Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Re: Abbattuta
MessaggioInviato: 19/11/2009, 12:19 
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Località: un romano tornato al mare!
Grazie, Francesco, per la citazione. Hai anche la fonte?

Sempre e solo secondo me:
- vero, se in poggiata non si controlla il fiocco, si rischia il salame sullo strallo; è per questo che il prodiere dove serve cazza scotta per tenere il fiocco sull'area di prua e non oltre; al passaggio del fiocco si ottiene un 'a collo' utile;
- deriva: la citazione dice 'alza un poco la deriva'; questione di gusti: se la barca è veloce, ne basta poca giù per avere portanza e direzionalità: quel poca deriva non mi convince proprio.

x Velaccino: spieghi meglio il fenomeno di stallo del timone sull'onda? volevi forse intendere "surfare"? Grazie.

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Buon Vento!
Alberto
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Il più bello dei mari è quello che non navigammo (N. Hikmet)


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 Oggetto del messaggio: Re: Abbattuta
MessaggioInviato: 19/11/2009, 12:19 
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Iscritto il: 05/11/2009, 18:02
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Non ero stato completo:
Riporto da "Corso di Navigazione", Glenans, pag. 301.

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 Oggetto del messaggio: Re: Abbattuta
MessaggioInviato: 19/11/2009, 12:20 
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Iscritto il: 05/11/2009, 18:02
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Si dice che il timone, che è un profilo alare, stalla quando il suo effetto è nullo.
Il timone va in stallo e quindi non genera portanza sia quando la velocità del fluido nel quale è immerso è troppo lenta sia quando è troppo elevata in quanto il regime dei filetti fluidi in prossimità della pala non è più laminare ma turbolento. Questa condizione si genera anche sulla deriva rendendo cosi il mezzo instabile. In condizioni ottimali di efficienza delle appendici avremo in prossimità delle stesse uno strato che procede alla stessa velocità dell'imbarcazione
- http://it.wikipedia.org/wiki/Strato_lim ... dodinamica) - detto strato limite e allontanandoci dal profilo avremo una diminuzione della velocità del fluido che manterrà un andamento laminare.
Cosa accade alla barca con mare mosso dai settori poppieri?
Mettiamo il caso che navighiamo nel cavo e l'onda ci stà raggiungendo. La barca comincia ad essere sollevata ed accelera e se consideriamo che il moto superficiale delle molecole dell'acqua risalendo la cresta è contrario alla velocità di propagazione dell'onda stessa (dalla teoria trocoidale dell'onda) avremo una velocità di scorrimento del fluido sulla pala del timone e sulla deriva elevatissimo (velocità barca + velocità fluido) con formazione di turbolenza e perdita di portanza con probabilità di stallo.
Questi sono i motovi che mi portano a preferire l'affrontare il mare al mascone che è sia la parte più resistente dell'imbarcazione sia quella che offre minor superficie di impatto con il frangente e la randa issata e terzarolata consente di orzare più facilmente nel risalire l'onda.
Ovviamente ognuno conosce il proprio mezzo e prende l'andatura che trova più sicura e congeniale.
BV
Carlo


di Velaccino71


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 Oggetto del messaggio: Re: Abbattuta
MessaggioInviato: 19/11/2009, 12:21 
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Iscritto il: 14/11/2009, 10:10
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Località: un romano tornato al mare!
Grazie Velaccino.
Da semi-profano, nemmeno troppo semi, ho capito di più rileggendo le tue righe che non il pistolone su wiki.

Però ho un po' di dubbi, vedi se puoi e ti va di scioglierli?

Vediamo se ci riesco, con mezzi molto rustici:
Stallo = barra morbida, pala inefficace;
Oppure stallo = acqua macrosccopicamente ferma rispetto alla pala (= barra morbida e siamo come subito sopra).

Ora, salvo essere in un frangente che ci porta - dove a occhio l'acqua non solo è ferma o quasi (rispetto alla pala) ma è anche turbolenta e per di più meno densa causa schiuma - quando mi trovo a planare sull'onda non frangente non avverto mai inefficacia della pala, semmai la barra si indurisce e guai a esagerare d'angolo o anche solo di spinta sulla barra. Se ciò che rilevo in pratica è vero, questa mi sembra portanza/efficacia, se non proprio efficienza.. o no? (è una domanda)
Domanda che si traduce, con molto sforzo: quanto è lontano lo strato limite dal profilo di pala, alle 'nostre' velocità? Non è ancora abbastanza vicino da comportare soltanto un irrilevante ringrosso del profilo?

