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 Oggetto del messaggio: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 09/04/2015, 0:20 
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Dico: vieni un po’ qui a tenere il timone che io intanto isso meglio la trinchetta.
Era entrata una brezza termica piuttosto robusta e la trinchetta era poco issata: il caricabasso lavorava male e la vela sbatteva. La barca è nuova ed ancora non le abbiamo preso le misure, stiamo cercando di capire come armarla e come gestirla. Ci sta di dover fare continue messe a punto.

Graziella viene al timone ed io:
-se viene una raffica e la barca tende a sbandare, tu asseconda la tendenza e vai all’orza. Stringi un po’ il vento e la barca si raddrizza.
Da venti anni la porto in barca e lei si diverte molto. Ma sul concetto di orza e poggia siamo ancora a:
-ma tiro verso de mi, o spinzo in là?
Vado alla trinchetta, mollo un po’ il caricabasso e isso la drizza. E’ un po’ dura perché ho lasciato la scotta in tensione e Graziella non è brava a portare la prua al vento.
Arriva una raffica e la barca sbanda.

-Adesso orza…… orza …..cazzo cazzo! orza non puggiare…
La barca sbanda ancora, mi giro verso Graziella e la vedo con la barra in mano ormai all’altezza della gola che poggia disperatamente. La barca sbanda ancora e finalmente Graziella si decide a spingere invece che tirare la barra .Ma a quel punto è tardi. E vedo la barca sbandare ancora e poco alla volta se ne va giù.
-molla la scotta ..molla la scotta
Ce n’è voluto un bel po’ a scuffiare. Quando avevo visto il film Albatros e la scena del naufragio di quel bel brigantino mi ero detto:
-eh no, non ci può volere tutto quel tempo . Quando c’è una scuffia la barca va giù e basta. E invece mi è sembrato per un po’ che ancora la barca potesse rispondere al colpo di timone, che forse Graziella ce l’avrebbe fatta a mollare la scotta della trinchetta .
La scotta è proprio lì, basta toccarla e quella si molla. Ogni volta che viro devo stare attento perché ci sono solo dieci centimetri tra la testa della ribolla e la scotta fissata al mordiscotte. Basta tocccarla e sbam la trichetta è libera. Ma niente. Stavolta la scotta era intoccabile.
E così siamo andati giù. Una scuffia come da manuale.
Ero in cabina e mi sono seduto sull’alzata della cuccetta. Non era per niente scomodo. Graziella dal pozzetto senza dire niente e senza bisogno di consigli si è arrampicata sulla fiancata.
Io guardavo a dove arrivava il livello dell’acqua sul policarbonato della cabina. C’era ondina dei motoscafi ma la barca era stabile , coricata sul fianco con l’acqua ad una quindicina di centimetri dal filo del policarbonato. Proprio dove avevo pensato che si dovesse fermare. Le ondine la facevano talvolta arrivare a forse 5 centimetri dal filo della cabina ma non davano segni di volerlo passare.
“Speriamo che qualche esuberante soccorritore non passi vicino proprio adesso facendo un’ondona gigante per venirci ad aiutare”

Il dialogo tra me e Graziella era un tantino surreale.
- Perché non chiami qualcuno? Ci hanno visti? C’è qualcuno che verrà a darci una mano?
Io me ne sto in cabina e lei è di vedetta sulla fiancata. La barca è perfettamente stabile nella sua posizione. Vele ed antenne sono in acqua ma gli alberi sono paralleli e fuori dall’acqua . Alberi ed antenne sono stagni e quindi non sono preoccupato che si possano piantare sul fondo. So che ci sono 4 barche di amici nei paraggi.Non possono non averci visto.

