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Buon giorno.....adesso ho mollato: dopo venerdì, la navigazione sino a Bocca d'arno,la serata; dove purtroppo non sono riuscito a mescolarmi con tutti gli altri, colpa anche una leggera sonnolenza che ogni tanto mi faceva chiudere gli occhi; il ritorno, e tutto lo smontaggio e il viaggio per Milano. E' stato un susseguirsi di azioni continue da cui solo adesso sono uscito. Eppure come bolle che salgono e si ingrandiscono nell'acqua gli attimi vissuti prendono il sopravvento della mente.
Così è stato L'inizio:
""Venerdì 26-9 carrello, autostrada, intoppo in galleria vicino all’arrivo, ecco adesso riscio di non sapere dove mettere il carrello: quelli alle cinque se ne vanno. Mi aspettano e riesco a lasciare il carrello dietro il cancello. Adeso c’è solo da rimettere a bordo l’autogonfiabile, scaramanzia e contro qualche possibile disquisizione con i CP se ti chiedono…..Il cielo è azzurro, poco vento, il porto stà prendendo l’aspetto invernale. Il grande bar con piscina , la gelateria sono chiusi e le sedie e gli ombrelloni rimessati, sulle banchine le barche da charter stendono lenzuola e materassi all’ultima aria prima del vuoto invernale. Di notte debbo stare attento alle grosse boe d’ormeggio senza luci, anche la segnalazione rossa del canale d’accesso grandi navi è spenta: una bricola nera da trovare e evitare, poi oltre li fanale della diga, il mare aperto, senza luna, segnato ritmicamente dal riflesso del faro alto spora al Tino. L’aria arriva dalla città calda, sostenuta, a volte si porta dentro l’odore greve dei vicoli, dei camini della centrale, nessun suono oltre lo sciabordire dello scafo. 4/5 nodi, solo il fiocco appena alzato, poppa piena, resto così, senza randa. Navigazione tranquilla, senza orizzonte, mentre il cielo sulla costa riflette le luci e delinea ogni contorno. Orione, Cappela, un accenno del chiarore della via lattea, Cassiopea, forse Andromeda, e le luci, e il gran pavese di una grande nave da crociera che si avvicina. Difficile distinguere tra tutte quelle luminarie le indicazioni di via, un poco di apprensione per poi riuscire a distinguere anche le parti dello scafo in ombra e capre la direzione. Scivola quasi silenziosa sull’acqua, pare di riuscire distinguere il rumore dell’acqua spostata che si illumina attorno allo scafo. Dopo solo notte e l’aria più fresca, la costa bassa è ormai una fila di puntini arancioni, sopra ogni tanto si scorgono le apuane. La fora della brezza scende, ormai siamo a 2 nodi, provo ad issare il grosso gennacher. Isso richiamo in alto la calza con l’imbuto si stende e per un poco va poi anche lui ciondola, cerco di recuperarlo, si apre il moschettone della drizza e cade in coperta. Avevo guardato già con sfiducia quel pezzo, in genere preferisco sempre le gasse al loro posto, ma per reverenza verso gli altri marinai che avevano navigato in precedenza su questa barca non l’avevo tolto. Adesso la drizza resta in testa d’albero, alzo la randa, nella poca aria debbo solo scostarmi dalla direzione di poppa e le sale senza difficoltà. Confido nel sole che sta sorgendo, scalda l’aria e si riiparte. A largo di viareggio Tante vele ferme, anch’io inizio a fermarmi, è una bella mattinata luminosa, senz’aria, alla fine mi decido ad accendere il motore…………e pensare che per un’attimo, scherzosamente, pensavo fossero M. di T. che risalendo verso nord si fossero impantananti, ma decisamente erano troppe barche…… ""
Di altre bolle raccontrò, forse...............
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