Ancora non molti anni fa sulle barche piccole l'elettricità era un lusso. Le batterie costavano, erano poco potenti e normalmente erano destinate all'accensione del motore. La sera si viveva di conseguenza, a lume di candela o con luci a pila e di giorno non esistevano piloti automatici: tuttalpiù una radio per i più fortunati. Oggi le cose sono un po' cambiate possiamo addirittura immaginare un impianto elettrico completo per la nostra barchina. Sono cambiate soprattutto le nostre abitudini, ma anche il rendimento degli strumenti è aumentato, permettendo cose un tempo non immaginabili per le nostre dimensioni. Resta comunque una questione fondamentale, su una barchina l'impianto elettrico serve o no? Le risposte possono essere varie; in funzione di ciò che vogliamo fare e del budget che abbiamo a disposizione, esistono differenti scuole di pensiero: la radicale e la possibilista. Io ero un radicale e poi mi sono convertito al possibilismo. La scuola radical sceglie l'opzione zero: niente batteria, niente luci interne, niente luci di via, niente VHF, niente pilota automatico, niente di niente. [….]la soluzione radicale elimina tutti i problemi di carica della batteria, di trasmissione dell'energia, di installazione e manutenzione e di efficienza legati all'impianto elettrico. Elimina anche ogni barlume di (si fa per dire) di comodità a bordo. Da: Lorenzo Carnevali - La piccola crociera costiera; il tagliamare 1994, Pisa ; pag 73
Carnevali scriveva il suo manuale vent'anni fa. Da allora ne è passata di acqua sotto alle nostre pance lisce. Allora una cellula fotovoltaica era qualcosa di avveniristico e le lampadine a led, esistevano solo nei fumetti di fantascienza, una scatola di batterie costava molto più di quanto costi ora ed era impensabile avere strumentazione elettronica a batteria. Solo una cosa è rimasta pressoché identica da allora: la difficoltà di immagazzinare corrente elettrica, che si traduce in costo e peso delle batterie. L'impianto elettrico di un guscio di noce, vive in ambiente marino e se l'acqua salsa corrode ogni cosa, per i contatti elettrici è addirittura deleteria. Insomma un impianto elettrico presuppone una manutenzione costante e chiaramente impone di capirne qualcosa di elettricità. In molti barchini, esiste già un impianto elettrico precostituito, ma in molti casi è solo qualcosa di basilare.
Il nostro Tiki, essendo autocostruito, ha un impianto autocostruito, ma abbiamo avuto la fortuna di avere un amico che a tempo perso fa l'ingegnere elettronico, per cui, anche il nostro catamarano si è trovato dotato di luci di via, pannellino solare, inverter, e molte altre diavolerie elettroniche. Ci sembrava che l'elettricità a bordo fosse indispensabile. Se consideriamo che una batteria costa più o meno 1 euro per ampere e che le cellule fotovoltaiche, non si può proprio dire che te le tirino dietro, ci siamo trovati a spendere molti soldi per l'elettricità e dover risparmiare di conseguenza per altre cose forse più importanti. Durante l'ultima crociera, probabilmente c'era un cortocircuito da qualche parte, per cui la batteria non teneva la carica. Sepolto in qualche gavone della barca c'è un tester, ma lo tengo lì più perché bisogna che per altro. Oppure per darlo a Sergio, quando viene a trovarmi per bere una birra e si trova con la testa infilata in sentina a cercare di sistemare qualche contatto che fa le bizze. Insomma, non sono riuscito a capire dove stesse il problema, ma siamo partiti lo stesso, anche perché il programma era di rimanere a spasso solo un paio di giorni. Come