...percorriamo la linea di partenza, chi c'è già stato discute sulla tattica da tenere, chi come me vede questo spettacolo per la prima volta è basito. Mi volto in ogni direzione, lo sguardo si posa sulle barche, siamo circondati qualsiasi manovra pare impossibile. Intanto la decisione è presa si parte sottovento verso Barcola dove la folla dovrebbe essere meno numerosa. Se esiste ben inteso un punto del golfo dove ancora ci può essere dello spazio.
Dopo qualche minuto siamo in prossimità del rimorchiatore che delimita la linea di partenza, ai 5 minuti mi scopro assurdamente a prendere il tempo sull'orologio e in seguito perfino a scandire i minuti che passano. Il vento è sostenuto, un borino (come lo chiamano qui) soffia rafficato, attendiamo un varco e orziamo per un 270° che ci porterà ad allinearci per la partenza. Dalle alture si vede uno sbuffo di fumo, dal rimorchiatore parte un razzo e dopo alcuni secondi arriva anche a noi l'eco del cannone. La massa compatta di vele si orienta. Siamo partiti.
Si viaggia con il vento una o due quarte oltre il traverso, se fossimo partiti più alti sarebbe stato conveniente, ma così siamo fra quelli che possono "onorevolmente" non utilizzare il gennaker, attorno a noi barche barche e barche, a 5 a 10 a 30 metri, ogni dove, davanti, dietro, di lato e di fianco. Un meteor scarroccia verso di noi nel tentativo di tenere a riva lo spi, un colosso di acciaio ci stringe da sottovento. Guardo il timoniere, come uno sminatore temo sia più assuefatto al pericolo che cosciente di esso. Intanto si risale e man mano l'angolo verso la boa si stringe, o meglio si stringe lo spazio per la "giusta rotta". Sono a prua per cercare la boa, davanti a me un migliaio di barche, non vedo l'acqua, non vedo nemmeno la terra laggiù in fondo. Come cavolo la trovo la boa? Ragiona. La boa è dove spariscono i gennaker e iniziano le vele bianche e li dico di puntare. Saliamo, saliamo sempre più piano, il vento non sta calando il windex continua a segnare 10/15 nodi, ma al contempo diminuisce, diminuisce, diminuisce e alla fine siamo nella piatta. Fenomeno tanto classico quanto incredibile nonostante mi sia stato spiegato più e più volte è la critical mass della Barcolana ad annullare il vento. Per fortuna.
Siamo fermi, nessuno sa dov'è la boa, si cerca anche tramite il passaparola tra una barca e l'altra di individuarla. Alla fine dobbiamo tralasciare la ricerca e concentrarci sui parabordi, un'ora di spintoni e colpi per fortuna sempre innocui, ma anche di chiacchiere e di scherzi, di gente che cucina e di aromi di caffè che giungono da ogni parte. Fino a che arrivando da dietro la notizia corre di barca in barca la boa è passata, mi giro cerco nella folla di scafi e la vedo è la a 100 metri dietro di noi. E come per magia torna il vento, una bava da scirocco dritta dritta dalla boa di disimpegno, che ovviamente supponiamo soltanto dove sia perché anche questa è invisibile. Bordeggiamo. Bellepoxy con queste ariette di bolina soffre un po', ma soprattutto soffriamo noi quando dobbiamo poggiare per dare acqua a destra e a manca, si alla Barcolana vige la regola per cui la barca più scassata ha la precedenza, alcuni ci rispondono perfino che se vogliamo possiamo anche andargli addosso, ben sapendo che non lo faremo. Il VHF continua ad annunciare proteste e protestati. Attorno il rumore da brivido dei botti è onnipresente.
[Taglio temporale]
Siamo sul bordo di ritorno in poche decine di minuti issiamo il gennaker che a questo punto è possibile usare perché la flotta si è aperta a ventaglio e il vento è pochino. E qui avviene l'incredibile una di quelle cose che hai sempre sognato, ma non ti aspetti. Mi avvicino poco convinto, pronto ovviamente ad accettare il rifiuto, perfettamente comprensibile ed enuncio la frase che mi ero preparato, scandendo bene le parole, chiaro e conciso, chiedo: posso provare a timonare adesso che siamo smarcati e non corriamo alcun rischio?
"Si certo nessun problema" Ci scambiamo di posto e sono al timone. Il balzo è immediato, di colpo le barche che erano distanti centinaia di metri mi paiono quasi a contatto, mi sento circondato, sudo freddo, ma è un attimo la ruota sotto le mani, il fare sicuro dell'armatore che mi volta le spalle mentre regola il gennaker mi infondono sicurezza. Mi siedo sottovento per vedere la vela di prua, chiedo di avvisarmi degli incroci e mi concentro. Dopotutto siamo in regata. Passa così un'altra ora o poco più nella quale copriamo le 5/6 miglia che ci separano dall'ultimo cancello, tra salti di vento, piatte e rinforzi tali che sembra di essere al lago, mi sento a casa insomma, man mano che passa il tempo acquisto più sicurezza e inizio ad impartire ordini, cazza qui, lasca la. Mi scopro perfino a cercare le raffiche sull'acqua per anticiparle così come faccio sempre davanti a Lisanza. Comunque sarà perché timono, sarà perché Omar è più bravo di me alle vele, oppure per i panini che la nostra signora "adelizzata" ci offre o perché rupert è sottocoperta ad alleggersi di chili e chili fatto sta che guadagniamo moltissime posizioni e ci avviciniamo con una rotta ottimale alla boa.