E ancora: in una situazione prolungata e variata (anche avariata, sì) una barca che per lunghi tratti procede col mare al giardinetto risente certamente di una inefficacia, alla barra e alla deriva, così grande da inficiare costantemente e rovinosamente il suo comportamento?

Insomma quanto descrivi non è piuttosto vero su tratti e istanti brevi? (sono sempre domande, se hai voglia di rispondere..).

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Buon Vento!
Alberto
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 Oggetto del messaggio: Re: Abbattuta
MessaggioInviato: 19/11/2009, 12:21 
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Iscritto il: 05/11/2009, 18:02
Messaggi: 3741
Il link, anche se si riferisce a navi a elica, è molto chiaro riguardo alle forze che agiscono sulla pala - http://www.nautica.it/superyacht/509/tecnica/timone.htm

Lo spessore dello strato limite dipende dal tipo di profilo, dalla rugosità della superficie e dalla velocità e viscosità del fluido. E' quantificabile da pochi millimetri qualche centimetro.

Quando plani sull'onda la pala più o meno è vicino alla cresta. Sulla cresta la velocità delle molecole d'acqua è prossima a zero quindi lo scorrimento del fluido sulla pala sarà solo quello determinato dalla velocità di avanzamento del mezzo infatti i maggiori problemi si hanno mentre la poppa risale l'onda.
La barra, inclinandola, si indurisce a causa della forza frenante dovuta alla notevole velocità del fluido e ti accorgi del regime turbolento dell'acqua (distacco filetti fluidi) perchè senti la barra vibrare (squilibrio di forze agenti sulla pala).
Ogni profilo ha una sua velocità ideale quindi qual'è quello migliore? Tutti e nessuno, dipende dal concetto d'uso del mezzo ipotizzato in sede di progetto.
Durante la coppa america udivamo dal pozzetto "target" cioè quella condizione, in una data andatura e stato meteomarino, nella quale vele, appendici e carena lavorano nel migliore dei modi (vedi para "velocità target" al link)
http://www.mura.it/docs/messapunto%20III.htm
Navigare per molto tempo in condizioni di tempo avverso se siamo "sicuri" della solidità dei materiali del nostro mezzo e di noi stessi non è, in linea di massima, un problema ma può esserlo una situazione limite anche se di breve durata.
E' ovvio che se per raggiungere un ridosso devo navigare al giardinetto lo faccio ben volentieri ma se sono al largo no.

BV
Carlo


di Velaccino71


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 Oggetto del messaggio: Re: Abbattuta
MessaggioInviato: 19/11/2009, 12:22 
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Iscritto il: 13/11/2009, 19:22
Messaggi: 290
Domenica scorsa ho peccato, sono stato, vicino a Grado a carteggiare una Bavaria 31 e sistemare un Elan 37 le barche dei miei colleghi velisti. A fine lavoro abbiamo mangiato un pranzo su una e aperitivo l’abbiamo bevuto sull’altra. I proprietari di questi “mostri”, parcheggiati su un grande piazzale vicino a capannoni pieni di navi a motore, stavano pianificando le prossime uscite, magari in solitaria, pensando magari ad attraversare l’Atlantico. Uno di loro ha iniziato con una piccola deriva di 4 metri che possiede tuttora, l’altro si è auto costruito un alpa 6,60 in modo impeccabile e per esigenze famigliari ha preso un mezzo più grande. Erano come noi e sono diventati i sognatori antiecologisti.
Devo dire che io sono ugualmente felice navigando sia su una barca di 7 metri che in un yacht di 16 o su un veliero di 24 metri. Tutto sommato se dovessi scegliere per il mare credo che il minimo sia un 12 metri. Affrontare il mare grosso con qualcosa di più piccolo è un massacro. Poi tutte le barche sono fatte per due persone ( oggi è San Valentino) e la loro lunghezza dipende solo dal portafoglio del acquirente.
Tornando alla nostra categoria limitata dal codice stradale e normativa CE cat.C possiamo pensare solo alla navigazione costiera o sui laghi con il porto o una bella spiaggia sabbiosa in vista Ho letto di nuovo alcuni capitoli del libro di Adlard Coles “Heavy weather sailing” e resto sulle mie convinzioni di prima. Grazie per la citazione dei francesi, cosa scrive Glenans sulla navigare con il cattivo tempo?


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