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 Oggetto del messaggio: Barcolana 2010
MessaggioInviato: 12/10/2010, 17:49 
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Avrei voluto scrivere subito come faccio solitamente, ma continuava ad uscirmi un resoconto, una cronologia di eventi, non riuscivo ad esprimere le emozioni che questo evento mi ha dato. Anche adesso so che non ci riuscirò e chi mi legge dovrà anche perdonarmi se diventerò vagamente sentimentale.

Ci si prepara per settimane alla Barcolana, si studiano le carte, la meteo, l'abbigliamento, perfino la cambusa e si arriva sicuri di ciò che si troverà.
Partendo da Milano la sensazione è quella di avere tutto sotto controllo, puntuali, con il carico ben distribuito fra eno e gastro, con gli amici già piazzati sul percorso pronti a prendere la "corriera". Si viaggia in perfetto stile, senza praticamente code se non qualcosina che a noi milanesi non ci pare nemmeno degna di nota, arrivano le telefonate dei ritardatari, ma anche questo è normalità.

È quando si arriva a Barcola che si comincia ad intuire che la situazione è diversa, il tavolo delle iscrizioni ha 10 postazioni elettroniche, 4 signorine accolgono i viandanti spaesati e indirizzano dando fogli pre compilati, il tempo di scrivere i dati e abbiamo davanti altri 250 numeri di iscrizione. Si sa, ma a vederlo non ci si crede. Da questo momento in poi ogni cosa è nuova e sorprendente.

Dopo Barcola andiamo al San Giusto, da Bellepoxy. Se l'iscrizione è sorprendente nulla può a paragone di quello che è la "piazza" luci, suoni, persone, alberi (anche i legno), un mondo nuovo, spettacolare. Scendo dall'auto nel parcheggio del porto già frastornato, ma per fortuna la barca è ormeggiata in un angolo riparato se non dalla bora almeno dalla festa, il mio animo ha bisogno di desaturare alcuni momenti per non finire a barcollare nella folla a bocca aperta come un bambino.

Carichiamo i materiali necessari, l'ultimo retaggio delle esperienze vissute mi fa pensare che 36 bottiglie di prosecco siano troppe. Eccoci pronti, armati di abbigliamento invernale muoviamo finalmente verso il molo audace dove ci attende il primo incontro. Primo, oddio non facciamo 20 metri fuori dal porto che si inizia. Ciak è il primo che vedo, incredibile se pensate che è nero e alto non più di 35 cm! Attaccato a lui il Conte di Novigrad e al suo fianco il webmastermascherato che non vedo da non meno di 4 anni. Nemmeno il tempo di fare due imbarazzanti chiacchiere e iniziano le telefonate di amici e meno amici, c'è chi non riesce a risalire il vento chi è stanco di aspettarci e ci raggiunge costringendoci a muovere verso il locale dell'appuntamento, accordi per incontri il giorno dopo e via di nuovo immersi nella Barcolana, pochi passi nella fila di bancherelle guardando le barche mitiche che tante volte ho visto in televisione ed ecco che la mia speranza di non rimanere a bocca aperta è vanificata, svoltiamo a destra seguendo il gruppo, attraversiamo la strada e, alzati gli occhi, vengo colto da stupore. Piazza Unità d'Italia è semplicemente affascinante, incredibile le luci si diffondono in ogni suo angolo senza creare ombre tutto è fantasticamente visibile, tutto è perfetto. Perfetto in ogni dettaglio, non so come descrivere l'immagine un luogo talmente perfetto che nonostante sia il centro di una festa e di una fiera immensa sembra vuoto, la gente scompare di fronte alla grandezza, non c'è una cartaccia, perfino i suoni sono attutiti.

A cena, siamo in 11, sconosciuti come spesso accadeva agli albori, ma ormai talmente abituati che in poco tempo si fa amicizia e si chiacchiera amabilmente, perfino quando appena serviti i primi arrivano altri amici con i quali ho litigato amaramente fino a poche ore prima mi sento felice di vederli e di condividere con loro questa festa. Festa che tra una cosa e l'altra prosegue fino alle 3 di notte

E siamo solo a sabato mattina, mi sa che questo racconto sarà ben lungo.
Ci alziamo con calma, la Bora ha soffiato tutta la notte e così non ci rimane che fare qualche vasca lungo il "villaggio della Barcolana". Quello che la sera prima non si notava per il buio ora si mostra prepotente, un paradiso del velista, alla faccia delle mostre e delle fiere! Qui è tutto vero, le barche, le persone, perfino gli spettatori sono veri e non quegli elementi di disturbo dotati di pellicciotto e taccazzo del 27.
Ancora la piazza, meno bella della sera prima, ma sempre indescrivibilmente perfetta. In tre, praticamente soli, quindi ci addentriamo nella città che sonnecchia nonostante l'ora. Entriamo in qualche negozio per quello che manca alla cambusa, un paio di chili, letteralmente, di salumi e del pane e torniamo in barca. La bora soffia sempre prepotente e noi non abbiamo voglia di uscire, io personalmente sono ancora frastornato. Pranziamo e attendiamo l'arrivo del resto dell'equipaggio.

