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 Oggetto del messaggio: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 05/06/2011, 18:44 
Non è un mistero che il Viko quando sbanda molto tende ad andare all’orza… Il fatto per un principiante come me può anche essere visto come rassicurante (la barca portando la prua al vento tende a diminuire lo sbandamento ) ma mi spinge necessariamente a portare alla poggia il timone per contrastare la tendenza orziera (anche se quest’anno sento la barca molto più equilibrata rispetto allo scorso anno) e credo che questo costituisca un freno notevole.
Mi piacerebbe ora imparare a gestire al meglio lo sbandamento di bolina.
L’idea che mi son messo in testa è questa: se alzo leggermente la deriva (arretrando così il centro di deriva di poco) e lasco un po’ la scotta di randa per farla portare meno, lasciando invece invariata la regolazione del genoa… la barca risulta meno orziera consentendomi di ridurre la barra del timone, facendomi guadagnare un po’ di velocità? Magari mi consente pure di stringere un po’ di più?
Se lasco la scotta di randa, il boma aprendosi si dovrebbe sollevare, giusto? A questo punto che faccio? Cazzo il vang per riportarlo nella posizione corretta?
La deriva del Viko non concorre alla stabilità perché la zavorra è in sentina, quindi posso rischiare di sollevarla un po’ o è meglio non toccarla?


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 7:00 
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E' lo sbandamento che fa orzare la barca. Questo, sia pure dato per scontato da tutti, non è forse chiarissimo nelle sue componenti, cause e conseguenze. Vediamo in poche parole cosa succede; se la barca sbanda, il centro velico di entrambe le vele si sposta molto sottovento (essendo in alto) mentre i centri di resistenza (laterale e all'avanzamento) si spostano anch'essi sottovento, ma di molto meno; ciò provoca un aumento di tutte le coppie sbandanti (forza su CV della vela X braccio/distanza dalla relativa resistenza, meno una:
a) randa, comp. sbandante: resta costante finché la barca è dritta, aumentando istantaneamente sotto raffica; questo non si trampduce subito in accelerazione, mentre è istantaneo l'aumento dell'angolo di sbandamento; solo quando quest'ultimo aumenta molto, la forza sulla vela diminuisce;
b) randa, comp. di avanzamento: aumenta con lo sbandamento, e fa aumentare la tendenza orziera; semplice, ma pericoloso;
c) fiocco, componente laterale: fa poggiare, ma non aumenta con lo sbandamento, anzi diminuisce;
d) fiocco, comp. avanzamento: spesso trascurata, si comporta come quella della randa, comp. fortemente orziero;
e) scafo: le linee immerse, da simmetriche a barca dritta, diventano asimmetriche, con curva più pronunciata sottovento e quasi retta sopravvento: depressione sottovento allo scafo, tendenza orziera (effetto gondola).
[/u]
Allegato:
LINEE D'ACQUA A BARCA SBANDATA.jpg
LINEE D'ACQUA A BARCA SBANDATA.jpg [ 336.24 KiB | Osservato 5131 volte ]

L'effetto di tutte le inerzie sulla barca fa sì che 'ella' sia disponibilissima ad andare all'orza, meno disponibile ad accelerare (il che, assorbendo energia ne toglierebbe a quella di sbandamento); al contempo, se non interveniamo, fa finire il bottaccio in acqua: carico di peso/acqua sottovento, cadute accidentali di pesi/persone sottovento, minore efficienza di tutte le componnti raddrizzanti in barca (tutto ciò che è sopravvento al centro di rotazione laterale, ha componente raddrizzante finché è sopravvento, quanto più sopravvento possibile);
f) manovra lascare randa: se violento perché in ritardo, può far finire la varea del boma in acqua, con effetto poggero (freno) sì, ma anche e soprattutto di 'schiacciamento' del piano velico sull'acqua;
g) manovra di timone alla poggia (istintiva): agisce soprattutto da freno; esalta tutte le inerzie (moti di sbandamento e mancate accelerazioni per avanti); diventa presto inefficace in termini di direzionalità;
h) manovra lascare fiocco: toglie sbandamento ma toglie anche tendenza alla poggia (punto c) e capacità di accelerazione (tirar fuori la prua); da usare semmai con molta moderazione;
i) pesi a poppa, almeno quelli mobili (equipaggio); sulle lunghe tratte, anche l'ancora, l'acqua e il carburante se possono fanno una passeggiata verso poppa.

