Propongo una serie di considerazioni, prendendo spunto dall'incidente di Joe e dalla discussione sulle ancore: Joe a causa di un violento neverin finisce a scogli, perché la d'ancora ha ceduto. Proviamo a dividere l'episodio in tre periodi: il prima, il durante, il dopo. Cerchiamo poi di analizzare cause errori ed eventuali rimedi agli errori già commessi. Sia chiaro, che il tutto non ha lo scopo di stigmatizzare il comportamento di Joe, ma anzi, imparare e migliorare la nostra condotta in barca. L'uomo intelligente impara dai propri errori, quello saggia impara dagli errori altrui. Anzi ringrazio Joe, per avere avuto il coraggio di proporre i propri errori a beneficio di tutti. Non è sempre facile e pochi lo fanno. Già questo fa di lui un uomo, prima che un marinaio.
prima: Joe arriva a Klimno dopo due mesi in barca, buona parte dei quali, prevalentemente da solo. La baia offre un ottimo ridosso e anche se la meteo non promette nulla di buono, la serata è piacevole. Gettiamo l'ancora su un fondo eccellente tenitore. Quando chiamiamo il molo comunale per chiedere un posto siamo già in terrazza con una birra in mano. L'ormeggio costa 180 kune (+ o – 25 euri). Per stasera la barca va bene all'ancora, domani ci pensiamo. E intanto mettiamo su un po' di carne sulla griglia. Quando lo riaccompagno al tender, la notte è calma e piacevole. Tra di me penso: anche stavolta le previsioni erano sbagliate.
“una barchina dovrà essere più attrezzata di una barca grande e il comandante più pronto ad attivare contromisure in caso di bisogno. La contromisura più efficiente è ancora una volta la prevenzione, meglio cioè non correre rischi, visto per di più che in caso di pericolo sfangarla diventa pressoché impossibile. Una volta in rada non rimpiangeremo mai la catena più lunga o l'ancora più grossa; vedere un ormeggio arare è frequentissimo e in tal caso ci si trova spesso – con la spiaggia vicina, gli scogli a fianco, altre barche intorno – a dover compiere una manovra di per sé semplice con l'ansia derivante dai tempi ridotti e dall'ansia di sapere di non poter sbagliare, aumentando così di molto la possibilità di incidenti dovuti alla concitazione; per contro un ormeggio fatto bene garantisce una sosta serena e piacevole, senza richiedere, neanche di notte, grandi attenzioni. Conclusione: i soldi e il tempo spesi per migliorare l'ormeggio sono sempre spesi bene” La piccola crociera costiera – L. Carnevali, p. 127
Cerchiamo di capire dove possono essere stati compiuti errori che poi si sono rivelati fatali. La prima e più evidente considerazione, leggendo anche gli interventi sul forum, è che con il cattivo tempo non si deve stare all'ancora, ma a mio parere è una considerazione del tutto errata e fuorviante. Vediamo perché: - Certo un gavitello è più sicuro e dovendo scegliere credo nessuno avrebbe dubbi se gettare l'ancora o legarsi a qualche quintale di cemento. Fate attenzione però, perché Wayra se n'è andata a spasso non perché l'ancora ha spedato, ma perché si è tranciata una cima. Significa che anche legati ad un gavitello, se la cima è inadeguata, vecchia o lavora male su uno spigolo, salterebbe comunque, e allora siamo daccapo. È stato anche detto che il calumo era inadeguato, ma anche qui, il calumo non c'entra nulla con la tenuta di una cima, quanto con quella dell'ancora, che è ancora al suo posto. - Ormeggiarsi ad un molo è comodo e dà la sensazione di sicurezza, però il molo è fatto di cemento e se il ridosso non è garantito a prova di uragano, i danni della banchina contro lo scafo possono essere drammatici.