-Quando arriva qualcuno devi dirgli di andare in punta all’albero di trinchetta e sollevarlo. Dovrebbe bastare poco e la barca dovrebbe tornare su.
Dopo poco vedo arrivare nel mio campo visivo Diego sulla sua deriva austriaca . Gli dico della testa dell’albero di trinchetta. Lui sta ammainando la randa ma ha qualche problema e con il motore mi sembra manovri poco. Per fortuna sta un po’ discosto e non arriva mai in prossimità del nostro albero.
Nel frattempo vedo che un po’ d’acqua trafila tra il policarbonato e la fiancata. La mia felpa abbandonata a se stessa è infatti alquanto bagnata. Poco male. Non l’ho usata finora e continuerò a non usarla per oggi.
Chissà se faranno prima i soccorsi o prima la l’acqua che trafila in cabina…..
Sposto un po’ di cose per metterle all’asciutto. IL gavone di prua sembra un posto sicuro per cui sbatto lì dentro quello che mi capita sottomano e che è non è ancora bagnato.
Passano ancora alcuni minuti e Graziella mi dice che sta arrivando Francesco Ferruzzi con un suo compagno. Improvvisamente le antenne escono dall’acqua e la barca si inclina verso il raddrizzamento. E’ il compagno di Francesco che preme su una delle chiglie sul fondo. Siamo quasi al punto di poterla raddrizzare. In realtà manca poco ma non ce la facciamo. Se le casse di zavorra fossero state piene d’acqua non ho dubbi che sarebbe venuta su, ma anche se per poco non ce la facciamo.
Vedo una cima scendere davanti a me in corrispondenza dell’albero di maestra. Do volta e grido:
- ok tira pure.
Un colpo e la barca viene su con l’effetto combinato della pressione sulla chiglia più vicina e della rotazione causata dalla cima data volta all’albero e messa in forza.
Graziella mi spiega poi la dinamica del salvataggio come l’ ho descritta. Io da dentro la cabina non vedevo niente. Ed insistevo sempre per andare dall’altra parte e tirare su l’albero di trinchetta.
Devo ancora capire se è più efficace la tecnica di Francesco o quella che io avevo studiato a tavolino.

Mi toccherà riprovare per vedere quale è migliore. Spero di poterlo rifare magari quando l’acqua sarà meno fredda.

Comunque il tutto si è risolto con circa un paio di litri di acqua in cabina dovuti all’infiltrazione che dicevo, e circa un paio di centimetri di acqua in pozzetto quando la maestra si è liberata dall’acqua intrappolata direttamente sulla manica della mia camicia ed in pozzetto. Gli ombrinali hanno svuotato il laghetto in un paio di minuti.
Poi ho preso una mano di terzaroli alla randa ed una alla trinchetta visto che la brezza era piuttosto fresca e per oggi ne avevamo avuto abbastanza, ed anche per provare se la manovra viene bene o è complicata. Per un po’ abbiamo continuato ad andare e fare bordi , ma poi dato che non avevo portato una cerata e che i miei pantaloni si erano bagnati sedendo sulle panche bagnate del pozzetto abbiamo deciso di tornare alla base.
Il libro che Graziella stava leggendo e che ha lasciato sulla panca sottovento comunque non si è bagnato.
Potrei dire che: se avessimo avuto le zavorre piene d’acqua sarebbe stato molto meglio. Molto più facile raddrizzarla. Da come dice Graziella si dovrebbe poter raddrizzare anche senza aiuti esterni semplicemente montando in piedi sulla chiglia più vicina. Se avesse avuto i fianchi svasati come avevo pensato nel progetto originale di Bausète ed avesse avuto le zavorre piene penso che sarebbe davvero tornata su da sola. Ma la costruzione sarebbe costata di più. Vale più la sicurezza o il costo? Mah….
Sono molto contento di questa esperienza. Nella mia lista dei desideri quando ho pensato questa barca c’era al terzo quarto posto:
• se scuffia non si riempia d’acqua .Se scuffia è preferibile se torna su da sola o con poco aiuto.

Direi che su questo punto ci siamo.

A tavolino avevo pensato ad alcuni rimedi da porre in atto in caso di scuffia. Eccoli.
Se siamo in acque profonde la mia idea è: andare all’albero di trinchetta ed affondare il picco verticalmente. La spinta del volume del picco unito ad un po’ di spinta del nuotatore dovrebbe, io spero, essere sufficiente. Prima di provare questa tecnica, se si è da soli, ricordarsi di assicurarsi ad una cima per non dover vedere la barca andarsene da sola.
Se si è in paludo con acqua non più alta di un metro, ci si può alzare in piedi e poi alzare l’albero di trinchetta. Verificare la consistenza del fango prima di provarci ed assicurarsi ad una cima comunque.
Tecnica alternativa: appendersi o montare su una chiglia. In questo caso ricordarsi di allontanarsi prima che la barca ci cada addosso raddrizzandosi.
Se l’equipaggio è composto da due persone si possono provare le due tecniche combinate assieme.
In ogni caso sarebbe opportuno avere le riserve di acqua piene. Devo assolutamente migliorare il metodo di imbarco acqua e mettere gli sfiati per non dover perdere troppo tempo nel riempire le zavorre. Mentre Luca la costruiva ne avevo parlato così tanto degli sfiati e di dove metterli, che alla fine ce ne siamo completamente dimenticati. Poco male si rimedia con poco sforzo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 09/04/2015, 14:32 
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Iscritto il: 16/11/2009, 9:24
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Giorgio Pavan ha scritto:
Devo ancora capire se è più efficace la tecnica di Francesco o quella che io avevo studiato a tavolino.

