Vi ringrazio per l'accoglienza e le informazioni.
Ho telefonato da poco, ma il carrello di blue noah è stato venduto questa settimana.
Ho trovato un'offerta per un carrello Satellite da 900 kg (massa complessiva) a 1500 €. E' caro, ma è recente e dovrebbe essere in stato molto buono. Spero che possa funzionare.
Riprendo questo post di Franco, interessante e denso di suggerimenti, per aggiungere alcune considerazioni personali, da non prendere come oro colato: l’estate scorsa con l’acquisto di un Microchallenger (il corretto nome di battesimo sarebbe Challenger Micro) mi sono accostato per la prima volta alla navigazione con imbarcazioni di questo tipo. Da giovane ho fatto qualche esperienza solo su derive, non sono mai stato su un altro cabinato. Quindi posso solo descrivere le mie impressioni e non sono in grado di fare valutazioni comparative. Per il confronto tra diversi piccoli cabinati sui 18 piedi, ho trovato interessante il sito
http://www.go-neptune.org/old/.
Va anche considerato che abbiamo utilizzato la nostra barchetta solo per crociera giornaliera e non ho esperienza di crociere a più ampio raggio.
Caratteristiche generali e costruttivePer crociera giornaliera, con quattro persone di equipaggio, la dimensione sui 5,5 m di lunghezza e con un peso a vuoto di ca. 600 kg è risultata complessivamente ben proporzionata.
Al primo contatto, questa barchina colpisce per la particolare forma panciuta, piuttosto larga al centro (baglio massimo di 2,32 m) rispetto alla lunghezza e con la poppa molto stretta. L’estetica è comunque curata e gradevole.
La costruzione, in vetroresina, mi sembra di buona qualità. Lo scafo è controstampato: la riserva di galleggiamento fornita dall’intercapedine ha consentito il riconoscimento in Francia della qualifica di insommergibilità, qualcosa in più della semplice inaffondabilità.
Con più di due decenni di anzianità, la coperta non presenta crepe o segni di cedimento.
Lo scafo della nostra barca presenta solo pochi segni di osmosi in una zona ristretta verso poppa sul limitare del galleggiamento.
Grazie alla buona coibentazione gli interni restano ben asciutti. Il tambucio e la chiusura della cabina non lasciano passare la pioggia. Meno buona si rivelata la tenuta dei coperchi gavoni del pozzetto che non sono stagni e in caso di forti piogge possono lasciare entrare l’acqua, particolarmente quando le canalette laterali si ingorgano, ad esempio per la presenza di foglie morte. Le paratie che dividono gli stessi gavoni poppieri dalla cabina hanno richiesto interventi aggiuntivi di resinatura per renderle completamente stagne ed impedire che acqua presente nei gavoni potesse filtrare all’interno.
AppendiciLa zavorra (che secondo le specifiche ammonta a 120 o 150 kg) è costituita dalla deriva mobile, di tipo pivotante, costruita in acciaio e rivestita in resina. Il sollevamento avviene attraverso un paranco simile ad un winch collocato in cabina che aziona una vite senza fine e richiede un trentina di giri di manovella per arrivare a fine corsa, con uno sforzo non eccessivo ma nemmeno trascurabile. In caso di urto sul fondale la deriva dovrebbe sbloccarsi da sola.
La deriva rientra solo parzialmente nella sua scassa. Una volta completamente sollevata continua a sporgere a prua di pochi centimetri, in misura maggiore verso poppa dove lo scafo si rialza. Questa caratteristica, pensata per proteggere lo scafo quando la barca poggia sul fondale dei porti dell’Atlantico durante la bassa marea, può provocare un certo impiccio nelle operazioni di varo e di alaggio.
Il timone è appeso allo specchio poppiero. La pala è rialzabile, anch’essa pivotante. Con deriva e timone sollevati è possibile mantenere una discreta governabilità anche in acque molto basse: il pescaggio varia da circa 1,20 m a 50 cm.
La barra, di legno, può essere ruotata in senso verticale e fornisce così una presa comoda e salda anche se il timoniere siede sulla falchetta, senza necessariamente utilizzare lo stick.
InterniLa piccola cabina è stata molto apprezzata dai miei figli durante i nostri giri giornalieri. Le dimensioni, pur contenute in termini assoluti, sono comunque notevoli rispetto alla taglia della barca e molto soddisfacenti per il nostro tipo di utilizzo.
La cabina è particolarmente accogliente anche grazie al tambucio di grandi dimensioni, suddiviso in due segmenti che possono essere sovrapposti o completamenti asportati e collocati in un apposito alloggiamento sottocoperta. L’apertura che ne deriva è molto ampia, facilita l’accesso alla cabina e i movimenti al suo interno, oltre a favorirne l’illuminazione e l’aerazione.
Sono presenti due comode cuccette singole laterali, in parte sottoposte alle panche del pozzetto e per il resto utilizzabili come sedute.