Tutto questo per dire? che è vitale la tempestività di intervento!
- terzaruoli e riduzione fiocco quando è ora, meglio prima;
- prevenire la raffica, lascando prima/subito randa poi - semmai - fiocco: si agevola la poggiata col timone (randa meno orziera, barca dritta, no cadute/aumento pesi sottovento, timone efficiente), si agevola l'accelerazione;
- poggiare tempestivamente e progressivamente; la manovra salvavita è l'orzata, ma se serve vuol dire che abbiamo già sbagliato qualcosa, e può metterci in ulteriori difficoltà (ritardo dell'equipaggio a rientrare, sbadacchiamento di vele, fiocco a collo, eventuale virata accidentale, scuffia sul 'vecchio sopravvento')
- in condizioni costanti di vento forte alzare la deriva quanto basta per non sbandare pur senza scarrocciare: ricordiamoci sempre che la portanza della deriva è proporzionale al quadrato della velocità: se teniamo la barca veloce, basta molta meno deriva per avere la stessa efficacia antiscarroccio, e contemporaneamente un effetto sbandante molto meno pronunciato.
In più, guardiamo la deriva del Vaurien (il vau rien = non vale niente...):
Immagine
Il taglio obliquo consente di spostare in avanti la testa nella cassa, la pinna indietro; con vento fresco ciò equilibra la barca (CD indietro, meno orziera) e quasi per incanto alza la prua e fa planare!
Con una pivotante, quindi, bastano pochi cm di immersione in meno e qualche grado di rotazione a poppa per avere di nuovo la barca equilibrata, veloce, manovriera, sicura. (Salvo poi arrivare all'ormeggio in arie calme e non avere evoluzione perché la deriva è troppo su.. :twisted: :twisted: e magari 'toccare' qua e là..)

Tutto questo, prima di pensare al vang...
In assenza di carrelo di scotta randa, la manovra del vang e/o del paterazzo possono avere effetti positivi, a condizione che:
- la randa non sia un lenzuolo;
- l'equipaggio sia capace, pronto, affiatato (e non è poco)

(Ho deciso di non scrivere oltre, per lasciare ad altri più bravi di me il seguito: almeno l'uso del vang e del paterazzo. Gradisco al solito osservazioni su quanto ho scritto, ma chiedo a chi vorrà estendere queste note:
- di valutare l'importanza di parlar chiaro a vantaggio di chi non è espertissimo,
- e di tener conto delle azioni/manovre possibili in funzione della loro efficacia e praticabilità non in regata ma in crociera, in sicurezza e con euipaggio limitato in numero/capacità. Grazie)

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Buon Vento!
Alberto
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Ultima modifica di Tramp il 07/06/2011, 6:58, modificato 3 volte in totale.
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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 7:04 
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Insomma, Federico:
- sì, alza/arretra un po' la deriva;
- cazza il vang per smagrire la randa (portare il grasso all'albero)
- lasca scotta di randa tempestivamente;
- se sei (puoi essere) attento al timone e alla scotta di randa non perdi né angolo né velocità (né sicurezza!)
E ce voleva tanto!!?? :lol: :lol: :lol: :lol:

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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 8:02 
Grazie Tramp per la spiegazione scientifica con annessa traduzione per principiante... Leggerò con attenzione in pausa pranzo ma mi pare molto chiaro e tecnico. Magari poi mi viene da farti ulteriori domande...


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 8:06 
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Tramp ha scritto:
Insomma, Federico:
- sì, alza/arretra un po' la deriva;
- cazza il vang per smagrire la randa (portare il grasso all'albero)
- lasca scotta di randa tempestivamente;
- se sei (puoi essere) attento al timone e alla scotta di randa non perdi né angolo né velocità (né sicurezza!)
E ce voleva tanto!!?? :lol: :lol: :lol: :lol:


Mah, dalla seconda in poi lo faccio sempre, il pensiero di alzare la deriva mi fa accapponare la pelle per il semplice fatto che è praticamente impossibile capire quanto la puoi alzare. Non credo che i vantaggi valgano il rischio di sbagliare.


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 8:54 
Francesco, ho sempre la scotta di randa in mano. Il vang, di bolina, lo tengo appena puntato perchè la balumina della randa per ora la controllo con la scotta di randa, poi dipende dalle situazioni e andature (ancora devo imparare).
La deriva la alzi ad occhio e di poco, sinceramente non credo sia una tragedia ma mi rimetto alla vostra esperienza. Non credo ci siano reali rischi. Ho preso ventone con onde alte e ripide il giorno in cui Limo si è beccato 30 nodi in rada. Io ho misurato raffiche di 20/25 nodi con l'anemometro (per me ventone).
Sono rientrato a motore ma con la deriva completamente su e la barca ha retto molto bene (e la forte presa al vento dell'alto bordo libero non mi ha fatto fare le volate ma non ero nemmeno piantato).
Anzi se posso... mi ha dato la sensazione che la deriva sollevata mi aiutasse ad affrontare meglio le onde (la barca non opponeva resistenza)
Nel quesito chiedo un vostro parere su come poter correggere con una minima regolazione dell'assetto generale della barca la tendenza orziera a barca sbandata (ma ritenendo di farlo ancora in regime di sicurezza).