E si ricomincia. Nemmeno sono arrivati che già il primo scatolone di vino è partito, nemmeno ci siamo presentati e già ho in mano un piatto di sarde in saor. Alle 4 del pomeriggio ogni mia certezza di arrivare a vedere la partenza della regata il giorno successivo inizia a vacillare. In un andirivieni di vecchi e nuovi amici proseguiamo mescendo come fossimo ad una festa gastronomica di medie dimensioni, decine di bottiglie di vino, il chilo di salumi che ora sembra poca roba, ogni tipologia di salatino, insaccato e derivato del latte viene copiosamente estratto dalla pancia di Bellepoxy.

Per fortuna tutto ha una fine e alle 18,30 anche grazie al senso del dovere che ci obbliga terminiamo il piccolo aperitivo e torniamo dagli amici in centro che ci aspettano per un saluto prima che loro vadano alla cena ufficiale del forum ADV. Piccolo aperitivo? Va bhe che sono frastornato dall'ambiente, ma pensare di trovarli a mangiare macrobiotico è proprio da sconsiderati. Saliamo in barca ci sediamo offrendo le nostre bottiglie in segno di amicizia, una volta incrociavamo i peni, ma non usa più e subito mi ritrovo un piatto di porchetta, si porchetta, appena tagliata in mano. I matti si son portati l'intero animale da casa in uno scatolone! E così ceniamo nel vero senso della parola e l'idea di andare alla cena "ufficiale" scema piano piano. Solo verso le 22 mossi dal nostro senso di responsabilità verso l'impegno preso muoviamo per riattraversare nuovamente il lungomare diretti all'incontro. Purtroppo per me le mie gambe mi ricordano che è giunto il limite e devo ritirarmi.

E finalmente arriva la mattina della Barcolana, quella in acqua per intenderci. Fino a questo momento sono rimasto stupito ogni minuto, ora sono preparato so cosa mi aspetta, ho contato le barche ai pontili, sono pronto!
Magari, usciamo dal porto non senza difficoltà per il vento e..... E! E che cosa vi devo dire, nulla non provo nemmeno a spiegarvelo, percorriamo la linea di partenza esternamente tenendoci discosti, miglia e miglia di barche si preparano facendo circling come se fossero soli, mentre in realtà (ve lo dico ma non ci crederete) si potrebbe camminare fino a terra passando da una barca all'altra.



Il resto un altro giorno.


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 Oggetto del messaggio: Re: Barcolana 2010
MessaggioInviato: 13/10/2010, 10:22 
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...percorriamo la linea di partenza, chi c'è già stato discute sulla tattica da tenere, chi come me vede questo spettacolo per la prima volta è basito. Mi volto in ogni direzione, lo sguardo si posa sulle barche, siamo circondati qualsiasi manovra pare impossibile. Intanto la decisione è presa si parte sottovento verso Barcola dove la folla dovrebbe essere meno numerosa. Se esiste ben inteso un punto del golfo dove ancora ci può essere dello spazio.

Dopo qualche minuto siamo in prossimità del rimorchiatore che delimita la linea di partenza, ai 5 minuti mi scopro assurdamente a prendere il tempo sull'orologio e in seguito perfino a scandire i minuti che passano. Il vento è sostenuto, un borino (come lo chiamano qui) soffia rafficato, attendiamo un varco e orziamo per un 270° che ci porterà ad allinearci per la partenza. Dalle alture si vede uno sbuffo di fumo, dal rimorchiatore parte un razzo e dopo alcuni secondi arriva anche a noi l'eco del cannone. La massa compatta di vele si orienta. Siamo partiti.