A prua sarebbero previste altre due cuccette ma sulla nostra barca sono state eliminate per aumentare lo spazio e l’accessibilità per lo stivaggio delle vele e delle altre attrezzature.
Al centro della cabina è collocata la scassa della deriva e sulla sua sommità si trova un piccolo lavandino. Ai due lati del lavandino sono presenti due alette sollevabili che formano un minuscolo tavolino. Sul lato verso poppa è normalmente presente l’alloggiamento per un fornello a gas, costituito da un’incastellatura metallica che mi sembra piuttosto pericolosa così situata di fronte alla discesa in cabina: sulla mia barca è stata rimossa.
Sotto le cuccette sono presenti due gavoni laterali e un centrale, piuttosto ampi ma non particolarmente profondi a causa del controstampo. Un altro ripostiglio si trova sotto il gradino della discesa in cabina. Ci sono anche diversi stipetti e portaoggetti.
La nostra barca non dispone dell’impianto elettrico. Deve essercene stato uno in passato ma è stato anch’esso rimosso.
CopertaIl pozzetto è di dimensioni piuttosto modeste rispetto agli standard attuali anche a causa della forma stretta della poppa. E’ comodo per due persone, accettabile per tre. Non è sufficiente per ospitare quattro persone sedute sulla stessa murata.
Il pozzetto è sgombro: la posizione del carrello di scotta della randa a ridosso dell’accesso alla cabina è ideale per facilitare i movimenti, anche se forse l’efficacia risulta un po’ ridotta.
Le panche sono confortevoli ed è anche possibile sedersi abbastanza comodamente sulla falchetta per equilibrare meglio la barca. La battagliola che cinge tutta la coperta è piuttosto bassa ma sufficiente per offrire un buon appoggio alla schiena. Non è invece possibile la seduta in posizione di richiamo con le gambe fuori dalla barca.
Sotto le panche del pozzetto del pozzetto sono presenti due gavoni: in uno di essi può essere collocato il serbatoio della benzina per il motore fuoribordo.
Il passaggio verso prua non è particolarmente agevole: i passavanti laterali sono stretti e ingombrati dalle sartie.
Il rivestimento antisdrucciolo mi sembra abbastanza efficace. Ne è completamente privo il fascione colorato che cinge la sovrastruttura della cabina: occorre fare attenzione perché quando è bagnato diventa molto sdrucciolevole. In compenso contribuisce a creare nella zona prodiera un confortevolissimo spazio prendisole, fornendo un comodo appoggio alla testa e alle spalle.
A prua sono presenti un pulpito abbastanza solido, il musone metallico, una bitta e il pozzetto dell’ancora, piuttosto profondo e capace ma non abbastanza per contenere tutta la mia linea di ancoraggio. Teniamo il cavo dell’ancora nel pozzetto e le ancore in cabina scegliendo di volta in volta quale utilizzare.
ArmamentoL’armamento è a sloop con una superficie velica standard è di 18,5 mq: randa e fiocco con una certa sovrapposizione. Non possediamo altre vele come gennaker o spinnaker. L’armo è frazionato a 7/8, naturalmente senza sartie volanti.
L’albero, con un ordine di crocette, poggia in coperta, sostenuto da un puntello. E’ trattenuto da un perno che ne consente l’abbattimento poppa allentando le sartie e rilasciando lo strallo.
Le sartie sono regolabili con arridatoi, il paterazzo attraverso un paranco.
Le principali manovre sono rinviate in pozzetto: le drizze e la cimetta dell’avvolgifiocco. Il vang non è rinviato.
Per le scotte del fiocco sono disponibili due winch, di dimensioni che mi sembrano adeguate. Gli strozzascotte sono collocati poco più in basso dei winch. In questo modo è possibile liberare istantaneamente la scotta semplicemente sollevandola. Bloccare la scotta del fiocco nello strozzatore può essere invece piuttosto difficile e laborioso, specialmente quando si lavora dalla murata opposta. Questa difficoltà è dovuta anche all’anzianità degli strozzatori, che sono diventati molto rigidi. Forse sarebbero da sostituire. Dovrei prima provare a smontarli e lubrificarli, ma temo di fare disastri. Se qualcuno del forum ha già fatto lavori di questo tipo, sarebbe molto gradito qualche suggerimento.
Il paranco della randa è sufficientemente demoltiplicato, anche se di bolina, per una regolazione di fino, potrebbe essere necessario un membro dell’equipaggio che lavorasse con entrambe le braccia.
Navigazione a velaIn navigazione la barchetta sfodera qualità insospettabili. Le sensazioni che offre ricordano da vicino quelle di una deriva. Le manovre sono semplici e la barca è facile da condurre anche con poca esperienza.
La superficie velica è sufficiente per avviare la barca anche se la brezza è leggera. La risposta al timone è immediata, l’agilità del mezzo e la semplicità delle manovre permettono di gironzolare a vela in specchi d’acqua ristretti dove imbarcazioni di maggiori dimensioni sono molto meno a loro agio.