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 8:57 
Ah... ovviamente mi riferisco solo a barche come la nostra (con zavorra in sentina)... con la barca di Limo non ci penserei ad alzare la deriva (ma quella se non ricordo male è zavorrata) o sbaglio?
Ancora per la cronaca: la sera famosa dei 30 nodi la mia era in boa con deriva sollevata come sempre...


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 9:15 
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Confermo approvo e condivido tutto ciò che ha scritto Tramp. Spiegazione forse un po' tecnica, ma veramente esaustiva.

Alzare la deriva è plausibile, ma molto meglio regolare le vele, io in realtà la alzo una metà in poppa mentre la lascio giù tutta sempre di bolina proprio perché preferisco avere la barca orziera e comunque il Viko in generale è incredibilmente ben bilanciato.

Quando contrasti con la barra è evidente che sei troppo invelato e, sempre quotando Tramp, avresti già dovuto ridurre. Riduci per quanto possibile le vele uniformemente, randa e fiocco, usa il vang! Nno avendo il trasto randa il vang è indispensabile per tenere la randa magra quando si lasca la scotta; così anche il paterazzo con il quale apri la penna scaricando vento: questo lo fai prima di ridurre vela, dopo aver ridotto il paterazzo è meglio lascarlo perché aumenta la catenaria del fiocco.


Per quanto riguarda la deriva alzata a motore. La tua sensazione è corretta, lo scafo in configurazione saponetta scivola sulle onde.


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 9:18 
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Fidi75 ha scritto:
Francesco, ho sempre la scotta di randa in mano. Il vang, di bolina, lo tengo appena puntato perchè la balumina della randa per ora la controllo con la scotta di randa, poi dipende dalle situazioni e andature (ancora devo imparare).
La deriva la alzi ad occhio e di poco, sinceramente non credo sia una tragedia ma mi rimetto alla vostra esperienza. Non credo ci siano reali rischi. Ho preso ventone con onde alte e ripide il giorno in cui Limo si è beccato 30 nodi in rada. Io ho misurato raffiche di 20/25 nodi con l'anemometro (per me ventone).
Sono rientrato a motore ma con la deriva completamente su e la barca ha retto molto bene (e la forte presa al vento dell'alto bordo libero non mi ha fatto fare le volate ma non ero nemmeno piantato).
Anzi se posso... mi ha dato la sensazione che la deriva sollevata mi aiutasse ad affrontare meglio le onde (la barca non opponeva resistenza)
Nel quesito chiedo un vostro parere su come poter correggere con una minima regolazione dell'assetto generale della barca la tendenza orziera a barca sbandata (ma ritenendo di farlo ancora in regime di sicurezza).


Può essere, devo provare. Effettivamente con onde alte e ripide si soffre parecchio, soffrivo anche con il First che aveva la deriva fissa.


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 Oggetto del messaggio: Re: Interazione deriva, timone, vele
MessaggioInviato: 06/06/2011, 9:42 
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Fidi75 ha scritto:
Francesco, ho sempre la scotta di randa in mano. Il vang, di bolina, lo tengo appena puntato perchè la balumina della randa per ora la controllo con la scotta di randa, poi dipende dalle situazioni e andature (ancora devo imparare).
La deriva la alzi ad occhio e di poco, sinceramente non credo sia una tragedia ma mi rimetto alla vostra esperienza. Non credo ci siano reali rischi.

Sensazioni, idee e atteggiamento più che giusti, secondo me.
Fidi75 ha scritto:
Ho preso ventone con onde alte e ripide il giorno in cui Limo si è beccato 30 nodi in rada. Io ho misurato raffiche di 20/25 nodi con l'anemometro (per me ventone).
Sono rientrato a motore ma con la deriva completamente su e la barca ha retto molto bene (e la forte presa al vento dell'alto bordo libero non mi ha fatto fare le volate ma non ero nemmeno piantato).
Anzi se posso... mi ha dato la sensazione che la deriva sollevata mi aiutasse ad affrontare meglio le onde (la barca non opponeva resistenza)

Gente, non è mai tutto bianco o tutto nero. Un palmo di deriva giù, anche a motore, fa solo bene, consente di governare ed evoluire in velocità; man mano che la velocità diminuisce (manovre in porto), se ce nìè bisogno (può essere prezioso) giù deriva per evoliure anche a bassa velocità.
Fidi75 ha scritto:
Nel quesito chiedo un vostro parere su come poter correggere con una minima regolazione dell'assetto generale della barca la tendenza orziera a barca sbandata (ma ritenendo di farlo ancora in regime di sicurezza).

Credo di averti risposto. Due parole? Tienila dritta!!!

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