Tutte belle osservazioni, le vostre.
Solo che ora non ho voglia di pensarci, di condividere o confutare opinioni.
Per me, quasi nell’ordine:
- ad ogni onda sensazioni che mai in nessuna altra situazione (e
“honi soit qui mal y pense”: “quelle” onde e “quella” situazione sono le più associabili alla vela che io conosca…

)
- andare è il viaggio, lo sanno tutti
- la prossima onda “la so” soltanto io
- la scotta nelle mani
- l’equilibrio negli occhi
- arrivare, senza pinne sotto la pancia (della barca)
- scendere e vedere un posto, con i piedi (miei) sulla sabbia
- ancorare su pochi centimetri d’acqua, buttare un occhio e se ara intervenire subito
- non dover fuggire alla ricerca di un ridosso; il mio ridosso è a terra, dove sono
- il ristorante, ma meglio il pic nic
- la squadra, senza competizione
- obiettivi, momenti comuni, una spiaggia tranquilla o un bordo teso, una riparazione improvvisata o un’evoluzione ben fatta, un’osservazione attenta o un sorriso di complicità, un bicchiere offerto o uno ricevuto perche sei/sono alla barra, un grazie o un come stai, un arrivo per un’altra partenza
- sensazioni trampquille (quali altre?

) e intense insieme, un silenzio anche se poi si ride, una carezza se mi graffio in manovra, uno sguardo che mi dice “ho capito” prima di una decisione detta
- aver dei limiti che sono i miei, non affidarmi a misure e pesi che sono altri perché sono troppo grandi per le mie forze
- faticare e pazientare e rinunciare ed esserci finalmente dopo troppi momenti di grandi bisogni e rendiconti
- con una mano tener la barca per il naso e fotografarti mentre vai a comprare il pane
- uscire da 2 per 2 con un banchetto insospettabile e il vino gelato
- la tua faccia quando… vedi sopra