La stabilità della barca dipende più dalla forma che dalla zavorra, che ha un peso piuttosto contenuto. Quando il vento comincia a rinforzare diventa presto necessario spostarsi sopravvento per migliorare l’equilibrio.
L’assetto in navigazione è molto sensibile alla distribuzione dei pesi anche in senso longitudinale: a causa della poppa stretta, che non offre una forte spinta di sostenimento, la posizione migliore dell’equipaggio è verso centro-barca (non facile quando il pozzetto è affollato e il timoniere pesa quanto il resto dell’equipaggio…).
Sotto raffica la risposta è immediata e la velocità della barca aumenta rapidamente. Se il vento rinforza ancora le sensazioni in navigazione si fanno intense ed è facile lasciarsi prendere dall’entusiasmo e procedere troppo invelati.
In condizioni di forte sbandamento e di velocità il temperamento della barca, già normalmente piuttosto ardente, accentua notevolmente la sua tendenza orziera. In condizioni di mare calmo, la barca rimane comunque governabile fino a che non viene veramente spinta al limite, rischiando così di perdere il controllo e straorzare bruscamente.
La decisione di terzarolare la randa arriva facilmente quando la prima mano di terzaroli, poco efficace, non è più sufficiente. Prendere i terzaroli in navigazione non è facile perché a poppa lo spazio a disposizione per lavorare è piuttosto ristretto.
Se il vento rinforza ancora, riavvolgendo il fiocco (e rilasciando i terzaroli) la velatura si riduce notevolmente, la barca rientra completamente nelle sue linee e anche con la sola randa resta ben equilibrata. Ho provato una sola volta a ridurre il fiocco avvolgendolo solo in parte ma la vela assumeva un aspetto così triste deprimente che non ho più ripetuto il tentativo.
La bolina non mi è sembrata l’andatura privilegiata da questa barca. L’angolo al vento che riuscivo a mantenere non era molto stretto, anche sfruttando le raffiche per risalire.
Non so se questo problema sia un limite strutturale della carena e dell’attrezzatura o possa essere ridotto con migliorando le regolazioni (forse cambiando il timoniere…). Per Natale mi sono regalato un bel libro sulla regolazione delle vele edito da Mursia e sto studiando. Ma qualche vostro suggerimento aiuterebbe…
Allargando l’andatura le prestazioni mi sono sembrate molto soddisfacenti. In condizioni di mare calmo, la barca è sempre ben governabile. Navigando con vento piuttosto sostenuto al giardinetto, randa e fiocco a farfalla abbiamo percorso tratti abbastanza lunghi senza notare incertezze.
Non ci è invece capitato di navigare con mare meno calmo e quindi non sono in grado di descrivere le reazioni della barca.
Navigazione a motoreIl motore fuoribordo è montato su una staffa appesa allo specchio di poppa. A causa delle dimensioni ridotte della poppa, l’elica viene a trovarsi in una posizione tutt’altro che ideale, molto vicina alla pala del timone, che entra facilmente in risonanza e comincia a vibrare rumorosamente.
La potenza di 4 cavalli (4 tempi) mi sembra del tutto sufficiente. Credo di non aver mai raggiunto metà della corsa della manetta, mantenendo comunque una discreta velocità anche a bassa potenza. I consumi che ho rilevato sono molto ridotti.
Varo, alaggio e trasportoGrazie al suo peso e alle sue dimensioni contenute, questa bella barchetta è trasportabile con facilità su un carrello monoasse.
La forma molto arrotondata della carena, può causare qualche difficoltà nella collocazione sul carrello, come pure la deriva mobile che resta parzialmente sporgente anche se completamente rialzata.
Armare la barca è piuttosto facile e veloce, grazie alla semplicità delle manovre e all’albero che è abbattibile e relativamente leggero: trasportabile senza sforzo da due persone.
ReperibilitàIl Microchallenger è facilmente reperibile sul mercato dell’usato anche in Italia, a prezzi moderati.
Non è più in produzione ma la tradizione è proseguita dal Challenger Micro 2000, che deriva l’impostazione generale e molti dettagli dal suo progenitore ma in effetti è una barca diversa. C’è una bella recensione su Nautical Trek:
http://www.nauticaltrek.com/voiliers/mo ... _2000.html. Il prezzo è piuttosto elevato.
ConclusioniPer essere più obiettivo possibile, devo solo aggiungere che il Microchallenger è una barchetta meravigliosa e può regalare un sacco di gioia di vivere!
Principali punti a favoreBuona qualità costruttiva
Insommergibilità
Facilità di conduzione
Combinazione riuscita ed equilibrata tra peso e dimensioni, prestazioni sotto vela, facilità di conduzione, abitabilità.
Diffusione, reperibilità (usato) e prezzo
Principali punti a sfavore Angolo di risalita (?)
Pozzetto un po’ piccolo
Adattabilità al carrello