Mi toccherà riprovare per vedere quale è migliore. Spero di poterlo rifare magari quando l’acqua sarà meno fredda.


Non ti invidio nel tentare le scuffie... ma ammiro la tranquillita' con cui gestisci la cosa, che in fondo... puo' capitare e non dovrebbe cascare il mondo...
La cosa importante e' non imbarcare acqua... l'acqua imbarcata rente tutto molto piu' difficile se non impossibile..
e su questo dici bene, il tuo progetto ha fatto il suo mestiere.

Sono curioso di sentire cosa sia meglio, se spingere in su l'albero o tirarlo dal lato con una cima come ha fatto Francesco.
La leva e' sicuramente piu' favorevole sollevando l'albero, pero' proprio per quello, passate le poche decine di gradi non si prosegue oltre (a meno di non essere alti 3 metri o mettersi a scorrere l'albero..), quasi certamente sono sufficienti visto che di solito la stabilita' nulla si ha oltre i 90 gradi (per i micro intorno a 110) ma ci sono barche che ce l'hanno a 70 gradi...


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 10/04/2015, 10:22 
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mi permetto di aggiungere una foto a dimostrazione dell'ottimo progetto di Giorgio


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 11/04/2015, 0:27 
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Ciao giorgio, la cima che ti ho passato mi è servita semplicemente per tenere le barche accostate. Infatti al primo tentativo la ns poppa stava scadendo sottovento e ho dovuto mollare per non finire in acqua!! :D
Ti assicuro che son rimasto sbalordito di come con parte dei miei 85kg (avevo un piede su una barca e uno sull'altra) le tue vele siano emerse dall'acqua in un attimo!
Sono abbastanza sicuro che sarebbe bastato che tua moglie si posizionasse nel punto giusto per raddrizzare la barca. Certo dopo bisogna essere decisamente "gatti" per rientrare in cabina senza fare il bagno!! :D :D
Cmq complimenti, bella barca, veloce anche con le ariette, bravo!


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 11/04/2015, 21:36 
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Spritzetti, mi sa che avanzi una serie di spiritz.
Grazie per il tuo intervento: l'ho apprezzata davvero.
Avremo modo di riparlarne con te e con Francesco alla prima occasione.


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 11/04/2015, 22:32 
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bisogna comunque dire che mi aspetto che un qualsiasi micro abbattuto a 90 gradi come era la barca di Giorgio dovrebbe rifiondarsi su come una freccia... ( sempre che la deriva sia ancora fuori... :roll: )
Al limite fare un po' di fatica per l'acqua intrappolata sulle vele...

Ne sa qualcosa Gianni Filippini
viewtopic.php?f=27&t=5285&p=51477#p51477


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 13/04/2015, 7:46 
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guru70 ha scritto:
bisogna comunque dire che mi aspetto che un qualsiasi micro abbattuto a 90 gradi come era la barca di Giorgio dovrebbe rifiondarsi su come una freccia.
Ne sa qualcosa Gianni Filippini
viewtopic.php?f=27&t=5285&p=51477#p51477


Prova a chiedere che cosa ne pensano i Ferruzzi di Blu di Giamaica o Marco D'Alba. Non ne sarei così sicuro.


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 13/04/2015, 11:10 
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Giorgio Pavan ha scritto:
Spritzetti, mi sa che avanzi una serie di spiritz.
Grazie per il tuo intervento: l'ho apprezzata davvero.
Avremo modo di riparlarne con te e con Francesco alla prima occasione.


Sempre pronti per una serie di spritz!!! :D
Cmq non ti preoccupare penso sia doveroso aiutarsi in mare!!
A presto


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 13/04/2015, 16:58 
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Giorgio Pavan ha scritto:
Prova a chiedere che cosa ne pensano i Ferruzzi di Blu di Giamaica o Marco D'Alba. Non ne sarei così sicuro.

eh, gia'... hai ragione, fortuna che ho scritto "dovrebbe"...
abbiamo visto la fine che ha fatto Blu di Jamaica...

Una bella scuffia a 180 e buonanotte ai sognatori...


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 Oggetto del messaggio: Re: Scuffia: era comunque una cosa da provare
MessaggioInviato: 13/04/2015, 17:00 
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Con cinque Viko al circolo stanno facendo esperienza :lol:


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