Si viaggia con il vento una o due quarte oltre il traverso, se fossimo partiti più alti sarebbe stato conveniente, ma così siamo fra quelli che possono "onorevolmente" non utilizzare il gennaker, attorno a noi barche barche e barche, a 5 a 10 a 30 metri, ogni dove, davanti, dietro, di lato e di fianco. Un meteor scarroccia verso di noi nel tentativo di tenere a riva lo spi, un colosso di acciaio ci stringe da sottovento. Guardo il timoniere, come uno sminatore temo sia più assuefatto al pericolo che cosciente di esso. Intanto si risale e man mano l'angolo verso la boa si stringe, o meglio si stringe lo spazio per la "giusta rotta". Sono a prua per cercare la boa, davanti a me un migliaio di barche, non vedo l'acqua, non vedo nemmeno la terra laggiù in fondo. Come cavolo la trovo la boa? Ragiona. La boa è dove spariscono i gennaker e iniziano le vele bianche e li dico di puntare. Saliamo, saliamo sempre più piano, il vento non sta calando il windex continua a segnare 10/15 nodi, ma al contempo diminuisce, diminuisce, diminuisce e alla fine siamo nella piatta. Fenomeno tanto classico quanto incredibile nonostante mi sia stato spiegato più e più volte è la critical mass della Barcolana ad annullare il vento. Per fortuna.

Siamo fermi, nessuno sa dov'è la boa, si cerca anche tramite il passaparola tra una barca e l'altra di individuarla. Alla fine dobbiamo tralasciare la ricerca e concentrarci sui parabordi, un'ora di spintoni e colpi per fortuna sempre innocui, ma anche di chiacchiere e di scherzi, di gente che cucina e di aromi di caffè che giungono da ogni parte. Fino a che arrivando da dietro la notizia corre di barca in barca la boa è passata, mi giro cerco nella folla di scafi e la vedo è la a 100 metri dietro di noi. E come per magia torna il vento, una bava da scirocco dritta dritta dalla boa di disimpegno, che ovviamente supponiamo soltanto dove sia perché anche questa è invisibile.
Bordeggiamo. Bellepoxy con queste ariette di bolina soffre un po', ma soprattutto soffriamo noi quando dobbiamo poggiare per dare acqua a destra e a manca, si alla Barcolana vige la regola per cui la barca più scassata ha la precedenza, alcuni ci rispondono perfino che se vogliamo possiamo anche andargli addosso, ben sapendo che non lo faremo. Il VHF continua ad annunciare proteste e protestati. Attorno il rumore da brivido dei botti è onnipresente.

[Taglio temporale]

Siamo sul bordo di ritorno in poche decine di minuti issiamo il gennaker che a questo punto è possibile usare perché la flotta si è aperta a ventaglio e il vento è pochino. E qui avviene l'incredibile una di quelle cose che hai sempre sognato, ma non ti aspetti. Mi avvicino poco convinto, pronto ovviamente ad accettare il rifiuto, perfettamente comprensibile ed enuncio la frase che mi ero preparato, scandendo bene le parole, chiaro e conciso, chiedo: posso provare a timonare adesso che siamo smarcati e non corriamo alcun rischio?

"Si certo nessun problema" Ci scambiamo di posto e sono al timone. Il balzo è immediato, di colpo le barche che erano distanti centinaia di metri mi paiono quasi a contatto, mi sento circondato, sudo freddo, ma è un attimo la ruota sotto le mani, il fare sicuro dell'armatore che mi volta le spalle mentre regola il gennaker mi infondono sicurezza. Mi siedo sottovento per vedere la vela di prua, chiedo di avvisarmi degli incroci e mi concentro. Dopotutto siamo in regata. Passa così un'altra ora o poco più nella quale copriamo le 5/6 miglia che ci separano dall'ultimo cancello, tra salti di vento, piatte e rinforzi tali che sembra di essere al lago, mi sento a casa insomma, man mano che passa il tempo acquisto più sicurezza e inizio ad impartire ordini, cazza qui, lasca la. Mi scopro perfino a cercare le raffiche sull'acqua per anticiparle così come faccio sempre davanti a Lisanza. Comunque sarà perché timono, sarà perché Omar è più bravo di me alle vele, oppure per i panini che la nostra signora "adelizzata" ci offre o perché rupert è sottocoperta ad alleggersi di chili e chili fatto sta che guadagniamo moltissime posizioni e ci avviciniamo con una rotta ottimale alla boa.

A 500 metri da questa ammainiamo il gennaker e srotoliamo il fiocco. Inizio a poggiare e a guardare Omar, percepisce il mio sguardo, mi guarda tranquillo. Mi alzo sul paramare, mi sposto e visto che non capisce enuncio "Vieni al timone?". "No no continua pure tu!" E così con lo sguardo dell'Ingegnere e del professore palesemente percepibili inizio l'approccio alla boa, mi posiziono ben largo, poi mentre sono al traverso vedo uno spiraglio chiedo agli altri se secondo loro possiamo passarci e quindi orzo stringendo rasente al triangolone rosso infilandomi sopravento a tutti.

