Ciao sono Matteo,
da poco armatore di Formichina.
Quest'estate per riprendere confidenza con la navigazione e conoscere la barca (non avevo mai navigato prima su un Limit e l'unica esperienza che avevo su un piccolo cabinato è stata su un micropomo durante un corso con Glenans Italia nella Laguna di Venezia (1988?)) ho deciso di andare con moglie e figlie (6 e 8 anni) al Lago di Bolsena. Speravo di poter fare anche una prima esperienza di PCC ma la signora non era dello stesso parere per cui mi sono dovuto accontetare di fare molto campeggio (ne ho trovato uno abbastanza spartano, economico e con poca gente!) e poca nautica. Insomma poche uscite, a volte in solitario altre con famiglia al seguito. Le prime impressioni sono state molto positive. Anche se ho capito subito che già con un vento sui 7-8 nodi, tenere la barca invelata in solitario non è poi così semplice e si sbanda molto. Già in 2 cambia moltissimo.
La barca dispone di una randa, un genoa, una tormentina ed un gennaker ancora vergine. Solo una volta che navigavo in solitario ho dovuto prendere la mano di terzaroli e sostituire il genoa con la tormentina. Ho da poco fabbricato un bompresso riciclando un albero (Laser?) abbandonato. Domani vado all'Argentario e spero di poterlo montare e finalmente provare anche il gennaker. Farò foto e postero il tutto appena torno.
Problemi tecnici riscontrati:
1) Il timone urta con il perno di destra della scaletta in posizione alzata, quello con la gomma che a scaletta abbassata si appoggia allo scafo e mantiene la stessa in verticale. Nel timone, che evidentemente aveva già avuto problemi ed era stato riparato, il tappo di legno che era stato applicato è entrato dentro la parte cava e faceva entrare acqua. Ho risolto, tirando fuori il tappo, riempendo la cavità con schiuma poliuteranica (come suggerito
http://www.velanet.it/users/veliero/owners.htm#IL%20TIMONE%20DEL%20LIMIT da Giuseppe Gozzoli) e sigillando il tappo con silicone...
2) Dopo Bolsena sono andato qualche giorno a Punta Licosa nel Cilento. Finalmente dopo giorni di calma piatta eravamo pronti ad uscire con un bel vento sostenuto. Ancora all'ormeggio lasco leggermente il paranco che abbassa la deriva, sento che non tira e rimane lascato. Ma dopo pochi secondi un rumore sordo mi fa capire che la deriva non solo è scesa, ma lo ha fatto troppo violentemente e si è rotta l'impiombatura dell'attacco del cavo alla deriva mobile... Data la poca profondità del porticciolo la deriva comincia a sbattere sul fondale. Scendo rapidamente in acqua e vedo che la deriva non è in posizione verticale ma è inclinata verso prua! Operazione di emergenza, facciamo passare una scotta sotto la pancia della barca, spingiamo la deriva nella scassa e la teniamo su con la scotta. Però siamo costretti a rinunciare all'uscita e soprattutto ad aspettare che torni il mare calmo per poter fare qualcosa. Dopo un paio di giorni, ci mettiamo al centro del porticciolo (dove la deriva non urtava il fondale), con maschera, boccaglio con estensione (tubo della pompa!) e attrezzi vari e cominciamo a lavorare. L'acqua dopo i due giorni di mareggiata è molto fredda e con mio fratello ci diamo spesso il cambio, ma comunque si soffre. E poi respirare attraverso un tubo anche solo di 1,5 m non è facile e dobbiamo spesso riemergere. Il primo problema di cui ci rendiamo conto è che il cavo di acciaio per riuscire a farlo arrivare fino all'attacco sulla deriva deve entrare completamente nella scassa. Ma l'anello che lo tiene fissato al paranco non passa nel buco sulla scassa che siamo quindi costretti ad allargare. Poi, con non poche difficoltà, utilizzando una delle stecche della randa per guidare il cavo verso l'uscita ed il suo attacco, riusciamo finalmente a passarlo nel perno sulla deriva e a fissarlo con uno strozzacavi. Ma purtroppo lo strozzacavi è troppo grosso per le dimensioni della scassa e la deriva non può risalire... Lasciamo tutto così e andiamo a comprarne uno più piccolo... Si riprende nel pomeriggio e finalmente riusciamo a completare l'operazione. La deriva va su e giù senza difficoltà, ma la verità è che non sono molto tranquillo. Purtroppo il vento non torna più, la vacanza sta finendo e faccio solo una triste uscita davanti al porticciolo sbatacchiato dalle onde dei vari gozzi e motoscafi che passano...
Che altro? Varo e alaggio da carrello abbastanza semplice, si può fare tranquillamente in 2 senza troppi sforzi. Anche se la seconda volta, con un leggero moto ondoso e soprattutto uno scivolo non regolare e carrello inclinato lateralmente abbiamo tirato la barca su per 3 volte prima di riuscire a farla mettere nella posizione corretta.
Per il momento è tutto, presto vi aggiornerò sull'uscita all'Argentario e la prova del gennaker.
Tramp se un giorno vuoi rivivere l'emozione del Limit batti un colpo, mi sembra che anche tu sei a Roma.
Buon vento a tutti,
Matteo