suggerisce Carnevali, il bioritmo cambia quando si vive in barca. Si va a dormire che è buio da poco e ci si alza che è giorno da poco, senza contare che spesso in crociera si va d'estate, quando le giornate sono molto lunghe e non è raro riuscire a cenare senza bisogno di luce in pozzetto. Certo che la luce serve, ma serve molto poco e spesso un intero impianto elettrico, non giustifica qualche minuto di elettricità per le lampadine. In termini di costo, una scatola di batterie usa e getta, ha un prezzo infinitamente minore di una normale batteria da auto, forse non in termini proporzionali, ma sicuramente in termini assoluti. Durante la nostra crociera, trovandoci senza luci in cabina, abbiamo comperato ad un supermercato un paio di lampade frontali a led, e una confezione di lampade solari da giardino, pagando il tutto qualche manciata di euro; mi sembra una ventina. Il fatto che non ricordi la cifra è sufficiente per capire che il costo era poco influente. Ho sistemato le lampade in cabina, e alla bisogna venivano appese sotto la tenda in coperta. Le lampade solari sono state fissate sui candelieri e una è salita in testa d'albero. È vero, non sono regolamentari, ma normalmente dove ormeggiamo le nostre pancelisce, non passano barche a tutta velocità e le luci in coperta sono più che sufficienti per farsi notare. Non fanno un granché di luce e sono insufficienti ad illuminare il pozzetto, ma consentono di non inciampare quando si fa la pipì fuoribordo e a fare in modo che una barca che deve prendere il gavitello vicino al nostro, capisca dove è la nostra prua e dove finisce la poppa. Se dovevo abbandonare la barca, avevo cura di lasciare la lampada frontale puntata contro la sacca della randa, in modo che fosse ben più visibile di una lampadina. Le batterie delle lampade frontali sono durate tutta l'estate, nonostante siano rimaste accese più di una notte intera. Maya teneva nella sua cabina una lampada da comodino, con ricarica solare, che le permetteva qualche ora di lettura ogni sera e quando io e Violanda ci trovavamo soli in quadrato, alla sera quando i bambini erano a letto, ci accendevamo una candela alla citronella, per illuminare le nostre conversazione e tenere lontano gli insetti, avendo cura di spegnerla prima di dormire. Anche Il comandante di Maruzza aveva una lampada diottrica a petrolio, che appendeva al paterazzo quando era alla fonda e la sua luce era calda, romantica ed efficace. Soprattutto non abbisognava di energia elettrica.
Cerchiamo ora di ragionare su quale utenza elettrica sia fondamentale in barca:
- il frigo: come già scritto altrove, il frigo era un aut aut di Violanda: aut frigo aut nihil bambini in barca. Il frigo è stato il nostro regalo di natale, nuovo di stecca, con compressore, funziona a 12 o a 220, capiente tanto da farci stare dentro le bottiglie in piedi e non è mai salito in barca. Tuttora viene usato come frigo domestico in casa, perché con quello che l'abbiamo pagato almeno lo usiamo e funziona davvero benissimo. Ci siamo resi conto che qualche birra ghiacciata e uno yoghurt fresco, non rendevano lo spazio che il frigo occupava in barca, in più il nostro pannellino solare e la nostra batteria 60ah, non reggevano lo sforzo per tanto sarebbe stato necessario spendere altri soldi per potenziare l'impianto. Siamo tornati al vecchio stratagemma della borsa termica con le bottiglie ghiacciate, che usavamo quando facevamo campeggio con il furgone e la canoa e abbiamo scoperto che gli yoghurt e la frutta fresca, si conservano benissimo anche in sentina.
