Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Absirtidi: un mondo di marinai
MessaggioInviato: 19/01/2016, 22:51 
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Iscritto il: 16/02/2010, 15:13
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L’arcipelago delle Absirtidi è composto dalle isole foranee del Quarnaro, il golfo di Fiume, che costituiscono un particolare insieme e racchiudono in se tutte le caratteristiche più specifiche dell’Istria e della Dalmazia. Queste isole, Lussino, Cherso, Sansego, Unie, Asinello, San Pietro dei Nembi e le Canidole sono la sintesi della bellezza e del fascino del nostro mare. La loro storia stessa è rappresentativa del tutto, con il suo legame indissolubile con il mare e con il vento, con le tragedie alternate alle pace, con le genti che qui arrivarono in cerca di prosperità e da qui partirono per tutto il mondo. Nelle mie navigazioni di ragazzo Lussino e Cherso rappresentavano una meta quasi mitica: le prime grandi isole che incontravo scendendo dal nord, con le loro leggende, la Bora e i ricordi dei grandi marinai. Ho passato moltissimi giorni negli ultimi due anni sulle isole, ho navigato lungo la costa per trovare tutti i possibili ancoraggi, ho dato fondo in centinaia di baie e piccole anse cercando di raccogliere tutte le informazioni necessarie per ormeggiare in sicurezza godendo della bellezza della natura e dei luoghi. Sono sceso a terra e ho girato per i boschi, i pascoli e le pietraie camminando lungo i vecchi sentieri e ho incontrato centinaia di persone. Chi è nato e vissuto sulle isole, chi è nato sulle isole e se ne è dovuto andare, chi sulle isole è arrivato, tutti mi hanno raccontato la loro storia e quello che le isole sono per loro. Ho fotografato, disegnato mappe, letto libri, messo insieme una quantità enorme di notizie e di dati. Tra tutte le storie che ho incontrato quelle di tre donne mi sono entrate più profonde nell’anima e mi hanno aiutato a capire un po’ meglio questo mare e questa terra.
La prima è stata un incontro, fortuito, su un autobus che da Lussinpiccolo mi portava a Trieste con una elegante professoressa di liceo di Bologna oggi in pensione. Un figura alta e snella, i capelli bianchi raccolti sulla nuca e gli occhi chiari con in fondo orgoglio, dolcezza e malinconia insieme. Mi ha raccontato del suo viaggio a Lussino, da sola dopo anni, lei che a Lussinpicolo era nata e aveva passato un’infanzia ed un’adolescenza felici. Famiglia di marinai, il papa ed il fratello allievi del nautico e comandanti di navi e poi l’esodo. L’estate del 47, l’ultima passata nella sua casa, il lasciapassare per l’Italia sequestrato e restituito a poche ore dalla scadenza, la partenza , la fuga di sera su una piccola barca verso al salvezza, verso l’Italia. Sembrava fosse successo tutto ieri, qualche ora fa. “Sa”, mi disse, “anche a scuola non ne avevo mai parlato, né con gli allievi, né con i colleghi, non avrebbero capito, solo adesso da qualche anno mi chiedono e nel giorno della memoria mi chiamano per raccontare”. Poche lacrime le solcano il volto con dignità quando mi racconta che ha suonato alla porta della casa dove era nata, costruita dalla sua famiglia, voleva solo entrare e dare uno sguardo alle stanze che ancora ricordava piene di gioia: le hanno sbarrato la porta, hanno chiuso le finestre e l’hanno cacciata a male parole.
La seconda è un incontro che sa un po’ di magia in uno dei luoghi più sperduti di Cherso. Lungo la strada che da Caisole porta a Ivagni si attraversa un foresta di querce centenarie, c’è un bivio con una strada bianca che va verso occidente. La strada è completamente dissestata piena di buche e grossi sassi. Dopo un chilometro si arriva ad un vecchio villaggio di pastori che in tutte le guide è dato per abbandonato: Niska. Tutto attorno un foresta fitta ed impenetrabile, le case di sassi semi distrutte e coperte dai rampicanti, mi guardo intorno ed immagino come si potesse vivere qui, una volta. All’improvviso da una finestra appare una mano e sento una voce che mi dice: “Aspetta”. Ho l’impressione di aver sognato ma passa un minuto e da una minuscola porticina esce una signora con i capelli bianchi, vestita di tutto punto, con una piccola valigia e un mazzo di fiori. “ mi può dare un passaggio fino a Dragosetti?” come dire no? Sale in macchina e mi guida verso la sua destinazione. Dieci chilometri di strada bianca nel nulla, foreste e pietraie a nord del monte Gorice. Lei, settantacinque anni, se l’era fatta tranquillamente a piedi tre giorni prima e ora l’avrebbe rifatta se non fossi passato io, unico viandante su queste strade in inverno. Mi racconta che vive a Fiume e che lei lì a Niska c’è nata e ci torna una volta al mese perché ha ancora qualche pecora che pascola attorno alle case abbandonate. Parla un italiano perfetto, ha fatto le elementari a Caisole, un’ora andare, un’ora tornare, a piedi tutti i giorni, quando era Italia. ”In prima ci bocciarono tutti”, mi racconta, “le maestre erano brave e gentili ma non si capiva nulla di quello che dicevano, sai , quassù nei villaggi tutti si parlava in ciakavo e ci volle un pò per imparare l’italiano. Comunque imparai bene a leggere e scrivere e adesso mi viene un po’ da ridere perché io il croato lo parlo bene ma quando scrivo combino un sacco di guai, tutti quegli accenti, la č, la š, la ž, io scrivo come ho imparato: in italiano”
La terza non è una storia raccontata ma sono poche parole scritte su una lapide nel cimitero di Ossero. Vicino alle mura, dietro la chiesetta, un pò discosta, c’è una tomba con due fotografie: una madre vestita di nero e un figlio in divisa da marinaio. Lei si chiamava Eugenia Ottoli nata Pambaku a Casteloriso Egeo nel 1889, morta nel 1943, lui si chiamava Giovanni Ottoli, nato ad Ossero nel 1917 e morto in guerra a Massaua, Eritrea, nel 1941. La lapide risulta posta dal fratello di Giovanni: Mario che però si firma con un cognome diverso Ottulich. Di Ottoli o Ottulich ad Ossero non c’è più traccia, qualcuno è in Italia, altri in Argentina. La storia di questa famiglia, per quello che si può leggere è emblematica di un mondo che non c’è più: un cognome che è sempre lo stesso ma viene scritto in modi diversi. Eugenia, greca di origine, turca di nascita, poi italiana, dal 1912, come l’isola in cui era nata, come dovremmo considerarla oggi? Croata? E Mario, il figlio che pose la lapide, perché ha scritto il suo cognome in modo diverso da come ha scritto quello della madre e del fratello? Forse non ha nemmeno senso farsi queste domande, come non ha senso chiedersi perchè oggi la Bora soffi così forte. Aggiungo un po’ di catena e allungo il calumo, il fondo melmoso e buon tenitore di Ossero mi fa stare tranquillo. Sulla strada non passa nessuno e la luce bassa e rossa del sole che nasce illumina il campanile e le mura. La magia delle isole è tutta qui, nel mare che entra fin dentro le case, nel silenzio assoluto e nell’aria sottile. Se il giorno in cui ho cominciato a perlustrare l’arcipelago ne ero affascinato ora ne sono innamorato, appassionatamente.

