Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 11/11/2009, 9:10 
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Località: un romano tornato al mare!
Per Francesco: Grazie! che tempismo!!
E per dari la via a questa sezione tecnica, propongo quanto segue, a metà tra navigazione e terra: la produzione di un corpo morto.
Motivazione: 1) quando tieni la barca in uno di quei circoletti privati a bordo lago che per mission non hanno proprio quella di gestire barche, o quando non ti fidi delle scatolette di cemento massimo 30x20x40 che ti mettono giù. 2) quando non sai da che parte cominciare per fare un getto subacqueo, o per affondare un aggeggio che pesa quanto la tua barca (almeno sembra, quando provi a spostarlo e trasportarlo su un barchino di servizio).
Controindicazioni: non so quanto sia inquinante. A mia discolpa: ne ho realizzati solo due nella vita.
Sostanza: una linea di catena solida e ancorata, su cui assicurare pesi modulari, di peso unitario contenuto.

Qui lo schema:
Allegato:
CORPO MORTO AUTOCOSTRUITO SCHEMA.docx [14.19 KiB]
Scaricato 731 volte

Io ho fatto così:
- ad una ancora di qualunque tipo e di non gran peso (serve quasi solo come fine corsa) assicurare l'estremità di uno spezzone (min 5 mt.) di catena grossa (14?) ma grossa, e zincata (ma grossa!); la lunghezza di catena potrebbe essere un 3 mt + un tot da tenere verticale, a pesare sulla boa per tenerla verticale a sua volta; se poi sarà tanto lunga da poter emergere, magari è meglio, non saprei...;
- fissare il gambetto del grillo ancora-catena con filo di ferro zincato, per evitare ogni possibilità di svitamento accidentale;
- all'altra estremità della catena assicurare (con un nodo non ingombrante) una sagola provvisoria per manovrare il tutto in fase di affondamento;
- procurarsi un numero congruo di dischi per freno, usati, presso rivendite di rottami ferrosi o, con un po' di pazienza, raccoglierli dal meccanico di fiducia; (stabilire il numero di dischi sulla base del peso finale che si vuole raggiungere);
- in un momento di piatta, recarsi sul posto dove si vuole affondare il corpo morto, con un barchino provvisto di ancora propria; ancorare sopravvento al posto esatto; ancora, catena e pesi dovrebbero essere riposti in scatole di cartone a perdere o in cassette di legno o plastica; qualche straccio a perdere potrà aiutare a non danneggiare la falchetta; indispensabile un paio di guanti robusti;
- affondare l'ancora, mantenendola a picco o quasi;
- Infilare la sagola (e quindi la catena) in un disco alla volta, affondarli uno ad uno, calzandoli bene sul fondo, accostati l'uno all'altro alando sulla sagola (se poi si dispone di un amico con maschera e pinne che aiuti, tanto meglio, ma non operare coi dischi se lui non ha la testa fuori dell'acqua);
- portare in acqua (bagnandosi, sì...) due tratti di cima robusta, non galleggiante, assicurati su grilli solidi e fissarli all'estremità "alta" della catena;
- analogamente, assicurare alla catena una terza cima robusta e non galleggiante, da assicurare a sua volta ad un golfare della parte inferiore della boa, lasciando provvisoriamente una lunghezza di cima (ben còlta) da regolare e tagliare a misura in un secondo tempo;
- ormeggiare la nostra barca, avendo la possibilità di controllarne il comportamento per regolare le lunghezze delle cime;
- (eventualmente) sulle due cime di ormeggio, fare due nodi di arresto (frati) e infilare su ciascuna uno spezzone di tubo per innaffiare (circa 50 cm.), che scorra non troppo liberamente sulle cime); con un po' di lasco, fare un nodo di arresto anche sopra al tubo; se si hanno passacavi generosi e solidi, questo accorgimento evita danni per sfregamento alle cime).
Oltre alla modularità (anche degli sforzi nella realizzazione), il sistema ha l'enorme vantaggio di rispondere agli strappi in modo progressivo: non è un unico peso che trattiene la catena, ma un 'serpentone' sempre più pesante che risponde alle sollecitazioni della prua. E se e quando il serpentone affonda, è ancora meglio!!

Suggerimenti per la presa di ormeggio:
- quando si arriva a gavitello, salpare la cima della boa col mezzo marinaio (non fare il tiro a segno sul golfare emerso della boa!!), alare la cima fino ad afferrare almeno una cima d'ormeggio e dare volta su un bordo, poi salpare la seconda cima d'ormeggio e dare volta; regolare in pari le lunghezze di cima sui due lati della barca;
- a gavitello, non lasciare armato il timone e sollevare ed assicurare bene la deriva!!
(E se non è chiaro, maleditemi pure...!!)

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Alberto
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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 20/09/2013, 20:59 
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per la serie a volte ritornano.


mi chiedo solo dove cercare dischi da freno e quanto dovrebbe essere pesante il tutto per dormire sereno. Intendo dire dormire sereno= non alzarsi di notte con la burrasca a controllare se tutto è ancora al suo posto.

ILO principio è che più che il peso sono i dischi che affondano nel fondo- Giusto?

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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 20/09/2013, 22:41 
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Località: un romano tornato al mare!
Giusto, e quindi su roccia a lastra tutto è discutibile.

Ma anche il numero dei dischi conta molto, e non costa poi tanto; offre la possibilità di aggiungere peso, la progressività della risposta al tiro e allo strappo, economia da fai-da-te.

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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 8:53 
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Tramp ha scritto:
... - a gavitello, non lasciare armato il timone e sollevare ed assicurare bene la deriva!!

Mi hai fatto ricordare un dubbio che avevo in vacanza:
in rada, all'ancora, per limitare il dondolio, è meglio alzare la deriva? E il timone?

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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 9:52 
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Premesso che con una piccola si rolla.

Io alzo tutto, anche al pontile, però la mia non ha la deriva zavorrata quindi non cambia il raddrizzamento, da dire anche che a logica la deriva dovrebbe dare resistenza al dondolio.
I fatti mi dicono che si il dondolio non è smorzato ma solo per le onde più piccole, sopra il 30/50 cm la barca vi scivola sopra e rolla uguale, ma meno volte.


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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 10:00 
non


Ultima modifica di N/A5 il 28/09/2013, 15:38, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 10:05 
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Località: un romano tornato al mare!
Ivano mette il dito su una piaga vera.
Uno può anche essere un lagunare, o navigare solo con 5 nodi di vento, ma la presa di gavitello e/o l'attracco a banchina sono due manovre che fanno danni anche a mezzo nodo.
In due parole, se non le sai fare è come se non sapessi respirare.
Ma confesso che, forse puerilmente, sono capace di andar per mare e va bene, ma arrivare fermo su un punto in acqua o a bordo terra è una soddisfazione ogni volta, che difficilmente si riesce a nascondere a sé e agli altri.

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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 10:48 
la mia


Ultima modifica di N/A5 il 28/09/2013, 15:39, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 10:53 
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Località: Arese
La mia tecnica: studio l'avversario, arrivo alla boa, svento le vele, mi fermo, vado a prua e prendo il gavitello.
Credo sia genetico, mi capita con qualsiasi barca che abbia portato almeno per qualche ora.


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 Oggetto del messaggio: Re: Corpo morto autocostruito
MessaggioInviato: 21/09/2013, 11:07 
già


Ultima modifica di N/A5 il 28/09/2013, 15:39, modificato 1 volta in totale.

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