Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Il diametro della scotta del fiocco
MessaggioInviato: 11/07/2012, 14:54 
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Località: un romano tornato al mare!
E' un problema poco affrontato, soprattutto su barche da crociera.
Eppure, il peso della scotta è un problema vero con arie leggere. se non si ha una vela adatta per queste arie (drifter, mps, spi, genny, code 0, ...) e ci si deve accontentare delle sole "vele bianche". Spesso con poco/pochissimo vento e nelle andature larghe il peso della scotta si fa sentire, provocando una chiusura (forse buona) della balumina, ma anche un orientamento tropo interno della tela.
Non la faccio lunga: una buona cima per scotte offre resistenze al carico ed all'allungamento sufficienti anche a calibri minimi (4-6 mm.).
Altra caratteristica, che sempre o quasi determina la scelta del diametro, è la maneggiabilità alla mano: è evidente che a maggior diametro corrisponde una presa migliore.
C'è una soluzione che soddisfi entrambe le esigenze?
C'è, naturalmente. Non l'ho mai vista usate per il fiocco, mentre è usatissima ad es. per la randa dello Snipe (che in corrispondenza della varea del boma si sdoppia per far la funzione del trasto randa).
Sto parlando della scotta scalzata.
L'idea è quella di scalzare, appunto, la parte di scotta esposta al vento e alla gravità, per intenderci quella che dal fiocco va al passascotte e poi fino allo strozzatore.
Dallo strozzo alla mano, la calza ovviamente resta a fare la sua funzione di "impugnabilità".

Per vedere se la scalzatura ha un senso sulla propria barca, bisogna armare, magari senza vento, la vela più grande con la quale vogliamo usare quella scotta e prendere due riferimenti/misure:
- con la vela tutta tesa oltre la prua;
- con la vela tutta cazzata a simulare la bolina più stretta che pensiamo possibile.
Il primo riferimento si marca in corrispondenza del passascotte più a prua, per sapere che da lì fino alla bugna di scotta il peso è solo negativo, e spesso molto (in poppa...)
- il secondo, preso in corrispondenza dello strozzatore, ci indicherà che da quel punto, fino alla nostra mano, abbiamo bisogno che la calza ci sia; è questo che ci indicherà fin dove scalzare: la parte scalzata non dovrà impegnare l'ultimo passascotte, né tanto meno lo strozzatore/winch.

Limiti:
- ovviamente la resistenza al carico e all'allungamento va misurata relativamente alla sola calza;
- il sistema non è indicato per tutte le barche, indicativamente va bene sulle barche "corte" o con genoa a ricopertura limitata;
- impegnare la scotta scalzata anche nei passascotte potrebbe provocare cattivi scorrimenti proprio con aria leggera;
- si potrebbe discettare sul fatto che la parte scalzata potrebbe invece anche entrare nello strozzatore e prolungarsi per un tratto, ma qui si pongono problemi di funzionalità dello strozzatore (eventualmente da diminuire di dimensioni) e di maneggiabilità in bolina con vento;
- per quanto sopra, è forse meglio scalzare tanto da non impegnare la calza almeno nello strozzatore/winch.

Sul tipo di cima assoggettabile a questo sistema, confesso di non essere aggiornato e rimando agli interventi di altri, che spero vorranno anche fare osservazioni sulla praticabilità e sull'utilità del sistema.

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Alberto
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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro della scotta del fiocco
MessaggioInviato: 11/07/2012, 15:01 
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Iscritto il: 04/11/2009, 16:08
Messaggi: 13086
Località: Arese
Non vorrei fare il bastian contrario. Ciò che dici è verissimo, il peso delle scotte è fondamentale e va valutato insieme al loro diametro, ma su una barca piccola la parte di scotta che non viene lavorata con le mani o non arriva allo strozzascotte è veramente minima, sul Viko su 10 metri totali la valuterei in circa 2 metri. Ha senso scalzare questo tratto?

Totalmente diverso invece è il vantaggio sulle drizze dove la parte che non transita per le mani e gli strozzatori è praticamente la metà, al punto che si può pensare, e in effetti l'ho anche sperimentato, di scalzare la metà ed eliminare invece l'anima nella prima parte che rimane per comodità, ma che non ha necessità di avere resistenza meccanica.

La cima più usata per questo è il dyneema comunemente detto anche spektra con calza in poliestere, questo materiale altro non è che PVC ed è molto resistente all'esposizione continuata ai raggi UV a differenza del poliestere non trattano o del nylon.


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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro della scotta del fiocco
MessaggioInviato: 11/07/2012, 16:22 
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Iscritto il: 11/05/2012, 8:22
Messaggi: 623
Località: Cremona
Ciao Tramp,
soluzione molto elegante, ma forse non molto pratica, visto anche che poi occorrerà impiombare la calza pena vederla scorrere e raccogliersi tutta in fondo alla cima. Inoltre, se l'anima della cima è in fibre non intrecciate diventa poi delicatissima.

Io risolvevo il problema in maniera un po' più brutale, armando all'occasione un buttafuori - in legno sottile o anche solo il mezzo marinaio - tra la base dell'albero e il punto di scotta della vela di prua. Anche con venti leggerissimi il genoa se ne stava aperto contribuendo alla propulsione. Per inciso, questo metodo funziona benissimo anche sulle barche grandi.

Grezzo ma funziona.
Ciao
L.


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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro della scotta del fiocco
MessaggioInviato: 15/07/2012, 7:22 
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Iscritto il: 14/11/2009, 9:10
Messaggi: 4596
Località: un romano tornato al mare!
In effetti il mio è un esercizio "a tavolino", in merito ad una tecnica che ho praticato in passato soltanto sullo Snipe.
Giuste le osservazioni di Stefano: sì alle drizze scalzate, a patto che la piombatura calza-anima sia fatta come si deve per scorrere nella puleggia di testa.
A proposito di buttafuori, richiamo le possibilità del pole-launcher (buttafuori :) ) automatico del fiocco, che consente a chi ha solo vele bianche di:
- non andare a prua per tangonare il fiocco;
- ottenere laschi molto più veloci, tramite l'inversione funzionale di balumina e gratile.

Immagine

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