Il link, anche se si riferisce a navi a elica, è molto chiaro riguardo alle forze che agiscono sulla pala -
http://www.nautica.it/superyacht/509/tecnica/timone.htm Lo spessore dello strato limite dipende dal tipo di profilo, dalla rugosità della superficie e dalla velocità e viscosità del fluido. E' quantificabile da pochi millimetri qualche centimetro.
Quando plani sull'onda la pala più o meno è vicino alla cresta. Sulla cresta la velocità delle molecole d'acqua è prossima a zero quindi lo scorrimento del fluido sulla pala sarà solo quello determinato dalla velocità di avanzamento del mezzo infatti i maggiori problemi si hanno mentre la poppa risale l'onda.
La barra, inclinandola, si indurisce a causa della forza frenante dovuta alla notevole velocità del fluido e ti accorgi del regime turbolento dell'acqua (distacco filetti fluidi) perchè senti la barra vibrare (squilibrio di forze agenti sulla pala).
Ogni profilo ha una sua velocità ideale quindi qual'è quello migliore? Tutti e nessuno, dipende dal concetto d'uso del mezzo ipotizzato in sede di progetto.
Durante la coppa america udivamo dal pozzetto "target" cioè quella condizione, in una data andatura e stato meteomarino, nella quale vele, appendici e carena lavorano nel migliore dei modi (vedi para "velocità target" al link)
http://www.mura.it/docs/messapunto%20III.htm Navigare per molto tempo in condizioni di tempo avverso se siamo "sicuri" della solidità dei materiali del nostro mezzo e di noi stessi non è, in linea di massima, un problema ma può esserlo una situazione limite anche se di breve durata.
E' ovvio che se per raggiungere un ridosso devo navigare al giardinetto lo faccio ben volentieri ma se sono al largo no.
BV
Carlo
di Velaccino71