5 metri di catena + 20 metri di cima erano sufficienti.




secondo me il pescaggio rimane molto importante per trovare rifugio, non solo all'ancora, ma anche in mandracchi o porticcioli. Proprio ieri un mio amico mi ha telefonato da Grado bestemmiando come un turco, perché l'ormeggio prenotato pescava 140 a causa della bassa, mentre lui ne pesca 180.
portare le cime a terra inoltre raddoppia l'efficienza dell'ancoraggio

LazyLady ha scritto:
- una catena da almeno 25 metri da 6 mm (circa 20kg di catena ... da fare).


:shock: :shock: non starai esagerando?

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LazyLady ha scritto:
- aspettare che i bimbi siano più grandi per avere una mano ... o non averli proprio in barca :roll:



mi dispiace, ma qui proprio non mi trovi d'accordo. Anzi. voglio dimostrare che andare in barca, anche piccina, non è una cosa da folli, anche con i bimbi. chiaro che tutte le attenzione vanno moltiplicate.
anzi voglio fondare un movimento per il family cruising 8-)

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Personalmente non mi servono dimostrazioni, visto che ci ho fatto 4 estati di seguito ... Di cui l'ultima era di 18 giorni tra Mestre e Premantura.
La conclusione che ne ho fatto io è che è bello e fattibile ... ma dipende anche da molti fattori.
Io non mi posso lamentare di bambini irrequieti o difficili ... Solitamente loro stanno in barca e cazzeggiano.
Ma se mia moglie no mi è d'aiuto finisce che devo fare il capitano, il mozzo e pure il cuoco.
E ti assicuro che spostarsi da poppa a prua con i miei 100kg per 194 cm di altezza in caso di urgenza ... con le persone in mezzo che ti stanno a guardare ... Non è facile su una barca di 5,5 metri.
Tutto è fattibile ma poi scelgo quello che più ci piace.

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Tante volte ho ormeggiato e lasciato le cime scadenti o tralasciato di verificare che l'ancora avesse preso bene. Il tempo buono, lazstanchezza, la voglia di una birra.
Una cosa è sicura: quando capita ad un amico il pensiero "a me non succede" perde di significato, vale per la moto, per la droga e ancor più per la barca.
Da domani inizia la mia ricerca, magari insieme a voi, per la realizzazione di una linea di ancoraggio senza punti deboli o quantomeno che ne abbia il meno possibile.
Da oggi non tralascerò più i particolari, ora sono a Laveno, porto sicuro e tranquillo, ma mi appresto a mettere le cime robuste.


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È tutta l'estate che ogni giorno cerco un commento di Jo e tutte le volte ripasso mentalmente quello che racconta e mi interrogo su come avrei risolto io la cosa......... per cui scrivo con reticenza e non voglio paragoni..........
Che ho cambiato barca, ormai è un fatto noto, che mi trovo quasi sempre da solo credo d'averlo detto un sacco di volte. Adesso devo dire che questa nuova barca, che non può arrivare a riva(dato il pescaggio), che impegna sulle manovre più dell'altra, ha aggiunto cose nuove ai miei atteggiamenti verso il mare (forse paranoie poco giustificabili). Una di queste è l'ormeggio in rada, fatto fuori da Portovenere, di fronte al Tino(che volete, poca strada poche variabili ma tant'è). Paddy lo sa io amo l'ammiragliato, a bordo ne ho addirittura 2 una di 7kg con 3kg di catena(~10mt)e cavo con calza da 15mm, sempre attrezzata nella cala a prua. Per l'ormeggio in rada attrezzo un secona di volta in volta, 20 kg compresa la catena con cavo simile all'altro da 20mm, che do fondo tenendo appesa l'ancora appesa alla fiancata appena sotto lo scafo e mollo nel punto che scelgo. 20kg che in navigazione sono stivati sotto paiolo al di sopra della deriva. Fatto prendere l'ancora se decido per un permanenza anche di solo una notte calo anche la seconda curandomi poco della sua presa iniziale (diciamo sotto lo scafo). Ho provato anche un trucchetto per all'armami il prima possibile di una aratura della principale: cima di ormeggio della seconda in bando sul ponte vincolata ad un testimone che faccia rumore...........MAMMA COME SONO STATO LUNGO....... :geek: :( .......be vedete voi se avrete voglia di leggere.......


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Messaggi: 1840
Località: roma
Franco, quello che fai tu con la seconda ancora e' un buon rimedio, censito in letteratura. Viene detta ancora di guardia in quanto ha il doppio scopo di avvertire (con lo scorrere della cima sulla coperta) che l'ancora principale sta arando e comunque di rappresentare un ultriore chance in caso di rottura di qualchencomponente dell'ancora principale.

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Ex: Aura (CNA - Brezza 22 ) http://lamiabarcabrezza22.myblog.it
Gli stolti corrono ove i saggi non osano nemmeno avventurarsi


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Messaggi: 2556
Io so che domattina parto per una 3gg a Portovenere, con meteo (pare) buono e con tutti 'sti discorsi non mi farete chiudere occhio :(

Nel frattempo però vediamo anche di tirarci su il morale http://www.giornaledellavela.com/news/2014/08/28/foto-splendida-ragazza-nuda-recupera-lancora/

Ma nessuno usa l'allarme ancora? Che sia su un moderno GPS, che sia un'APP (gratuita) di un telefono o tablet, a mio avviso funzionano benissimo. Di certo non avrebbe salvato Joe quella maledetta notte, ma in tanti casi più "classici" è un aiuto affidabile, di certo avrebbe "svegliato" la bella velista dell'articolo sopra.
Io la uso sempre, anche in caso di notte tranquilla, male non fa, lascio il telefono alla presa (col GPS sempre in funzione consuma uno sproposito), imposto lo spostamento che ammetto e buonanotte. Ce ne sono anche a pagamento (roba da 3 o 4 euro) in cui è possibile impostare il settore, funzionalità molto valida che ti da un margine minore quando sei ancorato alla ruota e ti sveglia se il vento gira, così vai a controllare se è tutto a posto.
Che ne pensate?


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