A 500 metri da questa ammainiamo il gennaker e srotoliamo il fiocco. Inizio a poggiare e a guardare Omar, percepisce il mio sguardo, mi guarda tranquillo. Mi alzo sul paramare, mi sposto e visto che non capisce enuncio "Vieni al timone?". "No no continua pure tu!" E così con lo sguardo dell'Ingegnere e del professore palesemente percepibili inizio l'approccio alla boa, mi posiziono ben largo, poi mentre sono al traverso vedo uno spiraglio chiedo agli altri se secondo loro possiamo passarci e quindi orzo stringendo rasente al triangolone rosso infilandomi sopravento a tutti.
Da questa posizione invidiabile e issando nuovamente il gennaker iniziamo a mangiare il vento a molti, e alla Barcolana "molti" significa 200 o 300 barche. Ma il vento, che ha ancora qualche carta da giocare per farmi sentire a casa, muore di colpo. Sempre più sicuro lo sento arrivare dalla costa, in realtà è rupert che mi comunica da dove sarebbe arrivato, giù gennaker e su fiocco. Questa volta è bora, decisa e costante, 10/15 nodi, Bellepoxy non può chiedere di meglio e parte. Sbanda pochissimo il timone leggero e reattivo, il vento finalmente fresco ci consente di utilizzare le sue vele al meglio, filiamo subito sopra i 6 nodi. È ora di cercare la linea di arrivo.
Più facile degli altri passaggi per la presenza di riferimenti a terra capiamo subito che non possiamo arrivarci diretti e visto che siamo ben liberi facciamo un ultimo bordo a terra, 5/6 minuti mure a dritta, mentre più che controllare la rotta rimango voltato cercando di trovare il varco sul bordo successivo.
Pronti, viriamo. E siamo sull'ultimo bordo, corriamo veloci, per quasi un miglio non ci sono incroci e io mi sento al settimo cielo per la tattica, poi il primo incrocio, dall'altra barca arriva l'urlo "acqua!" alzo la mano e li guardo urlando a mia volta "ok ti poggio sulla poppa" spero abbia capito, non possiamo perdere acqua pena un altro bordo e se lui si spaventa rischiamo veramente il botto. Va tutto bene, poggio deciso con le vele che seguono perfettamente e subito torno ad orzare. Manca meno di un miglio, la boa di sottovento è sulla prua e a sentimento mancano ancora 2 incroci. Tutti d'accordo orziamo al massimo anche a costo di perdere velocità, il tempo è al limite, ma meglio arrivare fuori tempo massimo che dover rischiare un altro bordo. Primo incrocio, perfetto, Omar un po' pallido perché gli siamo passati proprio vicino, secondo incrocio a 200 metri dall'arrivo, poggio prima per prendere velocità sperando che l'abbrivo ci consenta di arrivare al traguardo. Ancora una volta siamo perfetti, la barca sfila, orziamo, vele a segno. C@volo! C'è una barca ferma davanti a noi, ha appena cozzato ed è piantata, dietro di questa vedo la boa a meno di 100 metri, impossibile virare ho 2 barche sopravento una mi urla perfino che intende poggiare, anche abbattere sarebbe difficile, poggio il meno possibile, al massimo come tanti faremo il giro dietro al rimorchiatore e passeremo poi la boa. Purtroppo sicuramente fuori tempo massimo.
Ma l'equipaggio non si arrende, Omar specialmente è convinto che il peso della barca ci porterà oltre la boa. Proviamo, siamo oltre i 6 nodi, 100 metri con la prua al vento sono fattibili? Orzo al massimo e appena la velocità diminuisce chiedo di sventare il fiocco. Bellepoxy avanza sempre più lenta, ma sempre sopravento alla boa. 20 metri/2 nodi, 10 metri /1 nodo, chiedo di mettere il fiocco a collo e contrastare a mano la randa, la barca ruota su se stessa praticamente attorno alla boa, il fiocco viene fatto passare e anche noi siamo oltre l'ostacolo, 16:56 - 111 (III classe) 896 in generale. Pacche, sorrisi, urla, abbracci, frizzi e lazzi.
Ma non è il momento di rilassarsi, tutti lo fanno e proprio qui avvengono i disastri, poggiamo decisi e fuggiamo dalla calca mettendoci al sicuro. Manca solo l'ultima prova l'ormeggio, in realtà è la pen'ultima prima si deve ancora mostrare il culone trasparente agli amici. Entrando il gommone viene subito ad assisterci, il San Giusto ha canali più stretti di Laveno, l'ormeggiatore è pronto con la cima sopravento i parabordi in posizione, giro il timone attorno al pontile, tolgo motore a 200 metri dall'ormeggio, ancora un colpo di barra e Bellepoxy si appoggia delicatamente al suo posto. Nemmeno il tempo di un urlo liberatorio che già 6 bottiglie di prosecco sono finite.
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