“Il porto, la vicinanza con un molo e l’idea di essere legati alla terraferma, induce il terrestre a sentirsi più vicino a casa e al proprio mondo. Invece è proprio qui, che un’onda violenta, una raffica imprevista può sbattere la nostra barchetta contro il cemento, con esiti poco allegri. Al contrario, una volta che l’ancora ha agguantato saldamente e senza incertezze un buon fondo, non ci sono più fastidi, se non il rumore del vento e delle onde contro la chiglia. Se addirittura abbiamo la fortuna di approfittare di un solido corpo morto, possiamo lasciare che fuori si scatenino gli elementi, mentre leggiamo sereni, accoccolati e protetti nella nostra cuccetta. La barca starà alla ruota intorno alla catena, ma nulla di più potrà disturbare il sonno del suo equipaggio, se non il fastidio del rollio o il rumore della pioggia e del vento tra le sartie. Una sera Maruzza era ormeggiata all’inglese alla banchina del porto di Kapsali, nell’isola di Kithira. Quella sera, come spesso accade in quel porto, violente raffiche di caduta cominciarono a scendere dalla chora, rendendo instabile l’ormeggio. Uno yacht francese, ormeggiato vicino a noi, cominciò a scadere di prua, a causa dell’ancora che arava e ci prodigammo per aiutare l’equipaggio ad assecondare la manovra e ormeggiare il pesante sloop appoggiato di lato, all’inglese, alla banchina. Giuseppe, visto che le condizioni sembravano peggiorare, decise di abbandonare l’ormeggio e in qualche minuto gettare l’ancora in centro alla baia. Non appena fu certo della tenuta dell’ancora si rifugiò a leggere nella sua cuccetta, al riparo dal vento. Francamente io non mi sentivo così sereno, soprattutto dopo aver visto cosa era successo all’ancora dei francesi, tuttavia mi raggomitolai nel mio cantuccio ad ascoltare il vento tra le sartie. All’alba, nella luce limpidissima, purificata dal vento, Maruzza era al suo posto, mentre i francesi avevano trascorso la notte insonne, nel tentativo di impedire alla barca di urtare contro il molo di cemento, trattenendola con le braccia e con le gambe. A meno che la protezione del molo non sia assolutamente garantita, in caso di burrasca passare la notte appesi all’ancora è decisamente più sicuro. Se poi, come capita spesso, esiste anche la possibilità di ormeggiare” Di pance lisce, gusci di noce e piccoli marinai – L. Da Damos p. 156
Rinunciare all'ancora, significa rinunciare a una importante parte della nostra crociera, non solo, ma ci rende schiavi di un porto, o peggio di un marina. L'ancoraggio deve essere fatto correttamente e in esso dobbiamo nutrire cieca fiducia. Io sono stato all'ancora sotto il meltemi, sotto la bora e sotto il neverin. Mi è sempre stato insegnato, che se l'ancora ha agguantato un buon fondo, i pensieri sono finiti. Certo tutto ciò deve obbedire a condizioni precise: quando ho chiesto a Joe, come fosse collegata la catena alla cima, lui mi ha risposto “non ricordo”. Significa che da tempo non guardava e non controllava la linea di ormeggio. Forse il grillo non era ribattuto, come suggerisce di fare Carnevali (idem), forse si stava allentando; forse il nodo non era stato eseguito correttamente, anche se tendo ad escluderlo, considerando l'esperienza di Joe; oppure più probabilmente la cima era sottodimensionata, inadeguata o logorata da due mesi di mare. Per quanto mi riguarda, l'ancora della mia barca è dentro una vasca. Quando la uso, la lego - ogni volta – ad una corda da roccia con un nodo delle guide con frizione infilato (nodo a otto). La corda non soffre un nodo sullo stesso identico punto per un tempo prolungato; sono certo della tenuta del nodo, la corda mi passa per le mani ogni sera e ho la possibilità di accorgermi di un'eventuale abrasione o segno di cedimento. Uso catena solo in caso di sosta prolungata o se devo allontanarmi dalla barca, perché il ferro mi rovina il legno delle terrazze e perché francamente credo che i dieci kg della mia Delta siano sufficienti. In quel caso, lego uno spezzone tra ancora e catena e poi la cima dell'ancora direttamente alla catena. In questo modo evito di usare grilli, ulteriori punti deboli potenziali. Leggiamo spesso utili interventi su quale sia la migliore ancora. Ma le ancore moderne hanno tutte prestazioni tra il buono, l'ottimo, l'eccellente. Se il fondo è buono, lo ripeto, e l'ancora ha agguantato bene, non molla più. Ricordiamo che basta un anello debole della catena perché tutto salti e molto spesso l'anello debole non è l'ancora. Quindi non fasciamoci la testa con ancora afforcate a X, a Y o a W o su quale ancora tenga 25 tonnellate invece che 25 e mezza, ma è importante che la linea di ancoraggio sia ben congegnata. L'ancora e la catena di Joe sono ancora sul fondo. Loro non si sono mosse. È la cima che è saltata e un eventuale problema è da ricercarsi proprio lì. Sempre Carnevali, suggerisce di pensare l'ancoraggio per la burrasca, non per la piacevole serata in pozzetto. Dopo una giornata in mare, non si vede l'ora di mettere via tutto e bersi una birra. È comprensibile. Invece, prima di aprirsi la birra e fare il bagno, bisogna controllare ogni cosa, prevedere imprevisti, accertarsi che ogni cosa sia stata fatta come si deve, essere certi dell'efficienza del materiale, accertarsi che le cime lavorino bene, sullo spigolo della barca, sull'anello del gavitello, sullo spigolo del molo. Prima del buio, prima di un eventuale problema, prima della birra.
Il ridosso era buono, il fondo eccellente, l'ancora aveva agguantato. Di tutte le barche all'ancora, l'unica che è andata a spasso è stata Wayra. stanchezza dovuta a due mesi in barca da solo, e di una giornata a girare attorno ai temporali. cima sottodimensionata, logora o grillo non ribattuto
_________________ Piccolo è meglio
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