Entusiasta per la prestazione del fireball anche in mio amico e coriparatore a tempo perso (p.s.: quellaltro nella foto del piviere) vuole provare l’esperienza della regata e così ci presentiamo al solito circolo. Brezza buona ma non forte, cielo un po’nuvolo e lago: questo sconosciuto. Entriamo in acqua con debito anticipo, lui al timone e facciamo oltre ai soliti bordi tutto il primo pezzo del percorso. Partenza in mezzo al mucchio bolina scafo abbastanza veloce, trapezio; gorgoglio d’acqua a poppa, cazzo la posizione non va bene,vieni più avanti: se la poppa si pianta nell’acqua la barca rallenta e gli altri ci passano e non li pigliamo più Il vento si fa più leggero e i pesi a bordo sono un continuo pendolio sui talloni in bilico al centro dello scafo a cercare una velocità costante. Mi giro e lui è sottobordo placidamente seduto con le gambe stese appoggiate all’atro bordo, siamo in mezzo al lago, gli altri sono là. Poppa issata di spi, rotta per la boa; orecchia, porta male- ma usciamo dalla direzione di boa- -così però si va piano- gli altri già virano al traverso. Sarebbero meglio dei bordi veloci, qualche strambata in più !!!!!! La deriva in regata è una cosa speciale fatta di movimenti leggeri di timone, una continua economia di attriti e resistenze per farla scivolare sull’acqua, è la tipologia dello scafo che ti dice la rotta migliore anche se apparentemente una retta è la più corta. Maniacalmente si osserva la randa e l’acqua, la scotta non sta mai ferma. Si dice che le derive vengono portate col c..o perché il timoniere sta seduto in bilico cercando trasformare ogni oscillazione in attimi a proprio vantaggio. Altre uscite si faranno e altre discussioni nasceranno e forse anche se non vinceremo resteremo comunque attaccati al gruppo e se qualcuno sbagila di più avermo la nostra occasione. Non si va in barca per gufare gli altri ma in genere le gare si vicono quando si commettono pochi errori.
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