Ho visto il filmato recuperato da Francesco del Crusier 20, e a parte l’abbigliamento da mariana Inglese del comandante ed il modo faraonico con cui viene posta in acqua m’è cascato l’occchio sulle forme dello scafo e sulla deriva a coltello con siluretto finale.
E qui chiamo in causa Vincenzo e quelli della vela aurica e coloro che sono saliti a bordo e abbiano poi avuto la fortuna di navigare con Dragoni e classi metriche.
Per me non bastano gli slanci di prue e uscite di poppa fatte a belvedere di chi guarda lo scafo in acqua, occorre anche la forma che scende stellata, il cavallino che avvia la deriva rastremata ad inglobare la zavorra, L’affinarsi della stessa verso poppa in un unico disegno che comprende anche il timone. Gli slanci di poppa generosi, raccordati per accompagnare la scia dello scafo.
Occorrono queste cose per una forma classica che se ben centrata sulle vele mantiene da sola la rotta,
sull’onda l’incedere è completamente differente, non sale istericamente e ricade con uno schiaffo sull’acqua. Sale sfruttando tutti i volumi immersi e offre una sensazione di agiatezza ormai scomparsa nella conoscenza velica. La virata ha un arco di cerchio più grande, più maestoso, se arrivi in boa puoi stringere la bolina fino quasi a far sventare le vele e poi viri sul traverso scoprendo che la barca va ancora e cambia tranquillamente di bordo ricamando un gorgoglio di schiuma che svuota l’acqua attorno allo scafo sottovento. In poppa risente dello scafo stretto e dei lunghi slanci, occorre essere sensibili sul timone, specialmente se c’è un poco d’onda; comunque è un insieme di cose che sono la storia della vela e vanno accettate in toto perché navigare è anche il piacere di provare queste cose

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Non me ne voglia Francesco ma tanto, visto l'impegno per tenerla e forse i costi a me piace più un dragone o un 5,50 S.I.