Interessante, un po' troppo 'motoristico' per i miei gusti.
Soprattutto quando va a virare quasi immediatamente, per poi poggiare, riorzare e recuperare.
La fig. 4.3 ha un solo vantaggio: che mentre scende in poppa, ha modo e tempo di cercare il pericolante, sul lato che conosce.
Mi limito a commentare il solo caso di "ricerca immediata"
Finché il tempo/mare lo consente, io preferisco l'abbattuta (strambata per i neofiti - tendenzialmente nordisti - quelli che vanno "in vela"
):
- con tempo chiaro, la manovra è veloce e non ha pericoli;
- in condizioni 'quasi cattive' la barca dovrebbe avere tutto a posto (comprese vele già ridotte) ed equipaggio pronto per effettuarla;
- in condizioni 'cattive' meglio pregare e virare, ma non subitissimo come sembra suggerire il testo
de quo.
La sequenza:
- da (quasi) qualunque andatura, mettersi immediatamente
al traverso e allontanarsi ' il giusto' (che dipende tantissimo dalla velocità/barca: esercitarsi, gente...); accendere motore: se c'è vento sufficiente per camminare a vela, lasciare in folle; se si ritiene necessario, mettere al timone uno con le
, ma tener conto che non è abituato alle condizioni attuali, mentre chi "lascia" lo è;
- se si preferisce manovrare a motore, avere la sicurezza che ci sia chi sa rendere innocue vele, scotte e il resto; e ricordarsi che l'elica taglia...
- chiamare ed effettuare l'abbattuta, orzare fino al traverso e poi subito in
bolina larga;
- sulla bolina 'giusta' (orzando o poggiando il giusto) avvicinarsi al pericolante da sottovento ed orzare e lascare fino ad affiancarlo a barca ferma; usare motore per affinare l'accosto, solo se serve a non dover ripetere tutta la manovra... già detto altrove del pericolo dell'elica.
E' fondamentale saper stimare "quanto" allontanarsi, prima di abbattere (o virare, fate voi): se si manovra troppo presto, ci si ritrova troppo sottovento (se abbattuta) e bisogna far bordi corti (barca quasi ferma, non manovra), o troppo sopravvento (fig. 4.3., virata) e bisogna cmq poi allontanarsi per non passare a lasco/poppa addosso al pericolante. Queste difficoltà sono frequentissime.
Per chiarezza: la distanza per tornare sta tra 50 e 100 metri max con una barca a bulbo; min 20 metri con una deriva e/o carrellabile. Più o meno.
E' anche importante che tutti a bordo (compreso il futuro pericolante) sappiano e comprendano della manovra di allontanamento; veder allontanarsi la barca non deve provocare ansia, ma il contrario: vuol dire che a bordo sono calmi e organizzati.
Buono il suggerimento di recupero da mezza nave, ma senza esagerare (meglio un metro più a prua...).
Se l'uomo cade da andatura portante
con spi, il tempo/spazio perso per ammainarlo "consentirà" di virare (meglio) o abbattere per risalire alla ricerca, se serve anche bordeggiando (se si viene da una poppa).
Sul recupero dell'uomo da sopra o da sottovento, i manuali sono pieni di scelte
opposte, tutte "ben" e molto giustificate... io lo recupero da sopravvento: lui scarroccia verso la barca e/o collabora senza difficoltà, io non gliela do in testa. Sottovento, la barca lo copre letteralmente; ma è vero che il lancio della cima è più facile, e che lo scafo offre una 'remora'.
A proposito: ho fatto mille simulazioni, improvvise, in condizioni buone o medie; i risultati sono stati quasi sempre soddisfacenti.
Non mi è mai successo di doverlo fare sul serio.
Una sola volta, in gita in acque perfette, mi sono buttato in acqua (a 50 metri da riva) e sono stato recuperato da due miei allievi... dopo 3 tentativi. Non lo faccio più.
Sono graditi tutti gli interventi di specifica o contrari, perché chi legge e non ha esperienza possa vedere quanto sia delicata e controversa la questione, e possa decidere da solo... io non mi assumo responsabilità...