Da questa posizione invidiabile e issando nuovamente il gennaker iniziamo a mangiare il vento a molti, e alla Barcolana "molti" significa 200 o 300 barche. Ma il vento, che ha ancora qualche carta da giocare per farmi sentire a casa, muore di colpo. Sempre più sicuro lo sento arrivare dalla costa, in realtà è rupert che mi comunica da dove sarebbe arrivato, giù gennaker e su fiocco. Questa volta è bora, decisa e costante, 10/15 nodi, Bellepoxy non può chiedere di meglio e parte. Sbanda pochissimo il timone leggero e reattivo, il vento finalmente fresco ci consente di utilizzare le sue vele al meglio, filiamo subito sopra i 6 nodi. È ora di cercare la linea di arrivo.

Più facile degli altri passaggi per la presenza di riferimenti a terra capiamo subito che non possiamo arrivarci diretti e visto che siamo ben liberi facciamo un ultimo bordo a terra, 5/6 minuti mure a dritta, mentre più che controllare la rotta rimango voltato cercando di trovare il varco sul bordo successivo.

Pronti, viriamo. E siamo sull'ultimo bordo, corriamo veloci, per quasi un miglio non ci sono incroci e io mi sento al settimo cielo per la tattica, poi il primo incrocio, dall'altra barca arriva l'urlo "acqua!" alzo la mano e li guardo urlando a mia volta "ok ti poggio sulla poppa" spero abbia capito, non possiamo perdere acqua pena un altro bordo e se lui si spaventa rischiamo veramente il botto. Va tutto bene, poggio deciso con le vele che seguono perfettamente e subito torno ad orzare. Manca meno di un miglio, la boa di sottovento è sulla prua e a sentimento mancano ancora 2 incroci. Tutti d'accordo orziamo al massimo anche a costo di perdere velocità, il tempo è al limite, ma meglio arrivare fuori tempo massimo che dover rischiare un altro bordo. Primo incrocio, perfetto, Omar un po' pallido perché gli siamo passati proprio vicino, secondo incrocio a 200 metri dall'arrivo, poggio prima per prendere velocità sperando che l'abbrivo ci consenta di arrivare al traguardo. Ancora una volta siamo perfetti, la barca sfila, orziamo, vele a segno. C@volo! C'è una barca ferma davanti a noi, ha appena cozzato ed è piantata, dietro di questa vedo la boa a meno di 100 metri, impossibile virare ho 2 barche sopravento una mi urla perfino che intende poggiare, anche abbattere sarebbe difficile, poggio il meno possibile, al massimo come tanti faremo il giro dietro al rimorchiatore e passeremo poi la boa. Purtroppo sicuramente fuori tempo massimo.

Ma l'equipaggio non si arrende, Omar specialmente è convinto che il peso della barca ci porterà oltre la boa. Proviamo, siamo oltre i 6 nodi, 100 metri con la prua al vento sono fattibili? Orzo al massimo e appena la velocità diminuisce chiedo di sventare il fiocco. Bellepoxy avanza sempre più lenta, ma sempre sopravento alla boa. 20 metri/2 nodi, 10 metri /1 nodo, chiedo di mettere il fiocco a collo e contrastare a mano la randa, la barca ruota su se stessa praticamente attorno alla boa, il fiocco viene fatto passare e anche noi siamo oltre l'ostacolo, 16:56 - 111 (III classe) 896 in generale. Pacche, sorrisi, urla, abbracci, frizzi e lazzi.

Ma non è il momento di rilassarsi, tutti lo fanno e proprio qui avvengono i disastri, poggiamo decisi e fuggiamo dalla calca mettendoci al sicuro. Manca solo l'ultima prova l'ormeggio, in realtà è la pen'ultima prima si deve ancora mostrare il culone trasparente agli amici. Entrando il gommone viene subito ad assisterci, il San Giusto ha canali più stretti di Laveno, l'ormeggiatore è pronto con la cima sopravento i parabordi in posizione, giro il timone attorno al pontile, tolgo motore a 200 metri dall'ormeggio, ancora un colpo di barra e Bellepoxy si appoggia delicatamente al suo posto. Nemmeno il tempo di un urlo liberatorio che già 6 bottiglie di prosecco sono finite.


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 Oggetto del messaggio: Re: Barcolana 2010
MessaggioInviato: 13/10/2010, 18:58 
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