Vorrei presentarmi a tutti voi premettendo la comune, e per me relativamente nuova, passione per le piccole barche a vela.
MI chiamo Domenico, ho 49 anni, vivo a Palermo e da sempre sono stato affascinato dal mondo della vela, ma soffro di un terribile ed inguaribile mal di mare che le ne ha sempre negate.
Tuttavia, esattamente tre anni fa, guardavo delle barche a vela che in quel momento passavano di fronte al mare di casa ed invidiavo quei velisti che potevano vivere il mare in maniera così totale e naturale.
In quel preciso istante presi la decisione che anch’io, nonostante tutto, avrei imparato a veleggiare e possedere una piccola barca a vela con cui godere, assieme alla mia famiglia, in maniera ancora più completa del mare di Sicilia.
All’inizio, vista la mia assoluta ignoranza e incompetenza in materia, non sapevo assolutamente su cosa orientarmi; le difficoltà tecniche si sommavano alle economiche (non avevo la minima idea di quanto potesse costare e mantenere una barca a vela). Invece, un bel giorno di maggio del 2007, ad onta di qualsiasi previsione, la barca scelse me: infatti, una simpaticissima ed interessantissima “Leisure 17” (che manca nel vostro seppur ricco database fotografico), del 1980, carrellabile e con una comodissima doppia chiglia antirollio , di nome “Ruh” (che in arabo dovrebbe significare anima) mi è stata, di fatto, portata a casa (credo stesse per fare una brutta fine) e venduta per pochi euro. Il bello è che subito è entrata a far parte della famiglia come una cosa viva. Infatti, mia moglie ormai la chiama affettuosamente “la picciridda” (la bambina).
Dopo un corso di vela accelerato (4 lezioni per una durata complessiva di 6 ore) siamo usciti da soli, e dopo alcuni bordi con situazioni simil fantozziane, siamo riusciti a rientrare sani, salvi e veramente soddisfatti (la tensione che si accumulava combatteva efficacemente il mal di mare).
In quei momenti credo di avere capito cosa abbia provato il primo uomo sulla luna: un nuovo mondo si apriva ai miei occhi ed alla mia potenzialità, qualcosa che mi era preclusa diventava presente e fattibile. Veleggiare è ormai per me una forma di meditazione che consiglio a tutti.
Da allora è stato un crescendo: usciamo costantemente, anche se per piccole uscite, sempre all’insegna della massima sicurezza e del piacere di veleggiare, ho accumulato una grande quantità di libri che sono stati tesori di informazioni alcune delle quali illuminanti, effettuo personalmente la manutenzione e le operazioni di riparazione (stratificazione della vetroresina, uso delle epox, carena, rimessaggio del FB, piccole costruzioni, impiombatura delle cime ed altro). In questo contesto, ho messo a punto un sistema per issare e rimuovere in tutta sicurezza l’albero (quelli che ho trovato in giro su libri e siti vari non avevano quella semplicità che cercavo) con le sole dotazioni di bordo ed impiegando due persone. Vorrei trasmetterlo a chi interessato non appena saprò come fare attraverso questo sito.
Concludo questa mia prima salutandovi ed augurando a tutti un ottimo vento per tutto l’anno, sperando di non avervi annoiato con il racconto di come, veramente per caso, sia diventato il più terracolo dei marinai