Pietro Magnabosco

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 Oggetto del messaggio: Re: Absirtidi: un mondo di marinai
MessaggioInviato: 20/01/2016, 9:41 
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Iscritto il: 22/11/2009, 10:47
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ESSERE BUCOLICI E GODERNE…………
Sansego, dopo aver percorso l’acqua bassa, poco sotto il ginocchio, oppure essere sbarcati sulla desolata banchina, si raggiungono le case. Strade tra muri, orti, fiori: dietro cancelli, di legno e di ferro. Colori nuovi, allegri, porte e nomi di umanità in vacanza. Strada in salita, oltre l’abitato. Un muro bianco, di calce, unici suoni il vento e le canne dalle foglie fruscianti. Il cancello di ferro nero, le lapidi di marmo, la ghiaia, navigano sopra il mare blu. Contorni tagliati dal sole, abbagliano. Immagini di ceramica, vesti scure, pose antiche, nomi italiani con desinenze sconosciute. L’aria si muove attorno entra nelle orecchie e stordisce…..il tempo perde la sua direzione, ogni cosa ritorna, cerca spazio tra i racconti e la storia sedimentati nella memoria. Troppo in fretta abbiamo vissuto, troppo presto ogni cosa è cambiata. Ancora sono vivi e bruciano i ricordi delle genti………….e già si profilano nuove ferite sconosciute. Questo posto, questa pace sono dell’uomo , anche di colui che non vuol capire, anche di colui che è nuovo e non sa…….Assieme al sale, nel vento, arriva la parte più nascosta delle genti………Dietro le scaglie di luce l’isola si allontana ,nera nell’orizzonte bianco; la scia rotola schiuma e sentimenti nell’acqua di ghisa che precede la sera…………un amore infinito per il mare eterno ti invade….


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