Se mi è consentita una piccola digressione, la barca ci insegna molto anche nella vita quotidiana. Ci siamo resi conto che il frigo è diventata una dispensa e che molta della roba che finisce nel frigo, ci finisce per comodità, ma starebbe benissimo anche in cantina. L'habitat naturale di uova, verdura, formaggi, salumi è la cantina, dove per altro non si crea quella odiosa condensa che fa ammuffire il formaggio di latteria. Mia moglie però si lamentava di dovere andare in cantina ogni volta che cucinava, così mi è venuto in mente che mia nonna, teneva la roba da mangiare fuori dalla finestra, perché sosteneva che se fuori era freddo e dentro caldo, accendere il frigo in cucina per tenere la roba al fresco, aveva lo stesso senso che accendere la stufa in giardino per riscaldare l'ambiente. Così ho sistemato una zanzariera sulla finestra della cucina e il davanzale esterno è diventato la piccola cantina per uso quotidiano e nel frigo ci vanno solo la birra e il prosecco. Certo anche il prosecco, può stare fuori dalla finestra, ma ormai il frigo l'avevamo comperato e in questo modo se non altro lo usiamo e quando bevo l'aperitivo, mi pare di essere sulla coperta di Tomtom. Fine della digressione. Strumentazione: già, qui non si scherza e oramai l'elettronica a bordo è diventata molto importante. Diciamo anche che nei nostri gusci di noce un plotter non è necessario, ma nel nostro piccolo cabotaggio costiero, un gps, magari cartografico, ma soprattutto portatile è più che sufficiente. Al giorno d'oggi quasi tutta l'elettronica è disponibile con una propria batteria ricaricabile. Un tablet, per collegarsi ad internet e conoscere le previsioni meteo, un vhf, per gli avvisi di burrasca o per mettersi in contatto con un porto, un telefonino, l'ipod, una macchina fotografica. Tutti questi aggeggi hanno quasi sempre una propria batteria ricaricabile. Per uscite di pochi giorni, il problema non si pone, è sufficiente usare la strumentazione con parsimonia, avendo cura di spegnerla quando non serve e le batterie durano diversi giorni. La cosa si complica quando la crociera dura più di qualche giorno. Esistono in commercio dei caricabatterie solari che soddisfano perfettamente le nostre necessità, sono portatili, sufficientemente economici, universali e non necessitano né di impianti elettrici, né di pesanti batterie. Ne esistono addirittura a energia eolica. Avendo cura di risparmiare nell'uso della strumentazione, questi caricabatterie bastano alla poca elettronica di cui necessitiamo a bordo. Anche le pile delle lampade frontali o delle torce elettriche possono essere ricaricate in questo modo, e lo spirito ecologico che anima ogni piccolo armatore di un guscio di noce è rispettato.
- timone automatico. In effetti qui casca il palco. Il timone automatico consuma tanto ed è impensabile usare batterie incorporate o usa e getta. C'è anche da dire però che quasi sempre se si usa il timone automatico, il motore è acceso e quindi l'energia elettrica per caricare una piccola batteria dedicata al timone è garantita. Se invece si naviga a vela, un timone a vento è molto più efficace ed economico. I comandante di Maruzza se n'era fabbricato uno che si chiamava Giacomo e non serve essere ingegneri per capire il meccanismo si questo marchigegno. Su Tomtom non abbiamo nessun tipo di autogoverno e nonostante abbia sempre sentito parlare bene del timone automatico, non ne sento la mancanza. Raramente la nostra rotta è tanto monotona e dritta da richiedere il timone automatico, Maya si diverte a timonare, tra un po' credo anche gli altri figli si divertiranno a stare al comando e se proprio devo allontanarmi dal governo, lego il timone con due sagolette e i gradi che perdo lungo la nostra rotta sono irrisori. Mi piacerebbe montare un timone a vento, ma lo farei più per gusto estetico da vecchia marina, che per reale necessità, quindi per ora, per noi, il timone automatico non serve. La moderna tecnologia permette oramai di poter soddisfare alle normali necessità di energia elettrica, grazie a quotidiani e oramai comuni accorgimenti. Lampadine a led, piccoli caricabatterie solari, batterie sempre più efficienti, strumenti tascabili, che solo qualche anno fa era impensabile poter tenere in un guscio di noce. Alla luce di quanto sopra, sostengo che la necessità di corrente elettrica a bordo, non giustifichi il peso e soprattutto il costo di una batteria, la spesa per un pannello solare, le complicazioni per montare e mantenere un impianto elettrico a bordo di un guscio di noce.
Io ero un possibilista e poi mi sono convertito al radicale.
larga è la foglia stretta la via.....mi piacerebbe sapere come la pensate voi senza rima
_________________ Piccolo è meglio
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